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martedì 30 novembre 2010

CONFAGRICOLTURA INCONTRA GLI ADDETTI AGRICOLI DELLE AMBASCIATE ESTERE

Fonte: Confagricoltura

“SERVE UNA PAC RIMODERNATA CHE FAVORISCA LA COMPETITIVITA’, LO SVILUPPO RURALE E PERMETTA DI FRONTEGGIARE LE CRISI DI MERCATO”

«Confagricoltura è contraria alla paventata riduzione dei finanziamenti al settore; il veto al bilancio 2011 espresso da Regno Unito, Paesi Bassi e Svezia fa comprendere come la battaglia sui fondi sarà accesa. Occorre rafforzare il gruppo di Paesi favorevoli al mantenimento della Pac guidati da Francia e Germania, con l’intento di garantire le risorse necessarie all’agricoltura ed alle politiche nazionali. Un invito che rivolgo anche all’Italia, e so che il ministro Galan si è già espresso favorevolmente in tal senso». Lo ha detto Giandomenico Consalvo (componente della Giunta di Confagricoltura, competente per le politiche internazionali) nell’incontro con gli addetti agricoli delle Ambasciate estere; presenti - presso la sede di Confagricoltura a Roma - una trentina di aderenti al gruppo “O.s.c.a.r.” (“Ordine Speciale Consiglieri Agricoli a Roma) a cui aderiscono la gran parte degli addetti agricoli stranieri accreditati in Italia.
Confagricoltura ha sollevato anche il problema delle crisi di mercato che vanno fronteggiate con appropriati strumenti. Per l’Organizzazione degli imprenditori agricoli è fondamentale che gli interventi di mercato continuino ad essere previsti; anzi che vengano ancor più rafforzati rispetto alla situazione attuale, attivando nuovi strumenti (come contratti, reti di sicurezza e assicurazione del rischio) per gestire la forte volatilità delle quotazioni e favorire uno sviluppo rurale aggiornato, da un lato alle nuove sfide, dall’altro alle esigenze delle imprese agricole. La proposta confederale è di prevedere una vera e propria “rete di sicurezza”, che permetta, a livello comunitario, di affrontare in maniera tempestiva ed efficace le crisi di mercato.
Altro tema importante per la Confagricoltura è quello della spesa per lo sviluppo rurale (il cosiddetto secondo pilastro della Pac) che dovrà mantenere la sua caratterizzazione basata sulla programmazione territoriale e sul principio del cofinanziamento delle risorse da parte degli Stati membri e dei beneficiari. Dovrà però concentrarsi su misure a vantaggio delle imprese agricole puntando sull’aumento della loro competitività, favorendo gli investimenti aziendali (innovazione tecnologica), il ricambio generazionale, l’integrazione di filiera e la promozione a sostegno dell’export.
Nel corso dell’incontro è stato illustrato il progetto “Futuro Fertile” di Confagricoltura (con le 61 proposte di riforma della normativa per il settore agricolo) che ha ricevuto pieno apprezzamento; il coordinatore del Gruppo O.s.c.a.r. Balázs Hamar (Ungheria), parlando a nome dei colleghi, ha detto: «Il progetto di Confagricoltura ci sembra utile con proposte interessanti che possono essere mutuate anche in altri Paesi dove si riscontrano problemi analoghi ai vostri».
Giandomenico Consalvo infine ha evidenziato come «siano importanti le relazioni con gli esperti agricoli delle Ambasciate, sia per mantenere vivo il dialogo sulle materie relative alle politiche comunitarie ed internazionali, sia per stimolare la realizzazione di iniziative comuni mirate all’ampliamento dell’export delle nostre produzioni o di collaborazioni di carattere imprenditoriale».

CONFAGRICOLTURA: RINNOVABILI: DETERMINANTE IL RUOLO DEGLI IMPIANTI PER LA MICROGENERAZIONE DISTRIBUITA.

Fonte: Confagricoltura

“Lo schema di decreto legislativo sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, approvato questa mattina dal Consiglio dei ministri, dovrà prevedere una semplificazione per la microgenerazione distribuita da biomasse e biogas di per sé già ambientalmente ‘sostenibile’”. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, intervenendo alla presentazione del Rapporto Enea “Energia- Ambiente”.
Ha detto Vecchioni: “Confagricoltura chiede che i criteri di sostenibilità fissati dall’Unione europea per la produzione di energia da fonti rinnovabili si applichino limitatamente agli impianti con potenza superiore a 1 MW, come d’altronde raccomandato dalla stessa Commissione Ue. La microgenerazione va favorita e sostenuta perché è una grande opportunità di diversificazione del reddito per le aziende agricole. Applicare criteri troppo restrittivi ai piccoli impianti significherebbe creare ulteriori oneri amministrativi”.
E il presidente di Confagricoltura ha posto in evidenza come l’agricoltura e la forestazione stiano svolgendo e svolgeranno sempre più un ruolo importante nella riduzione delle emissioni, nell’assorbimento di CO2 e nello sviluppo delle energie rinnovabili, con particolare riferimento alle biomasse – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura -. La micro generazione distribuita può dare un rinnovato impulso al settore dell’energia rinnovabile in agricoltura”.
In tale contesto il Piano di azione nazionale attribuisce grande importanza alle biomasse la cui produzione di energia dovrà aumentare da 2,2 a 9,8 mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio) entro il 2020; 7,6 mtep, che rappresentano praticamente la metà delle energie da fonti rinnovabili che l’Italia dovrà produrre in più da qui a dieci anni.

IN OCCASIONE DI UNA RIUNIONE CON LA PRESIDENZA BELGA, I DIRIGENTI AGRICOLI EUROPEI ESORTANO I MINISTRI A MANTENERE UN PRIMO PILASTRO FORTE NELLA PAC

Fonte: Segreteria Paolo Bruni

Nel corso di una riunione di alto livello con la Presidenza belga, i dirigenti agricoli dell'UE hanno esortato oggi i ministri europei dell'Agricoltura a mantenere un primo pilastro forte nella futura politica agricola comune (PAC). Ciò risulta essenziale per salvaguardare la sicurezza alimentare e garantire un settore agroalimentare economicamente efficiente e competitivo nell'UE.
Questa richiesta s'iscrive nel quadro del dibattito dei ministri sui piani della Commissione europea relativi alla PAC dopo il 2013. Durante un incontro con il ministro belga dell'Agricoltura, Sabine Laruelle, il Presidente del Copa, Padraig Walshe, ha avvertito: "Nell'UE, i redditi agricoli sono già crollati del 12% l'anno scorso e il numero di agricoltori continua a diminuire, a scapito delle zone rurali. Di fronte alla crescente volatilità del mercato, gli agricoltori non possono accettare ulteriori pressioni che mettano a repentaglio la loro sopravvivenza. Sebbene salutiamo con soddisfazione l'intenzione del commissario all'Agricoltura, Dacian Ciolos, di avere una PAC forte dopo il 2013, siamo preoccupati per il fatto che i piani della Commissione porteranno a un incremento dei costi di produzione per gli agricoltori. La nuova proposta della Commissione consistente in una maggiore integrazione obbligatoria degli aspetti ambientali nella PAC sarebbe plausibile soltanto qualora venisse aumentato l'attuale bilancio della PAC".
Il Presidente del Copa ha aggiunto: "È d'uopo porre maggiormente l'accento nella PAC sul rafforzamento del ruolo economico di produzione degli agricoltori in modo tale da salvaguardare la sicurezza alimentare per i 500 milioni di consumatori e da mantenere i 28 milioni di posti di lavoro nel settore agricolo. Innanzitutto, debbono essere mantenuti in futuro i pagamenti diretti della PAC destinati agli agricoltori. Occorre poi confermare le attuali misure comunitarie di gestione del mercato e introdurne di nuove. Accogliamo nondimeno con favore l'orientamento di Dacian Ciolos che intende destinare il sostegno diretto agli agricoltori attivi e chiediamo ai ministri dell'Agricoltura dell'UE di tenerne conto. Sosteniamo anche l'ulteriore sviluppo del sistema di consulenza aziendale e vogliamo assicurare che tale misura aiuti gli agricoltori europei a diventare più competitivi. In aggiunta, siamo favorevoli a numerosi aspetti della tabella di marcia per le TSE che è stata approvata oggi dai ministri dell'Agricoltura dell'UE. La relazione mostra che il numero di casi di BSE è sensibilmente diminuito ed è assolutamente necessario elevare l'età degli animali sottoposti ai test. Chiediamo anche ai ministri dell'Agricoltura dell'UE e alla Presidenza del Consiglio di togliere al più presto, alla luce delle ultime prove scientifiche, il divieto relativo all'utilizzo di proteine animali trasformate provenienti da non ruminanti per i non ruminanti e i pesci di allevamento".
Dal canto suo, Paolo Bruni, Presidente della Cogeca, ha dichiarato: "Nella prospettiva di un aumento della domanda alimentare mondiale, è necessario che il settore agroalimentare europeo sia dinamico e competitivo. L'esigenza di promuovere le cooperative agricole è salita fra le priorità dell'agenda politica nel pieno dell'attuale crisi economica. Invitiamo pertanto i ministri a introdurre delle misure volte a consolidare la posizione degli agricoltori europei nella filiera alimentare.
Vogliamo che gli agricoltori europei e le loro cooperative ottengano prezzi migliori poiché ricevono attualmente solo una frazione del prezzo di vendita al dettaglio. Si potrebbe conseguire tale scopo attraverso una revisione delle norme europee in materia di concorrenza per consentire alle organizzazioni di produttori, in particolare alle cooperative, di crescere di dimensioni e di scala, aumentando la loro competitività e contribuendo a ripristinare l’equilibrio nella filiera alimentare". In conclusione, il Presidente della Cogeca ha indicato con insistenza: "Una PAC forte è fondamentale per mantenere un settore agroalimentare prospero, ma quest'obiettivo non può essere raggiunto senza un bilancio comunitario forte".

CONSERVE ITALIA REAGISCE BENE ALLA CRISI

Fonte: Conserve Italia

Bilancio rassicurante per Conserve Italia: nonostante la pesante crisi economica mondiale, infatti, il gruppo cooperativo, leader europeo nel settore dell’ortofrutta trasformata, ha chiuso l’esercizio 2009/10 con un significativo miglioramento della posizione finanziaria a fronte di una leggera diminuzione del volume d’affari. Il fatturato consolidato si è attestato, infatti, sui 933 milioni di euro (-3,1% rispetto all’esercizio precedente), mentre il fatturato aggregato ha raggiunto quota 1.018 milioni di euro (-3,2%).
Andamento analogo anche per i margini reddituali, che hanno fatto registrare una lieve contrazione rispetto all’annata 2009/10: l’Ebitda si è attestato sui 60,6 milioni di euro (con un’incidenza del 6,2% sul fatturato lordo), mentre l’Ebit si è collocato sui 25 milioni (pari al 2,6% del fatturato lordo). Buone performance per il risultato di esercizio chiuso con un utile netto di 1,4 milioni di euro.
Notizie decisamente positive anche sul fronte dell’indebitamento: nell’ultimo esercizio, infatti, il Gruppo ha consolidato la durata del proprio debito, trasformandolo da breve a medio-lungo termine per garantirsi futuri piani di sviluppo. Complessivamente, la posizione finanziaria netta di Conserve Italia ha fatto registrare una sensibile contrazione (-12%), passando da oltre 316 a poco più di 278 milioni di euro con una diminuzione di quasi 38 milioni sull’esercizio precedente. Un risultato estremamente importante ottenuto attraverso la generazione di cassa della gestione ordinaria nonché grazie all’attento controllo del capitale circolante ed alla oculata politica di investimenti effettuata dal Gruppo.
Il patrimonio netto ha raggiunto i 224 milioni di euro facendo registrare un incremento di 4 milioni rispetto all’esercizio 2009/10, frutto dell’aumento del capitale sociale. Questo ulteriore consolidamento porta il rapporto debiti/patrimonio a 1,2, un livello mai raggiunto nell’ultimo decennio di attività di Conserve Italia.
Gli investimenti sviluppati dal Gruppo nell’annata 2009/10 hanno sfiorato i 70 milioni di euro, con oltre 40 milioni destinati agli investimenti tecnici e 29 milioni indirizzati all’area marketing/commerciale.
“Nell’esercizio 2009/10 – afferma il direttore generale di Conserve Italia, Angel Sanchez – l’andamento di mercato è stato influenzato dalla pesante crisi economica globale, che ha provocato tra l’altro una sensibile contrazione dei consumi. Ciò nonostante il nostro Gruppo ha mantenuto un ottimo livello di redditività, che ha generato cospicue risorse indirizzate al sostegno delle moderne politiche di marca. Contemporaneamente, Conserve Italia ha ottenuto un risultato economico positivo ed una significativa diminuzione dell’esposizione finanziaria”.
“Conclusa la fase dei grandi investimenti – sottolinea il presidente, Maurizio Gardini – Conserve Italia ha potuto rispondere al meglio alla propria mission cooperativa garantendo alla base sociale una adeguata remunerazione e regolari sbocchi di mercato per la produzione e confermando la mutualità prevalente: in pochi anni, infatti, la percentuale di prodotto lavorato conferito dai soci è passata dal 64% (esercizio 2006/07) all’86% (campagna 2009/10). Contemporaneamente, è proseguita la politica di consolidamento del patrimonio del Gruppo indispensabile per garantire quelle risorse finanziarie necessarie per adottare strategie di mercato vincenti ed affrontare con successo le sfide globali”.

