FONTE: ENOTECA REGIONALE EMILIA ROMAGNA
Anche quattro cantine emiliane in trasferta a Seoul con
Enoteca Regionale Emilia Romagna
Quarantanove milioni di persone che si stanno avvicinando
ogni giorno di più al vino. Un consumo pro capite schizzato in meno di un
decennio da meno di un litro a otto litri all’anno. Ecco il ritratto della
Corea del Sud e del suo rapporto con il vino.
In Corea del Sud i vini italiani sono tra i più
importati, al terzo posto dopo Francia e Cile, ma per non essere
spodestati dagli Stati Uniti, i produttori italiani devo continuare a far
sentire la loro voce e rimarcare la loro presenza sul mercato. Per questo,
dal 3 al 5 maggio 2012, Enoteca Regionale Emilia Romagna allestisce un
banco d’assaggio nei suoi spazi di oltre 140 metri quadrati al Seoul
International Wine & Spirits Expo (Pad 5, stand da E01 a F08). Saranno
presenti alla fiera, con uno stand nello spazio di Enoteca Regionale Emilia
Romagna, le aziende Ottaviani (RN), Monte delle Vigne (PR), Ca’ de Medici
(RE), Cantine Sgarzi (BO), Fattoria Monticino Rosso (BO), Villa Zarri (BO),
Cevico (RA), Quattro Valli (PC), Torre Fornello (PC). Questo perché, come ben
sanno gli operatori del settore, è importante esserci e farsi conoscere sempre
più, per raccontare la propria azienda.
L’importazione di vino in Corea è iniziata nel 1987, con
soli 12 importatori registrati, ed ora conta invece ben 350 operatori,
soddisfatti dei recenti accordi commerciali con l’Unione Europea, che hanno
consentito un abbattimento dei costi di interscambio dei nostri
vini.
Anche la popolarità della cucina italiana aiuta i
nostri connazionali a far conoscere le specialità enoiche del Belpaese e a
Seoul vi sono oltre 600 ristoranti italiani in cui è possibile abbinare
Sangiovese e Lambrusco alle migliori specialità nostrane. E’ noto che la
cultura italiana non smette di esercitare il suo fascino, anche se i coreani
lamentano spesso nomi dalla pronuncia impegnativa e un ventaglio di
denominazioni tra cui è ancora difficile scegliere. I vini di successo, ad oggi,
sono ancora quelli con un nome facile e con etichette d’impatto, perché, come
dice un proverbio coreano “Il nome dice tutto”.
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