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venerdì 29 luglio 2011

Pesca: Emilia-Romagna, Veneto e Friuli scrivono al Governo per chiedere un tavolo permanente al Ministero

FONTE: REGIONE EMILIA - ROMAGNA

Pesca: Emilia-Romagna, Veneto e Friuli scrivono al Governo per chiedere un tavolo permanente al Ministero subito dopo la pausa estiva e la creazione del Distretto Alto-Adriatico

Anticipare la fine del fermo pesca al 15 settembre, attivare bandi per piccola pesca e vongolare, sviluppare piani interregionali di gestione dell’Alto Adriatico. Queste le richieste delle Regioni Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
I tre assessori regionali alla Pesca Tiberio Rabboni, Franco Manzato e Claudio Violino hanno scritto al ministro per le Politiche agricole Saverio Romano per chiedere di avviare, subito dopo la pausa estiva, un tavolo permanente per dare presto una risposta concreta alle marinerie. Gli assessori chiedono, inoltre, al Governo di procedere nella strada per la creazione di un vero e proprio Distretto Alto-Adriatico, come soggetto nuovo per la riconversione e lo sviluppo della pesca. Questa, scrivono gli assessori, è “l’unica carta per voltare pagina” e “salvare le risorse ittiche del nostro mare Adriatico senza distruggere i comparti”.
“La recente ‘partita’ relativa al fermo pesca, che ha visto ancora una volta non comprese fino in fondo le esigenze specifiche e le proposte delle marinerie dell’Alto-Adriatico - sottolineano ancora gli assessori - ha dimostrato quanto sia importante rafforzare la capacità di interlocuzione tra i nostri operatori e il Ministero, con l’appoggio fattivo e responsabile delle Regioni”.
Rabboni, Manzato e Violino chiedono di superare di superare la fase di gestione delle “emergenze del brevissimo periodo” e di individuare, invece, “percorsi strutturati di rilancio dei comparti produttivi”. Come Regioni, aggiungono “siamo pronti, proprio sulla base del lavoro importante che stiamo facendo con i nostri pescatori, ad assumerci la responsabilità di proporre soluzioni anche molto impegnative. Ma non possiamo essere lasciati soli”.
In particolare le questioni sulle quali le tre Regioni chiedono di confrontarsi con il Ministero, così come emerso dai lavori delle Unità di Crisi e come chiesto anche dalle rappresentanze degli operatori, sono: la modifica del decreto che ha definito il fermo biologico, anticipandone la conclusione al 15 settembre; i nuovi bandi per l’arresto definitivo dei segmenti “piccola pesca” e “vongolare”; l’attivazione del Distretto Alto-Adriatico e la predisposizione di piani di gestione interregionali rapportati al contesto ambientale (tre, sei e dodici miglia) e per tipologia di licenza.

ORTOFRUTTA: DOCUMENTO COLDIRETTI, CIA, CONFAGRI E COPAGRI SU CRISI SETTORE

FONTE: COLDIRETTI, CIA, CONFAGRI E COPAGRI

INTERVENTI URGENTI PER IL SETTORE ORTOFRUTTICOLO

La campagna del prodotto ortofrutticolo estivo a causa delle difficoltà
causate dall’emergenza E.coli e delle problematiche di un periodo
climatico variabile, non favorevole ai consumi, è in una situazione di
pesante crisi. Gli strumenti normativi comunitari, previsti in materia di
prevenzione e gestione delle crisi di mercato, si rilevano sempre più
limitati e incapaci di rispondere agli obiettivi per cui sono stati
concepiti, soprattutto in presenza di forti crisi di mercato. Con il
passare dei giorni la crisi di mercato, oltre che per pesche e
nettarine, si sta allargando anche ad altri prodotti come cocomeri e
meloni.
Interventi urgenti
Diventa urgentissimo un autorevole intervento del Ministero
per le politiche agricole alimentari e forestali per poter ovviare a
questa situazione ed interventi presso la GDO per:
- sottoscrivere l’accordo interprofessionale. L’accordo è saltato per il
rifiuto dei soli rappresentanti della GDO di impegnarsi a non
commercializzare prodotto di importazione con caratteristiche
qualitative inferiori a quelle per cui si impegnavano i produttori italiani.
Considerato che si è a campagna avanzata, l’Accordo dovrebbe
avere valenza per le campagne 2011 e 2012.
- regolamentare l’uso del sottocosto dei prodotti ortofrutticoli;
- regolamentare l’uso della scontistica;
- ridurre i tempi di pagamento sui prodotti deperibili.
Inoltre per affrontare la crisi di mercato si propone che il
Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali con il
coinvolgimento delle Regioni si attivi per:
- coordinare l’attivazione da parte delle Organizzazione dei produttori
ortofrutticoli delle misure previste dall’art. 10 del Reg. 1182/2007.
Infatti, per i prodotti ritirati e distribuiti in beneficenza l’aiuto finanziario
comunitario in caso di ritiri dal mercato di ortofrutticoli, in volume non
superiore al 5% della produzione commercializzata da ciascuna OP,
è pari al 100%.
- attivazione dei ritiri di prodotto trasformato, con anticipo nazionale,
come attività preparatoria del bando per indigenti, previsto dalla
regolamentazione comunitaria, per frutta trasformata a valere sul
bilancio 2012;
- attivazione a partire dal mese di luglio di misure di ritiro
straordinarie in deroga alla OCM in analogia con lo schema di aiuti
adottato con il regolamento comunicatori E.Coli;
- subordinare gli ulteriori interventi nazionali e regionali (esempio de
minimis) al pieno espletamento di tutte le azioni previste dei piani
operativi.
Agevolare interventi sul credito:
- Prevedere la sospensione di rate e dei pagamenti dovuti
dall’impresa agricola nel 2011 e consentire la loro rateizzazione nel
medio periodo;
- Rafforzare gli interventi di credito agevolato;
- Rinnovo moratoria ABI sul settore agricolo.
Piano di ristrutturazione del settore
Premesso che il ripetersi di continue crisi nel settore ortofrutticolo, in
particolare nell’ambito delle pesce e nettarine, ha evidenziato che gli
attuali strumenti di governo del settore non sono in grado di
interrompere il trend negativo.
In particolare, si sono manifestate palesemente inefficaci le misure
relative alla programmazione, commercializzazione, promozione
favorendo prevalentemente, ancorché indirettamente, il sistema della
distribuzione, si ritiene urgente e necessario:
1. migliorare la “Strategia nazionali” di attuazione della OCM
ortofrutta, sostenendo all’interno del Piano Operativo misure
specifiche che prevedano la prevalenza delle risorse destinate
alle fasi di produzione agricola – al fine di evitare il perpetuarsi di
attività formalmente ascrivibili alla filiera agricola, oggi a
vantaggio dei soggetti del commercio e della Distribuzione
Organizzata;
2. attivare un fondo mutualistico alimentato anche con misure
specifiche del Piano Operativo sul modello “misure di
prevenzione e gestione delle crisi” da poter utilizzare in caso di
crisi;
3. sviluppare e sostenere polizze multi - rischio compatibili nei costi,
efficaci nella tutela e nelle garanzie;
4. avviare, attraverso i piani operativi e con finanziamento nazionale,
un piano di ristrutturazione del comparto, con una riconversione
varietale che privilegi gli obiettivi di vocazionalità e stagionalità, in
coerenza con l’evoluzione dei consumi, così da consentire una
presenza continuativa del prodotto per l’intera stagione, al fine di
evitare importazioni di prodotti poco qualificati che come
ampiamente verificato creano disaffezione sul consumo;
5. ristrutturare le attività commerciali, dei sistemi organizzativi
governati dagli agricoltori, per evitare conflitti e concorrenza e
attivare una maggiore trasparenza e capacità di programmazione
verso il mercato e verso la produzione;
6. rafforzare metodiche finalizzate alla trasparenza della filiera
commerciale, anche con riferimento alla data di raccolta, al
contenuto di gradi brix, e/a i costi di produzione specifici
all’agricoltore;
7. individuare modalità di confezionamento del prodotto, che
standardizzino in poche tipologie compatibili economicamente, il
contenitore del prodotto, al fine di sovvertire l’imposizione che
sino ad oggi la GDO ha voluto, scaricando propri oneri sul mondo
della produzione;
8. superare l’attuale sistema di informazione, sulle produzioni e sui
mercati e sostenere la predisposizione di un soggetto nazionale
che in trasparenza asseveri: le previsioni produttive, di mercato,
di consumo, i costi di produzione e li certifichi;
9. rivedere la normativa nazionale per sostenere la costituzioni di
OP unicamente a base agricola, in particolare in quelle aree del
Paese deficitarie di soggetti aggregati;
10. sostenere nei confronti di Bruxelles l’aumento delle indennità di
ritiro e l’aumento della quota ritirabile, con modalità che
disincentivino la pianificazione produttiva che va oltre al
necessario ritiro;
11. evitare misure di concorrenza sleale (dumping commerciale) con
particolare riferimento ai costi di manodopera, energia, mezzi
tecnici, trasporti e aiuti di Stato.

I problemi del mercato del lavoro in agricoltura: un incontro in Provincia per una strategia condivisa

FONTE: PROVINCIA DI FERRARA

Mercoledì 27 luglio si è svolto in Provincia, promosso dalla Presidente Marcella Zappaterra e dall’assessore alle Politiche del lavoro Caterina Ferri, un primo incontro con la parti sociali del settore agricolo, sui temi del mercato del lavoro in agricoltura.
Dando seguito ad un convegno organizzato ad aprile da Flai-Cgil, le organizzazioni sindacali hanno sollecitato la ripresa di un confronto con tutti gli attori; sollecitazione prontamente raccolta dall’amministrazione di piazza Castello.
Infatti, sebbene il comparto manifesti una sostanziale tenuta occupazionale nonostante il periodo di crisi, non sono assenti i rischi di infiltrazioni di irregolarità nei meccanismi di avviamento al lavoro, né le difficoltà ad un incrocio immediato ed efficace tra la domanda e l’offerta di lavoro, soprattutto nei periodi dei picchi di raccolta.
Negli ultimi anni si è infatti significativamente ridimensionata la domanda di personale rivolta dalle imprese ai Centri per l’Impiego provinciali, sebbene questi continuino a raccogliere gli elenchi delle disponibilità dei lavoratori per l’avviamento in agricoltura.
Per verificare interventi condivisi di miglioramento della situazione, si è deciso di insediare un tavolo tecnico composto da esperti espressi da tutti gli attori presenti, che consegni organizzazioni datoriali, sindacali ed alla Provincia, ipotesi di intervento operative.

Agricoltura. I dati provvisori del 6° censimento generale. Numero delle aziende in calo, in crescita la dimensione media.