venerdì 26 novembre 2010

ASSEMBLEA DEL SINDACATO PENSIONATI DI CONFAGRICOLTURA FERRARA


Fonte: Confagricoltura Ferrara

Oltre duecento soci del Sindacato Provinciale Pensionati di Confagricoltura Ferrara, in rappresentanza di tutte le categorie che hanno rilasciato delega alla Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, si sono riunite in occasione dell’Assemblea annuale.
Il grigiore autunnale della giornata è stato colorato dalla presenza festosa dei pensionati e dalla presenza del Vice Presidente Vicario e Segretario Generale del Sindacato nazionale, on.le Angelo Santori, del Presidente dei pensionati di Confagricoltura Emilia Romagna, Giovanni Maggiolo, dal Presidente e Direttore di Confagricoltura Ferrara, Nicola Gherardi e Tiziano Artioli nonché dal Presidente del Copa-Cogeca, Paolo Bruni,
A far gli onori di casa il Presidente del Sindacato ferrarese, Carlo Sivieri ed il Consigliere nazionale, Bruno Gavioli, che ha coordinato i lavori dell’Assemblea.
Nella relazione di apertura, Sivieri ha ringraziato tutti gli associati grazie ai quali “Ferrara ha una marcia in più”, merito anche della stretta collaborazione instaurata con l’Organizzazione di appartenenza.
Sivieri ha inizialmente relazionato sulle attività svolte nel corso dell’anno: la partecipazione alle iniziative del Coordinamento Unitario Provinciale del Lavoro Autonomo, le giornate formative promosse a livello regionale, la gita in motonave a Venezia, la visita di Parma; segnalando che rimangono ancora pochi posti disponibili per la visita, a metà dicembre, ai mercatini natalizi di Bolzano.
“L’anno che sta per concludersi verrà ricordato, come il precedente – ha evidenziato Carlo Sivieri – per la grave crisi economica che ha segnato tra gli altri anche il nostro Paese, che ha portato ad una preoccupante tenuta dei redditi delle famiglie, ed i primi che ne pagano le conseguenze sono le classi più deboli, proprio noi pensionati. E la grave crisi politico-istituzionale che stiamo attraversando non aiuta di sicuro la nostra categoria. Il potere di acquisto delle nostre pensioni si sta drammaticamente riducendo. Il nostro impoverimento ha avuto come prima diretta conseguenza il calo degli acquisti e la crisi del risparmio. Per questo riteniamo importante che sia definito un paniere ISTAT ad hoc per le spese delle famiglie dei pensionati, paniere con il quale calcolare la rivalutazione annuale delle pensioni”.
Avviandosi alla conclusione, il Presidente dei Pensionati di Confagricoltura Ferrara ha sottolineato che “c’è un fatto importante, che non deve essere sottovalutato ma anzi rivalutato da parte della collettività: con il generale miglioramento delle condizioni di salute e con l’aumento delle aspettative di vita, l’anziano è divenuto sempre più una risorsa attiva nella famiglia, nella società, nell’economia. Per questo è importante che nella società venga diffuso un messaggio positivo riguardo l’apporto dato dagli anziani, specialmente nel rapporto con le nuove generazioni, con le quali è possibile costruire una comunione d’interessi in molteplici campi”.
Il Presidente di Confagricoltura Ferrara, Nicola Gherardi, oltre ad affrontare i temi più importanti del settore perché “i pensionati sono anche agricoltori, conducendo direttamente o aiutando i figli nella gestione dell’azienda agricola” ed illustrando le azioni svolte da Confagricoltura sul Governo ed il Parlamento perché venissero recepite nella manovra economica le richieste della categoria, ha ringraziato il Sindacato per il contributo dato partecipando numerosi a tutte le manifestazioni ed alla attività sindacale dell’Organizzazione”.
Gherardi, infine, ha ricordato che anche i pensionati, come agricoltori e piccoli proprietari d’immobili sono interessati all’elezione degli Organi del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara che si svolgerà il 18 e 19 dicembre prossimo, informando che le Associazioni d’impresa ferraresi, viste le precedenti positive esperienze della stretta collaborazione tra le componenti sindacali più rappresentative del mondo agricolo ed extra-agricolo, nei giorni scorsi hanno sottoscritto un accordo per la presentazione di liste unitarie di propri rappresentanti a difesa degli interessi economici e territoriali di cui il Consorzio di Bonifica è espressione.
Portando i suoi saluti, il Presidente di Copa-Cogeca, Paolo Bruni, ha incentrato il suo intervento sulla riforma della Pac dopo il 2013, affermando che la stessa “dovrà garantire il mantenimento nella UE di un settore agroalimentare forte anche dopo tale data. E questo essenzialmente per due ragioni: per l’importanza che il comparto riveste sotto il profilo occupazionale e per gli elevati standard in materia di qualità e sicurezza alimentare garantiti oggi a 500 milioni di consumatori. Si tratta di benefici pubblici di straordinaria importanza che dobbiamo impegnarci a salvaguardare ed a rafforzare ulteriormente, mentre a livello di parlamento europeo dobbiamo pretendere che anche i prodotti d’importazione abbiano gli stessi requisiti di standard produttivi”.
Quello che chiediamo alle istituzioni comunitarie – ha concluso Paolo Bruni – è una Pac più forte e coraggiosa che, offrendo una prospettiva certa e riaffermando un principio quale quello della pari dignità tra i soggetti della filiera, sappia incentivare e premiare i comportamenti virtuosi dei produttori e delle loro cooperative. Ai nostri rappresentanti politici a Bruxelles va la richiesta di un impegno straordinario affinché dal confronto con le aspettative pur legittime degli altri Paesi la nostra agricoltura venga salvaguardata”.
Ampie ed appassionate le conclusioni del Segretario Generale del Sindacato Pensionati di Confagricoltura on. Angelo Santori, che ha ripreso ed ampliato tutti i temi affrontati nei precedenti interventi. Santori, infine, ha annunciato che il 32° Soggiorno dei Pensionati si svolgerà a Montegrotto Terme dal 18 al 25 febbraio prossimi, invitando la delegazione ferrarese a partecipare come sempre con una folta rappresentanza.

CONCORSO “CREA IMPRESA” ALL’ISTITUTO TECNICO AGRARIO STATALE F.LLI NAVARRA



Fonte: Fondazione per l'Agricoltura F.lli Navarra

Martedi 23 novembre 2010 cinque giovani imprenditori agricoli dell’ANGA (associazione Nazionale Giovani Agricoltori) Bianca Maria Giovannini (presidente ANGA), Gaetano Chiossi, Massimiliano Franceschetti, Christian Marchioni, Stefano Farinella, hanno incontrato gli studenti dell’ultimo anno dell’Istituto Tecnico Agrario Statale F.lli Navarra per presentare il concorso “Crea l’Impresa”, indetto dall’ANGA e finanziato dalla Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra. Il concorso si pone come obiettivo principale quello di diffondere tra i giovani studenti dell’ITAS la sensibilità verso la cultura d’impresa e le modalità di gestione aziendale, nonché stimolare la propensione al’imprenditorialità come una delle possibili prospettive di vita professionale. Il Presidente Giovannini ha presentato l’associazione ANGA come una realtà a tutela degli interessi dei giovani imprenditori agricoli attraverso lo sviluppo delle imprese agricole, l'azione sindacale e il supporto per l'inserimento nel tessuto economico nazionale ed internazionale. Si tratta di una associazione le cui sedi sono presenti in tutta l’Emilia Romagna e dove si ritrovano i giovani del settore agricolo per confrontarsi, supportarsi, scambiarsi opinioni e far fronte comune alla realtà economica e sociale.
La mancanza del ricambio generazionale nelle professioni appartenenti all’agricoltura è un fenomeno in costante crescita per cui è necessario incentivare i giovani a intraprendere il mestiere più antico del mondo, ma con le tecniche più innovative di questi tempi. L’iniziativa seleziona le idee imprenditoriali “giovani ed innovative” in grado di sviluppare sinergie con le attitudini culturali e professionali degli studenti, le esperienze didattiche maturate durante il ciclo scolastico e le opportunità presenti sul territorio. L’impegno che si richiede ai ragazzi si traduce nell’inventare e articolare un’idea imprenditoriale sino a strutturare un progetto di fattibilità. Per la realizzazione dei progetti saranno coinvolti gli insegnanti dell’ITAS e i giovani imprenditori agricoli di Confagricoltura come supporto e come esempio concreto di imprenditorialità. Il vincitore del concorso che presenterà il lavoro a fine anno scolastico si aggiudicherà un premio del valore di € 500.- messo a disposizione della Fondazione Navarra.

giovedì 25 novembre 2010

COLDIRETTI: L’EUROPA BOCCIA IL VERO CIOCCOLATO MA APRE A VINO SENZ’UVA E FORMAGGI SENZA LATTE.

Fonte: Coldiretti Ferrara

Il fatto che l’Unione Europea ostacoli il cioccolato puro di cacao dopo aver aperto al formaggio senza latte e al vino senza uva è l’evidente dimostrazione di un comportamento contraddittorio che spesso mette in difficoltà i prodotti del Made in Italy. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla condanna dell’Italia da parte della Corte di giustizia europea per avere autorizzato la denominazione ''cioccolato puro'' sulle etichette per i prodotti solo a base di solo burro di cacao per distinguerli dai prodotti che contengono grassi vegetali come succedanei. A subire gli effetti delle normative comunitarie erano state - riferisce la Coldiretti - telline, cannolicchi e altri pesci della tradizione gastronomica regionale messe al bando a partire dal primo giugno 2010 con l’entrata in vigore delle nuove norme sulla pesca. Ma numerosa è la lista delle prese di posizione ambigue come ad esempio per - sottolinea la Coldiretti - un altro importante prodotto della dieta mediterranea come il vino per il quale, a causa della riforma europea di mercato del settore vitivinicolo, è stata autorizzata la possibilità di zuccheraggio per i paesi del nord Europa, ma anche la produzione e la commercializzazione di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall'uva come lamponi e ribes, dopo che l'Unione Europea aveva già dato il via libera all'invecchiamento artificiale del vino attraverso l'utilizzazione di pezzi di legno al posto della tradizionale maturazione in botti di legno. Un inganno che - continua la Coldiretti - si aggiunge alla possibilità di vendita nell'Unione Europea nei negozi, o attraverso internet, di kit per la preparazione casalinga in meno di un mese di vini come il Chianti, il Barolo o il Valpolicella, per effetto di una curiosa interpretazione della legislazione. In realtà - continua la Coldiretti - nonostante l’impegno dell’Unione nel tutelare le denominazione dei prodotti alimentari tipici continuano a proliferare anche all’interno dell’Europa. E’ il caso - spiega la Coldiretti - dei formaggi tipici dove, dopo il Parmesan, è stato scoperto in Romania il Parmezan, ma anche la Fontina svedese, il Parmi olandese, la polenta che diventa “palenta” in Montenegro, il barbera bianco venduto un supermercato rumeno, il Cambozola in Germania o la pasta Milaneza venduta in Portogallo. Piu’ recente la decisione della Commissione Europea di non accogliere la proposta italiana di decreto ministeriale che obbliga ad indicare l'origine del latte impiegato nel latte a lunga conservazione e in tutti i prodotti lattiero caseari, ma vieta anche - continua la Coldiretti - l'impiego di polveri di caseina e caseinati nella produzione di formaggi. Con la norma si stabiliva chiaramente che il formaggio si fa con il latte e non con le polveri mentre l’Unione Europea consente - precisa la Coldiretti - che possa essere incorporato fino al 10 per cento di polvere di caseina e caseinati nel formaggio, al posto del latte. Le contraddizioni delle scelte politiche europee sono evidenti - sottolinea la Coldiretti – anche nelle norme che riguardano l’indicazione in etichetta l’origine dei prodotti agricoli impiegati che è obbligatoria per la carne bovina, ma non per quella di maiale, per la frutta fresca ma non per quella trasformata, per il latte fresco ma non per quello a lunga conservazione o per i formaggi. Non mancano però - continua la Coldiretti - le buone notizie come la recente decisione dell'Unione Europea di rendere obbligatoria l' indicazione dell'origine dell'extravergine di oliva a partire dal mese di luglio 2009, favorita dal pressing della Coldiretti che ha avviato una campagna per l'etichettatura obbligatoria di tutti gli alimenti. Una novità ottenuta grazie ad un pressing generalizzato che ha portato il 18 giugno scorso ad una svolta nell’Unione Europea dove il Parlamento ha votato a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, pollame, prodotti lattiero caseari, ortofrutticoli freschi, tra i prodotti che si compongono di un unico ingrediente (che oltre al prodotto agricolo prevedono solo degli eccipienti come acqua, sale, zucchero) e per quelli trasformati che hanno come ingrediente la carne, il pollame ed il pesce. Una linea di indirizzo che la Coldiretti si augura possa concretizzarsi presto in una svolta nelle politiche dell’Unione Europea a favore della trasparenza delle informazioni.


