...in onda su Telestense Ferrara e Lepida Tv [digitale terrestre] >> orari

venerdì 27 febbraio 2015

CAMPOLIBERO, MIPAAF: PUBBLICATI DECRETI ATTUATIVI PER CREDITI D’IMPOSTA PER INNOVAZIONE, RETI D’IMPRESA E E-COMMERCE AGROALIMENTARE

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 

MARTINA: SOSTENIAMO COMPETITIVITÀ E INNOVAZIONE DELLE NOSTRE AZIENDE

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che sono stati pubblicati oggi sulla Gazzetta Ufficiale i decreti interministeriali relativi al credito d’imposta per l'e-commerce di prodotti agroalimentari, della pesca e dell’acquacoltura e per le nuove reti d'impresa di produzione alimentare. Diventano operativi due importanti strumenti di innovazione d’impresa, attuativi del provvedimento "Campolibero", per la concessione di credito d’imposta al 40% per investimenti fino 50 mila euro per l’avvio e lo sviluppo del commercio elettronico, e fino a 400 mila euro per gli investimenti compresi per la costituzione delle reti d’impresa e per l’innovazione. “Sosteniamo con strumenti concreti – ha dichiarato il Ministro Martina – la competitività del settore favorendo l’aggregazione e l'innovazione tecnologica delle imprese agricole, agroalimentari, della pesca e dell’acquacoltura che partecipano a contratti di rete per lavorare sul tema cruciale dell’organizzazione. Allo stesso tempo guardiamo anche ai giovani, con un credito d’imposta per l’e-commerce che vuole spingere le aziende a sfruttare meglio il potenziale della Rete. Il 2015 può essere un anno di rilancio per il mondo agroalimentare italiano e il Governo è pronto a fare la sua parte al fianco delle imprese. Anche per questo stiamo accelerando nell’attuazione del piano Campolibero, semplificando la vita a migliaia di aziende e favorendo la nascita di nuovi progetti, perché investire in questo settore significa coltivare futuro”.

STATI GENERALI DELLE DONNE, CONFAGRICOLTURA DONNA ER: “L’ITALIA NON È UN PAESE PER DONNE E LO È ANCORA MENO PER LE AGRICOLTRICI"

Fonte: Confagricoltura Donna Emilia - Romagna  

"Chiediamo al Ministro Martina e all’Ismea di istituire un Fondo di Garanzia sull’esempio di quanto fatto per le imprenditrici di tutti gli altri settori dal Dipartimento per le Pari Opportunità"

 “L’Italia non è un paese per donne e lo è ancora meno per le agricoltrici” – ha detto oggi Paola Pedroni, vice presidente Confagricoltura Donna Emilia Romagna nel suo intervento agli “Stati Generali delle Donne”: un laboratorio di idee e proposte, preludio alla “Conferenza Mondiale delle donne - Pechino vent'anni dopo” in programma a settembre all’Expo'. “La donna guida quasi 14mila aziende agricole in Emilia Romagna e 230mila su territorio nazionale per un giro d’affari pari a 60 miliardi di euro all’anno, eppure – asserisce Pedroni - pare un’entità spesso dimenticata dalle Istituzioni. Un esempio su tutti, il Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese femminili della Sezione Speciale ‘Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità’ (decreto 27/12/2013 del MiSE pubblicato sulla G.U. del 13 gennaio 2014 n.9) che favorisce l’accesso al credito e dà alle imprenditrici l’opportunità di presentarsi alle banche o ai confidi con la prenotazione della garanzia dello Stato”. “Peccato però – prosegue la vice presidente di Confagricoltura Donna Emilia Romagna - che le imprese agricole non possano accedere a questo Fondo di Garanzia e a tutt’oggi neanche l’Ismea ((Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) che è l’organo preposto, abbia attivato misure dedicate all’imprenditoria femminile” “Chiediamo pertanto al Ministro Martina e all’Ismea – incalza la Pedroni - di mettere in campo le azioni necessarie allo sviluppo dell’imprenditoria agricola femminile e di istituire presto un Fondo di Garanzia per agricoltrici sull’esempio di quanto fatto per tutte le altre imprenditrici dalla Sezione Speciale Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità”. “Ci sono peculiarità proprie del mondo agricolo, diverse da quelle di altri settori” – precisa l’imprenditrice di Confagricoltura Donna. “Le aziende e le famiglie che vivono lontane dai centri abitati richiedono politiche di sostegno mirate: formazione professionale, aiuti all'avviamento delle imprese, infrastrutture a banda larga e, per l’appunto, accesso al credito”. “In un momento così critico per l’economia del nostro paese, l’imprenditoria agricola femminile – e conclude - sta cambiando e rinnovando con successo l’offerta dei servizi legati all’agricoltura, dall’accoglienza alla ristorazione, dalla divulgazione di una corretta alimentazione allo sviluppo di attività extra agricole in aree fragili e marginali, nell’ottica di innescare un circuito virtuoso atto alla creazione di nuovi spazi e sbocchi occupazionali. Si tratta, il più delle volte, però, di imprese di dimensioni ridotte che non si sostengono qualora subentrino altri impegni familiari (es. cura di anziani e bambini) ma che sono funzionali e vitali per la sopravvivenza di un territorio che corre il rischio di essere abbandonato”.

VINITALY, MARTINA: SOSTEGNO AL SETTORE. L’OBIETTIVO DI QUEST’ANNO Ė IL TESTO UNICO PER IL VINO

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“Quando diciamo Vinitaly, non diciamo solo Verona, ma rappresentiamo al massimo l’esperienza vitivinicola nazionale, legata a doppio filo alla grande occasione di Expo. Un percorso tracciato già un anno fa, quando abbiamo iniziato a immaginare la collaborazione in vista dell’Esposizione universale di Milano, in particolare per il Padiglione del vino italiano. Ecco perché Vinitaly sarà sicuramente l’occasione per fare il punto rispetto ai 12 mesi di lavoro che abbiamo alle spalle: dal decreto sui diritti d’impianto a ‘Campolibero’, con alcune scelte di semplificazione, come la diffida prima della sanzione e la dematerializzazione dei registri vitivinicoli che, nelle prossime giornate, taglierà burocrazia per oltre 25mila operatori. Il settore del vino, con 14 miliardi di euro di fatturato e oltre 5 miliardi di export, rappresenta al meglio la capacità italiana di uscire dalla crisi e rilanciare. Abbiamo iniziato ad avere un’agenda di impegni concreti che si traducono in realtà, rispondendo alle esigenze del settore e lavorando sulla promozione. Per sostenere ancora meglio le esportazioni, il Governo ha varato un piano sull’internazionalizzazione che, per la prima volta, pone l’agroalimentare al centro di un sistema integrato. Ė chiaro che, in questo contesto, il settore vitivinicolo ha un ruolo fondamentale. Vinitaly, allora, sarà anche un momento di incontro e di confronto per lanciare nuove sfide. Penso ad Expo, ma anche alle azioni di rilancio dell’export. Voglio sottolineare che, per quanto ci riguarda, l’obiettivo di quest’anno resta il testo unico per il vino. Sono convinto che un lavoro serio tra Governo e Parlamento possa portare davvero alla definizione di uno strumento in grado di aiutare tutto il sistema”. Così il Ministro delle politiche agricole con delega ad Expo, Maurizio Martina, alla presentazione della 49^ edizione di Vinitaly.

giovedì 26 febbraio 2015

DEFERIMENTO QUOTE LATTE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA. CONFAGRICOLTURA: “SONO ANNI CHE INASCOLTATI RIBADIAMO L’URGENZA DI CHIUDERE DEFINITIVAMENTE QUESTA PARTITA”

Fonte: Confagricoltura

“Da ultimo martedì scorso, il presidente della Federazione degli allevatori di bovini da latte di Confagricoltura Luigi Barbieri, aveva ammonito sulla necessità di chiudere definitivamente i “conti” pregressi sulla vicenda delle quote latte. Ed oggi arriva da Bruxelles la notizia del deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’UE ‘per non aver assolto adeguatamente al proprio compito di gestione del recupero dei prelievi per la sovrapproduzione di latte’. “Una vicenda che si trascina da troppo tempo – ha commentato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - nonostante avessimo messo in luce tutta l’urgenza di intervenire con fermezza. C’è una responsabilità di quegli allevatori che ripetutamente ed impunemente hanno sforato i loro quantitativi assegnati, ma una responsabilità gravissima anche delle autorità del nostro Paese che non hanno agito ed anzi hanno agevolato il trascinarsi di questa situazione. Con grave danno per gli allevatori che si sono messi in regola ed ora con un pregiudizio per tutto il sistema agricolo e per i contribuenti italiani.” “Quello che sottolinea oggi la Commissione europea è esattamente quanto Confagricoltura e la Corte dei Conti italiana ribadiscono da anni. Affermare oggi ‘l’avevamo detto’ è una magra consolazione – ha concluso Guidi -. Paghi chi deve, a questo punto, tutto e subito; e si regolarizzi quanto prima la situazione; nell’interesse degli allevatori onesti e dei contribuenti. Poniamo rimedio ai tanti errori del passato ed evitiamo conseguenze negative al settore agricolo nazionale ed al comparto lattiero-caseario. Non ne abbiamo certo bisogno.”