FONTE: REGIONE EMILIA - ROMAGNA


Rabboni: "Le scelte fatte dalla Regione con il Piano di sviluppo rurale sono giuste, con risorse per giovani, ammodernamento delle imprese, montagna e progetti di filiera"

Diminuisce il numero delle aziende agricole in Emilia-Romagna, ma aumenta la superficie media di quelle attive. I primi dati provvisori del 6° Censimento generale dell’agricoltura diffusi da Istat e le ulteriori elaborazioni dell’Ufficio regionale di censimento dell’Emilia-Romagna consegnano tante conferme e alcune novità che indicano coma stia cambiando la realtà dell’agricoltura.
“Il censimento ci consegna una fotografia con luci e ombre”, ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati, alla presenza del responsabile della Sede Istat per l’Emilia-Romagna Marco Ricci. “Le luci sono rappresentate - ha spiegato Rabboni - dalla crescita della dimensione media delle aziende e degli allevamenti, dall’aumento del livello di scolarizzazione dei conduttori e dal fatto che il consumo del territorio di pianura freni. Le ombre sono il forte calo delle aziende soprattutto in montagna e in collina, la diminuzione dei giovani imprenditori e delle colture arboree specializzate. I dati del censimento confermano che le scelte fatte dalla Regione con il Piano di sviluppo rurale sono giuste, con risorse destinate ai giovani e all’ammodernamento delle imprese agricole, alla montagna e ai progetti di filiera per dare valore alle attività”.
I dati, ora in fase di verifica, potranno subire variazioni quando saranno completati i controlli e aggiunti anche i dati relativi alle 600 aziende con sedi in altre regioni (Veneto, Marche, Toscana e Puglia) ma con terreni in Emilia-Romagna.
Alla voce novità emergono la sostanziale tenuta della superficie agricola utilizzata (Sau) nelle aree fertili di pianura (-0,8%), l’aumento consistente del ricorso all’affitto dei terreni da parte delle aziende agricole (pari al 40% della Sau totale) e l’aumento delle società semplici e di capitali sia in termini di numerosità sia di Sau.
Rispetto ai precedenti censimenti sono confermate la diminuzione del numero di aziende attive (erano 106 mila nel 2000 alle 73441 del 2010), il calo dei giovani (-47,7% sul 2000) e della Sau nelle aree montane (-20%), l’aumento della dimensione media aziendale (da 10,65 ettari nel 2000 a 14,63 nel 2010) e del numero medio di tutti i capi allevati in stalla (i bovini, ad esempio, sono passati dai 52 ai 76 per stalla).
I dati generali del censimento
Le aziende agricole attive rilevate in regione sono 73.441, con una Sau di 1.066.773 ettari.
Rispetto al 2000 le aziende diminuiscono del 31% (-32,2% in Italia), la Sau totale del 5,5% (-2,3% in Italia) mentre la Sau media aziendale aumenta di oltre un terzo, passando da 10,65 ettari nel 2000 a 14,63 nel 2010, dato doppio rispetto alla media italiana pari a 7,93 (vedi tabella 1 e 2).
L’andamento del numero delle aziende e della Sau è diverso per zona altimetrica: in montagna le prime calano del 42% e la Sau del 20%; in collina rispettivamente del 32% e dell’11%; in pianura del 28% e dello 0,8% (vedi tabella 3).
La perdita di Sau nei 10 anni è stata di oltre 62 mila ettari, ma la capacità produttiva media annuale delle aziende agricole regionali è rimasta sostanzialmente inalterata (ad es. la produzione annuale regionale delle legnose agrarie in una annualità normale come il 2009 è addirittura cresciuta dell’+1,8% rispetto alla media 2000-2010), a dimostrazione di una tenuta delle produzioni regionali e a fronte di una quota consistente di terreni agricoli e forestali (171 mila ettari) destinati alle misure agro ambientali di tutela della biodiversità, delle risorse idriche, dei suoli e della mitigazione dei cambiamenti climatici.
Per quanto riguarda le dimensioni medie aziendali, ci sono oscillazioni considerevoli: dal minimo dell’8,37 ettari per azienda per i conduttori con più di 65 anni senza successore, ai 41,31 ettari dei conduttori tra i 40 e i 54 anni con successore (vedi tabella 4).
Le novità
Sempre i primi dati provvisori del censimento, anche se in modo poco appariscente, denotano un progressivo e graduale assestamento strutturale di parte delle aziende agricole regionali sempre più orientate al raggiungimento di dimensioni che consentano di stare sul mercato.
Se la Sau media regionale è cresciuta di oltre un terzo (da 10,65 a 14,63 ettari), le aziende che aumentano di numero sono solo quelle più grandi: quelle con Sau tra i 50 e 100 ettari (+14,2%) e di oltre 100 ettari (+33,7%). Si tratta in tutto di 3.958 aziende (5,4% del totale), per una superficie agricola in conduzione che è circa il 42% della superficie agricola utilizzata (32% nel 2000). Se, invece, consideriamo anche le aziende con più di 30 ettari, la Sau in gestione passa al 56% (vedi tabella 5).
Per quanto riguarda l’affitto, la Sau regionale passa dal 30% nel 2000 al 40%. Le aziende che utilizzano esclusivamente terreni in proprietà rimangono comunque numericamente prevalenti (circa due terzi), ma cresce il peso di quelle con terreni sia in proprietà che in affitto, pari a circa il 21% del totale contro il 14% del 2000 (vedi tabella 6).
Tra le forme giuridiche resta prevalente l’azienda individuale (87,3% del totale), anche se in calo rispetto al 2000 (-35%). In aumento sia le società semplici sia quelle di capitali (pur rappresentando solo l’11% del totale delle aziende regionali): con un +24% le prime e un +104% le seconde.
Le produzioni agricole
Con riferimento all’utilizzo della Sau, nel 2010 il 78% è occupata da seminativi (813.756 ettari, al primo posto in Italia – vedi tabella 7), il 12% da legnose agrarie e il 10% da prati permanenti e pascoli.
Il 72% della superficie a seminativi si concentra nell’area di pianura, aumentando di circa 11 mila ettari rispetto al 2000; cala invece di 38 mila ettari nella fascia collinare e montana. Per le legnose agrarie, viceversa, la riduzione è più sensibile in pianura (vedi tabella 8).
Tra i seminativi le colture che guadagnano superfici rispetto al 2000 sono i cereali, le foraggere avvicendate, le leguminose da granella, le ortive, le sementi e piantine. In forte calo, invece, la barbabietola da zucchero: la superficie attuale è circa un terzo di quella che occupava nel 2000. In calo anche le coltivazioni industriali, con ogni probabilità a seguito del ridimensionamento della soia, mentre i terreni a riposo risultano quasi dimezzati dopo la fine del ‘set aside’ obbligatorio. Tra le legnose agrarie, è da segnalare il sensibile calo (circa del 22%) delle coltivazioni frutticole (vedi tabella 9). Anche per la vite, si assiste a una diminuzione di circa il 7,1% della superficie investita, che nel 2010 è di circa 56 mila ettari.
Gli allevamenti
Con 558.600 capi censiti, il patrimonio bovino regionale si è ridotto, negli ultimi 10 anni, dell’11%. La chiusura dei piccoli allevamenti porta a 76 il numero medio dei capi per azienda, contro i 52 del 2000. Anche le vacche da latte, con un consistenza regionale di 246.454 (1,35 milioni di capi in Italia), sono in diminuzione di quasi l'11%; la dimensione media degli allevamenti è di 58 capi, ma, dati alla mano, oltre il 50% delle vacche da latte viene allevato nelle 661 aziende (15,5% del totale regionale) con oltre 100 capi. L’allevamento bovino, quindi, è sempre più concentrato in un numero limitato di stalle, ma di grandi dimensioni.
Per i suini e gli avicoli, il confronto con il 2000 è possibile solo con riferimento al numero di capi. Il patrimonio suinicolo regionale conta 1.283.280 animali, di cui oltre il 90% concentrato in 271 aziende con almeno 1.000 suini ciascuna. Il numero totale si è ridotto, negli ultimi 10 anni, del 17,5%.
Per gli avicoli, i primi dati sembrano confermare le consistenze del 2000 di circa 30 milioni di capi in regione.
Il lavoro in agricoltura
Per quanto riguarda in generale il lavoro in agricoltura, in coerenza con i dati nazionali, in Emilia-Romagna le giornate di lavoro si attestano a 19 milioni l’anno, in diminuzione del 25% rispetto al 2000, sia per effetto del calo delle aziende sia per l’introduzione di nuove tecnologie nei processi produttivi.
Sul titolo di studio aumentano sensibilmente i capoazienda laureati, ora sono il 6,3% (4,2% nel 2000) e i diplomati e/o qualificati presso scuole superiori che passano dal 18,8% al 26,1%.
Il 50% del lavoro rimane, come nel 2000, in carico ai conduttori.
Il ricambio generazionale
Sul tema dei giovani in agricoltura, si registra un calo ma ci sono tutti i presupposti del ricambio generazionale che peraltro è in corso.
I giovani conduttori di aziende agricole (con età inferiore a 40 anni) presenti in Emilia-Romagna al 2010 sono in totale 5.504, in calo del 47,7% % rispetto al 2000. Di questi il 14% lavora in montagna (772), il 28,6 % in collina (1572) e il 57,4 % in pianura (3160).
Per quanto riguarda la superficie agricola (Sau) in conduzione ai giovani, questa è di 116.323 ettari, solo il 12,2% della superficie agricola regionale, di cui 13.620 ettari in montagna (11,7%), 29.630 in collina (25,5% ) e 73.073 ettari in pianura (62,8%).
E’ interessante anche osservare che un giovane che è restato in agricoltura nel 2010 gestisce un’azienda con una Sau media marcatamente più alta della media regionale, con valori attorno ai 20 ettari in montagna e collina e circa 24 ettari in pianura. La stessa tendenza si riscontra anche per gli allevamenti: i capi da latte mediamente allevati in stalla sono 60 (54 il dato medio regionale).
Per quanto riguarda il futuro dell’agricoltura, il dato positivo riguarda le aziende condotte da agricoltori di oltre 55 anni che hanno un successore nel nucleo familiare che già lavora nell’azienda. Questi agricoltori conducono 1860 aziende e hanno, quindi, condizioni strutturali favorevoli: una Sau media aziendale superiore ai 37 ettari (valore decisamente elevato e paragonabile a quello delle agricolture europee più competitive) e aziende presumibilmente efficienti per una Sau totale di 69.000 ettari.
Nei prossimi anni il tema centrale riguarderà le 30.896 aziende di piccole dimensioni (8,4 Sau media aziendale) che gestiscono una Sau di 257 mila ettari (oltre un quarto della superficie agricola regionale), collocate prevalentemente in pianura (170.948 ettari) e condotte da agricoltori di età superiore ai 65 anni senza un successore in famiglia. Su queste aziende è necessario favorire e accompagnare il ricambio generazionale, al fine di contrastare l’ulteriore possibile calo.

IL CARO GASOLIO METTE FUORI MERCATO LE AZIENDE AGRICOLE FRRARESI - MAGGIOR ESBORSO DI 4,63 MILIONI EURO/ANNO

FONTE: CONFAGRICOLTURA FERRARA

Nuovo, ennesimo record storico toccato in questi giorni dalla benzina alla pompa, che porta con sé anche l’inevitabile aumento del gasolio agricolo per le lavorazioni in campagna.
“Il 3 gennaio il costo di un litro di gasolio agricolo nella nostra provincia – fa osservare Nicola Gherardi, Presidente di Confagricoltura Ferrara, era pari in valori arrotondati a 0,76, di cui 0,09 di accisa; il 25 luglio le imprese agricole hanno pagato un litro di gasolio 0,85, di cui 0,10 di accisa. Un aumento quindi di 0,09 euro al litro. Se teniamo conto che in provincia di Ferrara si utilizzano circa 52 milioni di litri di carburante agricolo all’anno, se il costo del carburante non subirà ulteriori aumenti, il maggior esborso per le imprese agricole sarà è di circa 4,63 milioni di euro”.
“Se la situazione non tornerà presto alla normalità, se il rincaro dei mezzi produttivi non troverà un drastico ridimensionamento, c’è il fondato timore che decine e decine di aziende possano uscire dal mercato” – continua il Presidente degli imprenditori agricoli ferraresi.
“Gli ultimi dati economici dimostrano che le famiglie, per far fronte alle esigenze, stanno intaccando i risparmi, assediati da tariffe e bollette con conseguente riflesso sul calo dei consumi alimentari. La situazione economica in atto è una tenaglia micidiale anche per gli imprenditori agricoli, che vedono i prezzi dei loro prodotti diminuire del 20% per la frutta, del 22% per ortaggi e legumi, mentre il carovita aumenta”.
“La manovra di stabilizzazione finanziaria di circa 80 miliardi di euro per il prossimo quadriennio approvata con tutta urgenza dal Parlamento, se da un lato sembra aver messo i conti a posto, dall’altro non ha individuato alcuna misura per il rilancio delle imprese, quelle agricole in particolare, che sono il motore dello sviluppo. Il solo rigore non basta- conclude Nicola Gherardi. Nell’attuale congiuntura è essenziale insistere sul costo del lavoro, in particolare sulla sua tassazione. Poi è essenziale un’amministrazione trasparente ed efficiente. Quel netto cambio di passo, quel ‘Patto per la crescita’ che anche ieri è stato chiesto da tutte le parti sociali, una forte discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito, la crescita economica e la creazione di nuova occupazione”.

VENERDì 29 LUGLIO CICLOSCAMPAGNATA DA LIDO DI VOLANO ALL’AZIENDA AGRICOLA FONDO S. GREGORIO DEDICATA AL COCOMERO CON AGRIAPERITIVO FINALE



FONTE: COLDIRETTI FERRARA

Tra le iniziative di Sapori da Mare 2011 le escursione libere e gratuite in bicicletta dalle piazze dei lidi alle aziende agricole di Coldiretti per conoscere i sapori dei nostri prodotti. Venerdì tocca al cocomero presso l’azienda Fondo San Gregorio a Pomposa.

