venerdì 5 agosto 2011
Buone prospettive per le patate italiane
FONTE: Centro di Divulgazione della Patata di Bologna (Cepa)
Grazie anche al soddisfacente livello qualitativo
Per rafforzare questa tendenza positiva è però indispensabile che il prodotto di importazione non venga “nazionalizzato”
In uno scenario decisamente difficile per il settore ortofrutticolo qualche segnale di speranza arriva dalle patate: grazie alle temperature nettamente inferiori alle medie stagionali registrate nelle ultime settimane, infatti, il prodotto raccolto mostra un livello qualitativo più che soddisfacente. Lo rivela il Centro di Divulgazione della Patata di Bologna (Cepa) che sottolinea anche come, in base alle prime indicazioni, la produzione italiana di patata comune del 2011 dovrebbe registrare un lieve aumento rispetto all’anno precedente, superando i 13 milioni di quintali, di cui oltre 2 milioni provenienti dall’Emilia Romagna, una delle regioni più vocate.
“Buona qualità del prodotto e offerta sostanzialmente in linea sui livelli del 2010 – afferma il presidente del Cepa, Luciano Torreggiani – lasciano ben sperare per la campagna di commercializzazione. Tutte le condizioni sembrano quindi essere favorevoli perché il mercato possa riconoscere il giusto valore delle patate italiane. In questo clima favorevole, è però indispensabile che le Associazioni dei produttori vigilino affinché la commercializzazione del prodotto italiano non sia ostacolata dall’immissione di patate d’importazione “nazionalizzate”.
“Un altro elemento sicuramente positivo per il settore – prosegue Torreggiani – è l’accordo siglato in questi giorni tra produttori e commercianti in Emilia Romagna sul prezzo per le patate “grezze” conferite in conto deposito: un importante risultato raggiunto grazie all’azione svolta all’interno della Borsa Patate di Bologna dalla Commissione Paritetica che negli ultimi tre anni si è impegnata attivamente per la valorizzazione di questo pregiato tubero”.
“Il prezzo di 21 centesimi al chilo fissato dall’accordo, accolto favorevolmente dalla Regione Emilia Romagna, – conclude il presidente del Cepa – non va interpretato come un risultato contraddittorio o un compromesso ‘obbligato’, ma piuttosto come un punto di merito per tutta la filiera della patata bolognese. Un prodotto ottenuto in una delle aree più vocate d’Italia e per questo caratterizzato da un elevato livello qualitativo, attentamente controllato dal campo al punto vendita, e ‘firmato’ da numerosi marchi di qualità e origine in grado di conquistare e fidelizzare il consumatore”.
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