CONFAGRICOLTURA SOLLECITA UNA RAPIDA APPROVAZIONE DELLE NUOVE REGOLE EUROPEE PER IL SETTORE DEL BIOLOGICO

Fonte: Confagricoltura

Negli incontri di questi giorni a Bruxelles con gli europarlamentari, la Rappresentanza permanente d’Italia e gli Uffici della Commissione, Confagricoltura ha chiesto di scongiurare l’ipotesi di rigetto della proposta di regolamento sul biologico attualmente in esame, sottolineando l’importanza di avere un quadro normativo europeo più omogeneo che eviti i forti disequilibri del mercato interno, tuteli il prodotto europeo e dia maggiori certezze sulla qualità delle importazioni. “Il nostro settore – hanno ribadito i rappresentanti di Confagricoltura negli incontri - è vittima di importazioni dai Paesi extraeuropei, frutto delle politiche sbagliate sui controlli e sulle deroghe presenti nell’attuale legislazione”. C’è il forte rischio che la proposta di regolamento, che diminuisce le deroghe ai processi produttivi che gli Stati membri concedono, sia bloccata – ha messo in guardia l’Organizzazione che rappresenta il 40% della produzione biologica in Italia - dalla forte opposizione di alcuni Paesi del Nord Europa, soprattutto a livello di Parlamento europeo”. “C’è poi il problema – ha concluso Confagricoltura – che le troppe deroghe previste nei vari Stati membri finiscano per non rendere uniforme la normativa, vanificando la leale concorrenza nella Ue, permettendo di produrre bio dove bio non potrebbe essere prodotto naturalmente e creando problemi all’importazione. Tutto ciò però non deve portare a non approvare una normativa fondamentale per un settore che ha ampie prospettive di consolidamento e crescita”.

QUOTE LATTE: EREDITÀ PASSATO COLPISCE ITALIA A FINE REGIME

Fonte: Coldiretti Emilia - Romagna

E’ una pesante eredità delle troppe incertezze e disattenzioni del passato nel confronti dell’Europa nell’attuazione del regime delle quote latte che terminerà il 31 marzo 2015 peraltro con il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe quest’anno per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo quattro anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli allevatori italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti Emilia Romagna nel commentare la decisione della Commissione europea di deferire l'Italia alla Corte di Giustizia Ue per il mancato recupero dei prelievi dovuti dagli allevatori che hanno superato le quote latte individuali per il periodo compreso fra il 1995 e il 2009. La questione quote latte - ricorda Coldiretti Emilia Romagna – è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori ma all’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Una disattenzione nei confronti delle politiche comunitarie sulla quale si sono accumulati errori, ritardi e compiacenze che – sottolinea la Coldiretti - hanno danneggiato la stragrande maggioranza degli agricoltori italiani che si sono messi in regola ed hanno rispettato le norme negli anni acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro. Le pendenze a cui fa riferimento l’Unione Europea riguardano appena duemila produttori con 600 di loro che devono pagare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del debito. Un comportamento che - conclude la Coldiretti - fa concorrenza sleale alla stragrande maggioranza dei 36mila allevatori italiani e mette a rischio le casse dello Stato. Nella nostra regione – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – il numero degli allevatori non in regola con le quote è sempre stato marginale. Secondo i dati del ministero delle Politiche agricole, infatti, su 4.200 allevatori che in Emilia Romagna producono latte in piena legalità, sono 80 quelli non in regola con le quote.

IMU: SANATORIA FINO AL 31 MARZO E DETRAZIONE 200 € PER AZIENDE AGRICOLE

Fonte: Coldiretti Emilia - Romagna  

COLDIRETTI E-R: CI BATTEREMO PER ESENZIONE COLTIVATORI ZONE SVANTAGGIATE

Niente interessi e sanzioni per chi verserà l’Imu agricola entro il 31 marzo. Come richiesto da Coldiretti, è arrivata la sanatoria per i contribuenti che, disorientati dal caos normativo degli ultimi mesi, con scadenze, proroghe e ripensamenti all’ultimo momento, hanno aspettato a pagare o lo hanno fatto in misura inferiore al dovuto. Lo rende noto Coldiretti Emilia Romagna, sottolineando con soddisfazione che è stato così rispettato lo statuto del contribuente, sempre invocato dall’organizzazione dei coltivatori, che blocca le sanzioni in presenza di evidenti condizioni di incertezza di applicazione della norma e vieta di imporre adempimenti fiscali prima di 60 giorni dall’entrata in vigore delle disposizioni. Il Senato ha approvato anche un’altra proposta di modifica che prevede il diritto di rimborso per i contribuenti che hanno pagato l’Imu su terreni dapprima non esenti e poi esentati dal decreto legge del Governo. Coldiretti Emilia Romagna accoglie con soddisfazione la decisione del Senato di concedere una detrazione di 200 euro per i terreni non più esentati perché non considerati montani dalla classificazione Istat, ma continuerà a battersi per l’esenzione totale dei coltivatori diretti dall’imposta in tutte le zone svantaggiate.

CRISI DEI SUINI, OI GRAN SUINO ITALIANO ALL’ASSESSORE CASELLI: “OPERARE ASSIEME ALLE ALTRE REGIONI PER COSTITUIRE UN’UNICA INTERPROFESSIONE SUINICOLA NAZIONALE IN GRADO DI DEFINIRE INDIRIZZI RIVOLTI AL MERCATO INTERNO ED ESTERO”

Fonte: Confagricoltura  

Caselli: “Puntiamo sulla qualità, sulla programmazione della produzione e sulla riduzione della frammentazione. Come Regione ci impegneremo presso i ministeri per ridurre gli ostacoli all’export”

C’erano tutti i principali attori della filiera suinicola ieri al convegno promosso dall’Organizzazione Interprofessionale del Gran Suino italiano, assieme al neo Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Simona Caselli. Ricercatori, produttori, una cospicua rappresentanza di allevatori delle principali associazioni di categoria, in prevalenza Confagricoltura e Cia, e funzionari dell’Amministrazione regionale, con l’obiettivo di rafforzare il sistema di filiera e favorire un miglior equilibrio tra domanda e offerta. Partendo però da un dato positivo fondante: le esportazioni di salumi e altri insaccati (in particolare prosciutti crudi, prodotti cotti come la mortadella e prodotti stagionati) hanno registrato più 6,5 per cento rispetto al periodo gennaio-ottobre 2013. Nonostante siano ancora molti gli ostacoli all’export posti dalle barriere normative sanitarie di paesi terzi, extra UE. Sul mercato interno, invece, si conferma una sostanziale stabilità nei consumi pur essendo in calo il comparto degli insaccati di origine suina. Come valorizzare dunque le carni suine per competere sui nuovi mercati? “Definendo assieme soluzioni per ridare, e garantire, redditività alle parti che risentono maggiormente della sofferenza della filiera ossia gli allevatori e i macellatori; strategie - hanno rimarcato gli organizzatori dell’incontro - improntate ad affrontare in maniera coesa la globalizzazione dei mercati”. “Auspichiamo l’impegno delle Istituzioni a supportare le aziende nel processo di innovazione e internazionalizzazione e nel difficile percorso di aggregazione investendo anche in ricerca e formazione, nell’ottica di generare un valore aggiunto, grazie alla qualità delle nostre produzioni, da ridistribuire equamente all’interno della filiera. Operiamo altresì - è l’appello dell’OI Gran Suino italiano - condividendo politiche e strategie con le regioni limitrofe, in primis Lombardia, Veneto, Piemonte”. “Bisognerà peraltro stimolare i consumi interni di carne suina fresca - ancora considerata dai più un elemento nutrizionale negativo a dispetto di studi e ricerche che ne affermano invece il contrario – puntando su una corretta campagna di divulgazione delle sue proprietà organolettiche”. “Chiediamo pertanto all’assessore Caselli – incalzano i vertici della prima interprofessionale zootecnica – di mantenere alta l’attenzione della Regione Emilia Romagna nei confronti della filiera suinicola e di lavorare affinché anche in Italia, al pari degli altri paesi UE, si costituisca un’unica Interprofessione suinicola di dimensione nazionale in grado di definire indirizzi di settore rivolti al mercato interno ed estero. Occorre che le Istituzioni, a partire dal Ministero dell’Agricoltura fino a tutte le componenti della filiera, tralascino veramente gli interessi personali e di bottega per concentrarsi sulla tutela della nostra suinicoltura”. “A tal proposito - continua l’OI – è improrogabile l’approvazione al Mipaaf di una serie di provvedimenti fermi da tempo sui tavoli ministeriali, dalla modifica al decreto “salumi” alla rivisitazione del decreto sulla regolazione dell’offerta di prosciutti Dop e Igp, alla firma del disciplinare per l’ottenimento del marchio Sistema di Qualità Nazionale per la carne fresca del suino pesante per finire con la definizione del pacchetto normativo per il riconoscimento delle Organizzazioni Professionali (OP) e delle Interprofessioni (OI)”. “L’Emilia Romagna - ha concluso l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli – deve puntare sulla qualità, bisogna valorizzarla e farla conoscere, poi gli allevatori, i trasformatori e i distributori devono organizzarsi per programmare la produzione e superare la frammentazione. Come Regione ci impegneremo presso i ministeri competenti per ridurre gli ostacoli all’export”. Tra i temi prioritari di questa legislatura l’assessore Caselli ha ricordato anche la semplificazione. A tal proposito ha invitato i produttori a segnalare i principali ostacoli, visto che l’attuale giunta regionale intende attivare un presidio tecnico per la riduzione della burocrazia. L’Organizzazione Interprofessionale del Gran Suino Italiano: è la prima interprofessionale zootecnica italiana e rappresenta un terzo della produzione suinicola dell’Emilia Romagna (oltre 340mila capi commercializzati e 25mila macellati ogni settimana), più di cento allevamenti e le aziende rappresentative del settore che si occupano di macellazione, trasformazione e produzione di salumi e insaccati, quali Italcarni, Annoni, Zuarina, Galloni e il Prosciuttificio San Michele oltre all'Organizzazione dei suinicoltori dell'Emilia Romagna (Asser), il CRPA e Unapros. Tra i numerosi risultati raggiunti nei primi due anni di attività: la sottoscrizione del documento d'Intesa di Filiera per la valutazione del peso morto del suino (luglio 2013) e la collaborazione alla stesura di un progetto UE nel quadro del Programma di ricerca Horizon 2020 sul miglioramento dell’alimentazione e della genetica suinicola, che ha già superato il secondo step di valutazione da parte della Commissione Europea. Ma soprattutto la presentazione al Mipaaf della bozza del disciplinare per l’ottenimento del marchio Sistema di Qualità Nazionale per la carne fresca del suino pesante che sta attualmente concludendo l’iter procedurale in vista dell’approvazione. Gli atti del convegno saranno presto consultabili sul sito www.suinicoltura.it

