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mercoledì 31 dicembre 2014

AGRO ENERGIE: CONFAGRICOLTURA, CON IL DECRETO LEGGE MILLE PROROGHE SARÀ CONFERMATO IL REGIME DI TASSAZIONE PREVISTO NEL 2014

Fonte: Confagricoltura

Nel decreto legge “milleproroghe” in corso di pubblicazione sarà contenuta la proroga del regime di tassazione delle agroenergie previsto esclusivamente per il 2014. In questo modo, ricorda Confagricoltura, non sarà applicata, a partire dal 2015, una tassazione spropositata per il biogas e per le biomasse (prevista dal comma 1 dell’articolo 1 del DL 66/14), con cui il settore avrebbe rischiato di versare nelle casse dello Stato più di cinque volte rispetto a quanto indicato dalla legge stessa. Confagricoltura ringrazia il Governo, il Ministro Maurizio Martina ed il sottosegretario Giuseppe Castiglione per essersi impegnati a risolvere questa questione estremamente delicata e determinante per la tenuta del sistema delle aziende agricole che producono energia rinnovabile, in particolare da biogas e biomasse. Pertanto, ricorda l’Organizzazione, anche nel 2015 il prelievo fiscale, in linea con quanto previsto dal comma 1 bis dell’art. 22 del d.l. 66/14, sarà limitato ai corrispettivi della vendita dell’energia, con esplicita esclusione della quota incentivo per il biogas e le biomasse, con la previsione di una fascia di produzione di energia che continua ad essere considerata produttiva di reddito agrario (260.000 kWh per il fotovoltaico e 2.400.000 kWh per le biomasse ed il biogas). Ora occorrerà intervenire in fase di conversione in legge del decreto milleproroghe per stabilizzare il regime di tassazione. Occorre – conclude la nota di Confagricoltura - dare certezze ad un settore che, solo nel biogas, ha investito circa quattro miliardi di euro negli ultimi quattro anni, sviluppando oltre 10.000 posti di lavoro.

MARINA DI MUZIO (CONFAGRICOLTURA DONNA): “UN PRODOTTO SU TRE E’ FRUTTO DEL NOSTRO IMPEGNO QUOTIDIANO”

Fonte: Confagricoltura

“Le case degli italiani si tingono di rosa. Oltre il 30% di quanto si servirà in tavola a Capodanno è prodotto dalle aziende agricole condotte da donne. Basti pensare agli spumanti, alla frutta, alla verdura, ai formaggi e alle carni. Ma anche il vischio, gli abeti i ciclamini e le stelle di Natale sono, in parte, prodotti da aziende femminili”. Lo ha sottolineato Marina Di Muzio, presidente di Confagricoltura Donna. Quando si fanno gli acquisti, si imbandisce la tavola, per Confagricoltura Donna è necessario fare attenzione e comprare frutta e verdura italiane. Via libera ad agrumi, kiwi, pere, mele e meloni tra la frutta, e a broccoli, cavoli, carciofi, funghi, zucca e radicchio, che sono di stagione. “Anche se - ha precisato la presidente di Confagricoltura Donna – grazie alle tecniche di coltivazione e alla ricerca, è più facile trovare praticamente tutto, in ogni periodo dell’anno”. “Le donne – ha ricordato Marina Di Muzio - fanno tantissimo sul piano dell’agricoltura tradizionale, che soddisfa la primaria esigenza di nutrizione del pianeta e di miliardi di individui”. Secondo la FAO, infatti, sono più di 100 milioni le persone che potrebbero uscire dallo stato di povertà se le donne avessero le stesse opportunità di accesso alle risorse produttive degli uomini. E, nonostante le donne rischino meno e i posti di lavoro nelle loro aziende siano più sicuri, si sente tuttora forte la necessità di avere leggi e misure a sostegno dell’imprenditoria femminile agricola. “Dal 2000 – ha concluso la presidente di Confagricoltura Donna - c’è una crescita quantitativa e qualitativa del lavoro femminile nelle aziende agricole. Più donne sono imprenditrici agricole, più donne conducono aziende di grandi dimensioni, più donne svolgono da dipendenti mansioni organizzative nelle aziende agricole. Nel nostro Paese, in totale, sono 230.000 le aziende a conduzione femminile. Imprese che muovono un giro d’affari di 60 miliardi di euro all’anno”.

COLDIRETTI: ANNATA AGRARIA 2014 CHIUDE ANCORA CON PRODUZIONE LORDA VENDIBILE NEGATIVA

Fonte: Coldiretti Ferrara

Secondo anno consecutivo di stop per la PLV nei campi ferraresi. Gli aumenti di produzione non compensano il calo dei prezzi e dei consumi; a rischio i redditi.