COME L’EUROPA CAMBIA LE TAVOLE DEGLI ITALIANI

STOP A TELLINE E CANNOLICCHI - A partire dal primo giugno 2010 entrano in vigore le nuove norme sulla pesca che di fatto faranno sparire dalle tavole degli italiani telline, cannolicchi e altri pesci della tradizione gastronomica regionale.
VIA LIBERA AL FORMAGGIO SENZA LATTE - A partire dal primo gennaio 2009 puo' essere incorporato fino al 10 per cento di caseina e caseinati nel formaggio, al posto del latte, secondo quanto previsto dal regolamento (CE) n. 760/2008 del 31 luglio 2008.
LO ZUCCHERO NEL VINO - E' una pratica, utilizzata nei paesi del Nord Europa, che permette di aumentare la gradazione del vino attraverso l'aggiunta di zucchero. Lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un "trucco di cantina" e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall'uva.
E' ARRIVATO IL VINO SENZA UVA - E' arrivato il vino ottenuto senza uva per effetto della riforma europea di mercato del settore vitivinicolo del 29 aprile 2008 ( Reg. 479/08) che ha autorizzato la produzione e la commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall'uva come lamponi e ribes.

martedì 23 novembre 2010

COLDIRETTI: LE PERE FERRARESI IN VETRINA A GEO E GEO MERCOLEDì 24 NOVEMBRE

Fonte: Coldiretti Ferrara

Nuova occasione grazie a Coldiretti per parlare in diretta tv nazionale di uno dei prodotti simbolo della nostra produzione agricola. Venerdì a Geo e Geo su Rai tre la pera protagonista.

Le pere ferraresi in rassegna a Geo e Geo, il fortunato programma di RAI 3 in onda dalle 17, per testimoniare l’importanza di questo prodotto per il nostro territorio e per le nostre aziende: è l’occasione colta da Coldiretti Ferrara per continuare a far conoscere le nostre realtà produttive sotto diversi punti di vista.
Mercoledì sotto i riflettori RAI saranno in scena Abate e Kaiser, William e Conference ma anche Passacrassana, e poi una rassegna di produzioni trasformate, dai succhi di pera alla grappa alla pera ed infine dolci e crostate di pera.
L’abbinamento culinario sarà completato dalla realizzazione in diretta di due ricette gustose e territoriali: risotto alle pere con formaggio ed un dolce di pere al pampepato.
Protagonisti della “spedizione” Mirco Tartari, produttore di San Carlo di S.Agostino e lo chef Mauro Spadoni, accompagnati dal responsabile di Campagna Amica Ferrara Riccardo Casotti.

AGRICOLTURA, DALLA REGIONE 1 MILIONE E 700 MILA EURO PER SOSTENERE L'ACCESSO AL CREDITO. DAL 9 DICEMBRE AL 21 MARZO LE DOMANDE.

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia Informazione e Ufficio Stampa

Rabboni: un aiuto concreto a fronte della stretta creditizia che continua a caratterizzare i mercati finanziari.

Bologna - 1 milione 700 mila euro dalla Regione per sostenere l’accesso al credito delle imprese agricole, abbattendo il costo del denaro. Il programma, che sarà gestito dai Confidi agricoli, riguarda i prestiti di conduzione per l’annata agraria 2010/11 e nasce dall’esigenza di dare continuità alle iniziative avviate negli scorsi anni, evitando possibili interruzioni nell’erogazione del credito da parte delle banche. Per questo è rivolto, in via prioritaria, alle imprese che si trovano nella necessità di rinnovare o di riattivare i prestiti di conduzione agevolati contratti nella precedente campagna agraria. “Queste risorse ci consentiranno di abbattere il costo del denaro fino a 1,80 punti percentuali rispetto ai tassi applicati normalmente dagli Istituti di credito, su un volume di finanziamenti bancari di oltre 95 milioni di euro- ha sottolineato l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni – In questo modo daremo un aiuto concreto alle imprese agricole per superare le grosse difficoltà che, a seguito della stretta creditizia che ancora caratterizza il mercato finanziario mondiale, incontrano ad accedere ai prestiti bancari. In un contesto segnato da una consistente riduzione delle entrate e quindi dei redditi agricoli, i produttori devono infatti ricorrere al credito per reperire i capitali di anticipazione necessari alla conduzione aziendale.” La delibera della Giunta regionale sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia – Romagna il prossimo 9 dicembre; da quella data e fino al 21 marzo 2011 le e imprese potranno presentare domanda alla propria Banca e al Confidi di appartenenza.

Dai 6 mila a 150 mila euro gli importi previsti per una durata di 12 mesi
Il sistema dei Confidi agricoli è sostenuto attraverso la legge regionale 43 del 1997 ed è attualmente costituito, a seguito di alcune fusioni, da cinque cooperative che operano a livello provinciale e interprovinciale. I Confidi provvedono direttamente all’istruttoria dell’istanza, alla concessione e alla liquidazione del contributo in conto interesse all’impresa beneficiaria utilizzando le risorse assegnate dalla Regione. I prestiti, che sono a breve termine con durata fino a 12 mesi, coprono le spese che l’imprenditore agricolo deve anticipare per il completamento del ciclo produttivo - colturale fino alla vendita dei prodotti. L’importo massimo del prestito per azienda è di 150 mila euro ed è calcolato attraverso parametri definiti con riferimento alle superfici coltivate, ai capi allevati o alle attività svolte. Sono ammesse le imprese che presentano richieste non inferiori a 6 mila euro. Oltre all’abbattimento del tasso di interesse di due punti percentuali, i prestiti potranno contare sulla garanzia offerta, con capitali propri, dai Confidi nonché sulle condizioni di favore ricomprese all’interno delle convenzioni che gli stessi organismi hanno in essere con gli istituti bancari

VECCHIONI: “ALLEGGERIRE LA PRESSIONE CONTRIBUTIVA. PRESTITI AGEVOLATI PER LE AZIENDE ALLUVIONATE”

Fonte: Confagricoltura

«Le aziende alluvionate del Veneto sono in grossa difficoltà; hanno rate di mutui in scadenza che non riescono ad onorare per la distruzione di raccolti e allevamenti. Abbiamo chiesto alla Regione di destinare gli stanziamenti per i prestiti agevolati, deliberati in questi giorni, prioritariamente alle aziende delle zone alluvionate». Lo ha sottolineato il presidente nazionale di Confagricoltura Federico Vecchioni che - con il vicepresidente Antonio Borsetto ed il direttore generale Vito Bianco - è intervenuto a Venezia alla riunione congiunta dei Consigli direttivi della Confagricoltura del Veneto e del Friuli V. G., dedicata al progetto confederale “Futuro Fertile”.

Nella riunione dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli si è partiti dalla situazione di emergenza provocata dai fenomeni alluvionali che ha messo in ginocchio l’agricoltura di aree vocate del Veneto, con danni per milioni di euro.

Il presidente di Confagricoltura ha quindi approfondito il progetto “Futuro Fertile”; ambizioso e corposo, è diretto a rimodernare e rilanciare in chiave competitiva le imprese agricole italiane, puntando ad un aggiornamento della normativa vigente per il settore agricolo che favorisca lo “svecchiamento”, lo sfoltimento delle leggi, la sburocratizzazione, la riorganizzazione produttiva. Da ciò le 61 proposte dell’Organizzazione presentate ai parlamentari ed al ministro Galan.

Ha detto Vecchioni: «La stabilizzazione delle agevolazioni contributive per le aree montane e svantaggiate, prevista dal disegno di legge “Stabilità 2011” all’esame della Commissione Bilancio del Senato (dopo l’approvazione della Camera) è certamente un fatto positivo, di cui potranno beneficiare anche le aree svantaggiate del Nord. Con il nostro progetto “Futuro Fertile” abbiamo sollecitato anche di abbattere la contribuzione a carico delle aziende agricole che operano in zone di pianura del Centro Nord che attualmente subiscono una pressione contributiva particolarmente elevata e non comparabile con i livelli previdenziali degli altri Stati dell’Unione Europea. Accogliamo la stabilizzazione delle agevolazioni, sollecitiamo però un loro ampliamento nell’immediato futuro».

lunedì 22 novembre 2010

ENERGIA PULITA, VECCHIONI (CONFAGRICOLTURA): “UN QUADRO CERTO SUGLI INCENTIVI PER FAR DECOLLARE IL POTENZIALE PRODUTTIVO DELLE IMPRESE AGRICOLE”

Fonte: Confagricoltura

L’agricoltura in Italia può ambire ad un ruolo di primo piano nello sviluppo delle energie rinnovabili, infatti può fornire, grazie alle biomasse, almeno 3 dei 17 punti percentuali richiesti all’Italia dalla Direttiva 20-20-20 (un contributo prossimo al 20%). Già oggi, nel solo settore del biogas di origine agricola sono operativi circa 300 impianti con più di 150 Mw installati, Cifra che potrebbe raddoppiare a partire da quest’anno e raggiungere al 2020 i 650-800 MW. A questi occorre aggiungere più di 400 impianti (di cui poco più della metà in fase progettuale) che riguardano le biomasse solide e gli oli vegetali che utilizzano biomasse provenienti dall’agricoltura e dalla forestazione. Per questi motivi in proiezione futura bisogna tenere in maggiore considerazione le bioenergie agricole (colture dedicate, residui zootecnici e residui colturali), viste le notevoli possibilità di sviluppo: circa 8,3 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio).

Dopo aver tracciato questo quadro della situazione, nel suo intervento al convegno “Una nuova agricoltura”, organizzato dalla Fondazione Cisifin-Alberto Predieri e dall’Accademia dei Georgofili, il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, ha proseguito: “Incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili da parte delle imprese agricole è essenziale perché garantisce il mantenimento di un tessuto produttivo sul territorio con un’agricoltura pluriattiva, che diversifica con la produzione di energia il proprio reddito e che può continuare a fornire il potenziale multifunzionale di tutela del paesaggio e dell’ambiente, ma anche perché, nella misura in cui queste filiere agricole sono alimentate da materie prime nazionali, possono aumentare il grado di autosufficienza energetica del Paese. Senza contare la forte valenza ambientale”.

In merito al rapporto “food - no food” il presidente di Confagricoltura ha sottolineato che attualmente in Italia non esistono elementi che ne evidenzino una competizione. Difatti, vi sono circa un milione di ettari di superficie agricola non utilizzata che potrebbe essere vantaggiosamente destinata a scopi energetici.