mercoledì 25 febbraio 2015

LAVORO: EMILIA ROMAGNA, GIOVANI GUARDANO AD AGROALIMENTARE

Fonte: Coldiretti Emilia - Romagna  

APERTE ISCRIZIONI “OSCAR GREEN”. PREMIO PER IMPRESE INNOVATIVE

Negli ultimi tre anni in Emilia Romagna hanno aperto l’attività circa 600 nuove aziende agricole, 200 all’anno, puntando soprattutto sull’innovazione di processo e di prodotto. Il dato è di Coldiretti regionale, che rileva come l’interesse dei giovani conferma che l’agricoltura e l’agroalimentare vengono visti come settori con prospettive di occupazione, con un lavoro in cui esprimere creatività e capacità imprenditoriale. Proprio per premiare le idee innovative, l’attività di ricerca e diversificazione, la capacità di sfidare la globalizzazione, Coldiretti Giovani Impresa ha aperto le iscrizioni all’ edizione 2015 di Oscar Green, il concorso con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica riservato agli imprenditori agricoli e agroalimentari under 40 che abbiano realizzato un modello d’impresa originale e innovativo. Le iscrizioni sono aperte fino al 5 aprile e possono essere fatte online sul sito web www.oscargreen.it, dove è possibile trovare anche il regolamento. L’Oscara Green, è articolato in cinque sezioni: “Impresa 2.terra”, riservato alle aziende agroalimentari che hanno sviluppato una cultura d’impresa esemplare per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura italiana; “Campagna Amica”, che premierà le imprese che in maniera innovativa raggiungono direttamente il consumatore finale rispondendo alle esigenze di sicurezza alimentare, qualità dei prodotti tutela ambientale; “Paese Amico”, riservato a istituzioni (Comuni, Ausl, scuole) che hanno dato il loro contributo per l’attuazione dei progetti promossi da Coldiretti; “We green”, riservato alle aziende che pongono particolare attenzione alla tutela dell’ambiente e all’agricoltura socialecon un sviluppo incentrato sulla sostenibilità e il servizio all’intera società; “Fare rete”, destinato a imprese, dalle cooperative ai consorzi agrari, alle società agricole capaci di fare rete per massimizzare i vantaggi delle aziende agricole, agroalimentari e del consumatore finale. “La crescita di opportunità lavorative nell’agricoltura – ha detto la delegata di Coldiretti Giovani impresa dell’Emilia Romagna, Valentina Bosco – è dovuta al fatto che negli ultimi anni si sono sviluppati all’interno del settore nuovi mestieri con circa il 70 per cento delle imprese giovani che opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio e yogurt, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, e addirittura agricosmetici”. In Emilia Romagna i giovani under 40 occupati nelle 70 mila aziende agricole regionali sono 17.901, il 31% dei quali (5.800) sono titolari delle proprie imprese.

NASCE L’ASSOCIAZIONE “ITALIAN SOUNDING”, PER LA TUTELA DEL MADE IN ITALY IN GERMANIA. UN’INIZIATIVA DELLE CAMERE DI COMMERCIO ITALIANE IN GERMANIA E DI CONFAGRICOLTURA

Fonte: Confagricoltura

 Difendere il made in Italy in Germania. E’ questo lo scopo che ha portato oggi alla costituzione dell’associazione “Italian Souning”, fondata dalla Camera di Commercio Italo Tedesca, dalla Camera di Commercio italiana per la Germania, insieme a Confagricoltura, e alle Organizzazioni Conflavoratori, Promindustria, Ciao Italia, Agronomia Food GMBH, Associazione dei sommelier tedeschi DE.SA. Secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio italiana in Germania, rappresentata dal vicepresidente della CCIE di Francoforte, Rodolfo Dolce, il fascino del tricolore in Germania è molto sentito e il 40 per cento dei consumatori tedeschi predilige i prodotti italiani. Girando però tra gli scaffali dei supermercati capita spessissimo di vedere prodotti che di italiano non hanno niente, se non un nome o colori evocativi. Pasta, sughi, pizza, caffè dai nomi di fantasia, Baresa, La luce, Riggano, Tizio, Bellarom, che spesso e volentieri riportano sulle confezioni il tricolore. Il fenomeno, denominato "italian sounding", colpisce i nostri prodotti più rappresentativi, in particolare nel comparto agroalimentare, ma anche in altri settori, come la moda e il design. Baviera Barbara Rizzato – che ha visto la collaborazione tra diverse entità per favorire un Sistema Italia che funzioni e che sia in grado di cogliere le enormi potenzialità che ha.” All’incontro ha portato il saluto della Confagricoltura il direttore generale Luigi Mastrobuono, che ha ricordato che “l’italian sounding è anche un segnale delle grandi opportunità del nostro agroalimentare, e non solo. L’associazione è uno strumento semplice, facilmente accessibile, che sarà molto utile per i piccoli produttori, che non hanno la possibilità e i capitali necessari per registrare e difendere i loro marchi”. Presenti anche il presidente della CCIE di Francoforte Emanuele Gatti, il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, Giovanni de Sanctis del ministero dello Sviluppo economico, l’on. Laura Garavini, parlamentare PD eletta nella Circoscrizione estero Europa.

MARTINA: BENE STOCCAGGIO PRIVATO CARNI SUINE COME RICHIESTO DA ITALIA

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“Siamo soddisfatti dell’iniziativa annunciata dal Commissario Hogan di attivare lo stoccaggio privato delle carni suine, visto che i prezzi hanno subito un progressivo calo negli ultimi mesi dovuti anche agli effetti dell’embargo russo. Anche nel corso del nostro semestre di Presidenza, insieme ad altri Stati membri abbiamo più volte invitato la Commissione a considerare di attivare questa possibilità. Bene quindi il voto favorevole di oggi sulla bozza di provvedimento al comitato di gestione per ridare ossigeno a un settore che sta attraversando un momento di particolare difficoltà. Per l’Italia la suinicoltura ha un valore strategico con 26mila aziende di allevamento, di cui oltre 4.500 fornitrici di materia prima per le DOP. La fase primaria di produzione agricola ha un valore intorno a 2,5 miliardi di euro, mentre i prodotti della salumeria valgono più di 7 miliardi di euro, con un valore complessivo della vendita al dettaglio di oltre 18 miliardi di euro. Nel 2013 l’export ha superato gli 1,18 miliardi di euro, con il mercato russo che rappresentava un valore di circa 55 milioni di euro. Lo stoccaggio, in questo contesto, rappresenta una prima azione importante, alle quali dovranno seguire ulteriori scelte per la tutela degli allevatori”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha commentato il voto in sede di Comitato di gestione a Bruxelles sulla bozza di Regolamento per lo stoccaggio privato di carni suine e prosciutti. Il provvedimento prevede lo stoccaggio per una durata di 90,120 e 150 giorni. Il Regolamento entrerà in vigore il terzo giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, presumibilmente nella prima decade di marzo.

martedì 24 febbraio 2015

QUOTE LATTE, CONFAGRICOLTURA: “BENE LA POSSIBILITÀ DI POTER RATEIZZARE LE PROSSIME MULTE, MA SI DEVE PROCEDERE ALLA CHIUSURA DELLE SITUAZIONI PASSATE”

Fonte: Confagricoltura

Il commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan, in occasione del Salone dell'Agricoltura a Parigi, ha anticipato l’idea della Commissione di permettere agli Stati membri di rateizzare le eventuali multe a carico degli allevatori che hanno superato la propria quota di produzione nella campagna lattiero casearia in corso (2014-2015). La rateizzazione sarebbe per un massimo di tre anni e senza interessi. Confagricoltura, in attesa di valutare i dettagli tecnici di tale ipotesi – in particolare per quanto concerne l’applicazione della normativa in materia di aiuti di Stato – e di considerare alternative alla rateizzazione, esprime un parere favorevole a tale proposta, a cui l’Italia ha contribuito, con il ministro Martina, essendo uno dei Paesi richiedenti di tale possibile intervento. “Bene che si conceda, per quest’ultima campagna, alle aziende di poter accedere ad una rateizzazione delle eventuali future multe, in un momento molto difficile per le finanze dei produttori nazionali – dichiara Luigi Barbieri, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Lattiero Casearia di Confagricoltura –. Ora il ministro faccia il dovuto passo per chiudere definitivamente i ‘conti’ pregressi su una vicenda che si è trascinata per troppo tempo. Si proceda tempestivamente al recupero delle passate multe che l’Italia ha già versato alla Comunità europea e che hanno gravato sugli allevatori in regola e sui cittadini italiani”.