Non fa eccezione la provincia di Ferrara nelle stime di Coldiretti sul calo della redditività agricola nel 2014. In Emilia-Romagna la PLV (produzione lorda vendibile) secondo le prime proiezioni sui “conti” di fine anno, si attesta ad un risultato medio del meno 3,5%. Particolarmente negativi i risultati delle colture vegetali, in particolare della frutta estiva, a partire dalle fragole, per finire ai meloni e cocomeri, passando per pesche, nettarine, patate e cipolle. “Un risultato con il segno meno – commenta Sergio Gulinelli, presidente di Coldiretti Ferrara – dovuto in buona parte ad un clima che ha condizionato le attività agricole, sin dall’autunno 2013, e poi anche le colture e la propensione al consumo, condizionata da piogge e temperature al di sotto delle medie stagionali, sia in primavera che in estate, e che ha compresso i volumi di consumo, comprimendo la commercializzazione a livelli non remunerativi per le imprese agricole”. Un crollo dei prezzi che si è amplificato anche per le conseguenze dell’embargo alla Russia, che rappresentava uno dei mercati più attivi per le nostre esportazioni e che ha risentito pesantemente, ancora una volta, di un sistema a valle della produzione che appare inadeguato a reggere il confronto con il sistema commerciale e che ha come conseguenza diretta la riduzione dei prezzi in campo, senza peraltro che i consumatori possano almeno in parte trovare prezzi più accessibili sui banchi della distribuzione, piccola o grande che sia. Anche secondo i dati Eurostat nel 2014 il calo dei redditi reali nel settore agricolo è stato sensibile, attorno all’11% pro capite per addetto, principalmente per effetto del maltempo. “Senza contare – aggiunge Gulinelli – l’aumento dei costi di produzione, dai carburanti ai concimi, e l’aumento dei costi specifici per la difesa delle colture dalle malattie indotte da piogge ed umidità che hanno favorito funghi e muffe”. Riduzione anche nel settore zootecnico, sia per latte che per carne di bovini e suini. “È dunque indispensabile – conclude il presidente di Coldiretti Ferrara – continuare a lavorare per una distribuzione più equa del valore dei prodotti all’interno della filiera, che per Coldiretti deve essere sempre più corta e vicina ai consumatori, valorizzando la distintività e la qualità del prodotto made in Italy, mettendo in campo strumenti per valorizzare servizi che le aziende agricole possono svolgere in settori nuovi come ad esempio quello dei servizi alla collettività, dall’agriturismo alla salvaguardia ambientale, dalle fattorie didattiche all’agricoltura sociale, ma anche nell’organizzare in modo diverso il rapporto tra la fase produttiva e quella commerciale, oggi nettamente squilibrata a svantaggio degli agricoltori. Un fatto, quest’ultimo, che deve farci riflettere e spronare nel fare molto di più rispetto ad oggi per tutto quello che riguarda la commercializzazione e la costruzione di un nuovo modello organizzativo per le nostre imprese nei confronti del mercato”. L’auspicio di un 2015 diverso e meno negativo è quindi non solo un classico augurio di fine anno ma un forte impegno a lavorare per mettere in campo nuova progettualità e volontà di innovazione, continuando quanto fatto finora e finalizzandolo anche al territorio ferrarese.


PRODUZIONI MEDIE COLTURE – PROVINCIA DI FERRARA

COLTURA
HA 2014
RESA Q/HA
NOTE
Grano tenero
32.923
60/65
Produzione nella media
Grano duro
14.631
65/70
Produzione nella media
Orzo
1.860
55/65
Produzione nella media
Soia
16.967
40/50
Produzione superiore alla media
Mais
43.100
115/130
Ottima produzione
Sorgo
5.621
70/80
Produzione nella media
Bietole
7.895
900/1.100
Ottima produzione, problemi per estirpi per maggiore produzione
Medica
20.000
140/150
Ottima produzione, qualche problema per essiccazione
Riso
6.695
55/65
Produzione nella media
Pomodoro industria
5.800
650/750
Produzione inferiore alla media e problemi fitosanitari per maltempo
Patata
1.512
340/360
Produzione nella media, prezzo sotto i costi di produzione
Melone
479
300/330
Produzione nella media, scarsi i prezzi per crollo dei consumi estivi
Cocomero
475
550/600
Produzione nella media, scarsi i prezzi per crollo dei consumi estivi
Carote
915
650/700
Produzione nella media, scarsi i prezzi, sotto i costi di produzione
Aglio
326
40/50
Produzione scarsa, condizionata dal clima umido e non freddo dell’inverno
Pero
8.589
300/330
Produzione nella media, prezzi molto basso (-40% rispetto al 2013)
Melo
2.060
520/550
Produzione nella media, prezzi molto basso (-20% rispetto al 2013)
Pesco
669
250/300
Produzione inferiore alla media, prezzi bassi
Fragole
156
300/320
Produzione nella media, anche se con problemi fitosanitari; prezzi insoddisfacenti


lunedì 29 dicembre 2014

CIA FERRARA: VERSO “IL TERRITORIO COME DESTINO”

Fonte: Ufficio Stampa Cia Ferrara  

A Bologna, lo scorso 15 dicembre, il primo degli importanti incontri organizzati dalla Cia per discutere con il mondo produttivo, accademico e istituzionale sul futuro dell’agricoltura