“In questo contesto - ha sottolineato Vecchioni - va individuato un quadro stabile del sistema di incentivazione indispensabile per consentire agli operatori la programmazione delle iniziative e l’accesso al credito. Poi, considerato il fatto che per le biomasse ed il biogas la tariffa omnicomprensiva ed il sistema del coefficiente moltiplicatore dei certificati verdi sono scattati con notevole ritardo sul previsto causando un brusco rallentamento degli investimenti, è essenziale che gli attuali livelli di incentivo siano mantenuti per almeno tre anni e che il valore dell’incentivo riconosciuto all’impianto rimanga fisso per tutto il periodo previsto. Infine è opportuno che la revisione periodica del sistema di incentivazione abbia una cadenza triennale ed entri in vigore non prima di 12 mesi dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”

“Sul sistema dei Certificati Verdi, invece, occorre procedere ad una riflessione più profonda - ha concluso Federico Vecchioni -, visto che non sembra essere più in grado di garantire lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili, soprattutto a causa dell’eccessiva volatilità dei prezzi che rischia di rallentare fortemente gli investimenti e contemporaneamente di creare pesanti oneri di sistema”.

MALTEMPO: CONFAGRICOLTURA, ORA E’ ALLARME ANCHE NEL CENTRO-SUD

FONTE: CONFAGRICOLTURA

Confagricoltura, con le proprie strutture territoriali, è in preallarme per la situazione maltempo che continua a creare danni e disagi notevoli nelle campagne italiane. Sotto osservazione i corsi fluviali oltre che in Veneto e in Campania, nel Lazio e in Umbria dove si temono esondazioni.

Le piogge torrenziali, la copiosità delle acque piovane, il vento forte, rendono impossibili le operazioni colturali - avverte Confagricoltura -. Impedite soprattutto le semine o quelle effettuate sono spesso compromesse. Campi allagati e difficoltà per le coltivazioni in serra e per gli allevamenti. Inagibili i campi agricoli ma anche le strade poderali.

In molti casi (è avvenuto per le forti raffiche di vento in Calabria) si registrano danni a serre, capannoni e magazzini. Frane e smottamenti si sono verificati pure in Liguria ed in Toscana.

“L’allerta rimane alta - sottolinea Confagricoltura - dal momento che da giovedì 25 è attesa un’ondata di gelo sul nostro Paese, che fa preoccupare ancor più gli agricoltori”.

25° ANNIVERSARIO DELLA SUD ORTAGGI DI GALLO


FONTE: SUD ORTAGGI

La Sud Ortaggi s.r.l. di Gallo ha celebrato i primi 25 anni di una storia più che quarantennale, già proiettata verso il futuro. L’anniversario è coinciso con il quarto mese dalla scomparsa del fondatore Paolo Pizzimenti. L’azienda specializzata nella lavorazione di ortaggi ha comunque voluto ricordare questa significativa ricorrenza, insieme a dipendenti, collaboratori, partners e all’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore Loreno Ravolini, per trasmettere un segnale della continuità di una delle realtà imprenditoriali più vitali e importanti del territorio. Una continuità confermata anche dalle recenti nuove assunzioni e garantita dalla gestione della moglie di Pizzimenti, Rosanna Rossi, dalle figlie, Chiara e Francesca, coadiuvate da Germana ed Elisa Buriani: una conduzione tutta femminile, non consueta per questo comparto. «Intendiamo proseguire – ha rimarcato Rosanna Rossi - nel solco tracciato da Paolo, mantenendo l’impostazione e l’identità dell’azienda che lui ha condotto puntando su affiatamento e coesione, come una grande famiglia. Sulla collaborazione continuiamo a puntare: in questo periodo di crisi il lavoro non ci manca, ma dobbiamo continuare ad impegnarci tutti al massimo delle nostre capacità perché ciò continui ad essere possibile». Sud Ortaggi è stata fondata il 25 ottobre 1985, poggiando sull’esperienza della società Fratelli Pizzimenti, nata nel 1966. La nuova attività si è specializzata nella lavorazione di prodotti provenienti dal sud, confezionati per la grande distribuzione. In un quarto di secolo l’azienda ha raddoppiato la superficie dei suoi stabilimenti, con due fasi di ampliamento, e accresciuto da 20 a 120 il numero dei dipendenti, con un occhio di riguardo alla condizione femminile e all’integrazione. Il personale, costituito in larga parte da donne e multietnico, è infatti impegnato su tre turni, uno dei quali è stato introdotto per rispondere agli orari e alle esigenze delle mamme lavoratrici, e opera nel massimo rispetto delle diverse culture e tradizioni. La Sud Ortaggi ha inoltre esteso l’area di distribuzione, coprendo in Italia Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Piemonte e Trentino, forte della capacità di organizzare in tempi brevissimi le forniture. Nel prossimo futuro c’è la programmazione dell’azienda agricola di proprietà in Sicilia, per produrre in proprio gli ortaggi da lavorare e commercializzare.

venerdì 19 novembre 2010

NUOVO SERVIZIO DI RITIRO ESPIANTI E POTATURE RIVOLTO AGLI AGRICOLTORI

FONTE:COMUNE DI POGGIO RENATICO

Una profonda interazione fra agricoltura e ambiente è indispensabile allo sviluppo sostenibile del territorio. Ecco dunque un nuovo servizio, totalmente gratuito, per gli agricoltori poggesi. Viene dato corso infatti all’adesione del Comune di Poggio Renatico all’Accordo di filiera per la gestione della raccolta, trattamento, trasporto e impiego mediante valorizzazione energetica dei sottoprodotti vegetali di origine agricola derivanti dalla coltivazione di piante da frutto. Il documento, siglato da Provincia, San Marco Bioenergie s.p.a. e organizzazioni agricole, rientra nel pacchetto delle misure ambientali contenute nel Piano d’azione in attuazione del Piano provinciale di tutela e risanamento della qualità dell’aria. Il servizio consiste nel ritiro, direttamente sul luogo di produzione, dei residui di impianti di piante da frutto a fine ciclo, ovvero gli espianti, e, in via sperimentale, delle potature. Sarà effettuato dalla società Recywood di Faenza, la quale provvederà a trasferire i residui lignei alla centrale a biomasse di Bando di Argenta, che se ne servirà per produrre energia elettrica. Per accedervi gli agricoltori dovranno contattare l’ufficio comunale Ambiente (tel. 0532-824541) o le associazioni di categoria, Confagricoltura, Cia, Coldiretti. Verranno contestualmente fornite tutte le informazioni relative alle modalità di preparazione e accumulo in campo dei materiali. E’ opportuno attivare la procedura con tempestività, per consentire un’adeguata programmazione, dal momento che il ritiro è garantito entro un massimo di trenta giorni, compatibilmente con le condizioni meteorologiche. «Siamo molto soddisfatti – afferma l’assessore all’Ambiente Rita Pareschi – per l’intesa raggiunta con le associazioni di categoria e con Recywood, che ci consente di dare piena operatività al protocollo siglato. In tal modo ci è possibile fornire risposte concrete alle esigenze degli imprenditori agricoli in relazione al corretto smaltimento dei residui delle coltivazioni frutticole. Al contempo salvaguardiamo l’ambiente producendo energia pulita e prevenendo il fenomeno, non più consentito, dei fuochi all’aperto in agricoltura, che incidono peraltro sulla presenza di polveri sottili».

giovedì 18 novembre 2010

RIFORMA DELLA PAC, CONFAGRICOLTURA, CIA, COPAGRI: “CI IMPEGNAMO AD EVITARE CONTRACCOLPI NEGATIVI AI NOSTRI AGRICOLTORI”

FONTE: www.confagricoltura.it

“Accogliamo la comunicazione della Commissione europea sul futuro della Pac dopo il 2013, raccogliendo la sfida per migliorarla nell’interesse delle imprese agricole italiane.” E’ questo il primo commento di Confagricoltura, Cia, Copagri al documento approvato oggi, a Bruxelles.

“Siamo per la modernizzazione della politica agricola comune - spiegano le tre Organizzazioni - decisamente contrari alle due opzioni radicali, riportate nella comunicazione. Non possiamo essere d’accordo né per il mantenimento dello status quo, né per un radicale smantellamento della prima ed unica politica comune europea”.

“Dobbiamo però impegnarci per una riforma che eviti contraccolpi negativi per i nostri agricoltori” - proseguono Confagricoltura, Cia, Copagri - e chiariscono: “ad esempio l’Italia deve contribuire a consolidare la spesa agricola nel bilancio Ue, evitando al tempo stesso la paventata possibile redistribuzione delle risorse a favore dei nuovi Paesi membri.”

E ancora Cia, Confagricoltura, Copagri sono d’accordo sulla necessità di abbandonare il sistema dei pagamenti diretti su base storica, ma questo percorso deve però essere fatto con i tempi necessari a garantire certezza per gli operatori ed una transizione graduale dal vecchio al nuovo sistema. Tutelando alcuni settori strategici per i quali un’omogeneizzazione dei pagamenti potrebbe tradursi in una drastica riduzione dei redditi e del potenziale produttivo, ma anche distorcere i rapporti di competitività.

Inoltre, le proposte di Bruxelles appaiono alle tre Organizzazioni molto timide riguardo il potenziamento degli interventi di mercato dove occorre decisamente più coraggio che il semplice “migliorare e semplificare” le misure esistenti.

“Abbiamo mercati sempre più volatili - dicono le tre Organizzazioni - in cui gli agricoltori italiani ed europei sono sempre più deboli rispetto alle rispettive controparti a monte e a valle delle varie filiere”.

Ed infine a parere di Confagricoltura, Cia, Copagri, il mantenimento della struttura a due pilastri non può esimere dal ripensare lo sviluppo rurale in funzione imprenditoriale e competitiva. L’inserimento nel secondo pilastro delle misure per l’assicurazione del reddito dei produttori costituisce un elemento positivo, ma che va completato con ulteriori linee di intervento tarate sulle reali esigenze delle imprese agricole e sul valore economico delle loro produzioni.

La Commissione delinea il programma per una PAC lungimirante dopo il 2013

FONTE: http://europa.eu

La Commissione europea ha pubblicato oggi la comunicazione "La politica agricola comune (PAC) verso il 2020 – Rispondere alle sfide future dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio". La riforma è volta a rendere il settore agricolo europeo più dinamico, competitivo ed efficace nel conseguire l'obiettivo della strategia "Europa 2020" di stimolare una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva. Il documento delinea tre opzioni per la futura riforma. Al termine del dibattito sulla strategia prospettata, la Commissione presenterà proposte legislative formali verso la metà del 2011.
Nell'illustrare la comunicazione, il commissario UE per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş ha sottolineato oggi l'importanza di rendere la PAC "più verde, più equa, più efficiente e più efficace". Il commissario ha quindi aggiunto: "La PAC non riguarda solo gli agricoltori, ma tutti i cittadini dell'UE in quanto consumatori e contribuenti. È dunque importante concepire una politica che sia più comprensibile per il grande pubblico e chiarisca i vantaggi collettivi offerti dagli agricoltori all'intera società. L'agricoltura europea deve essere competitiva non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto il profilo ambientale."
Nei mesi scorsi la Commissione ha organizzato un dibattito pubblico e una grande conferenza sul futuro della PAC. La stragrande maggioranza dei contributi ha identificato tre obiettivi principali:
- produzione alimentare economicamente redditizia (la fornitura di derrate alimentari sicure e in quantità sufficienti in un contesto di crescente domanda mondiale, di crisi economica e di maggiore instabilità dei mercati per contribuire alla sicurezza dell'approvvigionamento);
- gestione sostenibile delle risorse naturali e azione a favore del clima (gli agricoltori devono spesso far prevalere le considerazioni ambientali su quelle economiche, ma i relativi costi non vengono compensati dal mercato);
- mantenimento dell'equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali (l'agricoltura resta un motore economico e sociale di grande importanza nelle zone rurali e un fattore fondamentale per mantenere in vita la campagna).

