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lunedì 19 aprile 2010

Piazze del bio, vorrei ma non posso

FONTE: http://it.greenplanet.net

Vorrei ma non posso. O se volete: vorremmo ma non possiamo. Questa è un po' la sintesi di un'iniziativa che comunque domenica 18 aprile ha attraversato l'Italia all'insegna della promozione del biologico, un'iniziativa che non ha fatto del male a nessuno, anzi; ma che, fatta come è stata fatta, staccata da un progetto più ampio, non può lasciare che un piccolo segno. Parliamo dell'iniziativa "le piazze del bio", voluta e finanziata dal Ministero dell'Agricoltura, che ha coinvolto associazioni e aziende del biologico per tutta una domenica di contatto con la gente. Sono stati distribuiti gadget e materiali informativi, sono stati offerti assaggi gratuiti di prodotti biologici; alcune aziende hanno venduto a prezzi assolutamente promozionali. Ottimo. Peccato però che l'iniziativa sia avvenuta "una tantum"; peccato che le città scelte siano state 20 su un totale di 110 capoluoghi di provincia italiani; peccato che alcune di queste città non fossero proprio di prima grandezza per cui, per esempio, in tutto il Veneto l'unica "piazza del bio" si sia svolta a Belluno, che è la sesta città veneta su sette, dietro a Venezia, Padova, Verona, Vicenza e Treviso ed altre assenze clamorose sono state Trieste, Brescia, Parma, Siena, Salerno, Catania, Cagliari eccetera eccetera; peccato che in alcune delle città prescelte di assoluta importanza come Bologna - che è la principale piazza del biologico in Italia, la città del Sana, il capoluogo della prima regione italiana per produzioni bio - la manifestazione non si sia svolta in piazza, tradendo il suo stesso nome, ma in un angolo di un giardino pubblico, luogo dignitoso ma certamente meno affollato e titolato di una delle più belle piazze italiane come piazza Maggiore (e ci sono giustamente state polemiche su questo).
Come avrete capito, siamo perplessi, anche se non contrari. Diciamo che l'intenzione era buona. Ma è stato come fare le nozze coi fichi secchi. Si può sempre tirare in ballo la crisi economica, l'impossibilità di finanziamenti più importanti. Attenzione, però. Qui manca il progetto, dentro il quale dare un significato alle "piazze del bio".
Il nuovo ministro dell'Agricoltura italiano, Giancarlo Galan, insediato da qualche giorno, ha commentato positivamente, mostrando sensibilità per il biologico. Bene così. Ma forse sarebbe il caso, senza fretta, di coinvolgerlo in qualche cosa di più: un piano per il biologico italiano, perché continui ad essere il primo biologico in Europa. Guai ad arrendersi a una certa Italia facile facile, populista, un'Italia da baraccone, che rischia di non portarci da nessuna parte, di trascinarci giù a dispetto del nostro grande Paese.

Antonio Felice

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