Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
“È importante riuscire a valorizzare il pescato nazionale, anche in favore della quota di valore che resta al pescatore rispetto al prezzo finale che paga il consumatore. Se il consumatore potesse conoscere l’origine del prodotto che acquista, sarebbe disposto a pagare di più. E ciò avrebbe ripercussioni positive pure sul reddito dei pescatori. Su questo aspetto, sebbene le problematiche siano molte, stiamo lavorando per portare a casa dei risultati prima della fine della legislatura”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, sull’indicazione dell’origine del prodotto, uno dei temi principali affrontati nel suo intervento alla presentazione del volume edito dal Mipaaf ‘Lo stato della pesca e dell’acquacoltura nei mari italiani’, che si è tenuta questa mattina presso la Sala Capitolare del Senato a Roma.
“Tra gli interventi a livello nazionale per il comparto, occorre considerare anche il fatto che le potenzialità dell’acquacoltura in acqua marina non trovano la loro dovuta espressione nel nostro Paese. Tutto ciò comporta che il numero di imprese del settore – ha affermato il Ministro - sia nettamente inferiore rispetto a quello che si potrebbe avere. In Italia esistono infatti ostacoli e interdizioni che dissuadono gli imprenditori a intraprendere una simile attività. Tali criticità devono essere affrontate nelle sedi opportune e, nonostante sia una sfida difficile, mi auguro di riuscire a ottenere alcuni risultati anche in questo campo”.
Il Ministro ha ringraziato inoltre tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del libro presentato “che rappresenta uno strumento estremamente utile per il settore della pesca, soprattutto considerata la fase particolare che sta attraversando, caratterizzata da difficoltà e problematiche importanti”.
“Il mare è stato sottoposto infatti a una pressione eccessiva, superiore alle reali possibilità delle risorse. Questo è purtroppo un fenomeno antico che risale già ai primi decenni del Novecento. Si tratta quindi di un problema che viene da lontano e che arriva fino a pochi anni fa, quando finalmente si è raggiunta una consapevolezza comune della necessità assoluta di salvaguardare le risorse e quindi di pescare meno e di pescare meglio superando, anche a Bruxelles, le contrapposizioni che si erano avute tra chi intendeva difendere gli interessi dei pescatori e chi tutelare le risorse. Oggi abbiamo compreso che entrambe queste esigenze stanno insieme, l’una non può escludere l’altra”.
“Tutto ciò implica ovviamente – ha proseguito il Ministro – un grande sacrificio da parte dei nostri pescatori e delle imprese del settore, chiamati ad affrontare la situazione attuale e a limitare la loro attività. Questo sacrificio deve essere ripagato con delle risposte adeguate. Risposte che devono essere individuate dalla politica comunitaria così come da quella nazionale”.
Il Ministro Catania ha quindi parlato del negoziato in corso per la riforma della Politica comune della Pesca (PCP) e del recente Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura e della pesca che si è tenuto a Bruxelles: “Anche alla luce di quanto trattato nel corso del Consiglio, si può dire che c’è la percezione che alcune delle soluzioni che sono state indicate dalla Commissione europea siano di difficile accettazione da parte dei Paesi membri e mi riferisco in particolare al sistema dei diritti trasferibili. Viceversa, ho riscontrato un consenso generale sull’esigenza di arrivare a fissare lo sforzo massimo sostenibile per tutti i vari stock”.
Sempre a proposito del negoziato in corso in Europa, oltre che sulle condizioni dell’attività della pesca, il Ministro ha fatto riferimento infine a un altro aspetto centrale: “L’altro elemento fondamentale della riforma riguarda ovviamente la dotazione finanziaria, fondamentale per il futuro del settore e per il sostegno agli addetti ai lavori. Su questo punto confermo l’impegno del governo volto a salvaguardare gli interessi del settore”.
giovedì 24 maggio 2012
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