La comunicazione presentata oggi esamina i futuri strumenti che potrebbero consentire di realizzare al meglio questi obiettivi. Con riguardo ai pagamenti diretti, la comunicazione sottolinea l'importanza di ridistribuire, riformulare e rendere più mirato il sostegno, sulla base di criteri oggettivi ed equi, facilmente comprensibili per il contribuente. I nuovi criteri dovrebbero essere sia economici (data la funzione di "sostegno al reddito" propria dei pagamenti diretti) che ambientali (per tener conto dei beni di pubblica utilità forniti dagli agricoltori), e il sostegno dovrebbe essere maggiormente orientato verso gli agricoltori attivi. Andrebbe organizzata una distribuzione più equa dei fondi, in modo fattibile sotto il profilo economico e politico, prevedendo un margine di transizione per evitare gravi perturbazioni.
Uno degli approcci possibili potrebbe consistere nel fornire un sostegno di base ai redditi (eventualmente uniforme per regione, ma non forfettario per tutta l'Unione, basato su nuovi criteri e con un massimale predefinito), a cui potrebbero aggiungersi: un pagamento ambientale obbligatorio (annuale) per azioni supplementari che vadano oltre le norme di base della condizionalità (ad es. la copertura vegetale, la rotazione dei seminativi, il pascolo permanente o il set-aside ecologico); un pagamento per vincoli naturali specifici (definiti a livello dell'UE) e importi complementari versati tramite le misure di sviluppo rurale; un'opzione limitata di pagamento "accoppiato" per alcune forme di agricoltura particolarmente sensibili (simile all'opzione attualmente esistente, introdotta [a norma dell'articolo 68] nella verifica dello stato di salute della PAC). Un regime di sostegno semplice e specifico dovrebbe rafforzare la competitività delle piccole aziende, ridurre le formalità amministrative e contribuire alla vitalità delle zone rurali.
Con riguardo alle misure di mercato, come l'intervento pubblico e l'aiuto all'ammasso privato, potrebbero essere adottate misure di razionalizzazione e di semplificazione, eventualmente introducendo nuovi elementi volti a migliorare il funzionamento della catena alimentare. Benché tali meccanismi costituissero gli strumenti tradizionali della PAC, le successive riforme hanno potenziato l'orientamento al mercato dell'agricoltura dell'UE riducendo queste misure a "reti di sicurezza", al punto che le scorte pubbliche sono state praticamente eliminate. Mentre ancora nel 1991 le misure di mercato rappresentavano il 92% della spesa della PAC, solo il 7% del bilancio PAC è stato loro destinato nel 2009.
La politica di sviluppo rurale ha permesso di rafforzare la sostenibilità economica, ambientale e sociale del settore agricolo e delle zone rurali, ma esiste una forte richiesta di integrare pienamente e in modo orizzontale in tutti i programmi considerazioni in materia di ambiente, cambiamento climatico e innovazione. Si attira l'attenzione sull'importanza delle vendite dirette e dei mercati locali, nonché sulle esigenze specifiche dei giovani agricoltori e di coloro che iniziano l'attività. L'approccio LEADER verrà ulteriormente integrato. Ai fini di una maggiore efficacia si propone di adottare una strategia più basata sui risultati, se del caso con obiettivi quantificati. Uno dei nuovi elementi della futura politica di sviluppo rurale dovrebbe essere un pacchetto di strumenti per la gestione dei rischi che contribuiscano ad affrontare in modo più efficace le incertezze dei mercati e l'instabilità dei redditi. Gli Stati membri dovrebbero poter disporre di opzioni per far fronte ai rischi legati alla produzione e al reddito, con possibilità che vadano da un nuovo strumento di stabilizzazione dei redditi compatibile con l'OMC a un sostegno rafforzato agli strumenti assicurativi e ai fondi comuni. Come per i pagamenti diretti, andrebbe introdotta una nuova ripartizione dei fondi basata su criteri oggettivi, limitando nel contempo gravi turbative dell'attuale sistema.

La comunicazione delinea tre opzioni per il futuro orientamento della PAC al fine di affrontare queste importanti sfide: 1) ovviare alle carenze più urgenti della PAC tramite cambiamenti graduali; 2) rendere la PAC più ecologica, equa, efficiente ed efficace; 3) abbandonare le misure di sostegno al reddito e le misure di mercato e concentrare l'azione sugli obiettivi in materia di ambiente e cambiamento climatico. Nell'ambito di tutte e tre le opzioni, la Commissione prevede il mantenimento dell'attuale sistema a due pilastri – un primo pilastro che include i pagamenti diretti e le misure di mercato, in cui le norme sono chiaramente definite a livello dell'UE, e un secondo pilastro, comprendente misure pluriennali di sviluppo rurale, in cui il quadro di opzioni è fissato a livello dell'UE ma la scelta finale dei regimi spetta agli Stati membri o alle regioni nell'ambito di una gestione congiunta. Un altro elemento comune a tutte e tre le opzioni è l'idea che il futuro sistema di pagamenti diretti non potrà essere basato su periodi di riferimento storici, ma dovrà essere legato a criteri oggettivi. "L'attuale sistema prevede un regime diversificato di norme per l'UE-15 e l'UE-12 che dovrà essere abbandonato dopo il 2013", ha ribadito oggi il commissario Cioloş. La necessità di criteri più oggettivi riguarda anche gli stanziamenti per lo sviluppo rurale.
Per ulteriori informazioni:
Allegato: descrizione delle tre grandi opzioni politiche
Sito web: http://ec.europa.eu/agriculture/cap-post-2013/communication/index_en.htm
MEMO/10/587

Zucca in Festa

FONTE: Strada dei Vini e dei Sapori di Ferrara

Sabato 20 e Domenica 21 Novembre 2010, appuntamento con il secondo weekend della
manifestazione “Zucca in Festa”, presso il Comune di Ostellato.
Importante presenza in questo ultimo week-end di festa dedicato al colorato ortaggio, quella di “Donne in Campo” di C.I.A., impegnate a promuovere e sostenere la partecipazione delle donne ai processi decisionali che coinvolgono le attività agricole del territorio e ad incetivare l’imprenditorialità femminile. Nella piazza di Ostellato, presenteranno assaggi di prodotti a base izucca e dimostrazioni di antiche attività agricole.
Ritornano anche questo fin settimana, dopo il grande isuccesso riscosso tra i visitatori, i volontari del Museo delle Erbe Palustri di Bagnacavallo, che esporranno i “giochi antichi e dimenticati dell’orto e del giardino”; i produttori diretti di zucca e ortaggi di stagione e lo stand enogastronomico organizzato dalla Pro-Loco di Ostellato, che proporrà un gustoso menù a base di zucca ed altre pietanze tradizionali del nostro territorio.
Ricordiamo inoltre che il circuito dei ristoratori della zona del Mezzano, continueranno a proporre menù completi a base di zucca, per allietare i palati e tramandare la tradizione di sapori nostrani delle origini.

mercoledì 17 novembre 2010

AL VIA IL CONFERIMENTO DEI RIFIUTI SPECIALI AGRICOLI A GALLO

Fonte: Ufficio Stampa Comune di Poggio Renatico

A partire da giovedì 18 novembre gli agricoltori poggesi, e non solo, potranno conferire presso la Società Agraria Del Gallo srl i rifiuti agricoli speciali prodotti nell’esercizio della loro attività, facendo fronte al contempo al nuovo procedimento Sistri. L’azienda di Gallo ha siglato il protocollo d’intesa redatto dalla Provincia e ha attivato, nella sede di via Della Chiesa 51/a (ore 8.30-12 e 14.30-17.30), il servizio di conferimento, stoccaggio e successivo trasferimento a centri di recupero/smaltimento di questo genere di rifiuti agricoli. Queste le tipologie che potranno essere ricevute: contenitori per fitofarmaci bonificati, imballaggi in plastica per concimi, sacconi di imballo dei concimi, olii esausti, filtri usati e batterie. La quantità per consegna non dovrà superare i 30 chilogrammi o i 30 litri. Per il servizio è previsto il pagamento secondo un tariffario preventivamente presentato alle associazioni di categoria e al Comune di Poggio Renatico, senza l’obbligo di acquistare contestualmente prodotti. In occasione del primo conferimento sarà necessario sottoscrivere un’adesione per attivare le procedure di tracciabilità previste dal Sistri, delegando così tali adempimenti alla Società Agraria Del Gallo. «E’ importante – rimarca l’assessore all’Ambiente Rita Pareschi – che le aziende agricole, soprattutto le piccole e medie imprese, possano essere supportate a fronte di una forte accentuazione degli adempimenti, anche di carattere informatico, come nel caso del Sistri. In particolare che diventi operativo un sistema di reale semplificazione degli oneri burocratici a carico delle imprese, pur nella conferma della piena tracciabilità dei rifiuti conferiti». Per info 0532-820433.

FAO, PREZZI DEI CEREALI AI MASSIMI DAL 2008. CONFAGRICOLTURA: RILANCIARE LA PRODUZIONE DI MATERIE PRIME PER GARANTIRE LA FILIERA AGROINDUSTRIALE

Fonte: Confagricoltura

“Gli alti livelli dei prezzi e le tensioni sui mercati mondiali debbono richiamare ad una rinnovata attenzione al settore agricolo e alle politiche per rilanciare le produzioni e assicurare maggiore equilibrio ai listini.” Queste le valutazioni di Confagricoltura in merito alla situazione dei corsi globali delle commodity, con particolare riferimento al rapporto della Fao diffuso oggi.

“Da alcune settimane - prosegue il commento dell’organizzazione guidata da Federico Vecchioni – assistiamo, sui mercati mondiali, ad un aumento dei prezzi delle materie prime agricole, specie quelli dei cereali, che sono ormai arrivati, come evidenzia il Food Price Index della Fao, ai livelli del 2008, picco massimo della recente crisi alimentare mondiale. Le scorte cerealicole, tuttavia, seppur previste in calo rispetto alla scorsa campagna, sono a livelli ancora rassicuranti, poiché del 20 per cento superiori a due anni fa”.

“In ogni caso - avverte Confagricoltura - in questa situazione è opportuno vigilare. La volatilità dei prezzi può, infatti, provocare raid finanziari sui mercati a termine e restrizioni all’export, tutti fenomeni che potrebbero amplificare le tendenze rialziste, aumentando ancora di più la volatilità dei listini”.

“Purtroppo - fa rilevare l’organizzazione agricola - non esiste un forum globale dove prendere decisioni su questi temi, ed anche il G20 di Seoul non ha fornito indicazioni per intervenire sull’escalation dell’attività finanziaria collegata al commercio di commodity”.


“E’ arrivato invece il momento - conclude Confagricoltura - di una presa di posizione decisa dei Governi, a livello mondiale, per puntare sulla produzione agricola ed anche per quanto riguarda il nostro Paese è essenziale riservare un percorso preferenziale al rilancio della filiera agroindustriale, partendo dalla produzione agricola, fondamentale punto di sicurezza per soddisfare i consumi nazionali e garantire la sopravvivenza di quel Made in Italy alimentare che, per qualità e unicità, costituisce una voce essenziale per il nostro export”.

PRESENTATA “VERDE ENERGIA “, LA PRIMA ORGANIZZAZIONE DI PRODUTTORI DEL SETTORE AGRO-ENERGETICO.