lunedì 23 febbraio 2015

CRISI: COLDIRETTI, VOLA BIRRA ITALIANA ALL’ESTERO (+13%), LA META’ IN UK

Fonte: Coldiretti Emilia - Romagna

Volano le esportazioni di birra italiana all’estero con un aumento del 13 per cento in quantità nel corso del 2014 rispetto all’anno precedente, con oltre la metà della spedizioni dirette nel Regno Unito dove nei pub si diffonde la presenza delle produzioni artigianali nostrane. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi i primi dieci mesi del 2014, in occasione di "Beer Attraction International Craft Breweries Show", in corso a Rimini Fiera. A sostenere le esportazioni – sottolinea la Coldiretti – è infatti anche il boom nella produzione artigianale di birra Made in italy con oltre 600 microbirrifici nel 2014, di cui 29 in Emilia Romagna, rispetto alla trentina censiti dieci anni fa, in netta controtendenza alla crisi. La produzione di 30 milioni di birra artigianale italiana, destinati per il 10 per cento all’esportazione, rappresenta anche – prosegue la Coldiretti – una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che – sottolinea Coldiretti – vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Una offerta variegata in grado di soddisfare gli oltre 30 milioni di appassionati consumatori di birra presenti in Italia dove tuttavia il consumo pro-capite e di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l'Austria 107,8, la Germania 105, l'Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. A sostenere la produzione italiana di birra ci sono le coltivazioni nazionali di orzo con una produzione di circa 860.000 tonnellate nel 2014 (oltre 100 mila tonnellate in Emilia Romagna) su una superficie complessiva investita di circa 226.000 ettari (20 mila ettari i Emilia Romagna). Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al ministero delle Politiche Agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90.000 tonnellate. Da tempo Coldiretti ha stimolato, perseguito ed avviato la politica delle filiere corte del “Made in Italy” agroalimentare, nel senso che il produttore partecipa, attraverso le sue forme associate fino alla gestione del prodotto finito sul mercato. Contestualmente, si sta potenziando su tutto il territorio nazionale la rete distributiva di “Campagna Amica” presso la quale il consumatore trova i prodotti firmati direttamente dal produttore in una sorta di vera tracciabilità. Tale politica ha stimolato anche la nascita di talune iniziative progettuali nel segmento della birra artigianale o agricola avviando una nuova imprenditorialità costruita con l’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore. In questa situazione di grande dinamicità, a supporto della trasparenza dell’informazione dei consumatori, è però necessario – conclude Coldiretti – qualificare le produzioni nazionali con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, per evitare che vengano spacciati come Made in Italy produzioni straniere.

JOBS ACT: COLDIRETTI BENE TAVOLO PER IL LAVORO IN EMILIA ROMAGNA

Fonte: Coldiretti Emilia - Romagna  

DISTRETTI PRODUTTIVI, MADE IN ITALY, LOTTA ALLA BUROCRAZIA PER CRESCERE

Il confronto è sempre positivo e siamo pronti a collaborare per far ripartire la crescita. E’ questa la posizione di Coldiretti Emilia Romagna sul tavolo per il lavoro proposto dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, alla forze economiche e sociali. Per rilanciare l’occupazione secondo Coldiretti l’Emilia Romagna bisogna esplorare e valorizzare fino in fondo le potenzialità dei distretti produttivi, promuovere il made in Italy, potenziare la capacità di investimenti del Piano di Sviluppo rurale (Psr) e ridurre la burocrazia che pesa sule imprese. “Con i due Piani di Sviluppo rurale precedenti (2000-2006 e 2007-2013) – ha ricordato il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – abbiamo dimostrato di sapere utilizzare fino in fondo tutte le opportunità, arrivando a impiegare circa due miliardi di euro, e dimostrando che le imprese che hanno investito sono cresciute in termini di innovazione, attrezzature, occupazione. Bisogna proseguire sulla strada degli investimenti e allo stesso tempo snellire i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione. A tal fine occorre rendere operativi gli accordi con i Caa (Centri Autorizzati di Assistenza Agricola), per svolgere le pratiche delle aziende con tempi certi e inferiori rispetto a quelli attuali. In questo modo si darebbe un importante sostegno all’economia e al reddito delle aziende perché si ridurrebbe il tempo che un imprenditore deve perdere per risolvere problemi burocratici”. Secondo una stima Coldiretti ben il 45% delle imprese agricole ha sempre considerato la burocrazia il principale ostacolo allo sviluppo. Le pastoie burocratiche risultano in particolare essere uno degli ostacoli principali per un giovane che voglia avviare l’attività agricola, come evidenzia anche una indagine Coldiretti dalla quale emerge che quattro giovani su dieci indicano le lungaggini nell’esame e nella predisposizione delle domande e dei documenti come il principale problema della libertà d’impresa. “L’importanza della difesa del made in Italy agroalimentare – ha proseguito Tonello – si evince dalla importanza di combattere i falsi. Secondo le nostre stime i prodotti dell’Emilia Romagna vengono falsificati nel mondo per un valore di 8 miliardi di euro, di cui la metà è rappresentata dal solo Parmigiano Reggiano. Se nell’economia globalizzata, dovessimo recuperare l mercato dei falsi con il nostro prodotto autentico, potrebbe arrivare a recuperare 30 mila posti di lavoro”. Anche l’occupazione dipendente in agricoltura si sta aprendo a nuove opportunità. “Se è vero che spesso il lavoro stagionale delle grandi campagne – ha detto Tonello – ha impiegato soprattutto manodopera straniera, negli ultim anni, complice la crisi, vede un ritorno degli italiani. Più di due giovani italiani su tre (68 per cento) ‘sognano’ di partecipare alla vendemmia e alla raccolta della frutta secondo il dossier ‘Lavorare e vivere green in Italia” elaborato da Coldiretti in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente del 2014. E’ chiaro però – a concluso Tonello – che diventa fondamentale introdurre anche per il lavoro agricolo la necessaria flessibilità per aumentare le opportunità per imprese e lavoratori”.

LA CONFERENZA STATO-REGIONI APPROVA NUOVO DM DI APPLICAZIONE DELLA PAC. AGRINSIEME DICE NO: “SI INTRODUCONO RESTRIZIONI A DECISIONI GIÀ PRESE”.

Fonte: Agrinsieme

La Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al decreto ministeriale di applicazione dei pagamenti diretti Pac per il 2015. Il decreto doveva definire le norme applicative di quanto deciso dall’Italia e notificato a Bruxelles il 1° agosto 2014; in realtà su due aspetti fondamentali va al di là di questo e introduce in modo retroattivo delle forti restrizioni alle decisioni prese lo scorso anno. Infatti, sui premi accoppiati per il latte introduce il criterio secondo cui il pagamento accoppiato è destinato solo “ai produttori per i capi appartenenti ad allevamenti iscritti ai libri genealogici o nel Registro anagrafico e sottoposti ai controlli funzionali, che partoriscono nell’anno…”. Per Agrinsieme si tratta “di una restrizione inaccettabile che penalizza, gli allevamenti andando, tra l’altro, contro la logica dei regolamenti europei sui pagamenti accoppiati, che è quella di sostenere settori in difficoltà”. L’altra restrizione retroattiva, ad avviso del coordinamento tra Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle Cooperative agroalimentari, riguarda “l’agricoltore attivo”: il DM prevede che tutte le partite Iva attivate “in campo agricolo” dopo il 1° agosto 2014 devono dimostrare di rispettare le condizioni dell’art.13 del Regolamento Ue 639/2014, cioè che l’attività agricola ‘non sia insignificante’”. “Questa nuova versione modifica in modo significativo – commenta Agrinsieme - i deliberati precedenti e crea pesanti oneri burocratici, perché comporta, per gli agricoltori che ricadono in questa condizione, la verifica dei ricavi agricoli ed extra agricoli. Peraltro, i criteri per definire che l’attività agricola sia ‘insignificante’ non sono del tutto definiti dai regolamenti comunitari e quindi permangono margini di incertezza”. Agrinsieme si oppone fortemente a queste misure e sta verificando la possibilità di un’azione in sede comunitaria su un provvedimento che appare “discriminatorio perché crea disuguaglianze tra ‘tipologie’ di agricoltori”.

venerdì 20 febbraio 2015

COLDIRETTI: BENE DECRETO “MILLEPROROGHE” CON SLITTAMENTO A FINE ANNO I TERMINI PER IL PATENTINO E PER LA REVISIONE DELLE MACCHINE AGRICOLE

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Il testo approvato ieri conferma a fine anno l’emanazione dei decreti interministeriali per la revisione dei trattori agricoli e proroga dal 12 marzo al 31 dicembre il termine per i corsi di abilitazione all’utilizzo delle macchine operatrici, anche in agricoltura.

Positivo il giudizio di Coldiretti su alcuni dei provvedimenti contenuti nel decreto “milleproroghe” che riguardano anche il settore agricolo e sui quali l’organizzazione si era da tempo impegnata per un impatto sostenibile per le imprese. Il riferimento è in particolare alla revisione obbligatoria delle macchine agricole, che troverà compimento con decreti attuativi solo a fine anno 2015 e che avrà una gradualità di applicazione in ordine all’età delle macchine e di sostanziale semplificazione degli aspetti della revisione. Altro aspetto i cui termini vengono posticipati a fine anno 2015, riguarda il cosiddetto “patentino” per l’utilizzo delle macchine operatrici (nel settore agricolo piattaforme di lavoro mobili elevabili comprese quelle semoventi raccolta frutta, carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo o muletti, a braccio telescopico, industriali semoventi, carrelli, sollevatori, elevatori semoventi telescopici rotativi, trattori agricoli e trattori forestali), che prevede la conclusione dell’obbligo formativo anziché entro il 12 marzo 2015, al 31 dicembre 2015, (per chi alla data del 12 marzo 2013 era già addetto all’utilizzo di tali macchine) dando quindi più tempo alle aziende ed ai lavoratori di valutare le offerte formative senza l’affanno di termini stringenti e difficili da gestire. Per quest’ultimo adempimento – conclude Coldiretti – resta valida l’esenzione dall’obbligo per coloro che autocertifichino di avere esperienza nell’utilizzo di macchine agricole per almeno due anni nell’ultimo decennio, secondo un procedimento messo a punto proprio dalla nostra Federazione ed avvallato dalla AUSL, evitando costi e problematiche di gestione aziendale a molti associati, che dovranno seguire un successivo corso di aggiornamento di 4 ore entro il 12 marzo 2017.

