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venerdì 15 luglio 2011

IN CADUTA LIBERA I PREZZI DI PESCHE E NETTARINE - VA AVVIATA UNA PROFONDA RIFLESSIONE DEL SISTEMA

Fonte: Confagricoltura Ferrara

"I generi alimentari freschi, il cui prezzo è sceso a giugno dello 0,3% hanno fatto da parziale ammortizzatore ad un'inflazione calcolata dall'Istat al 2,7% su base annua, il livello più alto registrato dal novembre 2008. Ma questo ruolo di salvagente contro il carovita i produttori agricoli lo hanno assunto a proprie spese". Lo sottolinea il Presidente di Confagricoltura Ferrara, Nicola Gherardi, in relazione alla rilevazione sui prezzi definitivi al consumo di giugno diffusa dall'Istat - che ricorda come l'allarme E.Coli scatenato in Germania abbia scoraggiato i consumi di tutti gli ortaggi e della frutta e bloccato le esportazioni. Il risultato è stata una diminuzione dei prezzi al consumo dei vegetali freschi pari al 5,6% su base mensile ed al 2,5% rispetto all'anno scorso, come rileva l'Istat.
"A giugno, come attestano i dati Ismea, i prezzi all'origine della frutta fresca sono diminuiti di quasi il 20% e degli ortaggi del 22% rispetto a un anno fa. E le cose - prosegue il Presidente degli imprenditori agricoli ferraresi - non stanno andando meglio a luglio: le quotazioni della frutta fresca sono in caduta libera, i mercati sono ingolfati da pesche e nettarine provenienti dall'estero, il caldo eccezionale ha fatto maturare in anticipo i raccolti facendo saltare i calendari"
"Non è perciò più accettabile sentire riproposto il grido dei produttori di pesche della nostra provincia per l'insostenibilità del prezzo riconosciuto al prodotto a fronte di costi di produzione sempre più alti. E' necessario avviare da subito una profonda riflessione del sistema che ruota intorno alla coltivazione della pesca per non arrivare alla resa finale dei produttori con abbattimento dei frutteti e conseguente perdita di occupazione e delle peculiarità e qualità delle nostre produzioni".
Bisogna partire immediatamente con una richiesta di modifica delle disposizioni e dei vincoli dettati dall'UE per il governo della produzione richiedendo come paese Italia ed in maniera unitaria: l'aumento ad almeno il 10% delle quantità di prodotto ritirabile in caso di crisi (attualmente nell'OCM Organizzazioni Comuni di Mercato del settore è previsto il 5%), la facoltà delle Organizzazioni di Produttori di poter accumulare le risorse non spese nell'annata per fronteggiare successivi periodi di crisi e l'aggiornamento dei prezzi del ritiro per determinare una soglia minima accettabile al di sotto della quale non scendere.
"Contestualmente diventa inderogabile - aggiunge il Presidente dell'Organizzazione agricola ferrarese - porre i produttori italiani nelle stesse condizioni dei loro competitor europei. Non si può più accettare che dietro la politica della qualità, i nostri frutticoltori siano obbligati a farsi carico di costi maggiori per vedersi poi soffiare il mercato dai concorrenti spagnoli o nord africani che producendo con minori vincoli riescono a proporsi sul mercato con prezzi più bassi; prezzi sui quali poi la grande distribuzione trova il pieno risultato speculativo. In questo ambito va stigmatizzata la posizione assunta dalla grande distribuzione di non condividere, con il sistema ortofrutticolo italiano, le scelte di qualità merceologica da farsi con la medesima intensità sia su quelle nazionali che su quelle internazionali, contribuendo in maniera determinante alla crisi dei frutticoltori italiani".
"Va assolutamente affrontato e risolto - conclude Nicola Gherardi - il tema del sistema della rappresentanza del prodotto "pesca" sul mercato. Risulta infatti evidente che qualcosa in questa OCM non funziona. Non è pensabile gestire il mercato della frutta estiva con modelli di governo che coinvolgono solo il 30% del prodotto di quello stesso comparto. E' ora di affrontare l'argomento una volta per tutte perché se su dieci anni di funzionamento dell'OCM, cinque sono stati di crisi per i produttori, non si può dare la colpa a congiunture ogni volta più sfortunate; è ora di darsi da fare e rendersi conto che così com'è il sistema non funziona. Bisogna iniziare a pensare al raccolto del 2012 e a quelli futuri per costruire una rete ed un sistema nuovo capace di valorizzare la produzione , ridurre i costi e responsabilizzare, in maniera forte, i soggetti chiamati a rappresentare ai vari livelli i produttori".

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