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mercoledì 7 aprile 2010

DOPO LA MAREA OLEOSA SUL PO INCONTAMINATE LE ACQUE DEL CER, IMPORTANTE ASTA IDRICA EMILIANO-ROMAGNOLA

FONTE: Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.)

MASSIMO GARGANO (Presidente A.N.B.I.): “COME SEMPRE, L’ITALIA HA LA MEMORIA CORTA: LO SCAMPATO PERICOLO NON DEVE FARE DIMENTICARE LA NECESSITA’ DELLA PREVENZIONE AMBIENTALE. DOVESSE RIPETERSI OGGI L’INQUINAMENTO,
SAREBBE UNA SCIAGURA NON SOLO AMBIENTALE, MA ECONOMICA”


Ad un mese e mezzo da quello, che è stato definito il più grave disastro ambientale nella storia del fiume Po (il 24 febbraio, migliaia di metri cubi di petrolio grezzo e idrocarburi defluirono nel fiume Lambro, raggiungendo successivamente la principale asta fluviale italiana), il Consorzio Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.) ha eseguito un campionamento delle acque e dei sedimenti superficiali, in prossimità dell’opera di presa idraulica “Palantone” a Salvatonica di Bondeno; l’obbiettivo era valutare il rischio di inquinamento del Cavo Napoleonico e dell’asta del C.E.R. alla vigilia della stagione irrigua.
I risultati delle analisi, scaricabili dal sito http://www.consorziocer.it/, sono rassicuranti per l’utenza: la qualità delle acque non è stata contaminata.
Il sistema di monitoraggio ed analisi delle acque del C.E.R. resterà comunque allertato ed ulteriori analisi verranno effettuate ove e quando se ne ravvisasse la necessità.
I 200 chilometri, che separano le barriere predisposte ad Isola Serafini dal punto di presa del C.E.R. e le contemporanee piene del Panaro, che hanno spinto le acque inquinate verso la sponda opposta del Po, hanno evitato che chiazze oleose ed idrocarburi raggiungessero l’impianto del Palantone.
“Lo scampato pericolo – commenta Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) – non deve però far dimenticare, come purtroppo sta avvenendo, quanto si evidenziava, come priorità, nei giorni dell’emergenza: la necessità della prevenzione. Ancora oggi mi chiedo come possano accadere simili episodi: basterebbe applicare le norme di sicurezza ambientale, che si applicano alle aziende agricole. Se lo sversamento di petrolio fosse avvenuto fra qualche giorno, a stagione irrigua avviata, avrebbe comportato non solo gravi ripercussioni ecologiche, ma anche pesanti conseguenze economiche per il settore primario padano: il blocco dell’irrigazione comporterebbe, se prolungato nei giorni, danni per milioni di euro alle coltivazioni in campo.”

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