FONTE: TERREMERESE
L’Ad di
Terremerse, Gilberto Minguzzi, fa il punto sul settore
Le previsioni di produzione Europea di pesche e nettarine si
presentano abbondanti anche per la prossima estate, con le inevitabili
conseguenze di mercato, a meno che non intervengano robuste azioni correttive
di governo dell’offerta. Terremerse è impegnata, unitamente ad altre
cooperative di Romagna, ad attivare misure di prevenzione del rischio e di riduzione
del danno derivante da una nuova crisi.
L’Amministratore delegato di Terremerse, Gilberto Minguzzi,
fa il punto sul settore.
«La brusca frenata dello sviluppo in Europa, che crea
disoccupazione e ondate di allarme sui mercati finanziari non poteva non
incidere sulla domanda di beni alimentari. Sono stati penalizzati i beni non di
prima necessità e, soprattutto in mercati Europei di riferimento, come
l’Inghilterra e la Germania, si sono spostate ulteriori quote di mercato dal
segmento della qualità verso quello della pura convenienza di costo. Il nostro
export ne ha risentito pesantemente e la riduzione dei nostri spazi di mercato
all’estero ha poi determinato l’inflazione dell’offerta su quelli ancora
disponibili.
A questi problemi bisogna dare risposte di programmazione.
Molto si sta facendo da parte di Organizzazioni di Produttori, Governi
regionali e nazionali. Sono importanti le azioni intraprese per inserire nella
PAC e nell’OCM nuovi strumenti di protezione del reddito dei produttori, anche
se queste giuste rivendicazioni impattano con la situazione assai critica della
finanza europea. Il recente pronunciamento dell’Organismo di Interprofessione
che dispone la sottrazione dal mercato delle partite di prodotto più scadenti
(non immettere sul mercato la seconda categoria, ammettere i calibri D solo
fino al 1 giugno e il C solo fino alla cultivar Amiga per le nettarine e Summer
Rich per le pesche) compie un passo decisivo nella direzione giusta. Ora il
pronunciamento dell’OI dev’essere ratificato dal Governo per assumere forza di
legge e disporre i necessari controlli.
Il nodo principale da sciogliere è quello delle regole
dell’offerta. La misura principe da mettere in campo sarebbe un programma di
selezione e qualificazione dell’offerta, articolato in abbattimenti mirati
delle varietà obsolete e reimpianti con varietà innovative, con quote definite
per ciascun Stato membro, ad evitare che gli abbattimenti penalizzino un solo
territorio.
Per consentire ai produttori di riscuotere un minimo di
reddito, le strutture cooperative sostengono le liquidazioni dei prodotti
conferiti, compreso anche quella parte di prodotto che non avrà mai riscontro
di gradimento al consumo. Il risultato è che i mercati si ingolfano di prodotto
scadente, non si remunerano i produttori e si creano perdite anche per le
gestioni cooperative.
Noi riteniamo invece che se sarà necessario utilizzare
risorse in funzione di sostegno, bisognerà farlo solo per quei segmenti di
produzione che vale la pena promuovere, perché possono incontrare il favore dei
consumatori e domani potranno sostenersi sul mercato con le proprie gambe.
La scelta della nostra cooperativa di posizionarsi sulle
produzioni d’eccellenza, spingerà i soci ad adottare standard di potatura,
diradamento, nutrizione e difesa, improntati al raggiungimento della miglior
qualità. Questo comporterà una parziale riduzione di volumi d’offerta sul
mercato, con una minore dispersione di costi su segmenti incapaci di generare
valore.
Insomma si tratta di agire sia sul tasto della deterrenza
verso le produzioni scadenti, sia su quello della promozione della qualità, per
restituire forza all’azione di marketing delle OP, adottando una strategia che
tenda a spostare la competizione verso i livelli alti di gamma, gli unici dove
si può tentare di ricomporre la forbice fra bisogni di reddito dei produttori e
delle loro strutture associate e bisogni del consumatore, riattivando un
circolo virtuoso.
Sia chiaro: non ci illudiamo di poter dare da soli una
risposta definitiva, “fatta in casa”, alla crisi della frutticoltura. Per
superare quella ci vuole il concorso di strumenti pubblici di programmazione e
di aiuti. Ma con i poteri già disponibili alle OP si possono finalizzare
correttamente i costi, in modo da sostenerne solo in corrispondenza di
produzioni apprezzabili dal mercato, tagliando tutti quelli che ancora oggi si
generano sulla scia di produzioni che non hanno alcuna prospettiva di mercato».
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