MIPAAF: CONFERENZA STATO-REGIONI APPROVA NUOVO DECRETO MINISTERIALE SU APPLICAZIONE NUOVA PAC

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che la Conferenza Stato Regioni ha approvato ieri il decreto che completa il quadro normativo nazionale di attuazione della riforma della Politica agricola comune fino al 2020 per i pagamenti diretti, che valgono per l’Italia circa 27 miliardi di euro totali. Il nuovo provvedimento modifica ed integra il decreto del 18 novembre 2014, completando le norme su attività agricola, agricoltore in attività, mantenimento delle superfici agricole, attività minima su quelle naturalmente mantenute, calcolo del valore dei diritti all’aiuto e alcuni adempimenti connessi al greening. “Con questo provvedimento – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – diamo certezze agli agricoltori in un passaggio delicato come quello dell’applicazione della nuova Pac. Non è la riforma che avremmo voluto, ma dobbiamo impiegare al meglio tutte le risorse che abbiamo a disposizione soprattutto per la tutela dei redditi degli agricoltori. Ora siamo al lavoro per semplificare: entro marzo vogliamo essere pronti con la prima domanda per gli aiuti precompilata online. Per 700mila aziende significherà rendere semplice come un click la dichiarazione per i fondi europei, tagliando il peso burocratico e restituendo tempo alle imprese”.

giovedì 19 febbraio 2015

COLDIRETTI: SERVE UNA SOLUZIONE DEFINITIVA PER I DANNI DA FAUNA SELVATICA ALL’AGRICOLTURA

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Mancanza di adeguate contromisure per i danni (in aumento) da parte degli animali selvatici alle produzioni agricole ed al territorio; Coldiretti ha presentato alla Camera dei Deputati cinque progetti per prevenire e contrastare il fenomeno.

Il 2015 è iniziato con numerose proteste in diverse Regioni da parte degli agricoltori per il perseverare di assenza di soluzioni fondate ed efficaci per contenere i danni da fauna selvatica. Dai cinghiali ai lupi, dai caprioli alle nutrie, le imprese agricole sono ormai esasperate dai danni economici che subiscono per l’assenza di adeguate contromisure a livello nazionale e regionale. Il problema è stato di nuovo portato all’attenzione da Coldiretti nazionale in occasione dell’evento “Ambiente, Legalità e Lavoro”, tenutosi nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati su iniziativa promossa da Federparchi - Europarc Italia, le Università degli Studi di Milano, Napoli, Pollenzo e Urbino, alcune Associazioni Venatorie e Cncn- Comitato Nazionale Caccia e Natura, con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico. Nell’occasione sono stati presentati cinque progetti per una nuova qualità della vita aventi specifiche caratteristiche influenti sulle tematiche al centro dell’incontro. L’iniziativa mira a porre in campo una nuova sinergia tra il mondo ambientalista, agricolo e venatorio, partendo dal presupposto che agricoltura, tutela ambientale e pratiche venatorie non sono in contraddizione, anzi: il rispetto delle leggi vigenti e la conoscenza approfondita delle diverse posizioni consente una collaborazione virtuosa, fatta di confronto e iniziative comuni. La criticità in cui il settore primario si trova per i cresciuti danni arrecati dalla fauna selvatica rappresenta ormai un fatto estremamente rilevante sia per l’ambiente che per le attività produttive. L'attuale sistema normativo non sembra più capace di mantenere e adeguare le popolazioni di tutte le specie selvatiche in modo da garantire un equilibrio tra la loro presenza e l’esercizio dell’attività agricola e le politiche ambientali con la tutela delle risorse naturali, nonché dei valori culturali e sociali. Coldiretti ha richiamato l'attenzione su un tema complesso che richiede un approccio multidisciplinare in cui, agli aspetti tecnici connessi alla prevenzione dei danni, si affianca l’indagine giuridica, volta non solo alla ricostruzione del quadro normativo di insieme, ma a evidenziare taluni profili propositivi e l'approccio economico-estimativo, considerando che tanto la fauna selvatica quanto le attività produttive agricole conferiscono alla collettività benefici di natura materiale e immateriale. Le numerose imprese agricole a rischio dai danni causati dalla fauna selvatica ed in particolare dai cinghiali getta i presupposti per un sistema organico di interventi diretti alla tutela, alla gestione e al controllo delle specie di fauna selvatica presenti sul territorio; alla prevenzione e al risarcimento dei danni; alla pianificazione delle attività faunistico venatorie. E’ stato quindi tracciato un breve quadro del mutamento dell’agricoltura dal 1950, fino al maggiore incremento della monocoltura cui vengono destinati i terreni, con conseguenti risvolti negativi sul sistema agroalimentare. Alimentazione e agricoltura devono costituire un binomio necessario, utile e quanto mai perfetto. Quanto richiesto da Coldiretti dovrebbe trovare soluzione nell’ambito dei 5 progetti proposti che affrontano le seguenti tematiche: la salvaguardia dell'orso marsicano, la costruzione del registro nazionale degli ungulati selvatici, l'importanza della biodiversità e la gestione della fauna selvatica, la valorizzazione delle eccellenze alimentari derivanti da pratiche venatorie rispettose della legge, la costruzione di una governance europea in materia faunistica. Ciascuna di queste iniziative avrà ricadute concrete su ambiente, legalità e lavoro: contrasto del bracconaggio, azioni di conservazione della fauna e di prevenzione su incidenti stradali e danni all'agricoltura causati da alcune specie animali, diffusione di sistemi di produzione agroecologici che valorizzino la biodiversità per un uso compatibile delle risorse territoriali, maggiori garanzie in termini di sicurezza alimentare e tutela della salute umana ed animale, valorizzazione delle più efficaci ed efficienti esperienze di governance nei vari Paesi europei in materia di gestione faunistica, creazione di attività produttive in materia alimentare basate su un corretto equilibrio tra uomo e natura. Coldiretti, infine, ha manifestato apprezzamento, per l’iniziativa affermando che la politica della caccia e quelle attinenti ai danni da fauna selvatica costituiscono interessi comuni e la collaborazione, tra ambientalisti, agricoltori e cacciatori, deve essere un valore aggiunto e condurre alla soluzione definitiva del problema. Un tema sicuramente sentito anche nel nostro territorio, specie negli ultimi mesi in relazione alla problematica sul contenimento finalizzato alla eradicazione delle nutrie, affrontato con molte difficoltà a causa delle incertezze normative e delle problematiche oggettive della operatività in campo, che dovrà trovare una maturazione ulteriore dopo la fase delle ordinanze che i sindaci di quasi tutti i comuni ferraresi hanno emanato nelle scorse settimane.

INCONTRO MARTINA-GDO, CONFAGRICOLTURA EMILIA ROMAGNA: “BENE, ORA CI ATTENDIAMO PER IL SETTORE SUINICOLO LA STESSA ATTENZIONE DEDICATA AL LATTIERO CASEARIO”

Fonte: Confagricoltura Emilia - Romagna

Fare per i nostri suini quanto è stato proposto per il latte italiano. “Bene, quindi, il ministro Martina che ha incontrato al Mipaaf i rappresentanti di tutte le principali sigle della grande distribuzione organizzata che operano in Italia. Ora ci attendiamo per il settore suinicolo la stessa attenzione dedicata al lattiero caseario” – commenta Confagricoltura Emilia Romagna. “In particolare – prosegue l’organizzazione agricola emiliano romagnola - è imprescindibile procedere in tempi stretti all’approvazione del disciplinare per l’ottenimento del marchio Sistema di Qualità Nazionale per la carne fresca del suino pesante, un provvedimento fortemente voluto e sollecitato dagli allevatori ma fermo da mesi sui tavoli ministeriali”. “Si ritiene altresì indispensabile per la sopravvivenza della suinicoltura italiana – conclude Confagricoltura Emilia Romagna –dare un'informazione chiara e trasparente al consumatore in merito alla zona di provenienza della carne suina e dei suoi trasformati, evidenziando l'origine del prodotto in etichetta e dando così uno strumento di maggiore competitività alle aziende, sull’esempio di quanto convenuto ieri per il latte".

mercoledì 18 febbraio 2015

CAMERA DI COMMERCIO: CONTRIBUTI ALLE IMPRESE PER EXPO 2015

Fonte: Camera di Commercio di Ferrara  

Govoni: “Il senso di EXPO risiede nell’eredità che lascerà al territorio negli anni a venire”  

Fino a 15.000 euro per i progetti che propongano al mercato idee originali e competitive