Si chiama “Il Territorio come destino”, un titolo forte ed evocativo scelto dalla Confederazione Italiana Agricoltori per la sua nuova ed importante iniziativa, un ciclo di tre incontri che coinvolgeranno il mondo produttivo, istituzionale ed accademico per confrontarsi su temi fondamentali per il settore agricolo: reddito, multifunzionalità, valorizzazione del territorio ed equilibrio sostenibile tra campagna e città. Il primo degli incontri si è svolto lo scorso 15 dicembre a Bologna, una tavola rotonda molto partecipata dagli agricoltori, - provenienti da Ferrara, Emilia-Romagna e tutto il nord Italia - con gli interventi del presidente nazionale Cia Dino Scanavino e del vice presidente nazionale Antonio Dosi. Tra gli altri, prestigiosi, relatori anche Virgilio Merola, sindaco di Bologna che ha annunciato un bando per assegnare 2.000 ettari di terreno in affitto a giovani agricoltori; Andrea Segrè, Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari che ha parlato della prossima apertura di Fico (Fabbrica Italiana Contadina) nell’ex area del mercato Ortofrutticolo di Bologna e Gianpiero Calzolari, presidente Granarolo, che ha fatto il punto sulla filiera del latte e la zootecnia. Al centro del dibattito la forte necessità di rilancio del settore, attraverso un modello di agricoltura strategica moderna e innovativa, che può essere il vero motore della ripresa economica italiana. Grande attenzione anche per la salvaguardia del rapporto tra campagna e città e per la sottrazione del suolo destinato all’attività agricola. Dino Scanavino, presidente nazionale Cia ha voluto ribadire la necessità di un’accelerazione nel processo di rinnovamento e il bisogno di confrontarsi con istituzioni e mondo produttivo. «Siamo qui – ha detto Scanavino – per rappresentare un mondo economico pronto a investire sul futuro. Ma è un mondo che non può più sopportare disinteresse e uno stato che opprime e non collabora, ignorando il fatto che noi agricoltori possiamo dare un reale contributo alla ripresa economica. Queste iniziative devono servire per affrontare e risolvere insieme questioni contingenti come la fiscalità, i problemi climatici, la difficoltà di fare reddito ma anche per discutere, insieme ai rappresentanti dei diversi settori della società, del “destino” e dell’identità di un settore che non è solo degli agricoltori, ma di tutti. Perché, come dice Carlo Petrini, “Chi non mangia, muore. E chi ha un’alternativa si faccia avanti”.» Prossimi appuntamenti con Il territorio come destino saranno nei prossimi mesi a Firenze e Napoli dove si continuerà a parlare di sostegno e valorizzazione delle aree interne e delle eccellenze produttive; di tutela del paesaggio e della biodiversità e di contenimento del suolo agricolo. Obiettivo finale del ciclo di conferenze, quello di elaborare un Manifesto da presentare ad Expo 2015, un importante contributo degli agricoltori italiani Cia alla Dichiarazione finale dell’Esposizione Universale.

VERSO IL 2015, AGRINSIEME EMILIA ROMAGNA ALLA NUOVA GIUNTA REGIONALE: “CHIUSE 1.900 AZIENDE AGRICOLE NELL’ULTIMO ANNO. DALLA ZOOTECNIA ALLA FRUTTICOLTURA ALLA BARBABIETOLA, BISOGNA CONVERGERE SU STRATEGIE DI VALORIZZAZIONE DEGLI AREALI PRODUTTIVI; GOVERNARE L’OFFERTA; OPERARE SU MODALITÀ DI DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO E ANDARE VERSO UNA MAGGIORE AGGREGAZIONE DEL SISTEMA”

