La Cia di Ferrara si unisce
alla protesta dei Centri di Assistenza fiscale che dovranno, in pochi giorni,
calcolare le cifre del saldo. Pressione sul Governo per l’eventuale ricalcolo
delle aliquote di base
FERRARA – L’Imu, la ben poco
amata tassa imposta dal Governo Monti continua a creare tensione e malcontento
e non solo a cittadini e imprese, ormai rassegnati alla sua inevitabilità. La
protesta arriva questa volta dai Centri di Assistenza fiscale e riguarda le
scadenze per i pagamenti e il calcolo delle aliquote variabili, la quota cioè a
discrezione dei Comuni. Ad unirsi alla protesta anche la Confederazione
Italiana Agricoltori di Ferrara che sottolinea le problematiche operative alle
quali andrà incontro per mettere nelle condizioni i suoi associati di pagare
l’imposta in tempo e senza incorrere in sanzioni. «Il problema – spiegano i
responsabili fiscali dell’associazione – sono i tempi che potrebbero
intercorrere tra la delibera comunale sull’aliquota della seconda rata e la sua
reale pubblicazione. I Comuni hanno dovuto, infatti, deliberare le aliquote
entro il 31 ottobre ma hanno tempo 30 giorni per pubblicarle. Questo significa
che rimarranno ai Caf solo due settimane per calcolare la cifra che ogni
cittadino o, come nel nostro caso, azienda agricola dovrà versare per il saldo Imu.
Per la nostra associazione il disagio sarà amplificato perché le nostre imprese
sono ubicate nei diversi comuni del territorio e dovremmo quindi attendere la
pubblicazione delle delibere di ogni ente, sperando che non arrivino tutte il
30 novembre. L’ultimo giorno del mese è, inoltre, un venerdì quindi si parla di
divenire totalmente operativi nei primi giorni di dicembre.»
Se il Centro di assistenza fiscale di Cia
Ferrara, come quello delle altre associazioni di categoria, si troverà a fare i
conti con i tempi strettissimi delle scadenze Imu, sull’ammontare della tassa e
sul ricalcolo dell’aliquota del saldo ci sono ancora parecchie ombre. In
particolare, sottolinea Cia Ferrara, vorremmo avere un quadro chiaro sul
gettito reale - che per il settore primario vale indicativamente 224 milioni di
euro, 135 milioni di euro dai fabbricati e 89 milioni di euro dai terreni - che
lo stato ha realizzato con il pagamento della prima rata, anche considerando le
aliquote applicate dai Comuni che sono state, perlopiù, quelle di base.
Conoscere quanto è già entrato nelle casse dello Stato grazie all’imposta ci
consentirà di capire se l’accordo preso con il Governo a marzo potrà essere o
meno rispettato. Tale “patto” era semplice e sostanziale: se il gettito Imu
introiettato con la prima rata avesse raggiunto o superato la cifra complessiva
preventivata dal Ministero dell’Economia, questo si sarebbe impegnato a ridurre
l’aliquota di base – quella cioè imposta dallo Stato e non dai Comuni – nel
calcolo della seconda e ultima rata.
Sollecitiamo dunque il
Governo a rendere chiare le cifre e di mantenere la parola su ciò che è stato
promesso dopo l’introduzione della tassa che, andando ad aggiungersi i ai costi
di produzione fuori controllo, sta mettendo in seria e concreta difficoltà il
settore. Non vogliamo sconti o agevolazioni, solo non pagare più del necessario
e non rendere davvero eccessivi i sacrifici chiesti dal settore agricolo.
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