Ancora 71 giorni ed EXPO 2015, la grande Esposizione universale in programma a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre 2015, prenderà il via. Un evento di primaria importanza per imprenditori e manager, dal momento che accoglierà migliaia di imprese, istituzioni e organizzazioni da tutto il mondo. Una opportunità unica per stabilire e sviluppare relazioni commerciali e di business e rafforzare la visibilità di prodotti e servizi a livello internazionale. E per far si che le imprese ferraresi affrontino al meglio EXPO 2015, la Giunta della Camera di commercio, il 3 marzo prossimo, renderà operativo il “Bando a sostegno delle Reti e delle aggregazioni tra imprese” che propongano al mercato idee originali, nuovi prodotti e servizi competitivi da presentare tra le eccellenze italiane durante l'Esposizione Universale. I progetti sostenuti dalla Camera di commercio riguarderanno, in particolare, i seguenti settori: • Agrifood – sicurezza e qualità del cibo, scienze e tecnologia alimentare e per la biodiversità; • Life Science – salute dell’uomo (bio e med tech), educazione alimentare; • Social Innovation – prodotti o servizi che aspirino a produrre innovazione sociale e culturale; • Industrial – sviluppo di materiali e processi industriali innovativi; • Smart cities - sviluppo di tecnologie ed applicazioni che permettono di migliorare in modo sostanziale la gestione e la vita nelle città (servizi, turismo, etc.); • Energy - generazione, distribuzione e uso efficiente di energia (tradizionale e rinnovabile); • Environment - miglioramento della gestione del ciclo dei rifiuti e dell’acqua. “Expo in ogni caso – ha sottolineato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio - deve essere considerata come un’opportunità per Ferrara prescindendo dagli esiti specifici dell’evento. È un’occasione per “organizzare” il territorio, per aggregare e mettere a rete le imprese, per creare prodotti turistici innovativi, per far dialogare realtà pubbliche e private, con l’obiettivo di rendere permanenti e stabili le “connessioni virtuose” che si genereranno. Perché il senso di EXPO – ha concluso il numero 1 della massima istituzione economica della provincia - risiede nell’eredità che lascerà al territorio negli anni a venire”. Tra le spese finanziate dalla Camera di commercio, quelle per la realizzazione di progetti di comunicazione e di marketing digitale; l'acquisizione di brevetti; l'ideazione e la promozione del marchio aziendale; l'affitto di spazi espositivi; l'implementazione delle strategie commerciali; l'identificazione di partnership commerciali e strategiche; ricerche di mercato. Il contributo concesso a fondo perduto coprirà il 50% delle spese sostenute dalle imprese del raggruppamento per la realizzazione il progetto, fino a un massimo di 15.000 euro. Il costo complessivo del progetto non potrà essere inferiore a 10.000. Per maggiori informazioni: ufficio Marketing del territorio della Camera di Commercio (tel. 0532/783820; e-mail: promozione@fe.camcom.it), che invita le imprese anche a consultare con attenzione il sito www.fe.camcom.it.

POMODORO: ACCORDO 2015 AFFONDA LA CONTRATTAZIONE INTERPROFESSIONALE

Fonte: Coldiretti Emilia - Romagna  

COLDIRETTI: COSÌ SI Dà IL VIA LIBERA ALLA CONTRATTAZIONE PRIVATA 

Con l’accordo del pomodoro 2015 ha preso il via una vera e propria delegittimazione delle organizzazioni di prodotto e della contrattazione all’interno della organizzazione interprofessionale. E’ questo il giudizio di Coldiretti Emilia Romagna sull’accordo interprofessionale firmato tra industrie, cooperative e organizzazioni di prodotto per la campagna 2015. Le critiche di Coldiretti sono puntate non tanto sul prezzo, quanto sui principi dell’accordo. “Il prezzo bloccato su quello del 2014, nonostante l’industria abbia chiesto di aumentare la produzione, contraddice una regola fondamentale del mercato per cui con l’aumento della domanda dovrebbe aumentare anche il prezzo – afferma il presidente regionale di Coldiretti, Mauro Tonello – ma ciò che è veramente devastante è la possibilità dell’industria di contrattare l’acquisto di pomodoro fuori dal territorio e al di fuori del contratto interprofessionale. In pratica si dà il via libera a contratti privati tra singole industrie e singoli produttori senza che questi quantitativi rientrino nel conteggio della produzione prevista dall’accordo. Non riusciamo a capire l’esultanza dei tanti sostenitori dell’interprofessione, compreso qualche luminare universitario – commenta Tonello – quando è chiaro che questi contenuti denotano una sola cosa: l’affossamento degli accordi interprofessionali e la negazione di qualsiasi possibilità di raccordare domanda e offerta”. Secondo Tonello, “A questo punto è necessaria una serie riflessione sugli strumenti dell’interprofessione e lasciare che i produttori agricoli possano scegliere i sistemi di rappresentanza che preferiscono, adottando come prima regola la trasparenza e i veri contenuti degli accordi e delle richieste industriali”.

“Il timore – commenta anche il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli – è che accordi di questo tipo, che rappresentano un deciso passo indietro nella contrattazione tra produttori e trasformatori, possano contribuire alla riduzione ulteriore delle superfici investite a pomodoro anche nella nostra provincia”. Una produzione che nel corso degli anni si è assestata attorno ai 6.000 ettari, un po’ in tutta la provincia, anche se le zone di elezione sono i comuni del basso ferrarese. “Lo scorso anno le superfici investite nel ferrarese – aggiunge Gulinelli – hanno toccato i 6.600 ettari, con un incremento rispetto al 2013 di circa il 12%, con una PLV stimata complessivamente in oltre 37 milioni di euro, interessando sia le aziende agricole, sia le imprese di trasformazione. E’ evidente che si tratta di una coltura importante per il territorio e quindi gli elementi di destabilizzazione e di contrazione del prezzo alla produzione non possono che preoccupare per le potenziali ricadute negative sull’economia provinciale. Per questo non possiamo non criticare accordi che non riescono ad intercettare le potenzialità di sviluppo di determinati comparti, deprimendo regolarmente, vuoi per un aspetto, vuoi per un altro, la redditività e la capacità di programmazione anche economica delle imprese agricole: giusto quindi dare la possibilità di arrivare ad una contrattazione diversa, più trasparente ed in linea con il potenziale collocamento del prodotto verso le industrie di trasformazione”.  

L’ACCORDO IN SINTESI
Le condizioni per i prossimi trapianti prevedono una sostanziale conferma delle griglie qualitative, con una modifica, in riduzione, del moltiplicatore per i difetti minori, che passa da 0,4 a 0,3, mentre il valore base cento dei gradi Brix resta fissato a 5.00 ed inalterata rimane anche la scaletta per i difetti maggiori. Il prezzo indicativo oscillerebbe attorno ai 92€/T, lo stesso dello scorso anno, quando era previsto un premio di un euro alla tonnellata se non si fossero superati, come è stato, gli obiettivi diproduzione individuati in 2,4 milioni di tonnellate. Per il 2015 è stato ripreso questo meccanismo di penalizzazione legato al superamento dell’ obiettivo complessivo di produzione, introducendo anche una premialità nel caso di una produzione inferiore. Pertanto, nel caso che il raccolto dell’area nord rimanga tra i 2,65 e 2,45 milioni di tonnellate, non vi saranno scostamenti dal prezzo che sarà indicato sui contratti. Perconsegne superiori a 2,65 milioni di tonnellate vi sarà una penalità di 0,5€/tonnellata ogni 50.000 tonnellate in più, fino ad una decurtazione massima di 3€/T, applicata su tutti i quantitativi, non solo sulla parte eccedente. Se il raccolto dovesse essere inferiore a 2,45 milioni di tonnellate, scatterebbero i premi. Per consegne inferiori a 2,45 milioni ditonnellate vi sarebbe un premio di 0,5€/tonnellata ogni 50.000 tonnellate in meno, fino ad un valore massimo di 3€/T, applicato su tutti i quantitativi. La resa per ettaro, nei contratti di fornitura, dovrà essere compresa tra 69 e 71 tonnellate (si ricorda che la resa media del 2014 è stata pari a 65,02T/ha, mentre la media triennale si colloca sui 69,19€/T) ed il quantitativo previsto in ogni singolo contratto sarà soggetto ad una variabilità tra -4% e +4%.

CONSUMI: COLDIRETTI, BENE IMPEGNO MIPAAF E GDO SU ETICHETTA LATTE

Fonte: Coldiretti Emilia - Romagna

“E’ un altro grande risultato della nostra mobilitazione l’adesione della grande distribuzione organizzata (GDO) alla proposta del ministero delle Politiche Agricole di garantire al consumatore una maggiore trasparenza sull’origine del latte, attraverso un segno chiaro e omogeneo per l’indicazione della zona di mungitura in etichetta”. E’ quanto afferma il direttore di Coldiretti Emilia Romagna Marco Allaria Olivieri nel commentare i risultati dell’incontro tra il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, e i rappresentanti di tutte le principali sigle della Grande distribuzione organizzata che operano in Italia. “Oggi – ha ricordato Allaria Olivieri – tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta, secondo il dossier ‘L’attacco alle stalle italiane’ presentato da Coldiretti in occasione della più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo con Ministri del Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale nelle stalle allestite nelle principali città italiane per mungere, dare da mangiare e custodire gli animali. “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero è un primo passo che va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti”, ha concluso il direttore regionale di Coldiretti, Allaria Olivieri.