Fonte: Agrinsieme Emilia - Romagna

Salutato Babbo Natale, gli agricoltori si apprestano ad archiviare l’orribile 2014 e a disegnare le linee guida del nuovo anno. Con un’incognita di nome Russia destinata ad influire in maniera sempre più decisiva sull’agricoltura dell’Emilia Romagna. “Chiuse 1.900 aziende agricole nell’ultimo anno. Dalla zootecnia alla frutticoltura finanche alla barbabietola, bisogna convergere su strategie di valorizzazione degli areali produttivi; governare l’offerta giocando un ruolo importante nella programmazione, organizzazione e commercializzazione; operare su modalità di differenziazione e innovazione del prodotto e andare verso una maggiore aggregazione del sistema”. E’ questa, in sintesi, la road map per il 2015 indirizzata alla nuova giunta regionale da Agrinsieme Emilia Romagna. Il raggruppamento che riunisce Confagricoltura, Cia, Fedagri-Confcooperative, Agci-Agrital e Legacoop Agroalimentare e conta in regione oltre 40mila imprese associate, fa il punto e chiude l’annata agraria soffermandosi su alcuni settori strategici dell’agroalimentare emiliano romagnolo:  
Pomodoro da industria: Netto incremento della produzione regionale del pomodoro da industria (+26 per cento rispetto all’anno precedente) su una superficie coltivata di 24.533 ettari complessivi, tuttavia la campagna 2014 si è chiusa con un andamento stagionale altalenante che ha portato una parte del distretto ad avere basse produzioni e prezzi ancora troppo volatili. “Un’annata condizionata da maltempo e problematiche fitosanitarie e flagellata dal calo delle rese e dall’applicazione dei parametri qualitativi” – commenta Guglielmo Garagnani, presidente regionale di Confagricoltura e coordinatore di Agrinsieme Emilia Romagna. Risultato: resa media per ettaro inferiore alla media triennale 2011-2013 (65,07 t/ha rispetto a 69,19 t/ha) e drastica riduzione degli introiti delle imprese agricole pari al 20%. “La trattativa con l’industria per il 2015 – incalza Garagnani - dovrà pertanto mettere al centro la scaletta dei parametri qualitativi per permettere all'agricoltore di avere un prezzo del prodotto più stabile”.  
Barbabietola da zucchero: La fase estiva della campagna bieticolo-saccarifera è stata caratterizzata da incessanti precipitazioni e da temperature al di sotto della media stagionale. Tali condizioni hanno indotto livelli polarimetrici medio bassi, accompagnati da buone performance in relazione alla resa in radici. Complessivamente, sono stati registrati in Emilia Romagna ottimi livelli produttivi: oltre 10 t/ha su una superficie coltivata di 27mila ettari. “Le frequenti piogge durante le fasi di raccolta e di conferimento del prodotto hanno purtroppo indotto rallentamenti nei programmi di consegna ed una conseguente maggiorazione dei costi per le aziende agricole. Nonostante queste criticità e avversità, il risultato è eccezionale: la barbabietola si dimostra una coltura insostituibile in Emilia Romagna e lo è ancora di più alla luce delle norme sul greening previste dalla nuova Politica Agricola Comunitaria che richiedono l’avvicendamento colturale” – precisa il coordinatore di Agrinsieme Emilia Romagna, Garagnani.
Frutticoltura e Vino: Raccolta frutticola in crescita (pesche, +3,6%; nettarine, + 21,7%; albicocche, +54,7%) rispetto ad un’annata 2013 assai scarsa ma prezzi pagati agli agricoltori di gran lunga inferiori ai costi di produzione (le pesche hanno toccato 16 centesimi al chilo; le pere, 20 centesimi). Produzione in caduta libera, invece, per i vini bianchi e rossi con indici negativi soprattutto in Romagna: il 2014 ha segnato una flessione complessiva del 6 per cento rispetto all’anno precedente. Sul fronte dei prezzi, si è evidenziato un drastico calo delle quotazioni, ben oltre il 10 per cento, con i vini di fascia medio bassa che hanno mostrato maggiori segni di sofferenza. Ad incidere sul trend negativo dell’annata vitivinicola anche l’aumento dei costi di produzione dovuto al protrarsi dell’estate “pazza” che ha richiesto interventi sanitari e agronomici extra. “Nel 2015 la produzione frutticola e vitivinicola dovrà concentrarsi – afferma Carlo Piccinini, presidente di Fedagri-Confcooperative Emilia Romagna - sulla valorizzazione dei prodotti e su una commercializzazione più strutturata capace di competere con gli altri paesi del bacino del Mediterraneo. Tra i nodi chiave, la distribuzione, i rapporti con la GDO e la promozione dell’export: nel settore ortofrutticolo in particolare, la fase di lavorazione e trasformazione è troppo onerosa se paragonata a quella della Spagna, causa l’alto costo del lavoro e dell’energia; servono inoltre misure concrete e coordinate come l’assicurazione del credito all’esportazione. Con una variabile da non sottovalutare: il crollo dell’export verso la Russia ha innescato effetti immediati e drammatici sull’agricoltura regionale e la crisi del rublo che si sta profilando – conclude Piccinini - renderà sempre più difficile il commercio con quell’area”.  
Zootecnia: L'intero aggregato zootecnico in Emilia Romagna ha ceduto in un anno il 7,4%: un risultato che ha comportato una flessione del 5,7% dei prezzi del bestiame vivo e le riduzioni del 9,2% dei prodotti lattiero caseari, oltre che dell'8% delle uova. I costi di allevamento hanno consentito di ridurre in parte le perdite soprattutto grazie alla flessione dei prezzi dei mangimi. Per quanto riguarda il comparto del latte ed i suoi derivati, prosegue la crisi di mercato con un calo delle quotazioni all’origine: -3,7% su base congiunturale e -0,7% su base tendenziale, principalmente a causa della debolezza persistente delle quotazioni del Parmigiano Reggiano pari ad un 15,8% in meno rispetto all’anno precedente. “Nel 2014 c’è stato solo un lieve incremento della produzione di forme (+0,7%), ma occorre – dichiara Antonio Dosi, presidente Cia Emilia Romagna - riequilibrare l’offerta di formaggio sul mercato attuando con velocità e rigore il trasferimento di latte ad altre destinazioni e puntando a recuperare l’insufficiente valorizzazione del prodotto oggetto di importanti flussi di esportazione”. Il settore suinicolo si sta disallineando dalle dinamiche dell’industria di trasformazione. Ciò penalizza la produzione agricola a livello dei prezzi dei suini da macellazione rispetto al 2013 (- 11,8%) ed in termini di produzione nazionale. “Occorre ricreare – continua Dosi - l’interesse della filiera ad uno sviluppo omogeneo della stessa, mantenendo le relazioni con gli altri mercati di importazione di prodotti integrativi e ricercando mercati esteri per la valorizzazione delle carni e dei trasformati realizzati secondo i percorsi di qualità tipici della tradizione suinicola regionale”. Il settore avicunicolo, quello con il maggior grado di integrazione produttiva e con il più alto tasso di autoapprovvigionamento, risente delle dinamiche dei consumi e del peso della distribuzione organizzata con cali significativi delle quotazioni di mercato (polli -10,1%; tacchini – 2,8%; uova -6,6%; conigli -20,3% rispetto all’anno precedente). Si reputa pertanto indispensabile mettere a valore l’attuale dimensione di filiera per costruire condizioni di maggiore stabilità dei redditi integrando gli attuali sbocchi interni con azioni mirate sui mercati esteri, al fine di mantenere vivaci le quotazioni nazionali trasferendo offerte eccedenti di prodotto. Persiste, infine, l’esigenza di ridare redditività all’allevamento bovino a fronte della perdita di valore del mercato per i capi nati all’estero ed allevati in Italia, caratterizzato da un calo delle macellazioni (-5,6% nei primi nove mesi del 2014), un calo medio delle quotazioni all'origine del 3% su base annua con punte molto negative per le vacche (-10%) e i vitelli (-7%). Tra gli obiettivi: rafforzare le due maggiori industrie di macellazione di carne bovina su territorio regionale e le loro filiere di trasformazione e commercializzazione, al fine di ricreare condizioni di convenienza per l’allevamento bovino da carne. Sul trend dei consumi, “la vendita delle carni bovine in Emilia Romagna - osserva Giovanni Luppi, presidente del Distretto Nord Italia Legacoop Agroalimentare - ha subito nel 2014 una flessione del 2-3% dovuta soprattutto al consolidarsi di una dieta alimentare alternativa. Si confermano invece segnali di stabilità nei consumi di salumi e insaccati, dove soccombe però il comparto più tradizionale a vantaggio di prodotti innovativi poveri di grassi”.

martedì 23 dicembre 2014

IL PRESIDENTE BONACCINI PRESENTA LA NUOVA GIUNTA DELLA REGIONE

Fonte: Regione Emilia - Romagna  

Sono dieci assessori, cinque donne e cinque uomini, e un sottosegretario. Bonaccini: "Una squadra scelta in base alla competenza e all’esperienza amministrativa”