Una passeggiata in bicicletta per andare dalla Piazza dei Daini di Lido di Volano sino all’azienda agricola Fondo San Gregorio di Marangoni Gregorio e De Zen Donatella a due passi dall’Abbazia di Pomposa, 13 km tra andata e ritorno, con ristoro in azienda per tutti i partecipanti offerto da Coldiretti Campagna Amica con un gustoso “agriaperitivo” a base di prodotti di stagione a km zero. Il ritrovo è fissato alle 18,30 nella piazza dei Daini, nel centro di Lido di Volano dove fa tappa il tour di Sapori da Mare, l’iniziativa che per tutta l’estate porta in viaggio per i lidi ferraresi i prodotti tipici del territorio con tante idee per conoscerli e gustare al meglio attraverso le ricette della tradizione o innovative, scuole di cucina, lezioni per future sfogline, intrattenimento per i bambini, merende a km zero, giochi e curiosità e mercatino di Campagna Amica al giovedì e venerdì.
La tappa di Lido Volano prevede anche “le olimpiadi dei sapori”, (dalle 21,30 sempre in piazza dei Daini) giochi ed intrattenimento dedicati ai più piccoli, dove scoprire divertendosi le caratteristiche delle “17 perle del ferrarese”, i prodotti top della nostra agricoltura e dell’agroalimentare ferrarese.
Per la cicloscampagnata appuntamento dunque alle 18.30 con la propria bicicletta, con abbigliamento adatto e tanta voglia di scoprire i piccoli segreti di una coltura tipica dell’estate che nel territorio vicino alla costa trova condizioni particolarmente adatte per acquisire sapore e dolcezza: il cocomero, insuperabile alleato nelle giornate di calura per un ristoro sano e benefico.
Coldiretti vi aspetta per condividere la passeggiata ed offrirvi l’agriaperitivo di stagione.

martedì 26 luglio 2011

MASSIMO GARGANO, CONFERMATO PRESIDENTE A.N.B.I.



FONTE: ANBI

Il Consiglio dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) ha confermato Massimo Gargano in qualità di Presidente. Vice sono stati eletti: Donato Di Stefano, Giovanni Tamburrini, Dante Dentesano.
Massimo Gargano, 52 anni, è anche Vicepresidente nazionale Coldiretti.
Per quanto riguarda la difesa del suolo, proseguiremo il nostro lavoro quotidiano “sul campo”, ma non ci stancheremo di denunciare, al Paese ed alla sua classe politica, le esigenze di un territorio sempre più a rischio per la crescente urbanizzazione; segnaleremo, in particolare, l’urgenza di passare dalla logica dell’emergenza alla logica della prevenzione, risparmiando risorse e vite umane. Per questo, insistiamo ed insisteremo sulla necessità di un Piano nazionale di adeguamento della rete idraulica, di cui il Piano per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico, annualmente presentato dall’ANBI e che già indica esigenze per oltre 5.700 milioni di euro, deve essere parte integrante.
Proseguiremo inoltre nella modernizzazione del servizio d’irrigazione, avendo per obbiettivo, l’ottimizzazione d’uso dell’acqua; fondamentale è, quindi, il rilancio del Piano Irriguo Nazionale a sostegno della competitività del comparto agricolo. Entro l’anno, terminerà la sperimentazione del sistema Irriframe, voluto dall’ANBI e già all’attenzione anche delle autorità europee; nel 2012 diventerà pienamente operativo, permettendo una riduzione del 20% nel consumo idrico a fine irriguo.
Obbiettivi e progetti, dunque, non ci mancano; li abbiamo discussi e confrontati con i nostri consorziati, con i cittadini, con gli utenti delle nostre attività e questo ci dà autorevolezza e legittimazione ulteriore. Per realizzarli però serve stretta collaborazione con le espressioni politico-amministrative e sociali, a livello nazionale come locale, in nome di quel federalismo cooperativo, che trova ragione nel principio di sussidiarietà, fondamento di organi di autogoverno, quali sono i consorzi di bonifica. Il cammino non sarà facile – conclude il Presidente A.N.B.I. - ma, dalla nostra parte, abbiamo un’esperienza ed una conoscenza senza pari sul territorio ed una storia al servizio del Paese, di cui le prossime iniziative, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, testimonieranno il cammino.”

lunedì 25 luglio 2011

SICUREZZA ALIMENTARE: LE IMPRESE AGRICOLE PRIME DELLA CLASSE

FONTE: CONFAGRICOLTURA FERRARA

“Il 98,5% delle aziende agricole italiane rispetta appieno le norme igienico sanitarie per la sicurezza dei prodotti e l’agricoltura è il settore con il minimo tasso di irregolarità nell’ambito della filiera agroalimentare” (vedi tabella allegata).
Il dato, che Confagricoltura Ferrara comunica con viva soddisfazione, viene da un’analisi svolta dall’Ufficio studi di Confagricoltura sulle cifre della Relazione Annuale al Piano Nazionale Integrato dei controlli per la sicurezza alimentare nell’ anno 2010, Relazione che raccoglie i risultati dei controlli svolti dalle varie Amministrazioni coinvolte nelle attività del piano; in particolare sono raccolte informazioni relative ad alimentazione umana, mangimi, sanità e benessere animale, sanità delle piante, sottoprodotti, zoonosi nell'uomo e ambiente.
“Il livello di sicurezza dell’agricoltura italiana espresso dalla percentuale emersa dai controlli, che sono storicamente e in assoluto i più numerosi, visto che coinvolgono circa un terzo del totale delle imprese del settore – afferma il Presidente Nicola Gherardi - è motivo di ulteriore soddisfazione, poiché con la crescita delle aziende in regola dal 97,4% del 2009 al 98,5% del 2010, conferma un trend positivo costante negli ultimi anni”.
Ancor più significativo il successo sul fronte dei fitofarmaci, attestato da un dato straordinario: il 99,1% dei prodotti agricoli controllati rispettano la legislazione sui residui.
“Sulla base di questi risultati – commenta il Presidente degli imprenditori agricoli ferraresi - possiamo tranquillamente affermare che il lavoro quotidiano delle imprese agricole contribuisce in maniera determinante alla sicurezza del consumatore. Questa certezza rende ancor più amara la riflessione su come il recente allarme internazionale sul batterio E.coli abbia prodotto, senza alcun serio motivo e seguendo un drammatico quanto ripetitivo copione già sperimentato in passato, pesanti danni economici all’agricoltura italiana”.
Non deve più accadere – conclude Nicola Gherardi - che il lavoro dei nostri agricoltori, in linea con le disposizioni delle autorità sanitarie, sia duramente penalizzato da emergenze alimentari circoscritte e di cui i produttori italiani non hanno la minima responsabilità”.

Dati sintetici delle percentuali d’irregolarità degli ultimi tre anni divisi per settore produttivo:

2008 2009 2010

Prod. Primaria
4,7 2,6 1,5

Trasformazione
25,1 29,4 23,9

Distribuzione
11,7 11,7 13,6

Ristorazione
20,1 19,9 22,8

(elaborazione Confagricoltura su dati del Min. Salute)

COLDIRETTI: MERAVIGLIATI DA REAZIONE ASCOM ALLE RONDE GIALLE. “SERVONO ANCHE A LORO”

FONTE: COLDIRETTI FERRARA

Per il presidente di Coldiretti Ferrara, Tonello, meraviglia che una Organizzazione che associa piccoli e medi operatori commerciali condanni una iniziativa che punta a fare chiarezza nei confronti della G.D.O. ed a regole che servono anche ai commercianti.

Esprime meraviglia il presidente di Coldiretti Ferrara, Mauro Tonello, di fronte agli articoli ed alle lettere a firma dei dettaglianti di ASCOM Ferrara pubblicati nei giorni scorsi, di critica alle “ronde” nei supermercati.
“Evidenziare una simile posizione significa, a nostro avviso – dice Tonello – non aver letto le argomentazioni riguardo l’iniziativa, né in particolare quello che abbiano riferito rispetto al giro nei centri commerciali ferraresi, dove abbiamo evidenziati tra l’altro prezzi tutto sommato corretti in relazione ai prodotti in vendita ed anche punti di positività nell’offerta di produzioni locali e stagionali. Dispiace che ASCOM non abbia colto le proposte di regole che abbiamo illustrato nei giorni scorsi con riferimento alla fase commerciale, ovvero regolamentazione del sottocosto per il fresco, tempi di pagamento, riconoscimento per la maggior qualità, giusto prezzo di vendita che dia occasione di remunerazione sia al produttore sia al commerciante. Ci paiono motivo di tutela anche ai piccoli e medi commercianti che proprio ad ASCOM fanno riferimento, nel momento in cui è la guerra tra le catene della grande distribuzione a colpi di sottocosto e di prodotti civetta, basata per lo più sulla possibilità di maggiormente investire in promozione e pubblicità più che su servizio e qualità, a determinare squilibri di mercato che si riflettono certamente sui produttori agricoli ma anche sul tessuto del dettaglio tradizionale. Oltre che sui consumatori, che spesso pagano le “offerte” con l’acquisto di prodotti non sempre di buona qualità o del tutto corrispondenti a quello che viene pubblicizzato”.
Quanto ai controlli invocati anche per i farmers market, siamo perfettamente d’accordo e ricordiamo che non sono previste eccezioni o trattamenti particolari per i punti vendita degli agricoltori, in quanto soggetti alle stesse regole su sanità, igiene, edilizia, pesatura, smaltimento rifiuti, ecc.
Peraltro i tentativi di accordo proprio con la parte commerciale da parte degli agricoltori, che ribadiamo di voler percorrere nonostante i tanti problemi che stiamo cercando di risolvere, vanno proprio nel senso di salvaguardare entrambe le parti interessate e di dare soddisfazione anche ai consumatori.
“Per quanto riguarda la crisi dell’ortofrutta, frutto in gran parte delle “guerre” tra catene commerciali, anche se non solo, è evidente che il sistema organizzato agricolo ha comunque grosse pecche – continua Tonello – che già avevamo evidenziato da tempo, ed oggi lo vediamo sottacere le vere cause della crisi e parlare solo di parte del problema per parte delle produzioni o di burocrazia, dimenticando che una buona parte di questa burocrazia è figlia di decisioni e regolamenti, da noi avversati, derivanti dalle varie OCM di settore e che una fetta importante delle risorse UE sono spese proprio per far fronte a queste norme da loro stessi volute.
Auspichiamo che questa ultima crisi sia l’occasione per il sistema organizzato delle OP, delle Unioni, delle cooperative, dei consorzi, per iniziare davvero ad occuparsi della produzione, del mercato, della vendita, senza dimenticare i veri interessi dei produttori che per noi devono venire prima degli interessi, pur legittimi, delle strutture organizzate.”

venerdì 22 luglio 2011

“VENDITE ALIMENTARI IN CALO SOPRATTUTTO DELLA GDO. LE FAMIGLIE RINUNCIANO AI RIFORNIMENTI SETTIMANALI”

Confagricoltura

Sono diminuite le vendite dei prodotti alimentari (-0,5% a maggio 2011 su maggio 2010), soprattutto della grande distribuzione organizzata (-0,8%); solo le vendite dei discount non calano ma neanche aumentano sempre rispetto a maggio dell’anno scorso. In aumento invece le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (+ 0,3%). Questa la situazione registrata dall’Istat sul commercio al dettaglio a maggio.

“Ieri la notizia che le famiglie stanno intaccando i risparmi oggi quella che si preferiscono i piccoli acquisti giornalieri più che i rifornimenti settimanali. Sono tutti segnali – commenta Confagricoltura - che la crisi fa sentire ancora i suoi effetti”.

“Il calo delle vendite alimentari – sottolinea l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – si riflette immancabilmente sui redditi degli agricoltori, compressi tra un progressivo aumento dei costi di produzione e la diminuzione dei prezzi”.

COLDIRETTI: SPARITA QUASI LA META’ DELLE AZIENDE ORTOFRUTTICOLE IN DIECI ANNI IN EMILIA-ROMAGNA.

