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martedì 2 agosto 2011

INFLAZIONE: 3,5 KG DI PERE WILLIAM O 4 KG DI MELE GALA PER PAGARSI UN CAPPUCCINO

Fonte: Confagricoltura Ferrara

“I generi alimentari freschi, il cui prezzo è sceso a luglio del 2,6%, continuano a fare da parziale ammortizzatore ad un’inflazione calcolata dall’Istat al 2,7% su base annua, il livello più alto registrato dal novembre 2008. Ma questo ruolo di salvagente contro il carovita i produttori agricoli lo hanno assunto a proprie spese”. Lo sottolinea Confagricoltura Ferrara in relazione alla rilevazione sui prezzi al consumo provvisori di luglio diffusa nei giorni scorsi dall’Istat, ricordando le rilevanti diminuzioni delle quotazioni delle patate (-3,4%), dei vegetali freschi (-5,5% rispetto al mese precedente), e della frutta (-11,4% su base congiunturale).
Sono molte le cause del crollo delle quotazioni all’origine della frutta e della verdura: l’allarme E.Coli, le anomalie meteorologiche, l’import massiccio. “Abbiamo constatato ancora una volta - commenta il Presidente Nicola Gherardi - che alla buona produzione in campo non corrisponde automaticamente una buona annata per il reddito dei produttori”.
E manca un’equa distribuzione del reddito nell’intera filiera ortofrutticola. “All’agricoltore - pone in evidenza il Presidente dell’Organizzazione agricola ferrarese - occorre il ricavato di oltre tre kg di pere William per prendere un cappuccino al bar. Un chilo di pere William per il mercato fresco, di calibro sostenuto, assenza di difetti, buccia non rugginosa, nella nostra provincia nell’attuale campagna commerciale tutt’ora in corso, dopo un’iniziale partenza riguardante poche partite con prezzi medi attorno a 0,44 euro/kg, le successive trattative sono scese fino a 0,35 euro/kg. Il costo medio si aggira attorno a 0,46 euro/kg, con una perdita secca per il frutticoltore di 10 centesimi. Per quanto riguarda il prezzo al consumo, questo ovviamente dipende dalle varie politiche commerciali adottate. Possiamo però tranquillamente affermare che dal produttore al consumatore mediamente il costo lievita del 400/500%”. “Tipologie ed esigenze qualitative diverse si hanno invece per le pere destinate alla trasformazione. Per partite con calibro inferiore e successivamente cubettate per macedonie, il prezzo medio per il produttore si aggira attorno ai 0,27 euro/kg. Dall’attuale campagna, poi, non è più previsto l’abbinamento al contributo comunitario”.
“Relativamente al mercato delle mele Gala, il maggior numero di partite nel ferrarese riguarda l’esportazione e la commercializzazione attraverso i canali della Grande Distribuzione Organizzata – prosegue Nicola Gherardi. In questo caso alle mele viene richiesta una colorazione minima del 35-40% di superficie, sono raccolte in bins senza particolari tempistiche ed attualmente il prezzo di realizzo mediamente si aggira attorno a 0,30 euro/kg. Più pregiate sono le partite destinate al mercato interno, quelle che troviamo cioè nei negozi. In tale caso le mele Gala debbono avere un calibro superiore, con colorazione precoce ed estesa, cioè una superficie rossa non inferiore al 60-70% e la cui raccolta termina a metà agosto. Il prezzo medio pagato dagli operatori commerciali al produttore si aggira attorno ai 0,40 euro/kg”.
“I costi di produzione si aggirano sui 0,37 euro/kg – evidenzia il Presidente di Confagricoltura - appena sufficienti a ripagare il produttore per le mele di maggior qualità, con una perdita secca invece di 0,7 centesimi al kg. per la maggior parte delle mele. Stesso discorso delle pere relativamente all’aumento di costo per il consumatore”.
“Siamo di fronte ad una dinamica complessiva che sta mettendo a serio rischio la redditività e la tenuta di molte imprese agricole – conclude Nicola Gherardi. Da una parte vi è la necessità di trovare nuovi equilibri all’interno della filiera e dall’altra serve un’azione decisa del governo in favore del settore agricolo che si dimostra non solo strategico, ma anche un vero e proprio salvagente contro l’effetto del carovita sui conti delle famiglie italiane. Se la politica non avverte la necessità di porre l’agricoltura vera e produttiva tra le sue priorità vuol dire che ha davvero perso di vista la società e l’economia reale”.

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