Dieci assessori, cinque donne e cinque uomini, e un sottosegretario, scelti in base “alla competenza e all’esperienza amministrativa”. Il neo presidente Stefano Bonaccini ha presentato la nuova Giunta della Regione Emilia-Romagna. Una presentazione “politica”, in quanto il decreto di nomina sarà fatto in concomitanza con la prima seduta della nuova Assemblea legislativa, lunedì 29 dicembre. La nuova squadra di governo per la legislatura 2014-2019 è composta da Andrea Rossi (sottosegretario alla presidenza della giunta), Elisabetta Gualmini, Patrizio Bianchi, Raffaele Donini, Andrea Corsini, Sergio Venturi, Simona Caselli, Palma Costi, Paola Gazzolo, Massimo Mezzetti, Emma Petitti. Bonaccini terrà per sé la delega allo sport. “E’ una squadra scelta in base alle due caratteristiche che mi ero prefissato, e cioè competenze tecniche specifiche e competenze amministrative” ha sottolineato Bonaccini. “Le parole contano poco, conteranno i fatti. Ci sono le condizioni per ripartire rapidamente. Questa squadra ha tutte le caratteristiche per garantire che la nostra Regione si collochi nelle competizioni più avanzate, in Italia e nel mondo”. E’ una giunta “rinnovata per tre quarti; non ho fatto bilancini, ho voluto guardare a competenze, esperienze e alla qualità. Garantirò – ha concluso Bonaccini – tantissima umiltà, ma anche una straordinaria determinazione per disegnare una nuova pagina del governo regionale”. Una delle prime giunte dell’esecutivo Bonaccini si svolgerà nei luoghi del sisma.

Chi sono i nuovi assessori 
Andrea Rossi - Sottosegretario alla presidenza della Giunta
Nato nel 1976 a Scandiano (Reggio Emilia), per dieci anni (2004-2014) è stato sindaco del Comune di Casalgrande.
Elisabetta Gualmini - Vicepresidente e politiche di welfare
Nata a Bologna nel 1968, è professore ordinario di Scienze Politiche all’Università di Bologna. E’ presidente della Fondazione di ricerca “Istituto Carlo Cattaneo”
Emma Petitti - Bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità 
Nata a Rimini nel 1970, laureata in Filosofia all’Università di Bologna, è deputata del PD dal 2013. Precedentemente è stata consigliere comunale a Rimini
Patrizio Bianchi - Coordinamento delle politiche europee allo sviluppo, scuola, formazione professionale, università, ricerca e lavoro
E’ nato a Copparo, in provincia di Ferrara, nel 1952. Laureato a Bologna, si è specializzato alla London School of Economics and Political Science. Professore ordinario di Economia applicata dal 1989, è stato Rettore dell’Università di Ferrara fino al 2010. Esperto di economia e di politiche industriali e dello sviluppo, ha lavorato per istituzioni italiane e internazionali e per governi di diversi paesi. Dal 2010 è assessore alla Scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro della Regione Emilia-Romagna.
Raffaele Donini – Trasporti, Reti infrastrutture materiali e immateriali, programmazione territoriale e agenda digitale 
E’ nato a Bazzano, in provincia di Bologna, nel 1969. E’ segretario provinciale del Partito Democratico di Bologna. Dal 1995 al 2005 è stato sindaco di Monteveglio
Andrea Corsini -Turismo e commercio
Nato a Cervia (Ravenna) nel 1964. E’ assessore al Turismo, Commercio, Lavori Pubblici, Traffico, Protezione Civile e subsidenza del Comune di Ravenna
Sergio Venturi - Politiche per la salute
Nato nel 1953 a Vergato (Bologna), dal 2010 è direttore generale del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia (Università di Bologna), la specializzazione e un corso di formazione in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria, è stato direttore generale dell’Azienda USL di Imola e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma  
Simona Caselli - Agricoltura, caccia e pesca
Nata a Parma nel 1961, è presidente di Legacoop Emilia Ovest (Piacenza, Parma e Reggio Emilia). E’ laureata in Economia e Commercio all’Università di Parma, con una tesi sull’Accumulazione nei modelli di economia partecipativa, e si è specializzata alla Sda Bocconi in “Direzione e Politica finanziaria” e alla Luiss in “Garanzie nei contratti finanziari” 
Palma Costi - Attività produttive, piano energetico, economia verde e ricostruzione post-sisma 
E’ nata a Camposanto, in provincia di Modena, nel 1957. Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna nella precedente legislatura. E’ laureata in Storia contemporanea
Paola Gazzolo - Difesa del suolo e della costa, Protezione civile e politiche ambientali
Nata a Piacenza nel 1966, risiede a Calendasco, nel piacentino. Dal 2004 al 2009 è stata assessore provinciale a Piacenza con delega alle Politiche sociali, giovanili, attività sportive e ricreative, pari opportunità. Assessore regionale alla Sicurezza territoriale, difesa del suolo e della costa, protezione civile nella precedente legislatura
Massimo Mezzetti - Cultura e politiche per la legalità
Nato a Roma nel 1962, vive a Modena. Ha studiato all’Università di Roma (Lettere e Filosofia) e presso la Facoltà Valdese (Teologia). Assessore regionale alla Cultura e Sport nella precedente legislatura

MIPAAF:RAFFORZATI CONTROLLI SU FILIERA AGROALIMENTARE NEL PERIODO DELLE FESTE MARTINA: OPERAZIONE CARABINIERI DIMOSTRA LA FORZA DEL SISTEMA DEI CONTROLLI