Nata su iniziativa dell’ Associazione Nazionale Bieticoltori, la nuova Op raggruppa circa 116 soci, di cui 91 in Emilia Romagna. Guarda i dettagli nella NEWS



IL PROGETTO COMUNITARIO EUWATER

BRUNI (COGECA) AL GRUPPO DI ALTO LIVELLO DELLA COMMISSIONE EUROPEA: RIEQUILIBRIO DELLA FILIERA E COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE GLI OBIETTIVI PRINCIPALI

Fonte: Segreteria Paolo Bruni

(Bruxelles 17 novembre 2010) “Ci aspettiamo un significativo salto di qualità dai lavori di questo nuovo Gruppo di Alto Livello: dopo aver correttamente inquadrato le problematiche principali nella precedente edizione, dobbiamo adesso mettere a punto iniziative concrete per riequilibrare la ripartizione dei profitti lungo la filiera alimentare e per incrementare la competitività delle imprese agro-industriali europee” lo ha dichiarato ieri a Bruxelles Paolo Bruni, presidente della Confederazione europea delle cooperative agricole COGECA in occasione dell’insediamento del Gruppo di Alto Livello sul migliore funzionamento della catena alimentare, istituito dal vice-presidente della Commissione Europea e Commissario all’Industria Antonio Tajani.
Il gruppo di alto livello, che comprende anche i Commissari Barnier (mercato interno), Ciolos (agricoltura) e Dalli (sicurezza alimentare) oltre che 13 ministri in rappresentanza degli Stati membri ed un numero limitato di rappresentanti del settore, è chiamato a proseguire i lavori avviati dalla Commissione nel 2007 che avevano portato all’approvazione di 30 raccomandazioni nella primavera dello scorso anno.
Nel suo intervento Bruni ha ricordato l’iniquità attuale della distribuzione del valore all’interno della catena alimentare: “su 100 euro di spesa alimentare del consumatore, solo il 16-17% in media finisce nelle tasche del produttore agricolo” una sperequazione intollerabile che dobbiamo affrontare con decisione ed urgenza. “Registriamo alcuni segnali positivi – ha proseguito Bruni – come la modifica della direttiva sui tempi di pagamento recentemente approvata dal Parlamento Europeo, ma dobbiamo innanzitutto garantire maggiore trasparenza, individuare e combattere le pratiche abusive ma anche assicurare il rispetto delle clausole contrattuali tramite puntuali verifiche da parte di organi terzi, ad esempio tramite la creazione di un ombudsman europeo per dirimere le controversie tra le parti”
“Ma questo Gruppo – ha sottolineato Bruni - deve anche occuparsi più in generale della competitività della nostra industria agroalimentare e per essere competitivi rispetto ai partner commerciali del resto del mondo, la messa a punto di accordi equilibrati da parte dell’Unione Europea è pre-condizione indispensabile. Cogeca condivide a tal proposito le preoccupazioni espresse in questi giorni dal Commissario Ciolos sul recente progetto per una politica commerciale dell’UE che sembra voler privilegiare negoziati bilaterali: in tale contesto – ha concluso Bruni - è sempre il settore agricolo a essere sacrificato e a pagare il conto delle progressive liberalizzazioni dei mercati”.

AGRICOLTURA - CRESCE DI CIRCA IL 5% IL VALORE DELLE PRODUZIONI AGRICOLE IN EMILIA-ROMAGNA

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia Informazione e Ufficio Stampa

Diffuse le prime stime sull'annata agraria 2010. Rabboni: l'agricoltura è in ripresa ma resta la forbice tra costi e ricavi.

Bologna - In crescita di oltre il 5% il valore della produzione agricola in Emilia-Romagna che si attesta intorno ai 4 miliardi di euro. E’ quanto emerge dai primi dati previsionali sull’annata agraria 2010 appena conclusa, che evidenziano un importante segno di ripresa. “Dopo un 2009 da dimenticare – ha dichiarato l’assessore regionale all’agricoltura, Tiberio Rabboni – le stime evidenziano una prima, positiva, inversione di tendenza. L’agricoltura regionale ha saputo reagire alle difficoltà del biennio precedente rafforzando la propria competitività, organizzazione ed internazionalizzazione. Particolarmente significativo è il dato dell’export agroalimentare, in particolare dei prodotti di qualità, che ha contribuito a compensare, a livello regionale, il rallentamento dell’export di altri settori produttivi e la sostanziale stabilità del mercato interno”. “L’agricoltura – ha concluso Rabboni – accelera e contribuisce in modo significativo alla ‘ripresina’ in atto a livello regionale e nazionale. Tuttavia permane ed, in alcuni casi si accentua, il divario tra i costi di produzione e i ricavi delle imprese agricole. La redditività del settore continua ad essere estremamente bassa. Per questo lo sforzo in atto va sostenuto da una seria ed adeguata politica nazionale a partire dalla finanziaria dello Stato per il 2011 che al momento è decisamente al di sotto delle benché minime aspettative.”.

L’andamento dei principali settori
Analizzando i contributi dei diversi comparti spicca il dato particolarmente positivo dei cereali, che hanno registrato un aumento dei ricavi di oltre il 30% su base annua, per il forte innalzamento delle quotazioni medie di mercato di frumento tenero e mais.
In netta ripresa risultano anche le colture industriali (+8% circa). Il risultato è la conseguenza del vero e proprio exploit che ha interessato la soia, grazie al contemporaneo aumento di prezzi e produzioni.
L’andamento del settore ortofrutticolo è stato condizionato dalla situazione meteorologica anomala del periodo primaverile-estivo, che, oltre ad un ritardo delle epoche di raccolta, ha determinato una generale contrazione delle quantità. Nonostante questo, il positivo andamento dei prezzi di mercato di pere, mele, pesche e nettarine ha portato ad un incremento dei ricavi complessivi stimabile superiore al 12%. Al contrario, è risultato negativo (-5% circa) il saldo del comparto degli ortaggi, su cui ha pesato soprattutto la flessione del valore della produzione del pomodoro da industria. I dati relativi alla produzione di vino evidenziano una flessione dei quantitativi attorno al 5% nei confronti della campagna precedente. Per quanto riguarda gli andamenti di mercato, pur essendo ancora prematuro formulare delle previsioni completamente attendibili, si può ipotizzare un aumento dei prezzi medi di circa il 5%, che mantiene il valore complessivo della produzione di vino pressoché invariato sui medesimi livelli dell’anno precedente.
Risulta sostanzialmente stabile anche il settore degli allevamenti, nonostante il permanere di difficoltà nell’ambito delle carni (bovini, suini ed avicunicoli). Il merito di questa tenuta è da attribuire, in larga misura, al previsto buon andamento dei prezzi medi di liquidazione del latte, trainati dalla decisa crescita delle quotazioni - in corso ormai da circa un anno - del formaggio Parmigiano-Reggiano.

martedì 16 novembre 2010

GALAN: LA DIETA MEDITERRANEA È PATRIMONIO CULTURALE DELL’UMANITÀ

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

UNA VITTORIA DEL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE DEDICATA AL SINDACO DI POLLICA ANGELO VASSALLO

“Dopo giorni di trattative, il risultato sperato è arrivato. La delegazione del Ministero a Nairobi mi ha appena informato che l'UNESCO ha definitivamente proclamato la Dieta Mediterranea quale Patrimonio culturale dell’Umanità. Questo prestigioso successo mi riempie d’orgoglio e di soddisfazione e rappresenta un traguardo storico per la nostra tradizione alimentare e per la cultura dell’intero Paese”.

Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, commenta la notizia appena giunta dal Kenya secondo cui il Comitato Intergovernativo della Convenzione sul Patrimonio immateriale dell’UNESCO ha accolto la candidatura della Dieta Mediterranea ed ha approvato all’unanimità la sua iscrizione nella prestigiosa Lista del Patrimonio culturale Immateriale dell’Umanità.

“La proclamazione della Dieta Mediterranea, quale stile di vita sostenibile basato su tradizioni alimentari e su valori culturali secolari, rappresenta una svolta epocale nel processo di valorizzazione di usi e costumi legati alle diete alimentari dei vari popoli” - sottolinea il Ministro.
“A livello internazionale, grazie alla proclamazione della Dieta Mediterranea, è stato certificato una volta per tutte lo stretto legame tra la cultura e le pratiche alimentari tradizionali di un popolo ed è stata consacrata la loro inscindibilità” - prosegue il Ministro.

“La Dieta Mediterranea, in quanto insieme unico al mondo di pratiche alimentari, sociali e culturali ha pienamente meritato il riconoscimento convinto dell’UNESCO, giunto con un sostegno unanime. Per l’Italia si tratta solo del primo, importantissimo passo di una lunga serie di successi sul cammino della valorizzazione delle pratiche agroalimentari tradizionali italiane riconosciute da tutto il mondo quali esempi di eccellenza”.

“Vorrei ringraziare – aggiunge il Ministro - quanti nel Ministero hanno offerto la propria competenza e dedizione, impegnandosi in prima persona per il raggiungimento di un risultato così prestigioso per l’Italia. Un grazie di cuore anche alla comunità del Cilento, patria della Dieta Mediterranea, il cui sostegno convinto nel corso della candidatura è stato indispensabile per il buon esito finale, ed in particolare il Presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Amilcare Troiano.
So che a Nairobi – conclude il Ministro – la delegazione del Ministero ha dedicato il prestigioso riconoscimento dell’UNESCO proprio ad un uomo simbolo del Cilento, il sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Mi associo a loro, non senza commozione, per ricordare colui che con tanta passione aveva sostenuto con convinzione e passione fin dall’inizio questo progetto: sono certo che il risultato raggiunto oggi lo avrebbe reso orgoglioso”.

La candidatura della Dieta Mediterranea, già presentata 4 anni fa dall’Italia, dalla Spagna, dalla Grecia e dal Marocco, era stata inizialmente bocciata in quanto per l’UNESCO non erano soddisfatti i requisiti previsti dalla Convenzione del 2003 sul Patrimonio Immateriale dell’Umanità, per cui i 4 paesi decisero di ritirarla.

Nel maggio 2009, la candidatura è stata ripresentata, insieme a Spagna, Grecia e Marocco, dall’Italia che ha assunto il coordinamento del gruppo di lavoro internazionale, riscrivendo interamente il dossier di candidatura e sottolineando il valore culturale della Dieta Mediterranea.

Ad agosto 2010, dopo un lavoro incessante anche in piena estate, era giunta una prima valutazione positiva da parte dell’UNESCO con cui era stata accertata la conformità della nuova candidatura con i requisiti previsti dall’UNESCO.

Il Comitato Intergovernativo della Convenzione sul Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO, riunito a Nairobi, ha definitivamente proclamato la Dieta Mediterranea quale elemento del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Grazie al suo inserimento nella Lista, la Dieta Mediterranea rappresenta il terzo elemento italiano presente, insieme all’Opera dei pupi siciliani e al Canto a tenore sardo.
La Dieta Mediterranea è la prima pratica alimentare tradizionale al mondo ad essere iscritta nella prestigiosa Lista. Quest’ultima, istituita dalla Convenzione UNESCO del 2003, conta 166 elementi iscritti da 132 Paesi diversi, tra cui ad esempio il tango argentino, il capodanno islamico e la calligrafia cinese.

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è il referente nazionale delle candidature agricole e alimentari alla Lista del Patrimonio Culturale dell’UNESCO e per seguire i lavori relativi alla Dieta Mediterranea e alle altre candidature future ha istituito, presso il Gabinetto del Ministro, un apposito Gruppo di Lavoro UNESCO coordinato dal Prof. Pier Luigi Petrillo (il quale aveva già seguito con successo, per conto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, l’iscrizione delle Dolomiti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO).

Il gruppo di lavoro del Ministero sta ora lavorando, per il prossimo anno, alle candidature de “L’arte della pizza napoletana” e “La coltivazione ad alberello dello Zibibbo di Pantelleria”.

INFLAZIONE: CONFAGRICOLTURA, PREZZI DEGLI ALIMENTARI IN CRESCITA. MA LA STAGNAZIONE E’ DURATA 8 MESI

Fonte: Confagricoltura

I prezzi al consumo dei beni alimentari sono aumentati a ottobre rispetto a settembre (+0,3%), c’è da dire però che da inizio anno fino ad agosto erano rimasti praticamente invariati (la risalita è infatti iniziata con settembre). Lo rileva Confagricoltura analizzando i dati del mese scorso, diffusi oggi dall’Istat, da cui emerge che l’aumento congiunturale è comunque di poco superiore a quello dell’indice generale per tutti i prodotti (+0,2% ad ottobre su settembre).

Confagricoltura però pone in evidenza che se l’indice generale a ottobre 2010 su ottobre 2009 è cresciuto dell’1,7%, quello degli alimentari, nello stesso periodo, è aumentato solo dello 0,6%. E così la dinamica degli alimentari negli ultimi dodici mesi è decisamente più contenuta di quella dei prezzi di tutti i prodotti (+0,1% rispetto a +1,3%).

Entrando nel dettaglio, L’Organizzazione degli imprenditori agricoli sottolinea come vi siano state variazioni al di sotto della media del settore alimentare per pane e cerali (+0,1%), carni (+0,2%). Sono rimasti invariati i prezzi di oli e grassi (0%) e con una variazione tendenziale di segno negativo (-1,6%). La frutta è aumentata dello 0,4% ma ha una variazione tendenziale di -2,3%.