AGROALIMENTARE, MIPAAF: 4 AZIONI CON LA DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA MARTINA: INCONTRO PROFICUO, SUBITO AL LAVORO PER PROMOZIONE PRODOTTI DOP E IGP, RETE LAVORO DI QUALITÀ E TRASPARENZA SU ORIGINE IN ETICHETTA DEL LATTE

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è svolta ieri a Roma presso il Palazzo dell’Agricoltura la riunione tra il Ministro Maurizio Martina e i rappresentanti di tutte le principali sigle della Grande distribuzione organizzata che operano in Italia. Durante l’incontro sono stati affrontati i principali temi relativi al mercato dei prodotti agroalimentari nazionali, all’organizzazione della filiera e alla distribuzione del valore all’interno della stessa. Il Ministro ha presentato i primi quattro punti di lavoro ampiamente condivisi da tutti i soggetti al tavolo. In particolare: - Operazione straordinaria di promozione dei prodotti di qualità Dop e Igp nazionali con azioni dedicate nei negozi della Distribuzione organizzata, abbinata a una campagna di educazione alimentare e di promozione verso i consumatori. - Investimento nella Rete del lavoro agricolo di qualità, la cui cabina di regia si è insediata ieri presso l’Inps, come strumento di contrasto al lavoro nero e per la certificazione etica dei produttori fornitori della Gdo in ottica di semplificazione. - Sostegno all'export con piattaforme logistico distributive all'estero per accrescere il mercato dei prodotti italiani a livello internazionale. - Maggiore coordinamento su alcune filiere a partire da quella lattiero casearia dove anche un intervento della distribuzione può contribuire nella gestione del delicato passaggio di fine del regime delle quote. In particolare c’è stata adesione alla proposta del Ministero di garantire al consumatore una maggiore trasparenza sull’origine del latte, attraverso un segno chiaro e omogeneo per l’indicazione della zona di mungitura in etichetta. “È stato un incontro molto proficuo – ha detto il Ministro Martina – al quale seguiranno a breve altre riunioni operative per attuare le azioni . La grande distribuzione può svolgere un ruolo ancora più determinante nel rilancio del comparto agroalimentare italiano e il Governo è impegnato per favorire questo processo. Sono soddisfatto in particolare per la convergenza sulla nostra proposta di dare un’informazione chiara e trasparente al consumatore in merito alla zona di mungitura del latte, evidenziando l’origine del prodotto e dando così uno strumento di maggiore competitività alle aziende. Anche sul fronte dei prodotti Dop e Igp iniziamo un lavoro di valorizzazione per aprire nuovi spazi e per promuovere meglio questi marchi di qualità riconosciuta. Sono convinto, poi, che la nostra Rete del lavoro agricolo di qualità potrà contribuire a dare un metro certo e riconosciuto dallo Stato per la certificazione etica delle aziende, sgravando da questo compito le imprese della distribuzione. C’è molto lavoro da fare su questi fronti, così come su quello dell’internazionalizzazione, ma ci sono anche le premesse per fare il salto di qualità necessario”.

EXPORT, MARTINA: 34,3 MILIARDI NEL 2014 CON UNA CRESCITA DEL 70% NEGLI ULTIMI 10 ANNI. OBIETTIVO 50 MILIARDI NEL 2020

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“L’agroalimentare italiano fissa un nuovo record nelle esportazioni raggiungendo quota 34,3 miliardi di euro nel 2014, come certificato dall’Istat. Dal 2004, grazie allo straordinario lavoro di promozione del Made in Italy fatto dalle nostre imprese, registriamo una crescita del 70%. Nonostante un’annata non felicissima dal punto di vista climatico e aggravata dall'embargo russo, abbiamo chiuso con un risultato importante. Il nostro obiettivo è raggiungere quota 50 miliardi nel 2020 e 36 miliardi nel 2015, sfruttando il cambio euro dollaro più favorevole e l’abbassamento dei costi dell’energia. Abbiamo ancora margini di crescita importanti sui quali stiamo lavorando con il Ministero dello Sviluppo Economico e con le imprese, mettendo in atto il piano per l’internazionalizzazione con un focus specifico sui prodotti agroalimentari. Penso alle opportunità di sviluppare piattaforme logistico distributive all’estero e ad un programma di promozione che concentri le risorse su alcuni obiettivi chiave. In questo contesto non possiamo dimenticare la grande opportunità che Expo Milano 2015 rappresenta per tutte le nostre filiere e i territori”. Così il Ministro delle politiche agricole con delega ad Expo Maurizio Martina commenta i dati sulle esportazioni 2014 certificati oggi dall’Istat.

MIPAAF: PRESENTATO RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO SULLA COOPERAZIONE AGRICOLA MARTINA: COOPERAZIONE STRUMENTO CHIAVE PER ORGANIZZARE LA FILIERA, SI PUÒ CRESCERE ANCORA SUL FRONTE EXPORT

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

 Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che il Ministro Maurizio Martina ha partecipato ieri alla presentazione del Rapporto 2014 dell’Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana, presso il Palazzo della Cooperazione a Roma. “Il tema della dimensione aziendale – ha detto Martina – dell’aggregazione dell’offerta e dell’organizzazione è fondamentale e in questo contesto la cooperazione gioca un ruolo chiave. I dati ci dicono che dove c'è cooperazione, c'è maggiore valore aggiunto per i produttori agricoli associati. Dove manca, il territorio è più povero e la filiera molto meno organizzata”. “In quest’anno di governo – ha proseguito il Ministro – abbiamo lavorato per costruire strumenti adeguati a far compiere un salto di qualità al settore. I 130 milioni di euro investiti già a novembre su contratti di filiera, coinvolgendo 2mila agricoltori, vanno in questa direzione. Nel nostro piano di investimenti da 2 miliardi nel triennio 2015-2017 ci sono oltre 600 milioni dedicati ai contratti di rete e filiera, per rendere più competitivo il nostro sistema produttivo”. “Dobbiamo lavorare ancora molto, anche sul fronte estero. Nel 2014, anno non felicissimo dal punto di vista climatico e aggravato dall'embargo russo, abbiamo chiuso con 34,3 miliardi di euro di export agroalimentare come certificato oggi dall’Istat. Abbiamo ancora margini di crescita importanti sui quali stiamo lavorando con il Ministero dello Sviluppo Economico e con le imprese. Vogliamo anche potenziare il ruolo del nostro Istituto di sviluppo agroalimentare, l’Isa, per stare al fianco di soggetti forti che vogliano crescere nelle dimensioni e negli orizzonti”.

martedì 17 febbraio 2015

MIPAAF: INSEDIATA LA CABINA DI REGIA DELLA RETE DEL LAVORO AGRICOLO DI QUALITÀ MARTINA: STRUMENTO PER LA LEGALITÀ E LA COMPETITIVITÀ

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è insediata ieri la Cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità, prevista nel provvedimento “Campolibero”, e composta dalle organizzazioni sindacali, dalle organizzazioni professionali, insieme ai rappresentanti dei Ministeri interessati (Politiche agricole, Lavoro, Economia) e della Conferenza delle Regioni. La presidenza della Cabina di regia è stata assunta dall’INPS con il dott. Fabio Vitale, direttore centrale Vigilanza. La Cabina di regia ha già programmato i suoi lavori, con tre riunioni nel prossimo mese di marzo, così da determinare prontamente gli elementi essenziali dell’istanza telematica che dovranno rivolgere all’INPS le imprese agricole che vorranno aderire alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Possono fare richiesta per entrare nella Rete le imprese agricole in possesso dei seguenti requisiti: a) non avere riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto; b) non essere stati destinatari, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le violazioni di cui alla lettera a); c) essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi. “Con la Rete del lavoro agricolo di qualità – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – diamo il via a una semplificazione dei controlli previdenziali sulle imprese agricole che aderiranno, mettendo un altro tassello utile per la competitività delle imprese e per il contrasto al lavoro nero. Abbiamo fortemente voluto questo strumento anche per costituire un coordinamento tra istituzioni e parti sociali che potrà essere utile per il rilancio del settore e per un rafforzamento del lavoro sul piano della legalità. Siamo certi, poi, che anche le filiere agroalimentari ed i consumatori sapranno apprezzare la forma di certificazione etica che la rete del lavoro agricola di qualità sarà in grado di offrire”.

OI POMODORO DA INDUSTRIA DEL NORD ITALIA - CAMPAGNA 2015: CONSEGNA DEI CONTRATTI ENTRO IL 4 MARZO. NOTIZIE POSITIVE DALLA VERIFICA DEI PAGAMENTI 2014

Fonte: Ufficio Stampa OI Pomodoro da Industria Nord Italia

Dovranno essere consegnati entro il 4 marzo i contratti stipulati per la campagna 2015 del pomodoro da industria del Nord Italia. Questa la decisone presa dal comitato di coordinamento dell’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia a seguito del raggiungimento dell’accordo che porterà alla firma del Contratto quadro d’area per il Nord Italia da parte dei rappresentanti della componente agricola e della componente industriale. Come previsto dalle regole condivise dell’Oi, infatti, la data di consegna dei contratti è stata fissata dopo tre settimane dal raggiungimento dell’Accordo d’Area dello scorso 11 febbraio. “Ringrazio le parti coinvolte – ha dichiarato in apertura di comitato Pier Luigi Ferrari, presidente dell’Oi, organizzazione che non partecipa alla contrattazione tra le parti – perché si è arrivati all’accordo in tempi utili per una corretta ed attenta programmazione dando così dimostrazione di un sistema fortemente coeso. Il perseguimento del bene dell’intera filiera non deve mai venire meno, a maggior ragione in un’annata così importante come il 2015 contraddistinta dal rilevante appuntamento dell’Expo. Il raggiungimento dell’accordo determina, di fatto, l’avvio della campagna 2015 che si svolgerà nell’ambito dell’applicazione delle regole condivise al fine di favorire la piena trasparenza dei rapporti fra le parti. In particolare l’Oi sarà protagonista di quella rilevante attività di verifica della conformità dei singoli contratti al Contratto Quadro d’Area in modo che vi sia una precisa corrispondenza tra gli impegni assunti in fase di contrattazione e i singoli contratti stipulati fra Op e imprese di trasformazione. L’Oi quest’anno come novità effettuerà anche la verifica della congruità dei contratti depositati, ovvero la coerenza fra rese contrattate e rese storiche delle Op e fra quantità contrattate e capacità storica di lavorazione delle aziende di trasformazione”. Tra le note positive emerse nella seduta del comitato anche quella riguardante la verifica dei pagamenti della materia prima relativamente alla campagna 2014 all’interno della filiera. “A seguito delle comunicazioni giunte dalle Op associate – ha concluso il presidente Ferrari – risulta pressoché totalmente pagato quanto dovuto dalle imprese di trasformazione alle Op per la fornitura di materia prima”.

lunedì 16 febbraio 2015

CIA FERRARA - IMU: SERVE UNA REVISIONE TOTALE O SARÀ MOBILITAZIONE

Fonte: Ufficio Stampa Cia Ferrara  

Cia Ferrara, in accordo con Cia Nazionale, sconcertata per i criteri iniqui di applicazione dell’imposta che peserà, a livello nazionale, 300 milioni di euro sulle aziende agricole. Ed anche l’Istat se ne lava le mani.