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

 “L’operazione portata avanti dai Carabinieri dei Nas e dei Nac dimostra la forza del nostro sistema di controlli e la grande professionalità che ogni giorno mettiamo in campo a tutela dei consumatori e degli operatori onesti. Per le festività abbiamo rafforzato le verifiche su tutta la filiera agroalimentare, con un focus particolare sui prodotti tradizionali delle feste.” Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina commenta i risultati dei controlli sulla sicurezza e qualità alimentare condotti dai Carabinieri Nac e Nas che hanno portato al sequestro su tutto il territorio nazionale di oltre 60 tonnellate di prodotti natalizi. “Nel 2014 – ha proseguito Martina - sono stati oltre 100mila i controlli effettuati dagli organismi del Mipaaf e abbiamo sequestrato oltre 40milioni di euro di prodotti. Per rilanciare l’azione su questo fronte a marzo del 2015, in vista di Expo Milano, l’Italia organizzerà un Forum europeo di lotta alla contraffazione agroalimentare, con un confronto con tutte le forze europee e le migliori internazionali impegnate nel contrasto al falso cibo, anche sul web”.

AGRICOLTURA: I PROGRAMMI DI SVILUPPO RURALE RISCHIANO DI ESSERE APPROVATI SOLO DOPO IL VIA LIBERA AL BILANCIO EUROPEO 2015, NELLA PROSSIMA PRIMAVERA. PREOCCUPAZIONE DI RABBONI. LA COMMISSIONE HA TRASMESSO LE PROPRIE OSSERVAZIONI AL NUOVO PSR DELL'EMILIA-ROMAGNA

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

Da indiscrezioni provenienti da Bruxelles risulta che i Programmi di sviluppo rurale 2014-2020 delle Regioni italiane corrono il rischio di essere approvati non prima del via libera al Bilancio comunitario 2015, previsto per la prossima primavera. "Se la notizia verrà confermata- sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni - rischiamo di perdere un intero anno di operatività. Questo slittamento dei tempi di approvazione per motivi di contabilità europea si aggiunge al ritardo già accumulato in Italia a seguito della tardiva sottoscrizione dell'Accordo di partenariato con l'UE per l'utilizzo dei fondi europei, avvenuto alla fine di ottobre 2014. E' indispensabile che i Governi europei propongano alla Commissione un'approvazione in via tecnica dei Psr, prima della formale approvazione del bilancio europeo". Intanto venerdì 19 dicembre sono pervenute alla Regione Emilia-Romagna le previste osservazioni della Commissione europea al Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020. Il Programma, che stanzia 1,2 miliardi di euro, è stato approvato dall’Assemblea legislativa lo scorso luglio. Le osservazioni, oltre 500, in linea con quelle pervenute ad altre Regioni italiane, discendono in gran parte dalla necessità di adeguare i programmi regionali approvati a luglio ai contenuti dell'Accordo nazionale di partenariato con la UE sottoscritto a fine ottobre e alle linee guida europee di attuazione dei Psr, pubblicate anch’esse in data successiva a luglio 2014. L'adeguamento più rilevante riguarda l'impegno nazionale a destinare il 4,17% delle risorse dei singoli Psr al potenziamento delle infrastrutture per la banda larga e ultralarga. Un secondo blocco di adeguamenti è relativo all'indicazione dei sistemi di verifica dei risultati attesi, sulla base di un regolamento europeo che nel luglio 2014 non era ancora disponibile. Altre osservazioni riguardano invece richieste di chiarimento e precisazioni. "Nell'arco dei prossimi 40 giorni – spiega Rabboni - la Direzione Agricoltura risponderà puntualmente. Sono tutte osservazioni accoglibili che, banda larga ed ultralarga a parte, non modificano l'impianto approvato dall'Assemblea legislativa regionale il 17 luglio scorso dopo quasi un anno di concertazione con le filiere e le rappresentanze agricole ed alimentari".

ORTOFRUTTA: AGRINSIEME, DELUDENTE LA PROROGA DELLE MISURE ECCEZIONALI PER EMBARGO RUSSO

Fonte: Agrinsieme  

Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari chiede all’amministrazione di intervenire con urgenza.

Sabato 20 dicembre 2014 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Reg. 1371/2014 che modifica il precedente 1031, relativo alle misure eccezionali a carattere temporaneo previste per il settore ortofrutticolo dell’UE per far fronte all’embargo imposto dalla Russia. Il coordinamento Agrinsieme, di fronte al testo approvato e pubblicato, esprime delusione in quanto l’attribuzione dei volumi non rispecchia assolutamente le reali esigenze del comparto ortofrutticolo italiano. Nei giorni passati è stata inviata al Ministro Martina una lettera del coordinamento Agrinsieme affinché potesse condividere con i colleghi europei la proposta di “adottare con urgenza misure più flessibili che tengano conto delle peculiarità e delle effettive necessità di ogni singolo Stato membro” e di “considerare, ai fini dell’assegnazione del plafond, non solo l’export verso il mercato russo” ma anche gli altri fattori che incidono sulla situazione di mercato. Alla luce dei risultati ottenuti, ben lontani dalle aspettative delle nostre imprese e cooperative, Agrinsieme auspica una forte iniziativa dell’Amministrazione italiana nelle sedi europee - proseguendo l’ azione congiunta già avviata in occasione del recente Consiglio agricoltura con altri Paesi Produttori fortemente critici sul contenuto e metodo di adozione del provvedimento - per riuscire ad ottenere nel più breve tempo possibile le opportune modifiche ed integrazioni al fine di prevenire ulteriori possibili crisi e riequilibrare la situazione di mercato del comparto ortofrutticolo.

COLDIRETTI: IL PRANZO DELLA VIGILIA DI NATALE CON IL PESCE VALE 800 MLN DI EURO. COME SCEGLIERLO E LE NOVITA’ IN ETICHETTA

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Impresa Pesca Coldiretti ricorda le novità dell’etichettatura del pesce e come scegliere nel modo migliore il prodotto da portare sulle tavole delle feste.

