FONTE: COLDIRETTI
L’export
dei prodotti agroalimentari al massimo nel 2012. Il made in Italy a tavola va
forte in Europa, ma anche in USA, ed Asia, dove si registrano gli incrementi
percentuali maggiori. Gulinelli: vince l’identità e la qualità italiana, unica
leva vincente nei confronti della globalizzazione.
Record storico per il
valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani che nel 2012 ha
raggiunto il massimo di sempre, superando quota 31 miliardi di euro. E’ quanto
emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al
commercio estero. La maggior parte delle esportazioni – sottolinea la
Coldiretti - interessa i paesi dell’Unione Europea per un valore stimato di
23,3 miliardi (+3 per cento) ma il Made in Italy cresce anche negli Stati Uniti
con 2,6 miliardi (+10 per cento) e nei mercati asiatici dove si è avuto
l’incremento maggiore con un +21 per cento (2,5 miliardi). A livello generale,
l’aumento dell’export rispetto allo scorso anno è stato del 2 per cento .Tra i
principali settori del Made in Italy, il prodotto piu’ esportato si conferma il
vino, con 4,5 miliardi (+7 per cento) davanti all’ortofrutta fresca (3,9
miliardi di euro), che resta sostanzialmente stabile così come l’olio (1,2
miliardi). Aumenta, invece, la pasta che rappresenta una voce importante del
Made in Italy sulle tavole straniere con 2,1 miliardi (+7 per cento). Analizzando
le performance dei prodotti nei singoli stati si scoprono aspetti sorprendenti
– evidenzia Coldiretti – soprattutto sul mercato cinese, dove si registra un
vero e proprio boom dei prodotti della dieta mediterranea, con l’aumento del 28
per cento delle vendita di olio, addirittura dell’84 per cento di quelle della
pasta e del 21 per cento del vino.
Ma anche i formaggi si
affermano tra i consumatori cinesi, con gli acquisti di Grana Padano e
Parmigiano Reggiano che triplicano, mentre quelli di prosciutto sono
addirittura quintuplicati. Sale addirittura a +64 per cento al crescita dello
spumante tricolore – rileva la Coldiretti - in casa dello Champagne, la
Francia. Ma i cugini transalpini sembrano sempre più propensi anche a “tradire”
camembert e roquefort per i formaggi italiani, che aumentano del 4 per cento.
Prosegue anche il buon momento della birra Made in Italy che avanza in
Germania, patria dell’Oktoberfest, (+11 per cento) e tra i “vichinghi” dei
paesi scandinavi, con una crescita del 19 per cento. “Di fronte alla
globalizzazione, che ci vedrebbe perdenti se volessimo competere sul fronte di
produttività e costi di produzione, le nostre carte vincenti sono l’identità,
l’origine italiana, il nostro territorio, le risorse e la fantasia che ci consentono
di produrre materie prime ed alimenti di qualità eccezionale e riconoscibile
nel mondo – è il commento del presidente provinciale di Coldiretti Ferrara,
Sergio Gulinelli -, che si fondono con la nostra storia, la nostra creatività,
sul bello ed unico che rappresenta l’Italia”.
“Certo – conclude Gulinelli
– il risultato potrebbe essere ancora più soddisfacente nei mercati
internazionali se i nostri prodotti fossero maggiormente tutelati
dall’agropirateria, che utilizzando parole, immagini e ricette che si
richiamano all’Italia, sottrae un valore di circa 60 miliardi di euro al vero
made in Italy e quindi al reddito dei produttori dell’agroalimentare nazionale.
I prodotti taroccati infatti nel mondo sono due su tre per quanto riguarda i
prodotti che si richiamano all’Italia”.
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