Fonte: Coldiretti Ferrara

Tra il 2000 ed il 2010, secondo i primi dati del censimento agricolo ISTAT, in Emilia-Romagna più di 16.000 azienda hanno abbandonato le colture di qualità ad alto impiego di manodopera

Negli ultimi dieci anni in Emilia Romagna hanno cessato l’attività 16.000 aziende ortofrutticole, 1.600 all’anno. E’ quanto risulta dalle anticipazioni dei primi dati del censimento agricoltura dell’Istat, che confermano così l’allarme lanciato da Coldiretti sul rischio chiusura delle aziende frutticole che negli ultimi sette anni hanno dovuto fra fronte a quattro campagne di crisi.
Nell’esaminare i dati comparati del censimento agricole del 2000 e del 2010 – rileva Coldiretti Emilia Romagna – risulta che le aziende frutticole nella nostra regione erano 30.603 all’inizio del terzo millennio e sono diventate 18.300 alla fine dell’anno scorso, con un calo del 40,2%. La superficie coltivata a frutta nello stesso periodo è passata da 86.040 ettari a 67.136, con un calo percentuale del 22%. Situazione analoga per le orticole: il numero delle aziende è diminuito del 37,6% passando dalle 11.650 del 2000 alle 7.265 del 2010, mentre la superficie è passata da 49.172 a 43.920, con un calo del 12%.
La diminuzione di oltre 19.000 ettari di superficie con alberi da frutto e di 5.250 ettari di ortaggi – commenta Coldiretti – significa che c’è un tendenziale abbandono di coltivazioni di alta qualità e ad alta specializzazione che costituiscono l’eccellenza dell’agricoltura italiana e che contribuiscono a mantenere alta la redditività dei terreni e l’occupazione.
“E’ proprio per cercare di arrestare la tendenza ad abbandonare queste colture – spiega il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – che nelle ultime settimane ci siamo impegnati a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei pubblici amministratori sulla necessità di valorizzare l’ortofrutticoltura italiana. E’ un obiettivo che deve vedere impegnati tutti, compreso il mondo commerciale della grande distribuzione perché la sparizione dell’ortofrutta diventa un impoverimento per tutto il Paese. In particolare per i consumatori significherà pagare di più frutta proveniente da chissà dove e con minori garanzie di sicurezza”.

CONFAGRICOLTURA FERRARA: SMS PREZZI FRUTTA

Fonte: Confagricoltura Ferrara

Sono oltre duecento i frutticoltori soci di Confagricoltura Ferrara che ogni settimana ricevono sul proprio cellulare i prezzi della frutta che la Sezione di Prodotto Frutta della stessa Organizzazione comunica ai propri associati per informarli delle quotazioni che vengono rilevate in tempo reale in un campione di aziende agricole rappresentative di tutto il territorio provinciale.
“E’ un servizio immediato che abbiamo ritenuto opportuno avviare – precisa Lorenzo Chiericati Presidente della Sezione – in considerazione della criticità della situazione che si sta registrando nel comparto, servizio che si affianca all’informazione che già da alcuni anni stiamo dando con un servizio di segreteria telefonica, chiamando lo 0532 979235 o pubblicandoli nel nostro sito web: http://www.confagricoltura.org/it/ferrara”.
“ Quest’estate solo il 20% del prezzo al consumo di una pesca viene dato al produttore, tutto il resto si perde nella filiera e tali quotazioni sono molto lontane dai costi di produzione e di raccolta. Lo stesso andamento negativo dei prezzi lo stiamo registrando nelle orticole. Le zucchine bianche, ad esempio, che al mercato all’ingrosso di Bologna vengono vendute ad 1,20 €/kg, al produttore ferrarese vengono remunerate solamente a 0,26 €/kg”.
“Quella che stiamo vivendo è una crisi annunciata, l’ennesima per questo comparto, che dimostra che a livello europeo occorre intervenire con meccanismi di ritiro efficaci. A livello nazionale – prosegue Lorenzo Chiericati – vi è la necessità di rilanciare i consumi attraverso adeguate campagne d’informazione, di certo molto più efficaci delle promozioni selvagge che si vedono sugli scaffali della grande distribuzione”.
“Confagricoltura si sta muovendo in più direzioni, non ultima la mobilitazione di frutticoltori che si terrà oggi a Faenza promossa dalle sedi regionali di Confagricoltura, Cia e Copagri ed alla quale parteciperà anche una rappresentanza di associati a Confagricoltura Ferrara, per far comprendere a Istituzioni e società civile la gravità della situazione, Istituzioni che debbono acuire la loro sensibilità su quanto sta avvenendo nelle campagne. Siamo anche convinti – sottolinea il Presidente della Sezione Frutta – che è opportuno ritornare velocemente al confronto all’interno della filiera per equilibrare la ripartizione della catena del valore”.
“Nel caso qualcuno l’avesse dimenticato – conclude Lorenzo Chiericati – le produzioni frutticole fresche deperiscono in fretta. Se non si trovano rimedi veloci ed efficaci, il prossimo autunno verranno abbattuti molti ettari investiti a frutteto, con forti ripercussioni sul mercato del lavoro e tutta l’economia provinciale”.

CONSUMI. GLI AGRICOLTORI SCHIACCIATI DA COSTI E RINCARI: SONO 980 MILA LE AZIENDE A RISCHIO DI CHIUSURA

Fonte: Confagricoltura

Le famiglie, per far fronte alle esigenze, stanno intaccando i risparmi, assediati da tariffe e bollette; gli aumenti maggiori, a cui devono far fronte, riguardano i generi alimentari, oltre che benzina, parcheggi, spese scolastiche e cure mediche. E’ quanto emerge dall’indagine Censis-Confcommercio.

Confagricoltura sottolinea che la situazione economica in atto è una tenaglia micidiale anche per gli imprenditori agricoli, che vedono i prezzi dei loro prodotti diminuire del 20% per la frutta, del 22% per ortaggi e legumi, mentre il carovita aumenta.

C’è poi il problema della volatilità dei prezzi delle commodity, come i cereali di cui il nostro Paese è deficitario, che si riflette sulle tasche dei consumatori ma anche degli agricoltori. “La zootecnia è in difficoltà perché – commenta Confagricoltura - i lievi aumenti dei prezzi alla produzione, non coprono i costi per gli alimenti per il bestiame che sono più che raddoppiati. Il ministero ha calcolato che sono 980 mila le aziende agricole a rischio di chiusura”.

AGRICOLTURA. I RISULTATI DEI PRIMI TRE ANNI DEL PROGRAMMA REGIONALE DI SVILUPPO RURALE. OLTRE 580 MILIONI PER LE IMPRESE DELL'EMILIA-ROMAGNA

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia Informazione e Ufficio Stampa

Bologna – Ammontano a 584 milioni di euro le risorse già impegnate, sui 1057 milioni del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013.
La verifica sui risultati dei primi tre anni di attività rileva che al 31 dicembre dello scorso anno risultava impegnato il 55% del totale del budget di risorse pubbliche disponibili per l’agricoltura per il periodo 2007-2013.
“Siamo incamminati verso quell’agricoltura più competitiva e più sostenibile che è la cifra della modernità”, ha sottolineato l’assessore regionale Tiberio Rabboni, presentando i dati in Regione. “Il rendiconto ci dice che il sistema funziona e, pur in un momento di difficoltà, rivela novità positive con un allargamento importante delle imprese beneficiarie e con risorse spese soprattutto per sostenere i punti deboli della nostra agricoltura: i giovani titolari di impresa, l’agricoltura di montagna, i processi di ammodernamento del settore e lo sviluppo sostenibile delle attività agricole”.
L’assessore ha poi annunciato che la Regione a settembre emanerà un nuovo bando per sostenere i progetti di filiera nel settore lattiero-caseario; 19,5 i milioni di euro disponibili.
Le aziende agricole beneficiarie
I soggetti beneficiari, al termine dei primi tre anni, sono stati 19 mila, superando il totale della programmazione 2000-2006 quando furono 15.800. Il 96% di chi ha ricevuto il finanziamento è un titolare di una azienda agricola. I giovani (che rappresentano l’8% del totale) hanno ottenuto il 19% delle risorse fin qui impegnate e il 32% dei contributi per l’ammodernamento delle imprese agricole. Le aziende beneficiate coinvolgono una superficie agricola di 490 mila ettari (il 46% della superficie agricola regionale).
Altro risultato importante è quello relativo all’agricoltura di montagna che ha ricevuto il 35% dei finanziamenti (200 milioni di euro) pur rappresentando, secondo i dati relativi all’ultimo censimento, l’11% delle imprese del settore in regione.
I dati testimoniano della vitalità di un settore che - pur in una fase di grande difficoltà che si è tradotta negli ultimi dieci anni nel calo del 42% delle imprese attive - investe in produzioni naturali, biologiche o tipiche della montagna, in commercializzazione riconoscibile, nel turismo del territorio e dell’enogastronomia, nella forestazione produttiva e nelle fonti energetiche rinnovabili.
Il settore biologico
Anche il settore biologico è ampiamente rappresentato fra i beneficiari del programma: le aziende agricole certificate che hanno ottenuto finanziamenti sono infatti 2.400, pari al 91% degli operatori biologici emiliano-romagnoli, per un totale di 181 milioni di euro (il 34% dei contributi complessivi).
Gli investimenti e i settori produttivi
A livello di settore produttivo, gli interventi finalizzati all’ammodernamento delle aziende agricole, pari a 146 milioni di contributi, hanno generato un volume di investimenti complessivo di 387 milioni di euro, di cui il 24% è stato diretto ai formaggi Dop come Parmigiano reggiano e Grana padano, mentre quote rilevanti sono state assorbite dal settore della frutta fresca (17%), del settore vinicolo (11%), dall’ortofrutta trasformata (9%) e degli ortaggi freschi (9%).
Per ciò che riguarda le imprese di trasformazione e distribuzione, gli investimenti complessivi sono stati di 268 milioni per un totale di 88 milioni di contributi. I settori produttivi prevalenti sono stati ancora i formaggi Dop (21%), la trasformazione delle carni suine (18%), il vitivinicolo (15%), l’ortofrutta trasformata (13%).
Le aggregazioni di filiera
Il Psr prevede risorse regionali anche per il sostegno allo sviluppo dei progetti di filiera, cioè di nuove forme di organizzazione economica e commerciale degli agricoltori con l’obiettivo di accrescere il valore delle loro produzioni sul mercato e nei rapporti con l’industria alimentare e con la distribuzione. Nel dettaglio i progetti di filiera sono basati su un accordo contrattuale tra imprese che operano nell’ambito di uno stesso segmento produttivo e presuppongono un’aggregazione fra differenti soggetti economici che assumono così specifici impegni in funzione di obiettivi comuni.
Il Psr ha finora finanziato, con 106 milioni di euro, 67 progetti di aggregazione di filiera tra agricoltori, trasformatori e distributori in tutti i comparti produttivi, attivando un investimento di 280 milioni e coinvolgendo 8.450 operatori.
L’agricoltura e l’ambiente
Il Piano di sviluppo rurale promuove anche numerosi interventi mirati a ridurre l’impatto delle attività agricole sull’ambiente.
Gli interventi dedicati al miglioramento dell’ambiente, hanno coinvolto una superficie agricola e forestale di circa 171 mila ettari (il 18% della superficie agricola utilizzata regionale).
Gli interventi sono finalizzati alla salvaguardia e valorizzazione della biodiversità di specie e habitat dei territori agricoli, alla tutela delle risorse idriche, alla qualità dei suoli e, in generale, alla mitigazione del cambiamento climatico.
L’impatto totale delle misure del programma si traduce in oltre 141 mila tonnellate di CO2 equivalente prodotta in meno, di cui oltre 2.700 tonnellate grazie alla produzione di energia da fonti rinnovabili con 133 nuovi impianti realizzati.
Gli interventi hanno portato ad una riduzione di quasi il 3% delle emissioni dal settore agricolo, a fronte di un obiettivo nazionale per l’Italia che mira ad un calo del 6,5% nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990.

"EMILIA ROMAGNA È UN MARE DI SAPORI" 2011: A LIDO DELLE NAZIONI LO SPETTACOLO "ARTUSI TRICOLORE"

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia Informazione e Ufficio Stampa

SABATO 23 LUGLIO A RIMINI "FUOCO AL MITO" CON LA REALIZZAZIONE DAL VIVO DI UNA FORMA DI PARMIGIANO-REGGIANO; A LIDO DELLE NAZIONI LO SPETTACOLO "ARTUSI TRICOLORE", LEZIONE PER IL PUBBLICO SULLA PREPARAZIONE DELLE TAGLIATELLE BIANCHE, ROSSE E VERDI.