Circa 800 milioni di euro saranno spesi per acquistare il pesce durante tutte le festività del Natale, con il giorno della vigilia che fa registrare il consumo più elevato dell’anno. E’ quanto stima ImpresaPesca Coldiretti nel sottolineare l’arrivo di novità per la tradizionale cena a base di pesce della vigilia di Natale perché scatta l’obbligo di indicare dove è stato pescato e con che attrezzo è stato catturato il pesce venduto in mercatini e supermarket, mentre per quello allevato andrà messo in etichetta il paese di origine. Per il pesce, andrà specificato il metodo di produzione (“pescato”, “pescato in acque dolci”, “allevato…”), il tipo di attrezzo oggetto della cattura e la zona di cattura o di produzione (Mar Adriatico, Mar Ionio, Sardegna, anche attraverso un disegno o una mappa), per effetto congiunto delle norme relative all’etichettatura per la messa in commercio dei prodotti ittici (Reg. UE n. 1379/2013) e di quelle sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori (Reg. UE 1169/2011). Novità – rileva Coldiretti Impresapesca - anche per quanto riguarda le informazioni sul pesce congelato, con l’obbligo di indicata la data di congelamento. Nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”. I prodotti che possono sembrare costituiti da un unico pezzo di pesce – spiega Coldiretti Impresapesca - ma che in realtà sono frutto dell’unione di diverse parti attuata grazie ad altri ingredienti (tra cui additivi ed enzimi alimentari oppure mediante sistemi diversi), dovranno recare l’indicazione “pesce ricomposto”. Le maggiori incombenze per i pescatori – continua impresa pesca Coldiretti - si traducono in maggiori garanzie di identità del pescato o allevato nazionale che consente ai consumatori di fare scelte di acquisto piu’ consapevoli in grado di riconoscere e premiare il pesce tricolore in una situazione in cui si registra una positiva tendenza dei consumi interni con un aumento dello 0,8 per cento degli acquisti familiari in controtendenza al calo generale degli alimentari nei primi nove mesi dell’anno. Per non cadere nelle trappole del mercato e garantirsi comunque una tavola di qualità Made in italy la Coldiretti propone due menu low cost e interamente tricolori per quattro persone. Il primo, a base di pesce pescato sulle nostre coste, vedecome antipasto alici marinate e lumache di mare (6 euro) e sauté di cozze evongole (5 euro). Per primo, spaghetti o tagliatelle con polpa di granchio fresco (10 euro), mentre il piatto forte è rappresentato dalla zuppa o brodetto di pesce (9 euro) fatto di triglie, calamari, moli, tracine, seppie, canocchie e gallinelle. Ma è possibile anche portare in tavola un menu italiano al cento per cento scegliendo il pesce proveniente dagli allevamenti di acquacoltura: come antipasto anguilla marinata (7 euro) e carpaccio di trota (3 euro), per primo pennette con sugo di trota salmonata (8 euro) e per secondo orata o spigola al forno con pomodorini e patate (12 euro). Entrambi i menu - sottolinea Coldiretti – prevedono una spesa complessiva di 30 euro. Se si vuole acquistare prodotto pescato del Mediterraneo bisogna però prima verificare sul bancone l’etichetta. E per garantirsi la qualità il pesce fresco - ricorda la Coldiretti - deve avere inoltre una carne dalla consistenza soda ed elastica, le branchie di colore rosso o rosato e umide e gli occhi non secchi o opachi, mentre l’odore non deve essere forte e sgradevole. Infine meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne mentre - continua la Coldiretti - per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso. Il settoredella pesca vede impegnate - precisa ImpresaPesca Coldiretti – circa 13mila imbarcazioni mentre la top-ten delle produzioni è guidata dalle alici, seguite da vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie,pesce spada e sugarelli. La classifica delle produzioni per volume di fatturato vede invece primeggiare il nasello, davanti ad alici, seppie, gamberi bianchi, scampi, pesce spada, gamberi rossi, vongole, pannocchie e sogliole. Eppure tre piatti di pesce su quattro che si consumano in Italia sono stranieri, ma nessuno lo sa, soprattutto per quanto riguarda quello servito al ristorantedove Impresapesca Coldiretti chiede venga introdotta anche l’indicazione della provenienza nei menu.  

I SEGRETI PER SCEGLIERE IL PESCE FRESCO
• Acquistarlo, laddove possibile, direttamente dal produttore che garantisce la freschezza del pescato. • Verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca • Verificare che la carne abbia una consistenza soda ed elastica, che le branchie abbiano un colore rosso o rosato e siano umide e gli occhi non siano secchi o opachi, mentre l’odore non deve essere forte e sgradevole. • Per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso. • Meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne.

lunedì 22 dicembre 2014

PSR 2007-2013: VIA LIBERA DALLA GIUNTA REGIONALE ALLA PROROGA DELLA FINE LAVORI PER ALCUNE TIPOLOGIE DI INTERVENTI NELLE AREE TERREMOTATE ED IN QUELLE APPENNINICHE

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

La Giunta regionale ha approvato oggi su proposta dell’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni la proroga della fine lavori di alcune misure del Psr 2007-2013. Si tratta degli interventi di ammodernamento delle aziende agricole (misura 121) e di ripristino del potenziale produttivo danneggiato (misura 126, azione 2) nelle strutture produttive agricole ed agroalimentari delle aree del terremoto del 20 e 29 maggio 2012. La proroga era stata richiesta dalle associazioni agricole provinciali e regionali per fare fronte ai ritardi nell'esecuzione degli interventi a seguito dei recenti e ripetuti fenomeni di maltempo, o a problematiche relative alle autorizzazioni edilizie. La nuova scadenza slitta dal 31 dicembre al 31 marzo 2015. Per le stesse motivazioni sono stati prorogati i termini di conclusione dei lavori di diversificazione dell’attività agricola e quelli misti pubblico-privato nelle zone rurali appenniniche (misure 311, 321 e 322 ed approccio Leader), in scadenza il 31 dicembre. Il nuovo termine è fissato al 27 febbraio 2015. In entrambi i casi le aziende e gli enti interessati dovranno presentare una richiesta, debitamente motivata, ai Servizi regionali.

