FONTE: CIA FERRARA
Prezzi abbattuti del 50% e varietà
colturali che rischiano, anche per l’annata 2012, di rimanere nei magazzini dei
produttori ferraresi. Mentre in campagna le risaie godono davvero di buona salute
FERRARA – 22 giugno 2012 - E’ un anno difficilissimo per la
risicoltura ferrarese. Le quotazioni di mercato delle principali varietà che
l’anno scorso viaggiavano tranquillamente sui 50-60 euro al quintale arrivano a
costare esattamente la metà. Parliamo dell’Arborio per il quale sono offerti
attualmente 24-25 euro, del Carnaroli a 35 euro e del Baldo che, dopo due mesi
in discesa sta risalendo – per un aumento delle esportazioni in Turchia – ed
arriva anch’esso a circa 35 euro. In questo clima che fa partire in salita la
nuova campagna risicola Massimo Piva -
presidente del Gruppo Interesse Economico Cereali della Cia Emilia-Romagna e
risicoltore di Jolanda di Savoia – fa il punto sul mercato e sull’andamento
agronomico della coltura.
«Le risaie del basso ferrarese – spiega Piva – hanno un
aspetto ottimo e le loro condizioni sono migliori rispetto agli anni scorsi. Le
semine sono state buone anche se un le temperature rigide di inizio primavera
hanno causato un ritardo nei diserbi. Per quello che riguarda le superfici
dedicate a riso nel 2011 gli ettari coltivati nel ferrarese sono stati 10.000 e
per quest’anno la Bonifica ha fatto una stima provvisoria di 1000-1500 ettari
in meno. L’Ente Nazionale risi, invece, non ha ancora estratto i dati per la
nostra zona ma, a livello nazionale, ha previsto un calo di 10.000 ettari a
fronte dei 250.000 dell’anno scorso.
Difficile fare, al momento, una previsione produttiva
corretta perché si attende la delicata fase della fioritura di fine luglio fino
a metà agosto. Siamo comunque ottimisti sull’andamento climatico e sulla buona
resa delle nostre risaie. I problemi sono decisamente altrove». Se le risaie
sono, infatti, in condizioni ottimali e si spera in una buona resa produttiva,
il problema dei prezzi è davvero grave.
«Il precipitare dei prezzi del 2011-2012 – continua Piva -
è dovuto a due fattori principali. Il primo è sicuramente imputabile alla
scelta varietale effettuata dai coltivatori del novarese e del vercellese che
l’anno scorso hanno seminato varietà per il mercato interno e non per l’estero.
Non più, dunque, Risi Tondi e Indica ma i Superfini come Arborio, Carnaroli e
Baldo, gli stessi prodotti nella zona di Ferrara. Questo ha creato delle
eccedenze che il nostro mercato – dove c’è stato anche un generale calo dei
consumi di riso – non è riuscito ad assorbire.
L’altro fattore che ha contributo all’abbattimento dei
prezzi ed alle eccedenze nei magazzini è il problema della registrazione delle
varietà del riso al Ministero delle Politiche Agricole. Fino a due anni fa
venivano commercializzate come Arborio, una serie di varietà di Superfino
considerate affini ed approvate ed iscritte all’Ente Nazionale Sementi Elette
(Ense). Poi, nel 2011 è scoppiato il caso della registrazione al Ministero, che
ha stilato una vera e propria griglia dei risi consentiti e di quelli che non
potevano essere commercializzati come varietà alternative. Da quel momento in
poi chi aveva in campagna ad esempio il Volano – ora registrato - non poteva
più venderlo come affine all’Arborio. Stesso discorso per il Carnaroli o per le
varietà del Baldo. Attualmente sono in corso di registrazione altre varietà di
risi affini – come l’Ulisse - a quelle principali ma se alcune di quelle
maggiormente coltivate a Ferrara non dovessero rientrare nella lista
ministeriale sarebbero seri problemi per il commercio del riso e per i suoi
produttori.
Massimo Piva conclude le sue considerazioni sull’andamento
del mercato con una considerazione ed un appello: «Al momento l’unico modo per
ottenere buoni prezzi e smaltire le eccedenze è quello di trovare nuovi canali
esteri di commercializzazione. Ai risicoltori di Ferrara che come me sono in
condizioni difficili dico: non svilite il prodotto. Questo significa non
lasciarsi andare alla forte tentazione di svendere il riso in eccedenza. So che
vedere il magazzino pieno ed avere tra qualche mese il prodotto nuovo da
vendere anch’esso è difficile. Ma se si cede al gioco del ribasso il mercato
seguirà la tendenza e allora sarà davvero arduo coprire i costi di produzione e
fare reddito con la risicoltura».
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