“Nel valutare le cifre Istat sull’inflazione – conclude Confagricoltura - non ci si può limitare ai dati più recenti, ma occorre analizzare tutto l’anno. Dove è agevole constatare che gli aumenti delle ultime settimane sono abbondantemente controbilanciati dal minor dinamismo degli ultimi mesi. Ora è la volatilità la protagonista assoluta dei nostri mercati, quindi servono accordi interprofessionali che definiscano meglio i rapporti all’interno delle filiere, in modo da evitare gli improvvisi squilibri domanda-offerta e gli effetti negativi sui redditi degli operatori e sui prezzi pagati dai consumatori”.

ACCORDO GRANO DURO ALTA QUALITÀ EMILIA-ROMAGNA: AL VIA IL QUINTO ACCORDO DI FILIERA PER LA CAMPAGNA CEREALICOLA 2010-2011.

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia Informazione e Ufficio Stampa

Introdotto un nuovo meccanismo di pricing che aggancia il prezzo del grano duro a quello più alto del grano tenero.

Bologna - Al via il nuovo accordo di filiera per la fornitura di grano duro emiliano-romagnolo di alta qualità a Barilla, promosso dalla Regione Emilia-Romagna. Valido per la campagna cerealicola 2010-11, l’accordo siglato oggi a Bologna è giunto al quinto rinnovo e rappresenta un’esperienza di continuità e stabilità in un mercato dei cereali soggetto, negli ultimi anni, a forti variazioni di prezzi, di cui risente l’intera filiera.
L’accordo conferma sia i volumi di grano duro “made in Emilia-Romagna” destinati a Barilla dell’ultima campagna, pari a circa 70 mila tonnellate, sia il meccanismo di stabilizzazione dei prezzi introdotto l’anno scorso che dava due possibilità di scelta ai produttori. La prima permette loro di legare il prezzo del cereale alla quotazione della borsa merci di Bologna con l’aggiunta di premi specifici (fino a 35 euro/tonnellata) per la qualità del prodotto e per gli impegni previsti dal disciplinare di produzione e conservazione; la seconda, basata sui costi di produzione, consente ai produttori di scegliere di vendere una quota della propria produzione (fino a un massimo del 30% del totale) ad un prezzo precedentemente stabilito, tale da garantire un adeguato margine di profitto sui costi di coltivazione.
La principale novità dell’accordo di quest’anno è l’introduzione di un’ulteriore formula di pricing innovativo (che si affianca alle due modalità precedenti), sempre con l’obiettivo di dare agli agricoltori la possibilità di massimizzare il proprio utile ed incentivare nel contempo la coltivazione del grano duro. Gli agricoltori potranno anche scegliere di vendere il proprio prodotto ad un prezzo calcolato sulla base delle quotazioni del grano tenero (attualmente una delle coltivazioni maggiormente valorizzate dal mercato), più un premio di 30 euro, a recupero dei maggiori costi di coltivazione del grano duro. A queste quotazioni saranno poi applicati dei premi specifici in funzione delle caratteristiche qualitative.
“E’ un accordo di grande valore, un modello di riferimento anche per altri settori perché promuove la produzione di grano duro emiliano-romagnolo di alta qualità, consente di ridurre le importazioni da altri Paesi, permette una maggiorazione dei ricavi per gli agricoltori attraverso una serie di meccanismi premiali previsti dall’accordo. Il valore del grano prodotto diventa mediamente più alto di un 30% rispetto ai prezzi fissati alla Borsa merci italiana”, ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni nel corso della conferenza stampa, a cui hanno partecipato i firmatari dell’intesa: Luca Virginio, direttore comunicazione e relazioni esterne della Barilla, Ercole Borasio consigliere delegato della Società Produttori Sementi, Alberto Stefanati presidente dell’OP (Organizzazione Produttori) Grandi Colture Italiane; Angelo Barbieri, presidente FITS (Filiera Italiana Trading Seminativi), in rappresentanza dell’OP Cereali Emilia-Romagna e del Consorzio Agrario Provinciale di Piacenza, Lamberto Colla, direttore del Consorzio Agrario di Parma e Paolino Fini presidente della Società cooperativa Capa di Ferrara.
Negli ultimi quattro anni la superficie agricola coltivata a grano duro in Emilia-Romagna è più che raddoppiata, passando dai 32mila ettari del 2006 ai 72mila ettari del 2010. “L’accordo con Barilla ha funzionato da volano per lo sviluppo di questa coltura”, ha rimarcato l’assessore Rabboni. “Nel 2006 l’Emilia-Romagna era l’undicesima regione italiana per superficie agricole coltivate a grano duro; oggi è la sesta per superfici e la quarta per produzione di questo cereale perché le rese medie delle nostre aziende sono più alte rispetto ad altre regioni”.
L’obiettivo dell’accordo è quello di consolidare in regione una filiera di grano duro di alta qualità. Il Gruppo Barilla - oggi il maggiore utilizzatore mondiale di grano duro per la produzione di pasta, con un fabbisogno di circa un milione e mezzo di tonnellate di grano di alta qualità, coperto per l’80% da approvvigionamenti in Italia - potrà disporre di grani di qualità prodotti in Emilia-Romagna a “chilometro zero” e ridurre così ulteriormente la sua dipendenza dall’estero. Le aziende agricole potranno meglio programmare la loro produzione, sapendo di poter contare su un sicuro e remunerativo sbocco di mercato. Ma l’accordo punta anche ad un obiettivo più generale: incentivare la produzione di grano duro di qualità in Emilia-Romagna, facendo della regione un polo di eccellenza nel panorama nazionale.
L’esperienza, promossa dall’assessorato regionale all’Agricoltura, coinvolge l’intera filiera di produzione del grano duro, valorizzando le competenze specifiche maturate dai diversi attori e promuovendo l’integrazione tra agricoltura, industria e istituzioni: per l’industria molitoria e pastaria Barilla G. e R. Fratelli S.p.A.; per l’industria sementiera Società Produttori Sementi S.p.A.; per il mondo agricolo (produzione e stoccaggio dei cereali): Organizzazione Produttori Grandi Colture italiane; Consorzio Agrario di Parma; Società Cooperativa CAPA Ferrara; l’OP Cereali Emilia Romagna e il Consorzio Agrario di Piacenza tramite mandato a Filiera Italiana Trading Seminativi (FITS).

I contenuti dell’accordo

Il contratto quadro che viene firmato oggi a Bologna si articola in singoli contratti tra Barilla e i fornitori firmatari. A loro volta i fornitori (cioè Cereali Emilia Romagna; OP Grandi Colture Italiane; Consorzio agrario di Parma; Consorzio agrario di Piacenza; Società Cooperativa CAPA Ferrara) stipulano con i singoli agricoltori soci i contratti che contemplano i reciproci impegni per la coltivazione e la valorizzazione del grano duro.
La Società Produttori Sementi S.p.A., selezionatrice e costitutrice delle varietà identificate dal disciplinare, sviluppate con intensa attività di ricerca e sperimentazione, in parte sostenuta anche dalla Regione Emilia-Romagna, fornisce il seme necessario alle coltivazioni previste.
Il contratto quadro prevede l’impegno a seguire un preciso disciplinare di produzione, condiviso dalla Regione Emilia-Romagna, e ad utilizzare varietà specifiche quali: Normanno, Levante, Saragolla, particolarmente adatte all´utilizzo dell’industria pastaria.

Cereali: un mercato in continua tensione

L’accordo con la Barilla arriva in un momento di grande tensione sul mercato dei cereali. Dopo una campagna che ha visto diminuire pesantemente le quotazioni fino a livelli ben al di sotto dei costi di produzione agricoli, gli eventi climatici estremi di quest’estate (in particolare la siccità e gli incendi in Russia) hanno fatto di nuovo scattare un aumento significativo dei prezzi di tutte le commodites agricole, grano duro compreso. Tuttavia questi fenomeni, pur rappresentando un’occasione per migliorare i redditi agricoli nel breve termine, provocano squilibri che rischiano di essere penalizzanti nel lungo termine. In assenza di opportune indicazioni e di un coordinamento a livello di filiera, il singolo agricoltore è tentato di orientare in un’unica direzione le proprie coltivazioni, rischiando di dare origine a fenomeni di sovrapproduzione e di crollo dei prezzi nelle campagne successive, come è successo negli anni scorsi.
Un accordo come quello del Grano Duro di Alta Qualità Emilia-Romagna favorisce il mantenimento di rapporti di filiera a garanzia del reddito degli agricoltori nel lungo termine.

CONFAGRICOLTURA: COMMERCIO ESTERO: SI RAFFORZANO LE ESPORTAZIONI DI PRODOTTI AGRICOLI

Fonte: Confagricoltura

Si rafforzano le esportazioni dei prodotti agricoli, con un exploit a settembre (+23% rispetto a settembre 2009). E con un aumento, tra gennaio e settembre, di quasi il 20 per cento (+19,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Decisamente di più di quanto hanno “corso” sinora le esportazioni italiane complessive (+14,3% nei nove mesi). Lo sottolinea Confagricoltura sulla base dei dati Istat sul commercio estero.

“L’aspetto è positivo anche perché - commenta l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - le importazioni di prodotti agricoli in Italia, da gennaio a settembre, sono aumentate in misura decisamente minore delle esportazioni (+10,2%). Mentre a livello generale il “sorpasso” si è consolidato (nei nove mesi l’import totale è cresciuto del 20,9% a fronte di un aumento dell’export del 14,3%).


Permane, di contro, un minore dinamismo nell’export dei prodotti alimentari trasformati, cresciuto del 9,1% da gennaio a settembre. Non va trascurato però - ricorda Confagricoltura - che il comparto agroalimentare lo scorso anno ha subito la crisi economico-finanziaria, in termini di calo delle esportazioni, in maniera inferiore rispetto al resto dell’economia.

Ad avviso di Confagricoltura, “per favorire il collocamento all’estero dei nostri prodotti saranno importanti le iniziative di promozione. Per questo non andrà diminuito il budget nel 2011 per le iniziative di sostegno promozionale, favorendo gli sforzi commerciali in atto da parte delle imprese”.

“A livello europeo occorrerà evitare aumenti dell’import agroalimentare dovuti a concessioni commerciali squilibrate, come quelle che sta negoziando Bruxelles con i Paesi Terzi”.

A BRUXELLES INCONTRO CON GLI EUROPARLAMENTARI SULLA RIFORMA DELLA PAC

Fonte: Confagricoltura Cia e Copagri

Confagricoltura, Cia e Copagri chiedono agli europarlamentari che venga confermato l’attuale stanziamento di bilancio per la spesa agricola. Le azioni per lo sviluppo rurale devono sostenere gli investimenti, il ricambio generazionale e il recupero della competitività. Integrazione di filiera e promozione all’export.

A Bruxelles i presidenti di Cia, Confagricoltura e Copagri, Giuseppe Politi, Federico Vecchioni e Franco Verrascina, hanno illustrato agli europarlamentari italiani il documento unitario sulla riforma della Politica agricola comune (Pac) post 2013.

I tre presidenti hanno sottolineato il ruolo decisivo che spetta ai rappresentanti a Strasburgo: con il meccanismo della codecisione, introdotto dal Trattato di Lisbona la Pac per la prima volta verrà riformata con una decisione congiunta del Consiglio dei Ministri e del Parlamento europeo. Hanno quindi sollecitato l'impegno dei rappresentanti italiani per tracciare una prospettiva di rinnovato sviluppo della nostra agricoltura dentro e fuori i confini nazionali.

Ad avviso delle tre Organizzazioni professionali, la riforma della Pac deve far perno sugli attuali strumenti (pagamenti diretti, misure di mercato e assi dello sviluppo rurale) secondo una nuova articolazione che abbia per obiettivi la semplificazione, la finalizzazione degli interventi a favore degli agricoltori professionali, la valorizzazione del ruolo del settore agricolo per la crescita economica e l’occupazione, la qualificazione dell’attività agricola per fronteggiare adeguatamente le sfide globali. Il tutto operando “gradatamente gli opportuni adattamenti”, come previsto dal Trattato di Lisbona. In ogni caso, prima della fissazione delle prospettive finanziarie per il 2014-2020 vanno opportunamente definiti i principi, i criteri direttivi e i fabbisogni della riforma per i prossimi anni.