Mentre si contano i danni provocati dagli allagamenti nelle campagne a causa delle piogge cadute nei giorni scorsi e la preoccupazione delle aziende agricole è ai massimi livelli, non si placano le polemiche per l’applicazione dell’IMU. In un momento così difficile per l’agricoltura, il problema della tassazione sugli immobili sembra lontano dall’essere risolto, soprattutto per le zone di pianura, ed aggrava ulteriormente la situazione. Cia Ferrara, in accordo con Cia Nazionale, sta pensando in questi giorni a una mobilitazione per chiedere al Governo di rivedere completamente la tassazione e i criteri di esenzione al pagamento. Secondo l’associazione, infatti, non basta la parziale modifica - approvata con un Decreto Legge il 24 gennaio – ma è necessario cancellare o modificare totalmente la norma che esclude dall’esenzione al pagamento dell’Imu i territori di pianura. Sul piatto c’è il destino di molte aziende medio-piccole e familiari ed anche il ricambio generazionale. La tassazione eccessiva, i bassi prezzi pagati ai produttori e la conseguente fatica a generare un reddito dignitoso allontanano i giovani dalle campagne, anche se possiedono già terreni di famiglia. Davvero amareggiato Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara che, in pieno accordo con Secondo Scanavino presidente nazionale, sta valutando una mobilitazione anche sui territorio di Ferrara. «L’Imu vale per lo stato 300 milioni di euro, una cifra letteralmente “sottratta” alle aziende agricole, attraverso un mero calcolo finanziario, che non tiene conto delle difficoltà del settore e della forte necessità di puntare proprio sul primario per uscire dalla crisi. Non discuto che le zone di montagna siano considerate “svantaggiate” e quindi esenti dal pagamento, ma quale vantaggio c’è a condurre, di questi tempi, un’azienda nella pianura ferrarese? Servirebbe una revisione profonda, a livello strutturale, del tributo – continua Calderoni – per uscire da questo “Caos Imu” che pesa sulle tasche degli agricoltori. Fatto ancor più grave è la posizione dell’Istat che sta negando ogni responsabilità sui dati utilizzati dal Governo per l’applicazione della tassa. Siamo dunque nella situazione in cui l’Istituto Nazionale di Statistica nega la validità dei dati da lui stesso forniti. Un paradosso che rende ovvia la necessità di rivedere totalmente e in maniera tempestiva, l’intera tassazione. Per sollecitare tale azione anche Cia Ferrara – conclude Calderoni – aderirà al percorso di mobilitazione indetto a livello nazionale per chiedere che sull’Imu si ricominci, davvero, dall’inizio. E l’inizio, per noi, sono le esigenze del settore e delle imprese agricole dalle quali bisogna partire e delle quali bisogna tenere fortemente conto per evitare iniquità e favorire il rilancio, temi su cui abbiamo apprezzato la sensibilità dei nostri rappresentanti istituzionali territoriali e che auspichiamo si adoperino, ad ogni livello, per favorire un processo di profonda revisione dell’imposta.»

COLDIRETTI: I PRODOTTI I.G.P. (INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA) ITALIANI NON SEMPRE HANNO ORIGINE “MADE IN ITALY”

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Quando la materia prima è 100% italiane negli IGP? Il marchio europeo non disciplina l’origine, tutela unicamente la caratteristica fattura di un prodotto agroalimentare sia che abbia origine nei nostri campi, che no. Proviamo a chiarire qualche aspetto.

Le Dop e le Igp sono produzioni legate al territorio riconosciute dall’Unione Europea sulla base di un disciplinare. Una DOP, denominazione di origine protetta, deve essere ottenuta da una materia prima coltivata o allevata in una parte del territorio italiano, delimitata dal disciplinare di produzione, con l’eventuale trasformazione, stagionatura, etc. (praticamente tutte le Dop sono prodotti trasformati, ma ci sono anche alcuni prodotti, ad esempio ortofrutticoli, non trasformati, come ad esempio l’Aglio di Voghiera) anch’essa localizzata in una parte del territorio italiano individuata dal disciplinare. Pertanto la Dop di un prodotto italiano possiamo definirla veramente, completamente, 100 per cento made in Italy, perché materia prima e trasformazione sono legate al nostro territorio. I problemi nascono con la IGP, indicazione geografica protetta, perché le Igp sono eterogenee sia dal punto di vista della tipologia di prodotto (materia prima nazionale o no) che dal punto di vista della eventuale trasformazione (trasformata o non trasformata). Ci sono Igp 100 per cento italiane e Igp che vengono solo trasformate in Italia. Come districarsi? Dalla verifica dei disciplinari abbiamo composto la tabella che segue, dove sono individuati i prodotti Igp 100 per cento italiani (N.B.: per brevità si parla di materia prima e di trasformazione in Italia, è ovvio che ogni prodotto ha un suo territorio delimitato che non coincide con l’intero territorio nazionale e che alla trasformazione può seguire una stagionatura o altre lavorazioni) e quelli che nel disciplinare pongono qualche limite o nessun limite geografico alla provenienza della o delle materie prime o non esplicitano chiaramente la provenienza delle materie prime.


PRODOTTO Igp
MATERIA 1°
TRASFORMAZIONE
Ortofrutticoli Igp
100% Ortofrutta coltivata in Italia
Lavorati in Italia
Riso del Delta del Po Igp
100% Riso coltivato in Italia (RO-FE)
Lavorato in Italia
Riso Nano Vialone Veronese Igp
100% Riso coltivata in Italia (VR)
Lavorato in Italia
Farro della Garfagnana Igp
100% Farro coltivato in Italia (LU)
Lavorato in Italia
Olio Toscano Igp
100% Olive coltivate in Italia (Toscana)
Si, in Italia
Coppia Ferrarese Igp
Origine grano non definita
Si, in Italia
Focaccia di Recco col formaggio Igp
Origine ingredienti non definita
Si, in Italia
Pane Casareccio di Genzano Igp
Origine grano non definita
Si, in Italia
Pane di Matera Igp
Almeno 20% grano italiano (MT)
Si, in Italia
Panforte di Siena Igp
Origine ingredienti non definita
Si, in Italia
Piadina Romagnola Igp
Origine grano non definita
Si, in Italia
Ricciarelli di Siena Igp
Origine ingredienti non definita
Si, in Italia
Torrone di Bagnara Igp
Origine ingredienti non definita
Si, in Italia
Maccheroncini di Campofilone Igp
Origine grano non definita
Si, in Italia
Pasta di Gragnano Igp
Origine grano non definita
Si, in Italia
Bresaola Valtellina Igp
Origine carne non definita
Si, in Italia
Ciauscolo Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Coppa di Parma Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Cotechino Modena Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Lardo di Colonnata Igp
100% Suini nati, etc. in Italia (varie regioni)
Si, in Italia
Mortadella Bologna Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Porchetta di Ariccia Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Prosciutto Amatriciano Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Prosciutto Norcia Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Prosciutto di Sauris Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Salama da sugo Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Salame Cremona Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Salame d’oca di Mortara Igp
100% Oche e suini nati, etc., in Italia (varie regioni)
Si, in Italia
Salame di S.Angelo Igp
Suini UE
Si, in Italia
Salame Felino Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Speck Alto Adige Igp
Suini UE (se suini  nati, etc. in Alto Adige si può chiamare Bauernspeck, ovvero speck del contadino)
Si, in Italia
Zampone Modena Igp
Origine suini non definita
Si, in Italia
Aceto Balsamico Modena Igp
Origine uve non definita
Si, in Italia
Sale Marino di Trapani Igp
100% Sale prodotto in Italia (TR)
Si, in Italia
Abbacchio Romano Igp
100% Agnelli nati, etc., in Italia (Lazio)
Lavorati in Italia
Agnello Centro Italia Igp
100% Agnelli nati, etc, in Italia (varie regioni)
Lavorati in Italia
Agnello di Sardegna Igp
100% Agnelli nati, etc, in Italia (Sardegna)
Lavorati in Italia
Vitellone Bianco dell’Appennino Igp
100% Vitelloni nati, etc, in Italia (varie regioni)
Lavorati in Italia
Acciughe Sotto Sale del Mar Ligure Igp
100% Pesce pescato sulle coste italiane (Liguria)
Lavorato, in Italia
Salmerino del Trentino Igp
100% Pesce nato e allevato in Italia (TN-BS)
Lavorato in Italia
Trota del Trentino Igp
100% Pesce nato e allevato in Italia (TN-BS)
Lavorato in Italia
Canestrato di Moliterno Igp
100% Latte prodotto in Italia (PZ-MT)
Si, in Italia