Bologna – Sabato 23 luglio approda a Rimini e a Lido delle Nazioni (FE) la rassegna “Emilia Romagna è Un Mare di Sapori”, promossa dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna per promuovere il meglio della produzione eno-gastronomica regionale attraverso un calendario estivo di eventi in programma lungo la riviera emiliano-romagnola.
Alle 21,30 nel Mercato Centrale Coperto di Rimini, andrà in scena “Fuoco al Mito”, la cottura sul fuoco a legna, nella tradizionale caldaia di rame, del latte destinato a diventare una forma di Parmigiano Reggiano. Un suggestivo modo per far conoscere in presa diretta uno dei prodotti di punta del ‘made in Italy’, in una serata che coinvolgerà il pubblico presente con la degustazione di scaglie di Parmigiano Reggiano stagionato, in abbinamento con il frizzante Lambrusco e la secca Malvasia. L’ingresso è libero.
“Emilia Romagna è Un Mare di Sapori” celebra insieme due importanti anniversari: il centenario della morte di Pellegrino Artusi, “padre della gastronomia italiana” ed il 150° della nascita dello Stato Italiano con lo spettacolo “Artusi tricolore”, l’evento realizzato da Koinè – Teatro sostenibile, che farà il suo esordio sabato 23 luglio a Lido delle Nazioni (Piazza Italia, ore 21,30, ingresso libero). Uno spettacolo sui generis che ha per protagonista una voce fuori campo, la voce “ricettante” di Artusi, che guiderà una sfoglina in una ‘lezione magistrale’. L’azdora indirizzerà il pubblico, dotato di attrezzatura e ingredienti, nella preparazione di una porzione di tagliatelle tricolori: bianche, con solo acqua e farina, come si fa nella tradizione centro-meridionale; verdi, mescolando alle uova, prima di unirle alla farina, degli spinaci lessati e ridotti in purea; rosse, con l’aggiunta di pomodori. Terminato lo spettacolo, ogni partecipante si porterà a casa una porzione di tagliatelle.
Nel corso della stessa serata verrà realizzata una degustazione teatralizzata dei prodotti DOP della provincia di Modena dal titolo “Il canto dei Lambruschi”. Momento nel quale vengono coinvolti i sensi e la mente dei partecipanti per far conoscere loro la filiera del vino e il suo radicamento alla terra e alla cultura umana che lo produce. Dopo Lido delle Nazioni, “Artusi Tricolore” sarà a Cesenatico domenica 31 luglio, sabato 6 agosto a Cattolica, venerdì 12 agosto a Cervia.
La rassegna “Emilia Romagna è Un Mare di Sapori” prevede ben 90 appuntamenti in quattro province (Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini), dai Lidi di Comacchio fino a Cattolica. Diverificate le tipologie di eventi del ricco cartellone: oltre all’omaggio al Parmigiano Reggiano, lo spettacolo dedicato all’Artusi tricolore, il Tramonto di Vino, sulle eccellenze enologiche, il Torneo internazionale di biglie da spiaggia, con protagonisti i prodotti DOP e IGP dell’Emilia-Romagna. “Emilia Romagna è un Mare di Sapori” è una manifestazione realizzata dall’Assessorato all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, con i Consorzi del Parmigiano-Reggiano e del Prosciutto di Parma e di Modena, in collaborazione con i Consorzi dei salumi piacentini, della Pesca Nettarina di Romagna, della Mortadella di Bologna, dell’Aceto balsamico tradizionale di Modena e Reggio Emilia, l’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna, Casa Artusi, la compagnia teatrale Koinè e Lepida Tv.Tutte le informazioni e il programma di “Emilia Romagna è un mare di Sapori” sono disponibili sul sito: www.unmaredisapori.com, con la possibilità di iscriversi alla newsletter e di giocare on line.

mercoledì 20 luglio 2011

DI ALCUNE DECINE DI MILIONI IL COSTO DELLA MANOVRA ECONOMICA PER L'AGRICOLTURA FERRARESE

Fonte: Confagricoltura Ferrara

"Comincia il conto alla rovescia verso il 2013 quando, se non si realizzerà la riforma fiscale, dovrebbero scattare i tagli lineari su agevolazioni, detrazioni, deduzioni, misure assistenziali previste dalla manovra economica. Questa situazione alimenta nelle imprese agricole un clima di sfiducia, dal momento che il settore risulta pesantemente investito: si prevedono 16 decurtazioni, che vanno dalle misure relative agli interessi sui mutui agrari, al regime speciale Iva dei produttori agricoli, dai redditi degli allevatori, all'agriturismo, alle accise sui carburanti agricoli. Da una stima approssimativa dei nostri uffici la manovra potrebbe costare al mondo agricolo ferrarese a partire dal 2013 circa 22 milioni di euro solo per quanto riguarda i carburanti agevolati, in virtù degli oltre 50 milioni di litri consumati. Gli aggravi, determinati dalle altre misure ipotizzate, potrebbero raggiungere una percentuale stimata tra il 7 ed il 10% del totale della PLV provinciale che nel 2010 si è aggirata intorno ai 576,9 milioni di euro. Una mazzata difficilmente sostenibile in assenza di politiche per il rilancio delle imprese, che sono il motore dello sviluppo". Lo sottolinea una nota della Giunta Esecutiva di Confagricoltura Ferrara in relazione alla manovra economica approvata dal Parlamento.
"Un dato diffuso in questi giorni dall'Istat ci preoccupa fortemente - evidenzia Nicola Gherardi, Presidente di Confagricoltura Ferrara - e cioè la nostra bilancia dei pagamenti ha registrato, su base annua, un aumento dell'export dei prodotti agricoli del 6,5% a cui però fa riscontro un import cresciuto con un tasso di oltre quattro volte superiore. Questa situazione mette in rilievo quanto sia necessario e strategico premere l'acceleratore sulle attività di promozione del nostro prodotto agricolo sui mercati esteri. Nella manovra per la stabilizzazione finanziaria la "cabina di regia", che indicherà le linee guida e di indirizzo di tale attività a seguito della soppressione dell'Ice, non prevede la presenza del mondo agricolo. Un errore cui crediamo vada posto subito rimedio".
La Giunta di Confagricoltura Ferrara è poi tornata a rimarcare la vicenda delle multe per lo splafonamento delle quote latte. E' inaccettabile - sottolinea il Presidente degli imprenditori agricoli ferraresi - che nel momento in cui si chiedono pesanti sacrifici al Paese ed agli agricoltori, si possa ancora concedere ad un gruppo di persone che non hanno rispettato le leggi e che non hanno voluto regolarizzare le loro posizioni quando potevano farlo, di scaricare i loro debiti sul settore e sulla collettività".
L'Organizzazione agricola ferrarese ha poi preso in esame la proposta dell'Esecutivo comunitario di mettere a disposizione della Politica Agricola Comunitaria per la futura programmazione finanziaria 2014-2020 un finanziamento complessivo di 387 miliardi, "un contenimento dei fondi in termini reali per circa 3 miliardi di euro all'anno - conclude il Presidente Gherardi - che ci fa giudicare la manovra inadeguata a sostenere gli agricoltori in uno scenario di incertezza. Per questo,a nostro avviso, le proposte non devono prevedere una decurtazione del budget agricolo".

martedì 19 luglio 2011

ORTOFRUTTA: LA COOPERAZIONE INDICA LA VIA PER USCIRE DALLA CRISI

Fonte: Confcooperative Ferrara

Il settore sta vivendo una delle campagne più difficili di tutti i tempi con prezzi,
per pesche e nettarine, pari a 0,20-0,25 centesimi di euro al chilo, inferiori alla metà dei costi di produzione


(Ferrara, 19 Luglio 2011). Grande mobilitazione anche degli agricoltori ferraresi di fronte alla grave crisi che sta interessando l’ortofrutta estiva, in particolare pesche, nettarine e susine, ma anche albicocche, angurie e meloni con quotazioni in calo mediamente di oltre il 30% rispetto all’anno scorso.
Per fronteggiare questa situazione decisamente pesante e preoccupante, che rischia tra l’altro di mettere a repentaglio numerosi posti di lavoro, le centrali cooperative dell’Emilia Romagna hanno messo a punto un documento con alcune proposte concrete che sono state presentate questa mattina al Prefetto di Ferrara Dott.ssa Provvidenza Raimondo invitata a rendersi portavoce nei confronti delle autorità nazionali ed europee per superare l’attuale congiuntura negativa in maniera rapida e definitiva.
All’incontro hanno preso parte il Presidente di Confcooperative di Ferrara Roberto Crosara, il Presidente di Legacoop Ferrara Andrea Benini, il referente per AGCI Agrital Ferrara Giuliano Grandi, la vicepresidente e il direttore di Confagricoltura Ferrara Raffaella Cavicchi e Tiziano Artioli e il Presidente di CIA Ferrara Ferrari Mauro. Erano inoltre presenti Luciano Torreggini Presidente Patfrut, Roberto Cera Presidente Naturitalia, Mauro Grossi Presidente A.F.E. come rappresentanti delle principali cooperative ortofrutticole del territorio ferrarese.
Nel documento consegnato al Prefetto e condiviso anche dalle Organizzazioni Professionali presenti si chiede innanzitutto che l’Unione Europea porti al 10% la percentuale massima della produzione di pesche e nettarine ritirabile dal mercato, incentivando la destinazione del prodotto alla distribuzione gratuita a favore degli indigenti. Parallelamente, occorre anche adeguare i massimali di aiuto previsti dalla normativa comunitaria per questi ritiri. Le attuali misure di prevenzione e gestione delle crisi di mercato si sono infatti dimostrate inadeguate a tutelare i produttori e pertanto appare indispensabile modificare l’Organizzazione Comune di Mercato (OCM). Oltre a cambiare le regole sui ritiri, sarebbe opportuno anche favorire l’istituzione di un fondo destinato ad assicurare crediti derivanti da esportazioni verso Paesi terzi e la costituzione di fondi mutualistici cofinanziati dalle Ue e gestibili direttamente dalle Op o dalle Aop per sostenere i prezzi in caso di crisi, nonché valutare nuove forme assicurative per garantire ai produttori la salvaguardia del reddito. Infine, risulta indispensabile aprire un tavolo di confronto con la Grande Distribuzione che porti all’approvazione di un “codice etico” in grado di tutelare meglio i diversi protagonisti del settore ed in particolare i produttori, che oggi rappresentano l’anello debole della filiera. Tutto ciò attraverso il raggiungimento di obiettivi quali la trasparenza delle pratiche commerciali, la realizzazione di azioni promozionali concordate, la corretta informazione sui prodotti ortofrutticoli proposti nei punti vendita delle diverse catene commerciali.
Questo pacchetto di misure, urgenti ed improcrastinabili, rappresenta, secondo tutti i presenti, la via maestra da seguire per salvare il sistema ortofrutticolo da una gravissima crisi (la quinta in otto anni) in cui ai problemi oramai “storici” della peschicoltura emiliano-romagnola si sommano numerosi fattori congiunturali. Tra questi, innanzitutto la drastica contrazione dei consumi determinata dall’ingiustificato allarme Escherichia Coli che inizialmente ha interessato soltanto i prodotti orticoli, come cetrioli, pomodori e insalate, ma poi si è progressivamente allargato anche a molte produzioni frutticole. Un altro fenomeno alla base dell’attuale crisi dell’ortofrutta è da ricercare nell’anomalo andamento climatico, che da un lato non ha favorito i consumi (diminuiti anche a causa della crisi economica) e dall’altro ha accorciato i tempi di maturazione provocando una imprevedibile sovrapposizione della produzione di diverse aree (nord e sud Italia, Spagna, Francia e Grecia) arrivata contemporaneamente sul mercato. A complicare ulteriormente la già difficile situazione ha contribuito anche la politica commerciale adottata dalla GDO che, come testimonia la mancata firma dell’accordo interprofessionale per le pesche, si è mostrata insensibile alla straordinaria crisi vissuta dal comparto.