La politica di sviluppo rurale - rimarca il documento unitario - deve concentrarsi su misure a vantaggio delle imprese puntando sull’aumento della competitività. Quindi, vanno sostenuti gli investimenti aziendali (innovazione tecnologica), il ricambio generazionale, l’integrazione di filiera e la promozione all’export.

Confagricoltura, Cia e Copagri chiedono quindi che venga confermato l’attuale stanziamento in bilancio della spesa agricola previsto al 2013 in termini reali.

APO CONERPO: BUONE ASPETTATIVE PER IL KIWI

Fonte: Apo Conerpo

In virtù della contrazione dell’offerta e del buon livello qualitativo dei frutti.

È uno dei prodotti di punta dell’ampia gamma del Gruppo,che controlla oltre il 13% dell’intero raccolto nazionale di actinidia


Soprattutto in virtù della generale contrazione dell’offerta e del buon livello qualitativo dei frutti, sia delle varietà a polpa verde che di quelle a polpa gialla, sono sostanzialmente positive le aspettative per la commercializzazione del kiwi la cui raccolta è ormai ultimata nelle regioni del Nord Italia (Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia), mentre si protrarrà probabilmente sino alla fine di Novembre nelle aree del Centro Sud. Queste indicazioni sulla campagna provengono da Apo Conerpo, leader europeo dell’ortofrutta fresca con una produzione di quasi 1.200.000 tonnellate ed un volume d’affari pari ad oltre 685 milioni di euro, che ha nell’actinidia uno dei prodotti di punta della propria gamma controllando oltre il 13% dell’intero raccolto nazionale di questo frutto. Interessando una superficie complessiva di quasi 2.500 ettari, la coltivazione di kiwi di Apo Conerpo è diffusa in tutte le principali aree produttive nazionali, ma si concentra in particolare in Emilia Romagna, nelle province di Ravenna, Forlì e Bologna, dove operano (in quanto coltivatrici di actinidia) le cooperative Agrintesa, Ortolani Cofri e Cepal, e di Ferrara, nelle aziende agricole dei soci di Patfrut.
“La diminuzione dell’offerta – afferma Giampiero Reggidori, responsabile dell’Ufficio Tecnico di Apo Conerpo – è da imputare principalmente alle avverse condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato lo scorso inverno, in particolare i forti abbassamenti termici della settimana precedente il Natale 2009, e anche l’estate 2010, provocando notevoli problemi non soltanto alle coltivazioni di actinidia, ma in generale anche alle altre specie frutticole diffuse nell’Emisfero Settentrionale”. “In questo Emisfero – conclude Reggidori – la produzione 2010 di kiwi commercializzabile dovrebbe attestarsi attorno alle 823.000 tonnellate (esclusa la Cina) con una diminuzione di oltre il 12% rispetto al 2009, come è emerso in occasione dell’ultima edizione dell’incontro Iko (International Kiwifruit Organisation). Il paese in cui si riscontra la contrazione maggiore è l’Italia, dove si registra un raccolto inferiore del 20% rispetto all’anno scorso seppur con una discreta variabilità tra le diverse regioni”.

AGRIETOUR: SI CHIUDE CON UN BILANCIO POSITIVO LA NONA EDIZIONE

Fonte: Agrietour

Successo per il Salone nazionale dell’agriturismo che si riconferma punto di riferimento del settore.
Premiate anche le aziende più virtuose nel sociale. Successo per il workshop sull’offerta didattica dalla campagna. In dodicimila hanno visitato la fiera, tra operatori, buyers e visitatori


Si è chiusa con un bilancio estremamente positivo la nona edizione di AgrieTour, il Salone nazionale dell’agriturismo. I padiglioni di Arezzo Fiere e Congressi sono stati visitati da circa 12mila tra operatori del settore, buyers da tutto il mondo e visitatori, confermando il successo del Salone, unico punto di riferimento in Italia per il settore dell’agriturismo. “E’ un successo che si ripete di anno in anno – afferma Raul Barbieri, direttore di Arezzo Fiere e Congressi – dovuto a diversi fattori, tra i quali sicuramente l’importanza del workshop con gli operatori, ma anche il ricco programma dei convegni e degli incontri che rappresentano un momento di fondamentale confronto tra i vari attori della filiera”.

La giornata conclusiva del Salone è stata caratterizzata dal workshop sulle Fattorie Didattiche, un fenomeno in crescita in Italia (si contano ad oggi circa 3mila strutture che si dedicano alla didattica in campagna) e che proprio ad AgrieTour ha trovato spazio nella sezione AgrieTour Bimbi che oltre ad aver accolto nei tre giorni di fiera oltre 700 bambini, ha rappresentato un momento di confronto tra l’offerta e la domanda delle scuole con circa 100 presidi da tutta Italia intervenuti ad Arezzo.

Premiate nella giornata conclusiva anche le aziende agrituristiche più virtuose dal punto di vista sociale con Agricoltura Civica che ha consegnato 5 Award a 5 aziende che si sono distinte in agricoltura sociale, nella cura del giardino, nel rapporto tra consumatore e produttore, nel consumo critico e nelle attività di campagna. Gli obiettivi di questo premio, promosso dall’Associazione AICARE, è proprio quello di dare spazio e visibilità a questo tipo di aziende che sono sempre più in crescita in Italia.

Soddisfazione da parte delle aziende e dei territori presenti ad Arezzo che hanno sottolineato la completezza della manifestazione forte del Workshop, straordinaria occasione di business, e inoltre arricchita dal primo meeting internazionale sull’agriturismo, dai numerosi e frequentatissimi master, con approfondimenti sulle tematiche attuali del settore e sull’offerta territoriale di tutta l’Italia. E’ in questo modo che, in quasi un decennio di attività, AgrieTour si conferma la fiera di riferimento per il comparto agrituristico italiano che di anno in anno vede crescere la propria offerta rappresentando, con oltre un miliardo di euro di fatturato, un’importante voce nell’ambito del turismogrande del Belpaese.

Il Salone nazionale dell’agriturismo è patrocinato dal Ministero Per le Politiche Agricole e dall’Enit, con la partecipazione attiva delle associazioni di categoria, la Regione Toscana, con l’Agenzia Toscana Promozione, la Camera di Commercio e la Provincia di Arezzo, le Associazioni delle Categorie Economiche dell’Agricoltura. L’edizione 2011 sarà la decima ed è prevista dall’11 al 13 novembre.

venerdì 12 novembre 2010

BRUNI (COGECA): SENZA REDDITO AD AGRICOLTORI CROLLA SISTEMA INTEGRATO CON SOCIETÀ E AMBIENTE

Fonte: Segreteria Paolo Bruni

"Per un'agricoltura sostenibile dobbiamo riuscire ad integrare i tre concetti di ambiente, società ed economia in un triangolo che immagino essere equilatero e la cui base, inevitabilmente, deve essere l'economia". Lo ha affermato il presidente della Cogeca, Paolo Bruni nel corso di un incontro organizzato in data odierna dalla BASF sulla sostenibilità del settore agricolo.

"Ambiente e società devono poggiare sull'economia per un motivo semplice - prosegue Bruni - basti pensare che in Europa, un addetto su 6 dipende direttamente o indirettamente dall'agricoltura o dal settore della trasformazione agricola. Se si dà a questi agricoltori l'opportunità di continuare a ricavare un reddito dal loro lavoro allora l'intero sistema continuerà a reggere, altrimenti il sistema non starà più in piedi".

"Tra il rispetto dell'ecologia e lo sviluppo della tecnologia, secondo Bruni, occorre considerare che "non investire sull'innovazione e sulla ricerca è come fermare l'orologio avendo l'illusione di aver fermato il tempo, chi non vi investe è destinato a fermarsi".

Inoltre, anche di fronte alle previsioni più pessimistiche, per il Presidente della Cogeca, non bisogna indulgere nel "catastrofismo apocalittico" che, nei fatti, "non si è mai verificato".
"Un esempio è l'allarme che la Fao aveva lanciato nel 2008, durante la crisi dei cereali che aveva fatto schizzare i prezzi alle stelle - afferma Bruni - e l'agenzia Onu prevedeva che sarebbero rimasti alti per l'intero decennio. Sei mesi dopo, invece, sono crollati. Tutto questo perchè non si era considerato il fattore, cruciale, delle speculazioni. vero problema con cui dovremo fare i conti".

Infine, per immaginare uno sviluppo sostenibile dell'agricoltura europea occorre "che la Comunità non rinunci alla Pac, che deve essere anche economicamente forte e deve premiare gli agricoltori che adottano, più di altri, comportamenti virtuosi, così come si deve monitorare il fenomeno degli sprechi alimentari. Nella sola Italia l'impatto degli sprechi è stato stimato in 37miliardi di euro. Una cifra che forse sovrastima il fenomeno ma richiama comunque alla necessità di puntare sull'educazione alimentare".

Barilla, al via l'accordo per la fornitura di grano duro di qualità valido per la campagna 2010-2011

FONTE: REGIONE EMILIA - ROMAGNA

Bologna - Al via il nuovo accordo per la fornitura di grano duro di qualità emiliano-romagnolo alla Barilla, promosso dalla Regione.
Giunto ormai al quinto rinnovo, l’accordo valido per la campagna 2010-2011 rafforza in particolare la sua funzione di stabilità in un momento di grande volatilità dei prezzi e forti squilibri nei mercati delle commodities e degli investimenti produttivi poiché favorisce il mantenimento di rapporti di filiera a garanzia del reddito degli agricoltori nel lungo termine.
I contenuti dell’intesa, che anche quest’anno introduce alcune novità e coinvolge l'intera filiera della pasta, saranno illustrati ai giornalisti martedì 16 novembre alle ore 11,15 a Bologna presso la sede della Regione (Sala di Giunta - 9° piano – viale Aldo Moro 52).
Interverranno Tiberio Rabboni, assessore regionale all’agricoltura, Luca Virginio, direttore comunicazione e relazioni esterne della Barilla, Ercole Borasio consigliere delegato della Società Produttori Sementi, Alberto Stefanati presidente di OP (Organizzazione Produttori) CIAAD Grandi Colture; Angelo Barbieri, presidente FITS (Filiera Italiana Trading Seminativi), in rappresentanza dell’OP Cereali Emilia-Romagna e del Consorzio Agrario Provinciale di Piacenza, Lamberto Colla direttore del Consorzio Agrario di Parma e Paolino Fini presidente della Società cooperativa Capa di Ferrara.

PIL: CONFAGRICOLTURA, A RISCHIO I REDDITI DEGLI AGRICOLTORI

FONTE: www.confagricoltura.it

Il Pil italiano aumenta, mentre continua a diminuire il valore aggiunto agricolo. Lo sottolinea Confagricoltura in relazione alla stima preliminare dell’Istat sul prodotto interno lordo nel III trimestre 2010 (+1,0% rispetto al terzo trimestre del 2009 e +0,2% rispetto al trimestre precedente).

L’entità della flessione in agricoltura è stata già valutata nei giorni scorsi da Ismea - ricorda Confagricoltura - secondo cui il valore aggiunto agricolo nel III trimestre 2010 è calato dell’1,9% rispetto al precedente e dello 0,8% rispetto al terzo trimestre del 2009.

Se fosse confermata questa tendenza, a fine anno il valore aggiunto agricolo calerebbe del 2,6%, proseguendo la performance negativa degli ultimi anni. Confagricoltura evidenzia, infatti, che il valore aggiunto in agricoltura è diminuito negli ultimi sei anni di 2 miliardi, passando da 30 a 28 miliardi di euro circa; meno 7,4%. Se si eccettua la “ripresina” del 2007-2008, i tassi di variazione degli ultimi anni sono sempre stati negativi.

“Il fatto è – commenta Palazzo della Valle – che al di là della classica tendenza anticiclica del settore primario rispetto al totale dell’economia, qui sembra si vada consolidando un calo del valore della produzione agricola, non controbilanciato da una flessione proporzionale dei consumi intermedi. Se proseguirà questo trend potremmo registrare un’altra annata con redditi in flessione per gli agricoltori. Una situazione che richiede anche interventi politici urgenti e mirati per riequilibrare i mercati e dare fiducia agli operatori.”