La Regione Emilia Romagna è a fianco di Coldiretti nella mobilitazione per la difesa dei prodotti emiliano romagnoli dalla concorrenza sleale dei “falsi di Stato”, gli alimenti che con marchi e colori richiamano l’italianità, ma che in realtà vengono prodotti all’estero. E’ quanto emerso in un incontro promosso oggi in Regione da Coldiretti, dopo che l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, aveva risposto ad una interrogazione di consiglieri di maggioranza (primo firmatario, Damiano Zoffoli) che chiedeva alla giunta regionale un intervento presso il Governo per tutelare il made in Italy.
L’interrogazione – ricorda Coldiretti – prende le mosse dal caso Simest, la società partecipata dal ministero dello Sviluppo economico, che finanzia la produzione in Romania di formaggi di pecora da latte rumeno, commercializzati con marchi che richiamano il made in Italy, come “Dolce Vita” e “Pecorino”, e che ha firmato un accordo con una grossa ditta italiana per finanziare negli Stati Uniti la commercializzazione di prodotti della salumeria italiana, con nomi che evocano i prodotti tipici della gastronomia nazionale e delle specialità regionali, come culatello, bresaola, finocchiona, soppressata, ottenuti però con ingredienti, materie prime e manodopera esteri.
La risposta dell’assessore Rabboni, che definisce i finanziamenti della Simest “in palese contraddizione con le molteplici iniziative finalizzate alla tutela ed alla valorizzazione delle nostre produzioni di qualità” esprimono – sottolinea Coldiretti – il parere della Giunta regionale e costituiscono di fatto un indirizzo per la Regione per contrastare la contraffazione dei prodotti agro-alimentari regionali e nazionali e chiede al Governo di introdurre “adeguati criteri per la valutazione dei progetti destinati a sostenere l’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari, garantire la piena trasparenza dell’operato di Simest, potenziare le iniziative di contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani”.
La vicenda dei “falsi di Stato” è stato affrontata questa mattina anche in un incontro del presidente e del direttore di Coldiretti Emilia Romagna, rispettivamente Mauro Tonello e Gianluca Lelli, con il presidente dell’assemblea legislativa, Matteo Richetti.
“E’ evidente – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – il danno che questi falsi prodotti italiani generano per le produzioni tipiche italiane, anche quelle del nostro territorio regionale che vanta 34 prodotti Dop e Igp e oltre 200 prodotti iscritti all’albo nazionale dei prodotti tipici. Gli alimenti prodotti all’estero traggono in inganno il consumatore circa la loro vera origine, danneggiando l’immagine delle produzioni tipiche italiane”.
Coldiretti Emilia Romagna ricorda che l’italian sounding, come viene definita la produzione di falsi alimenti che richiamano nei nomi e nei colori quelli italiani, ruba all’economia nazionale oltre 60 miliardi di euro. Il dato è ancora più eclatante se pensiamo che il valore totale delle esportazioni agroalimentari italiane è pari a 28 miliardi di euro.
Per queste attività all’estero, Simest – informa Coldiretti – nel 2010 ha stanziato 123 milioni di euro, che in Italia potrebbero rappresentare circa 4.000 stipendi di media entità, oppure avrebbero potuto consentire l’avvio di allevamenti bovini da 200/250 capi creando 500 nuovi posti di lavoro.
All’iniziativa promossa da Coldiretti, hanno portato il loro sostegno le associazioni consumatori FederConsumatori, Acu, Adoc, Confconsumatori, le associazioni ambientaliste Legambiente e Amici della Terra; i consorzi di tutela del Parmigiano Reggiano, dell’Aglio di Voghiera, dei vini Dop Colli Piacentini, dei Salumi tipici Piacentini; dell’Aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia; la Camera di Commercio di Piacenza.
Decine di Comuni della regione hanno già deliberato l’adesione all’iniziativa di Coldiretti e altri stanno deliberando in questi giorni.
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