BRUNI (COGECA) AL CONSIGLIO DEI MINISTRI UE: "NECESSARIO INTERVENTO STRAORDINARIO PER LA CRISI DELL’ORTOFRUTTA"


Fonte: Cso

Nel suo intervento di oggi a Bruxelles in occasione del Consiglio dei ministri dell’agricoltura dell’UE, Paolo Bruni, Presidente di Cogeca, ha invocato "la necessita' di un intervento straordinario dell'Unione Europea a sostegno delle produzioni ortofrutticole, gravemente danneggiate dalle conseguenze dell’ epidemia di Escherichia coli che ha innescato una pesante stagnazione dei consumi e un enorme danno d’immagine per tutto il settore, alle prese con una delle più gravi crisi di tutti i tempi".

“E’ indispensabile- precisa Bruni – che venga approvato rapidamente un secondo pacchetto di misure, aggiuntivo a quello di 210 milioni di euro stanziato dalla Commissione nello scorso Giugno"

“Il Copa Cogeca – continua Bruni- chiede che siano ammessi al sostegno tutti i prodotti ortofrutticoli che hanno subito un crollo di prezzo a causa della crisi dell’E-coli, ed in particolare l'erogazione di un pagamento di 30 euro ogni 100 Kg di pesche e nettarine da aggiungersi agli importi massimi previsti per il ritiro del prodotto”.
“ In questo momento drammatico per i produttori – conclude Bruni – occorre creare un sistema integrato con le attuali disposizioni vigenti, che permetta di compensare retroattivamente la differenza tra gli importi massimi del contributo dell’UE stabiliti nell’allegato 1 del Regolamento n. 585/2011 e i prezzi di vendita dei prodotti colpiti dalla crisi.”

Alle richieste del Presidente Bruni, il ministro polacco Marek Sawicki – nella sua veste di presidente di turno dell’UE – ha risposto dicendosi consapevole del grave problema ed impegnandosi a sostenere la richiesta in seno al Consiglio dei ministri.

Bruni ha inoltre sollecitato il rilancio del regolamento relativo agli aiuti alimentari destinati agli indigenti, dossier che il presidente del Consiglio Sawicki intende portare in discussione nella sessione di Settembre del Consiglio dei ministri

MERCATi - CONFAGRICOLTURA: “CRISI ORTOFRUTTA SEMPRE PIU’ DRAMMATICA. SOLO IL 20% DI UNA PESCA VIENE PAGATO AI PRODUTTORI"

Fonte: Confagricoltura

SOLO IL 20% DI UNA PESCA VIENE PAGATO AI PRODUTTORI, TUTTO IL RESTO SI PERDE NELLA FILIERA

La crisi di mercato per l’ortofrutta sta facendo sentire pesantemente i suoi effetti. E Confagricoltura ricorda con preoccupazione come, per pesche e nettarine, il prezzo all’origine sia crollato al 20% di quello di vendita al consumo, con quotazioni molto lontane dai costi di produzione e di raccolta.

“Quella in atto è una crisi annunciata, l’ennesima per questo comparto – avverte Confagricoltura – che dimostra che a livello europeo bisogna intervenire con meccanismi di ritiro efficaci. Le imprese ortofrutticole sono a rischio chiusura”.

Martedì 19 luglio, a Bruxelles il Copa-Cogeca (il raggruppamento delle Organizzazioni agricole e cooperative europee) terrà una conferenza stampa sulla crisi dell’ortofrutta dove si metteranno in risalto i benefici nutrizionali di frutta e verdura e si chiederà l'introduzione urgente di ulteriori misure per sostenere i produttori e le cooperative del settore colpiti dalla crisi dell'E. Coli. A questo riguardo Confagricoltura è convinta della necessità di rilanciare i consumi attraverso adeguate campagne di informazione a livello nazionale ed europeo che sarebbero molto più efficaci delle “promozioni selvagge” che si vedono sugli scaffali della grande distribuzione.

“Forse, e ce ne dispiace moltissimo, per far comprendere a Istituzioni e società civile la gravità della situazione, l’unica strada è il gesto eclatante che dia ‘fastidio’ ai cittadini – osserva Confagricoltura -. Noi siamo convinti, invece, che sarebbe meglio ritornare velocemente al confronto all’interno della filiera per equilibrare la ripartizione della catena del valore. Dal canto loro le Istituzioni nazionali e comunitarie dovranno recuperare con celerità una sensibilità che sembrano aver completamente smarrito. Caso mai qualcuno lo avesse dimenticato le produzioni ortofrutticole fresche deperiscono in fretta”.

lunedì 18 luglio 2011

COLDIRETTI INCONTRA ERRANI PER L’ORTOFRUTTA

Fonte: Coldiretti Ferrara

Inaccettabile che per un caffè occorra l’equivalente in euro di 5 kg di pesche. I produttori sollecitano l’intervento del ministero dell’agricoltura e chiedono di frenare la politica commerciale aggressiva della GDO, che favorisce il prodotto di importazione di bassa qualità a scapito del prodotto nazionale, meglio se del territorio. I prezzi in campo più bassi di quelli di 10 anni, ma i costi sono aumentati e le aziende iniziano ad espiantare i frutteti

Nel 2011 pesche e nettarine vengono pagate meno di 10 anni fa. Nella campagna del lontano 2001, primo anno di applicazione dell’Euro, l’Osservatorio Agroalimentare di Regione e Unioncamere dell’Emilia Romagna avevano rilevato un prezzo medio di 40 centesimi al chilo, il doppio dei 20 centesimi che i produttori ottengono oggi. Si tratta di un prezzo – rileva Coldiretti Emilia Romagna – che non ripaga i costi di produzione e che risulta scandaloso se paragonato ai prezzi di alcuni prodotti di uso corrente: ci vogliono 5,5 Kg di pesche per una tazzina di caffè, 20 Kg per un bitter, 49 Kg per una crema abbronzante.Una concatenazione di cause, derivata dall’emergenza dell’”Escherichia Coli”, dall’andamento meteorologico, che ha provocato il sovrapporsi di produzioni diverse, e dai bassi consumi, hanno determinato la necessità di salvaguardare i prodotti di qualità italiani, tra i quali, oltre ad ortaggi e a pesche e nettarine, anche altri prodotti come cocomeri, meloni, patate e cipolle.
Per questo i produttori di Coldiretti hanno realizzato un presidio a Bologna, all’ingresso del palazzo della Regione, durante il quale è stata distribuita frutta ai dipendenti di via Aldo Moro. Davanti alla sede della Giunta regionale è stato allestito un anfiteatro con 300 cassette di frutta con lo slogan “Arrivano i Nostri”. Nell’anfiteatro, dove è stata presentata la prima mostra comparata dei prezzi di prodotti di uso comune con il corrispettivo in pesche, una rappresentanza dei produttori ortofrutticoli di tutta l’Emilia Romagna ha incontrato il presidente della Regione Vasco Errani e l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni, ai quali è stata presentato un documento di interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza.
“Da un lato c’è l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato – ha detto il presidente di Coldiretti regionale, Mauro Tonello – dall’altro c’è un diffuso comportamento della Grande distribuzione organizzata (Gdo) ad utilizzare il prodotto ortofrutticolo per aggressive campagne di promozione sottocosto. Il tutto innesca una miscela esplosiva che fa da acceleratore dell’emergenza”.
Proprio sulla grande distribuzione si appuntano le critiche più forti dei produttori. “Come prima azione per rilanciare i nostri prodotti – ha detto Tonello – abbiamo cercato un accordo al tavolo interprofessionale nazionale che limitasse l’immissione sul mercato di prodotto di minore qualità e di minor calibro, ottenendo però solo un netto rifiuto da parte della Gdo di impegnarsi a non commercializzare prodotto di importazione con caratteristiche qualitative inferiori a quelle per cui si impegnavano i produttori italiani”.
Nel documento presentato ad Errani i produttori, tra le varie proposte, chiedono un autorevole intervento sul Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali per poter ovviare a situazione ed intervenire presso la Gdo per:
• sottoscrivere l’accordo interprofessionale, già firmato dal resto della filiera;
• regolamentare l’uso del sottocosto dei prodotti ortofrutticoli;
• regolamentare l’uso della scontistica;
• ridurre i tempi di pagamento sui prodotti deperibili,
• fissare l’obbligo di una corretta informazione al consumatore sulla stagionalità.
Inoltre è stato chiesto rafforzare gli interventi di credito agevolato e di attivare procedure per sospendere rate e pagamenti dovuti dalle imprese agricole nel 2011, consentendone la rateizzazione nel medio periodo.
“Sarà fondamentale – ha concluso Tonello – avviare un piano di ristrutturazione del settore, con interventi per il ripristino della trasparenza nelle transazioni commerciali e il riposizionamento delle Organizzazione di prodotto. Non dobbiamo dimenticare che dal 2005 ad oggi solo in Emilia Romagna sono arrivati circa 500 milioni di euro dall’ente pubblico, che hanno attivato interventi per 1 miliardo di euro, che comunque non hanno scongiurato 4 anni di crisi su 7 campagne”.
Prezzi comparati di alcuni prodotti di uso comune e il corrispettivo in pesche:

prodotti prezzi corrispettivo pesche
caffè € 1,10 5,5 Kg
sigarette € 4,60 23 Kg
acqua ½ l € 0,80 4 Kg
chewing gum € 1,70 8,5 Kg
biro € 1,80 9 Kh
bitter € 2,00 10 Kg
crema abbronzante € 9,80 49 Kg
Integratore alimentare € 15,50 77,5 Kg

CRISI PESCHE E NETTARINE - ERRANI: IL GOVERNO CONVOCHI UN TAVOLO NAZIONALE PER LA FIRMA DI UN ACCORDO CON LA GRANDE DISTRIBUZIONE


Fonte: Giunta Regionale - Agenzia Informazione e Ufficio Stampa

Bologna - “E’ fondamentale che il Governo convochi un tavolo nazionale per arrivare alla firma di un accordo con la grande distribuzione, che permetta di non immettere nel mercato prodotto di scarsa qualità e sottocosto. Lo abbiamo già chiesto come Conferenza delle Regioni, tornerò ad impegnarmi in questa direzione nelle prossime ore. La Regione Emilia-Romagna c’è.”
Lo ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani che è intervenuto questa mattina alla manifestazione organizzata a Bologna dalla Coldiretti regionale per fare il punto sulle gravi difficoltà che sta attraversando il comparto dell’ortofrutta estiva e in particolare delle pesche e nettarine.
“Quattro crisi in sette anni – ha aggiunto Errani – ci dicono che il problema della frutta estiva è ormai un problema strutturale e che dobbiamo lavorare per riorganizzare l’intera filiera, garantendo innanzi tutto un’ equa remunerazione ai produttori. E’ questo il punto strategico su cui è necessario unire il nostro impegno e lavorare insieme.”
Oltre che da parte del Presidente Errani la manifestazione della Coldiretti ha ottenuto il sostegno anche dell’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni che ha ricordato le misure da adottare nell’immediato. Due in particolare: il ritiro dal mercato di una quota di invenduto da destinare agli indigenti e agli impianti a biogas, così come previsto dall’Ocm frutta, per favorire un sia pur minimo rialzo dei prezzi e, da parte dell’Europa, un provvedimento di sostegno economico analogo a quello varato, per sole cinque varietà vegetali, dopo la crisi dell’Escherichia Coli. “L’Europa – ha aggiunto Rabboni - deve inoltre capire che la frutta estiva è un prodotto altamente deperibile e che richiede particolari reti protettive da adottare su scala transnazionale, per un corretto governo del’offerta. Di tutto questo ho parlato nei giorni scorsi a Bruxelles con lo staff del commissario all’ agricoltura Ciolos, con i parlamentari italiani e il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, De Castro. Nei prossimi giorni anche la Commissione agricoltura del Senato italiano presenterà una risoluzione in questa direzione.”

