Il tema delle centrali biogas ha tenuto banco in Consiglio
provinciale durante la prima parte della seduta, durata l’intera giornata.
Il punto di partenza della discussione è stato un ordine del
giorno a firma Giuseppe Magri
(Liberi e Forti) e del duo Pd Mario
Castelluzzo e Sergio Guglielmini.
Documento alla fine approvato con 16 sì (Pd, Liberi e Forti
e IdV) e le sei astensioni (Pdl e Lega).
Una decisione, quest’ultima, maturata fra i banchi
dell’opposizione per il mancato accoglimento di un emendamento annunciato da Luciano Tancini (PdL), da introdurre
nel testo. Il motivo del diniego lo ha spiegato il presidente del Consiglio, Leonardo Trombini, in punta di regolamento:
“Il consigliere Tancini durante il dibattito ha soltanto fatto cenno
all’emendamento, senza darne lettura, né presentarlo alla presidenza”.
“Un errore procedurale”, ha poi ammesso lo stesso Cristiano Di Martino (PdL), il quale ha però motivato la decisione
dell’astensione proprio per l’impossibilità di vedere accolta l’integrazione.
Il testo parte dagli obiettivi Ue del triplo 20% (riduzione
gas serra, aumento energie rinnovabili e migliore efficienza energetica) e
continua con quelli del Piano energetico regionale 2011-2013, in coerenza con
Bruxelles.
I guai vengono dalle preoccupazioni dei cittadini per la
“cattiva gestione degli impianti di produzione, così come dalla loro
inadeguatezza impiantistica”, recita il testo. Tradotto, significa che se le
centrali a biomasse producono emissioni zero sotto il profilo della famigerata
anidride carbonica, ma la musica cambia decisamente per quanto riguarda il
problema cattivi odori. Da qui la necessità di una programmazione territoriale
che eviti un incremento selvaggio e distorto degli impianti sul territorio.
Stando infatti ai numeri, ammontano a 50 le procedure in
corso, delle quali nove (7 provinciali e due comunali) fanno capo a impianti già
in attività, 14 ad impianti già autorizzati ma non ancora realizzati e 21 sono
le procedure avviate cui vanno aggiunte sei centrali con procedura comunale,
che in taluni casi hanno provocato disagi alla popolazione.
Sul tema esiste anche una delibera dell’Assemblea
legislativa regionale del 2011, per l’individuazione delle aree per
l’istallazione delle centrali per la produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabili, tra le quali anche il biogas.
La parte del documento relativa alle richieste si rivolge al
Governo, alla Regione ai Comuni e alla Giunta provinciale. Al primo si chiede
vigilanza, che le centrali sorgano esclusivamente in aree a vocazione
produttiva e che si usi lo strumento incentivi per favorire le produzioni
agricole locali, nel rispetto delle vocazioni territoriali. Alla seconda, che
l’istallazione degli impianti avvenga nella tutela della qualità della vita dei
cittadini, che si coinvolga il sistema degli enti locali per una maggiore e più
puntuale programmazione, per evitare la concentrazione di impianti, e che la
biomassa provenga da scarti di produzioni agricole. Ai Comuni è invece rivolto
l’invito a coinvolgere nelle fasi autorizzatorie anche i municipi vicini e ad
usare gli strumenti urbanistici ai fini di una programmazione razionale.
Alla Provincia, infine, si chiede di giungere alla
definizione di un Piano energetico coinvolgendo la commissione consiliare
competente, ad usare tutti gli strumenti durante la fase transitoria per dare
una corsia d’emergenza agli impianti che si traducano in occasioni reali di
sviluppo territoriale a scapito delle iniziative più speculative, e ad usare i
propri strumenti autorizzativi avendo come chiodo fisso il quadro delle
emissioni nell’aria, avvalendosi di tutti gli strumenti di controllo
istituzionale (Arpa, Ausl e Provincia stessa).
Va detto, come ha ricordato l’assessore all’Ambiente Giorgio Bellini, che la legge consente
all’autore delle domande di rivolgersi indifferentemente ai Comuni o alla
Provincia per le autorizzazioni. Con la differenza che se ad essere
interpellato è il Castello Estense, diventa obbligatorio sottostare a tutta una
serie di controlli, a partire dal quadro delle emissioni, mentre questa
obbligatorietà può attenuarsi in una semplice denuncia di inizio attività se
l’ente interpellato è il Comune.
Dibattito
Alessandro Rorato
(IdV) - posto il tema del numero e di chi dà le autorizzazioni).
Mario Castelluzzo
(Pd) – presentato l’emendamento, questa volta a norma di regolamento e
successivamente accolto con altrettanto regolare votazione, sul ruolo chiesto
ai Comuni in termini di collaborazione istituzionale con la Provincia.
Giovanni Nardini
(Pd) – sottolineata differenza tra aziende che utilizzano scarti di lavorazioni
agricole rispetto ad altri materiali. I Comuni possono autonomamente
regolamentare la questione distanze minime.
Luciano Tancini
(PdL) – il biogas si basa su colture intensive e con poca ricaduta
occupazionale. È insufficiente la parte del documento che fa riferimento ai
controlli di fronte al problema grave dei cattivi odori.
Giorgio Bellini
(assessore) – le autorizzazioni della Provincia riguardano emissioni sempre
inferiori rispetto a quelle stabilite dalla normativa e se il problema cattivi
odori persiste non è escluso il ritiro dell’autorizzazione.
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