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lunedì 24 giugno 2013

ISTAT, GUIDI (CONFAGRICOLTURA): “MIGLIORA LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI? È IL RISULTATO DI UN CLIMA POLITICO EQUILIBRATO. NELLE CAMPAGNE, NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ, RISULTATI IMPORTANTI PER L’OCCUPAZIONE E L’EXPORT”

Fonte: Confagricoltura

“In questa difficile situazione, con una disoccupazione drammatica, con le aziende in grandissima difficoltà, l’ Istat registra un miglioramento dei giudizi dei consumatori, o meglio, un contenimento del pessimismo. Forse gli Italiani apprezzano gli sforzi in atto di stabilizzare il quadro politico”. Lo sottolinea il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, commentando i dati Istat sulla fiducia dei consumatori nel mese di maggio. “È un segnale che, in questo momento più che mai, serve – prosegue Guidi - un Paese ‘equilibrato’, nei conti pubblici, nei rapporti tra i poteri, con l’Europa”. “Per quanto riguarda gli agricoltori, in questi due e più anni di crisi, hanno fatto un percorso che il Paese non sempre ha sostenuto – aggiunge -. Nonostante gli ostacoli sono andati avanti perché per le imprese guardare oltre è una necessità. E i risultati sono arrivati”. Confagricoltura fa presente come i lavoratori dipendenti del settore primario sono aumentati del 3,6%. Il valore aggiunto agricolo ha evidenziato una piccola crescita (+0,1% nei primi tre mesi del 2013), ma è l’unico settore in positivo. Negli ultimi cinque anni la media dell’aumento annuo dell’export agroalimentare è stata del 5,9%, contro il 2,2% dell’export complessivo“. “Non abbiamo dati aggiornati sul sentiment degli agricoltori, quelli di Ismea relativi al primo trimestre avevano registrato un miglioramento della fiducia nei campi; non mi meraviglierei se il dato fosse confermato nel successivo trimestre – osserva il presidente di Confagricoltura – Il numero delle imprese si è ridotto, ma si sono rafforzate quelle più strutturate”. Conclude Mario Guidi: “Quelli raggiunti dalle aziende agricole sono risultati importanti ma restano i problemi - scarso coordinamento delle politiche agroalimentari e territoriali, meno credito, meno flessibilità, più divieti e controlli, più tasse e più burocrazia - che certo non inducono all’ottimismo”.

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