CRISI DELL’ORTOFRUTTA, APOFRUIT IN PRIMA LINEA NELLA RICERCA DI SOLUZIONI

Fonte: Apofruit

L’emergenza si fa sentire ma la cooperativa, grazie alla propria organizzazione commerciale registra volumi di vendite regolari. Il problema è rappresentato dai prezzi troppo bassi del mercato che non consentono ai produttori un reddito adeguato. Apofruit ha organizzato alcuni incontri informativi per i propri soci

«Siamo preoccupati della difficile situazione e stiamo cercando di mettere in atto tutte le soluzioni possibili, compreso la messa a punto d’interventi innovativi indispensabili visto le ricorrenti crisi dell’ortofrutta. Grazie, tuttavia, all’organizzazione della nostra struttura il prodotto dei nostri soci sta trovando collocazione sul mercato e registriamo stock regolari». E’ questa la sintesi, nelle parole del direttore Mario Tamanti, della situazione all’interno della cooperativa Apofruit Italia coinvolta come tutte le altre organizzazioni dei produttori nell’emergenza che grava in questi giorni sull’intero comparto ortofrutticolo italiano. «Teniamo a sottolineare, comunque - evidenzia Tamanti - che le quantità di prodotto destinato ai ritiri dal mercato (biodigestione per fini energetici e beneficenza) rappresentano una quota marginale dei volumi conferiti dai soci: la nostra struttura commerciale è in grado, nonostante le difficoltà di mercato attuali, di fronteggiare l’emergenza. Il problema è rappresentato dai prezzi di vendita in tutti i mercati europei, troppo bassi per garantire ai produttori un reddito adeguato».
Quali le cause di questa crisi e il progressivo acuirsi di questi giorni? Si tratta di un insieme di fattori concomitanti: l’anticipo della maturazione e l’accavallamento di diverse aree di produzione (nord e sud Italia, Spagna, Francia e Grecia arrivati contemporaneamente), il calo dei consumi, dovuto anche agli effetti della psicosi dell’Escherichia coli, unito alla completa mancanza di strumenti di tutela dei produttori, ha portato il mercato a livelli talmente bassi da non coprire neanche la metà dei costi della produzione agricola.
Ai valori attuali di mercato il prezzo alla produzione di un kg di pesche e nettarine oscilla tra i 20 e i 30 centesimi.
«La nostra prima preoccupazione sono i nostri soci produttori - afferma il presidente di Apofruit Mirco Zanotti - Questa crisi come le altre che l’hanno preceduta, evidenzia una volta in più come il produttore rappresenti il soggetto più penalizzato della filiera che va dal campo al consumatore. La situazione di crisi attuale la può risolvere solo un miglioramento del mercato, ma è necessario che le Istituzioni capiscano che serve una maggiore tutela della produzione. Filiere così deperibili come quelle estive non possono essere lasciate in balia del solo mercato senza alcuna protezione».
«Il nostro impegno in queste ore –spiega Tamanti- è quello di mettere a punto una serie di nuove proposte per garantire la sopravvivenza di un settore strategico per l’economia nazionale e del territorio. Nell’immediato dobbiamo con forza sensibilizzare il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali affinché convinca l’Unione Europea ad allargare all’ortofrutta estiva i provvedimenti straordinari adottati per arginare gli effetti dell’Escherichia Coli che ha innegabilmente trascinato verso il basso i consumi ortofrutticoli. Occorre, inoltre, lavorare in modo unitario da subito per rivedere la normativa OCM che non tutela i produttori nelle situazioni di crisi come evidenzia la situazione in corso, quindi bisogna incrementare le quantità di prodotto ritirabili dal mercato, destinandole a fini energetici o in beneficenza, e soprattutto innalzarne i valori/indennizzi. Troppe lettere, troppi comunicati presentati in modo frammentario non hanno prodotto nulla in questi ultimi otto anni. Occorrono nuove idee e nuove procedure d’intervento per fare cose concrete»
Per illustrare la grave situazione e presentare e valutare insieme possibili iniziative innovative, Apofruit ha convocato i propri soci per lunedì 18 Luglio a Cesena e martedì 19 luglio a S. Pietro in Vincoli (Ra).

venerdì 15 luglio 2011

ANBI: 180.000 CHILOMETRI DI CANALI E 900 INVASI A SERVIZIO DELLE ENERGIE RINNOVABILI

Fonte: Anbi - Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni

MASSIMO GARGANO(Presidente Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni): “MINI IDROELETTRICO E IRRIFRAME RAPPRESENTANO UN MODELLO DI SVILUPPO IN SINTONIA CON LE ISTANZE DELLA SOCIETA’. I CONSORZI DI BONIFICA NE SONO PROTAGONISTI”

“Dopo i referendum, come ci si pone di fronte a temi, quali l’acqua e l’energia? I Consorzi di bonifica mettono a disposizione 180.000 chilometri di canali per la sfida del “mini idroelettrico”, così come i bacini di raccolta idrica per gli impianti fotovoltaici.” E’ questo l’obbiettivo indicato da Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I., al termine dei due giorni del Congresso Internazionale “Acqua: irrigazione, energie rinnovabili, ambiente. La sfida dei Consorzi di bonifica” tenutosi a Roma.
Prosegue Gargano: “Rappresentiamo un modello di sviluppo in sintonia con questa società, cui diamo risposte concrete come l’avvio operativo del sistema Irriframe sta a dimostrare. I Consorzi di bonifica guardano al futuro di un mondo agricolo, che abbisogna di maggiore apporto idrico e che esprime comunque forte soddisfazione verso il servizio offerto, come testimoniato dalla ricerca SWG. E’ una strada non scevra da difficoltà, come dimostra, da subito, il necessario impegno per un’interpretazione della Direttiva Europea sulle Acque, che non penalizzi ingiustamente il nostro settore primario; nel nostro cammino, però, non siamo soli ed i due giorni del Congresso Internazionale lo hanno dimostrato con i contributi di illustri docenti ed esperti.”
Ai lavori sono intervenuti, tra gli altri, il Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari Forestali, Roberto Rosso; il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Paolo Russo; Gianni Alemanno, Sindaco di Roma e Presidente del Consiglio Nazionale A.N.C.I.; Sergio Marini, Presidente Coldiretti; Mario Guidi, Presidente Confagricoltura; Giuseppe Politi, Presidente Confederazione Italiana Agricoltori.

IN CADUTA LIBERA I PREZZI DI PESCHE E NETTARINE - VA AVVIATA UNA PROFONDA RIFLESSIONE DEL SISTEMA

Fonte: Confagricoltura Ferrara

"I generi alimentari freschi, il cui prezzo è sceso a giugno dello 0,3% hanno fatto da parziale ammortizzatore ad un'inflazione calcolata dall'Istat al 2,7% su base annua, il livello più alto registrato dal novembre 2008. Ma questo ruolo di salvagente contro il carovita i produttori agricoli lo hanno assunto a proprie spese". Lo sottolinea il Presidente di Confagricoltura Ferrara, Nicola Gherardi, in relazione alla rilevazione sui prezzi definitivi al consumo di giugno diffusa dall'Istat - che ricorda come l'allarme E.Coli scatenato in Germania abbia scoraggiato i consumi di tutti gli ortaggi e della frutta e bloccato le esportazioni. Il risultato è stata una diminuzione dei prezzi al consumo dei vegetali freschi pari al 5,6% su base mensile ed al 2,5% rispetto all'anno scorso, come rileva l'Istat.
"A giugno, come attestano i dati Ismea, i prezzi all'origine della frutta fresca sono diminuiti di quasi il 20% e degli ortaggi del 22% rispetto a un anno fa. E le cose - prosegue il Presidente degli imprenditori agricoli ferraresi - non stanno andando meglio a luglio: le quotazioni della frutta fresca sono in caduta libera, i mercati sono ingolfati da pesche e nettarine provenienti dall'estero, il caldo eccezionale ha fatto maturare in anticipo i raccolti facendo saltare i calendari"
"Non è perciò più accettabile sentire riproposto il grido dei produttori di pesche della nostra provincia per l'insostenibilità del prezzo riconosciuto al prodotto a fronte di costi di produzione sempre più alti. E' necessario avviare da subito una profonda riflessione del sistema che ruota intorno alla coltivazione della pesca per non arrivare alla resa finale dei produttori con abbattimento dei frutteti e conseguente perdita di occupazione e delle peculiarità e qualità delle nostre produzioni".
Bisogna partire immediatamente con una richiesta di modifica delle disposizioni e dei vincoli dettati dall'UE per il governo della produzione richiedendo come paese Italia ed in maniera unitaria: l'aumento ad almeno il 10% delle quantità di prodotto ritirabile in caso di crisi (attualmente nell'OCM Organizzazioni Comuni di Mercato del settore è previsto il 5%), la facoltà delle Organizzazioni di Produttori di poter accumulare le risorse non spese nell'annata per fronteggiare successivi periodi di crisi e l'aggiornamento dei prezzi del ritiro per determinare una soglia minima accettabile al di sotto della quale non scendere.
"Contestualmente diventa inderogabile - aggiunge il Presidente dell'Organizzazione agricola ferrarese - porre i produttori italiani nelle stesse condizioni dei loro competitor europei. Non si può più accettare che dietro la politica della qualità, i nostri frutticoltori siano obbligati a farsi carico di costi maggiori per vedersi poi soffiare il mercato dai concorrenti spagnoli o nord africani che producendo con minori vincoli riescono a proporsi sul mercato con prezzi più bassi; prezzi sui quali poi la grande distribuzione trova il pieno risultato speculativo. In questo ambito va stigmatizzata la posizione assunta dalla grande distribuzione di non condividere, con il sistema ortofrutticolo italiano, le scelte di qualità merceologica da farsi con la medesima intensità sia su quelle nazionali che su quelle internazionali, contribuendo in maniera determinante alla crisi dei frutticoltori italiani".
"Va assolutamente affrontato e risolto - conclude Nicola Gherardi - il tema del sistema della rappresentanza del prodotto "pesca" sul mercato. Risulta infatti evidente che qualcosa in questa OCM non funziona. Non è pensabile gestire il mercato della frutta estiva con modelli di governo che coinvolgono solo il 30% del prodotto di quello stesso comparto. E' ora di affrontare l'argomento una volta per tutte perché se su dieci anni di funzionamento dell'OCM, cinque sono stati di crisi per i produttori, non si può dare la colpa a congiunture ogni volta più sfortunate; è ora di darsi da fare e rendersi conto che così com'è il sistema non funziona. Bisogna iniziare a pensare al raccolto del 2012 e a quelli futuri per costruire una rete ed un sistema nuovo capace di valorizzare la produzione , ridurre i costi e responsabilizzare, in maniera forte, i soggetti chiamati a rappresentare ai vari livelli i produttori".

COLDIRETTI, INFLAZIONE: VOLA PREZZO FRUTTA (+14%) AL CONSUMO MA CROLLA IN CAMPAGNA (-20%)

Fonte: Coldiretti Ferrara

La moltiplicazione dei prezzi della frutta dal campo alla tavola spinge gli alimentari al top degli aumenti. Ma in campo si rischia di non raccogliere per prezzi al di sotto dei costi di produzione.

Volano i prezzi della frutta fresca sugli scaffali con un aumento del 14 per cento rispetto allo scorso anno, superiore a quello della benzina, ma nei campi è crisi profonda con una diminuzione dei compensi riconosciuti agli agricoltori del 20 per cento con conseguenze drammatiche sui redditi delle imprese agricole. E’ quanto denuncia Coldiretti Emilia Romagna sulla base dei dati Istat relativi al mese di giugno che evidenziano un aumento dell’inflazione con gli alimentari al top da 2 anni (+3,0 per cento) che è dovuto anche alle distorsioni e alle speculazioni che si verificano nel passaggio della frutta dal campo alla tavola. A causa delle distorsioni, delle inefficienze e delle eccessive intermediazioni nel passaggio della frutta dall’azienda agricola al carrello della spesa - sottolinea la Coldiretti - i prezzi triplicano, ma possono aumentare anche di 5 o 6 volte. Quest’estate si è allargata senza giustificazioni - sottolinea la Coldiretti - la forbice dei prezzi della frutta fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita ma - precisa la Coldiretti - anche i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni più vantaggiose. Una situazione aggravata dalla mancata firma da parte della Grande Distribuzione Organizzata dell’accordo interprofessionale per la campagna di raccolta 2011 alla quale la Coldiretti chiede un forte atto di responsabilità. Gli esempi non mancano: secondo le elaborazioni Coldiretti su dati del servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole. Le pesche gialle - conclude la Coldiretti - subiscono un ricarico del 442 per cento (più di cinque volte), le albicocche del 224 per cento (più di tre volte) mentre i cocomeri fanno registrare un aumento del 268 per cento (oltre tre volte e mezzo) ed i meloni del 288 per cento (quasi il triplo).

