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mercoledì 31 luglio 2013

COLDIRETTI: NO ALLA FIRMA DI QUESTO ACCORDO SUL PREZZO DEL LATTE

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Per l’organizzazione agricola è “un cappio al collo” per gli allevatori, ai quali sarebbe riconosciuto un prezzo inferiore ai costi di produzione. L’accordo lombardo è il riferimento per tutto il nord Italia. Gulinelli “così si mettono fuori gioco le imprese zootecniche italiane”.

Coldiretti non firma l’accordo sul prezzo del latte, un vero e proprio “cappio al collo” per gli allevatori italiani. Confagricoltura e Cia hanno deciso di piegarsi alle richieste dell’industria e di accettare la proposta di Galbani a 41,5 centesimi al litro sulla media del periodo. Si tratta di un valore che non permette alle aziende agricole di stare in piedi e quindi la Coldiretti non poteva avallare un’intesa che condanna a morte decine di allevamenti che sono già messi sotto pressione dall’aumento dei costi di gestione mentre le industrie stanno facendo fatturati d’oro sulle spalle degli agricoltori. Secondo la Coldiretti, che è sempre stata disponibile alla trattativa, un prezzo congruo per garantire la vita delle aziende e anche il reddito di tutta la filiera,industria compresa, doveva essere di almeno 43 centesimi al litro. I valori offerti durante gli incontri con le organizzazioni agricole erano uno schiaffo in faccia agli allevatori che ogni giorno sudano e lavorano per garantire il miglior prodotto del mondo ai consumatori e alle stesse aziende di trasformazione. Che le industrie non volessero firmare alcun accordo è stato chiaro fin dalla scadenza di aprile dell’ultima intesa, poi sotto la pressione della Coldiretti e grazie all’intervento delle istituzioni sollecitate dalla stessa Coldiretti hanno accettato di sedersi al tavolo prima in Regione Lombardia, poi al Ministero e infine ancora in Regione. Ma anche in quelle occasioni non hanno mai voluto veramente riconoscere un prezzo in linea con i valori di un mercato che solo per il latte spot ha superato i 46 centesimi al litro. Si tratta di una differenza di oltre 4 centesimi al litro rispetto ai 42 centesimi al litro offerti dall’industria per il periodo compreso fra agosto 2013 e gennaio 2014, senza alcuna considerazione per i mesi di maggio, giugno e luglio di quest’anno per i quali le aziende di trasformazione non hanno voluto intendere ragioni. Se a fronte di condizioni di mercato mondiale del latte così favorevoli, l’Italia non è in grado di valorizzare il proprio latte allora non sarà mai in grado di farlo. “Ma noi non ci stiamo a questa logica della resa – denuncia il presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini -. Per difendere le aziende agricole, per non siglare un accordo che le danneggia, per rispettare il mandato di rappresentanza che ci è stato dato dagli allevatori, la Coldiretti Lombardia ha deciso di non piegarsi alle richieste dell’industria” Vedremo ora le conseguenze dell’accordo, parzialmente sottoscritto, anche nei rapporti con i produttori e le industrie delle altre regioni del nord, per le quali il prezzo lombardo è sempre stato il punto di riferimento. “La mancanza di un prezzo equo, che riconosca i costi di produzione, aumentati enormemente negli ultimi mesi – commenta il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli – mette a rischio la sopravvivenza anche delle poche stalle ferraresi rimaste, le quali tra l’altro producono solo latte alimentare, pagato ancora meno. E’ a rischio con scelte come queste un’intera filiera e non possiamo che deplorare azioni tese a mettere definitivamente al tappeto le nostre imprese, aprendo ancora di più le porte alle importazioni di prodotto straniero con inganni e rischi per i consumatori”.

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