ALIMENTARE, IL REGNO UNITO DIVENTA PRIMO PAESE IMPORTATORE DI POMODORO, BOOM DEI PRODOTTI CIRIO, +32% NELL’ULTIMO ANNO

Fonte: Conserve Italia  

Successo crescente di pelati e polpe di pomodoro italiano nel Regno Unito. Il marchio Cirio diventa la seconda marca di pomodoro nella grande distribuzione e raggiunge una quota di distribuzione ponderata del 75%. Il gruppo cooperativo Conserve Italia, proprietario del marchio, ha inaugurato il suo nuovo ufficio operativo a Londra.

Pelati e polpe di pomodoro a marchio Cirio spopolano da settimane nei supermercati del Regno Unito. In un solo anno, la quota di vendite Cirio ha fatto registrare la crescita record del +32% (dati Iri, confronto ottobre 2014-ottobre 2013), confermandosi il prodotto con le migliori performance di vendita nella categoria delle conserve. “È tutto merito di una strategia commerciale che negli ultimi 4 anni ha virato sulla promozione del marchio – spiega Cesare Concilio, Direttore commerciale estero di Conserve Italia – anche in presenza di un mercato come quello del Regno Unito, in cui a farla da padrone resta la private label, con una quota del 63%. Qualcosa tuttavia sta cambiando – prosegue Concilio – e negli ultimi mesi la crescita del marchio Cirio sta a dimostrare come i consumatori inglesi abbiano imparato a conoscere ed apprezzare anche i brand. Oggi la quota di mercato di Cirio nelle catene distributive inglesi è pari al 5,7% (dati Iri) e si attesta come seconda marca di pomodoro in assoluto, dietro alla sola Napolina, di proprietà del colosso del cibo in scatola Princes Ltd. L’interesse per il Regno Unito non è casuale. A svelarne i motivi Diego Pariotti, Direttore vendite estero Conserve Italia e grande conoscitore del mercato inglese: “Da quest’anno è il Regno Unito a guidare la classifica dei principali importatori europei di pomodoro, dopo aver superato persino la Germania, storico consumatore ed estimatore del prodotto. Il successo di questa eccellenza del made in Italy è da collegare sia al fatto – spiega Pariotti – che il pomodoro rappresenti com’è noto un elemento essenziale per quasi tutte le diverse cucine etniche degli abitanti del Regno Unito, sia all’aumento delle preparazioni fatte in casa, con maggiore attenzione agli alimenti di base usati per cucinare e alla loro provenienza”.

Importazioni di pomodoro Paesi Ue28 - Fonte Eurostat
Periodo 2013 (anno solare) e 2013/14 (anno commerciale) quantitativi espressi in 100 kg
gennaio - dicembre 2013
luglio 2013 - giugno 2014
Germania
3.492.456
3.437.387
Regno Unito
3.713.538
3.508.294
   


Oltre alle più importanti catene della grande distribuzione, le cosiddette big five che da sole detengono il 65% del mercato, i prodotti Conserve Italia sono dall’ultimo anno presenti anche sugli scaffali dei dettaglianti tradizionali, con presenza e visibilità dunque capillare. E sta crescendo anche la presenza all’interno del canale ristorazione – conclude Pariotti – ciò anche in virtù di un accordo siglato con Booker, il primo grossista inglese, che consente a Cirio di essere commercializzato con i formati food service specificamente studiati per gli operatori professionali. In virtù di tali accordi il totale complessivo del fatturato generato dalle vendite nel Regno Unito proietta circa 14 milioni di euro ed è destinato a crescere”. Altra novità non di poco rilievo, nell’ambito della riorganizzazione della presenza nel Regno Unito, è l’apertura del nuovo ufficio a Londra, accanto alla sede della nota azienda di olio d’oliva Filippo Berio, gruppo Salov, leader nel mercato inglese dell’olio di oliva italiano con una quota del 27%. Sandra Sangiuolo, responsabile marketing estero del gruppo conserviero, spiega: “Abbiamo già attivato alcune sinergie con Filippo Berio, finalizzate a realizzare insieme attività importanti di co-marketing o promozionali. In effetti quando olio e polpa di pomodoro, insieme alla pasta categorie bandiera del cibo italiano, sono entrambi in promozione, si ottengono attenzionalità e quindi vendite superiori. Sul versante delle azioni di marketing, abbiamo confermato anche per il 2015 tutto il piano di attività già avviate con successo quest’anno, con campagne stampa e web, il coinvolgimento di blogger e testimonial e di potenti divulgatori dell’Italian cooking come i celebrity chefs Jamie Oliver o Nigella Lawson, personaggi ormai internazionali”. Conserve Italia è un consorzio cooperativo che associa circa 14.500 aziende agricole italiane e trasforma 5500mila tonnellate di materie prime, in prevalenza frutta, pomodoro e vegetali, che vengono lavorati in 12 stabilimenti produttivi, di cui 8 in Italia, 3 in Francia e uno in Spagna. Sono circa 2.000 i dipendenti, oltre 3.000 a livello di Gruppo. Valfrutta, Cirio, Yoga e Derby Blue i principali marchi commercializzati. Il fatturato complessivo aggregato è di circa 1 miliardo di euro.