INFLAZIONE, CONFAGRICOLTURA: “I PRODUTTORI DI FRUTTA E VERDURA PAGANO IL CONTO DELL’ALLARME E.COLI”

Fonte: Confagricoltura

“I generi alimentari freschi, il cui prezzo è sceso a giugno dello 0,3% hanno fatto da parziale ammortizzatore ad un’inflazione calcolata dall’Istat al 2,7% su base annua, il livello più alto registrato dal novembre 2008. Ma questo ruolo di salvagente contro il carovita i produttori agricoli lo hanno assunto a proprie spese”. Lo sottolinea Confagricoltura - in relazione alla rilevazione sui prezzi definitivi al consumo di giugno diffusa oggi dall’Istat - che ricorda come l’allarme E.Coli scatenato in Germania abbia scoraggiato i consumi di tutti gli ortaggi e della frutta e bloccato le esportazioni. Il risultato è stata una diminuzione dei prezzi al consumo dei vegetali freschi pari al 5,6% su base mensile ed al 2,5% rispetto all’anno scorso, come rileva l’Istat.

“A giugno, come attestano i dati Ismea, i prezzi all’origine della frutta fresca sono diminuiti di quasi il 20% e degli ortaggi del 22% rispetto a un anno fa. E le cose – osserva Confagricoltura - non stanno andando meglio a luglio: le quotazioni della frutta fresca sono in caduta libera, i mercati sono ingolfati da pesche e nettarine provenienti dall’estero, il caldo eccezionale ha fatto maturare in anticipo i raccolti facendo saltare i calendari.

giovedì 14 luglio 2011

“OPERAZIONE TRASPARENZA” FA TAPPA A GORO E FORMIGNANA

Fonte: C.A.D.F.: Acquedotto del Delta

Continua con successo il progetto messo in campo dal CEA e dal CADF per sensibilizzare i cittadini all'uso consapevole dell'acqua di rubinetto. Le prossime iniziative coinvolgeranno Goro con la Sagra della Vongola il 17 luglio e Formignana per la Sagra del Salame il 31 luglio.

E' pulita e salubre, ma anche economica, per il portafoglio e per l'ambiente. Ecco alcuni buoni motivi per bere acqua di rubinetto. Sempre a portata di mano, a patto di avere buone tubature di casa, e soprattutto ottima dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche come lo stesso C.A.D.F., acquedotto del Delta, garantisce. Un impegno apprezzato dai ferraresi che, a loro volta, dallo scorso Aprile stanno aderendo numerosi ad “Operazione Trasparenza”, campagna informativa itinerante, promossa dal C.E.A., Centro di Educazione Ambientale - La Fabbrica dell'Acqua, e fortemente voluta del CADF, che prevede fino al prossimo novembre un patto di fiducia con i cittadini del territorio: unica condizione da sottoscrivere, bere solo acqua potabile. Un'iniziativa che ora farà tappa anche a Goro, domenica 17 Luglio, per la Sagra della Vongola, e a Formignana, il prossimo 31 Luglio, per la Sagra del Salame.
Partita lo scorso 25 Aprile questa attività di sensibilizzazione sull'uso responsabile dell'acqua di rubinetto si sta snodando attraverso un lungo ed articolato percorso nei quindici comuni del basso ferrarese - il cui servizio idrico è gestito dal C.A.D.F. - in occasione delle principali feste e manifestazioni delle varie città. Un itinerario, ormai giunto a metà del suo tragitto, che ha registrato consensi assolutamente positivi tra i ferraresi.
Scoprire infatti come si può contribuire con il proprio comportamento a risparmiare sia in termini di portafoglio che di impatto ambientale è una delle prerogative che si prefigge “Operazione Trasparenza”. Pochi pensano alle positive ricadute ambientali che comporta il consumo di acqua potabile: ovvero il notevole risparmio sul rifiuto plastica, prodotto a seguito dell'imbottigliamento. Sono queste solo alcune delle informazioni offerte dallo staff del CEA che sarà a disposizione della popolazione anche a Goro e Formignana nell'apposito stand predisposto per l'occasione. Qui si potranno richiedere i materiali divulgativi realizzati per l'iniziativa che approfondiscono il tema dell'acqua, nei suoi diversi aspetti.
Mettersi in gioco dunque per cambiare vecchie abitudini ed aprirsi al confronto è il valore aggiunto, in definitiva, di “Operazione Trasparenza”. Tutto in un'ottica davvero “trasparente” per costruire insieme, il CEA, il CADF ed i cittadini, una nuova mentalità più attenta e rispettosa dell'ambiente.

CRISI SETTORE PESCHICOLO: TERREMERSE E O.P. PEMPACORER PROSEGUONO CON GLI INTERVENTI PER SALVAGUARDARE IL LAVORO DEI PRODUTTORI

Fonte: Terremerse - Op Pempa Corer

Dopo la beneficenza dei giorni scorsi, altri prodotti sono stati ritirati dal mercato e il 14 luglio sono stati indirizzati alla produzione di energia e al compostaggio

Nei giorni scorsi la Cooperativa Terremerse e l’Organizzazione di Produttori Pempacorer avevano destinato in beneficenza una parte di produzione peschicola ritirata dal mercato. Nella mattinata di giovedì 14 luglio altre pesche e nettarine sono state ritirate e “sacrificate” in biodigestore per la produzione di energia e di compost.
Si tratta dei primi interventi attuati da Terremerse e O.P. Pempacorer, nel rispetto delle normative vigenti, per cercare di fronteggiare lo stato di forte crisi che sta attraversando il comparto peschicolo.
La distruzione del prodotto, dati gli attuali prezzi di ritiro consentiti dal regolamento, non è la soluzione del problema; un problema nato sommando ad antiche carenze strutturali e al calo dei consumi, una serie di sfavorevoli e pesanti fattori congiunturali, fino a determinare l’attuale situazione di insostenibilità del mercato.
«Nelle opportune sedi stiamo cercando di ottenere da parte della UE un adeguamento del prezzo di ritiro e dei volumi ammissibili, altre che nuove regole per avere maggior trasparenza nel rapporto con la distribuzione – fanno sapere da Terremerse e O.P. Pempacorer – Attualmente il ricorso al ritiro dei prodotti dal mercato è in gran parte a carico dei produttori e delle loro organizzazioni, che si accollano questo ulteriore sacrificio per tentare in extremis di contribuire a tonificare un mercato altrimenti non più sostenibile».
Oltre a Terremerse e Pempacorer anche tutte le altre Organizzazioni di Produttori hanno ritirato pesche e nettarine dal mercato, per lanciare un segnale unitario nei confronti di tutti i protagonisti che hanno la possibilità di invertire questo trend negativo, dalla Grande Distribuzione alle Istituzioni preposte a livello provinciale, regionale, nazionale e comunitario.

CONGRESSO STRAORDINARIO DEL SINDACATO UIMEC UIL

Fonte: Uimec - Uil

Si è tenuto a Ferrara, presso l’Hotel Duchessa Isabella, il CONGRESSO STRAORDINARIO del Sindacato UIMEC UIL Unione Italiana Mezzadri e Coltivatori Diretti, alla presenza di numerosi operatori del settore e del Vice Presidente Nazionale Mauro Sasso.
Dopo vivace e intensa discussione sulle problematiche agricole locali e nazionali, sulla crisi generale che investe ora le aziende agricole e i produttori, sulle incertezze della nuova Politica Agricola Comunitaria e i suoi imminenti sviluppi futuri, il Sindacato ha provveduto alla nomina dei nuovi Organi Direttivi Provinciali.
È stato eletto il Consiglio Direttivo Provinciale, rappresentativo delle peculiari realtà agricole presenti sul territorio, e successivamente si è provveduto alla nomina del Presidente Provinciale Mario Montanari e del tesoriere Mirko Cavallini.
Il nuovo Presidente, che ha svolto dal 1986 a Ferrara attività di Dottore Agronomo libero professionista, proviene da esperienze di consulenza, imprenditoria agricola e collaborazioni a organismi Sindacali.
L’Unione Italiana Mezzadri e Coltivatori Diretti, presente ormai da decenni sul territorio ferrarese, è un organizzazione sindacale professionale agricola a vocazione generale e unitaria dei produttori associati per la difesa dei comuni interessi professionali, sociali, economici, nel rispetto dei principi di democrazia e libertà, e l’azione sindacale è mirata a promuovere il progressivo miglioramento delle condizioni degli operatori e delle aziende del settore primario. Già nei prossimi giorni il Presidente emanerà le linee guida provinciali per l’applicazione delle istanze proposte dal Congresso.

CONGRESSO INTERNAZIONALE A.N.B.I. “ACQUA: IRRIGAZIONE, ENERGIE RINNOVABILI, AMBIENTE. LA SFIDA DEI CONSORZI DI BONIFICA”

Fonte: Anbi - Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni

E' in corso di svolgimento a Roma il CONGRESSO INTERNAZIONALE "ACQUA: IRRIGAZIONE, ENERGIE RINNOVABILI, AMBIENTE. LA SFIDA DEI CONSORZI DI BONIFICA" nel Centro Congressi dell'HOTEL PARCO DEI PRINCIPI, A ROMA in via Frescobaldi, 5)

Questi gli interventi della prima giornata:

CAMBIAMENTI CLIMATICI E RISORSE IDRICHE: SIAMO AL DUNQUE!
SERVONO INTERVENTI SULLA RETE IDRAULICA ED INNOVAZIONE: LA BONIFICA PROPONE IRRIFRAME


“E’ dagli anni ’90 che lanciamo segnali preoccupati sul futuro dei cambiamenti climatici ed i rischi per il territorio italiano. Ormai siamo al dunque: è necessario un piano di adeguamento ed innovazione nelle infrastrutture idrauliche e l’ANBI potrebbe essere la cabina di regia di un sistema di monitoraggio sullo stato delle acque.” A dirlo è Giampiero Maracchi, noto climatologo e docente all’Università di Firenze, intervenuto al Congresso Internazionale “Acqua: irrigazione, energie rinnovabili, ambiente. La sfida dei Consorzi di bonifica” in corso a Roma per iniziativa dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni.
Sulla stessa lunghezza d’onda, l’intervento di Lucio Ubertini, Vicepresidente I.C.I.D., che ha evidenziato la necessità di dotare l’Italia di una rete infrastrutturale, capace di trattenere l’acqua, quando piove per rilasciarla nei momenti di necessità.
A sostenere tale richiesta è stato anche l’intervento dello spagnolo Andres del Campo, Presidente dei consorzi di bonifica iberici, che ha ribadito come solo le opere di regimentazione e di adeguamento della rete di bonifica siano la risposta, in Spagna come in Italia, alle problematiche poste dai cambiamenti climatici, garantendo al contempo maggiore disponibilità idrica.
E’ toccato, quindi, al Direttore Generale del Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Giuseppe Blasi, fare il punto sul Piano Irriguo Nazionale, di cui, proprio nei giorni scorsi, si è aperta una nuova fase con il via agli iter procedurali per 598 milioni di euro. E’ stato per altro ricordato come i consorzi di bonifica abbiano già pronti progetti, immediatamente cantierabili, per 4 miliardi di euro, nonostante alcuni ostacoli procedurali rallentino l’operatività degli enti consortili con il rischio di perdere risorse soprattutto al Sud.


All’Europa ha guardato l’intervento di Fabrizio De Filippis, Direttore del Dipartimento Economia dell’Università Roma Tre, che ha accreditato i consorzi di bonifica come moderni enti di autogoverno del territorio, capaci di cogliere le nuove sfide economico-ambientali della Politica Agricola Comune.
Di ruolo ambientale della Bonifica, ha quindi parlato Bruno Bolognino, Direttore del Consorzio di bonifica Est Sesia, evidenziando come, dalla coltivazione del riso, la coltura più bisognosa d’acqua in assoluto, dipenda l’equilibrio delle falde acquifere di una vasta area al confine tra le province di Vercelli, Novara e Pavia: mantenere alto il loro livello preserva dall’inquinamento gli acquiferi, da cui attingono gli acquedotti civili.
Infine, è stato Paolo Mannini, Direttore dell’Ufficio Tecnico del Consorzio Emiliano Romagnolo, a fare il punto e tracciare le prospettive di Irriframe, l’innovativo sistema, primo in Europa, capace di abbattere, del 20%, il fabbisogno idrico nella campagne; questo grazie alla elaborazione di più parametri (colturali, idrici, pedologici, meteo), che permetterà di fornire all’agricoltore consigli sull’ottimizzazione d’uso della risorsa idrica. In fase di sperimentazione in 17 consorzi di 7 regioni italiane, è previsto vada a regime entro il 2015.