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venerdì 12 novembre 2010

AGRICOLTURA SOSTENIBILE, VECCHIONI (CONFAGRICOLTURA): “REGOLE GLOBALI PER NON CREARE DISTORSIONI DI MERCATO CHE PUNISCONO I PAESI VIRTUOSI”

Fonte: Confagricoltura

Da qui al 2050 sarà necessario produrre ogni anno oltre un milione di tonnellate di cereali e 233 milioni di tonnellate di carni in più rispetto ad oggi (con un tasso medio di crescita annuo dell’1,3% per i cereali e del 2,1% per le carni). Un incremento possibile solo con l’aumento delle rese e l’utilizzo più intensivo del suolo, anche se, a livello globale, si prevede verranno messi a coltura 70 milioni di ettari di nuove superfici arabili (+5% rispetto a quelle oggi coltivate: 1,4 miliardi di ettari).



Il problema è che questo incremento di superfici potrebbe realizzarsi solo nei Paesi in Via di Sviluppo, mentre nelle economie avanzate, come America del Nord ed Europa potrebbe proseguire la tendenza che negli ultimi cinquant’anni ha visto invece ridursi gli spazi coltivabili (6 milioni di ettari in meno in America del Nord, 96 milioni in Europa, di cui 14 milioni nell’UE a 27, e 5 milioni di ettari in meno per l’Italia). Questo il quadro, non esente da ombre, illustrato dal presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, al convegno sul tema agricoltura e sostenibilità, organizzato a Roma da Nomisma in collaborazione con Basf.



“Occorre quindi coniugare - ha detto Vecchioni nel suo intervento - le esigenze di sostenibilità con la necessità di un’agricoltura competitiva. Senza dimenticare che l’agricoltura europea ha contenuto negli ultimi 20 anni le emissioni più di quanto abbiano fatto gli altri settori economici. E in Italia, mentre il totale delle emissioni saliva (del 7,1% dal 1990), quelle di origine agricola scendevano dell’8,3%”.



Questo anche perché da cinque anni i pagamenti diretti europei agli agricoltori sono assoggettati a requisiti ambientali e di sicurezza alimentare rigorosi. E’ la cosiddetta condizionalità, di cui uno studio del 2006 aveva valutato il costo economico per le imprese agricole italiane in quasi 900 milioni di euro, praticamente il 2% del valore della produzione agricola nazionale. Un recentissimo (settembre 2010) rapporto del ministero delle Politiche agricole calcola che rispettare il divieto di riduzione della superficie aziendale a pascolo permanente e il rispetto del carico di bestiame ha un costo tra i 50 e gli 80 euro per ettaro l’anno, mantenere olivi e vigneti in buono stato vegetativo costa dai 200 ai 500 euro, mantenere gli elementi caratteristici del paesaggio ha costi indiretti dai 300 agli oltre 1000 euro. E riguardo all’Europa “a 15” è stato stimato che l’applicazione della condizionalità ha limitato l’export del 2%, con un incremento dell’importazione di prodotti agroalimentari anche superiore.



“Noi concordiamo con principi richiamati dalla politica europea per il 2020 e dalle linee della futura riforma della Pac - ha chiarito il presidente di Confagricoltura - ma non ci vorremmo ritrovare con un potenziale produttivo compromesso e aziende agricole in crisi, quando invece avremmo bisogno di un tessuto imprenditoriale forte e capace di garantire lo sviluppo sostenibile”.



“L’azione che Confagricoltura ritiene necessaria - ha proseguito Vecchioni - prevede una revisione della Pac che migliori le regole e garantisca una maggiore tenuta delle imprese, anche con una semplificazione delle norme di condizionalità. La sfida della sostenibilità agricola è anche tecnologica, con l’innovazione come chiave di sviluppo delle potenzialità del settore agricolo, come ad esempio l’introduzione di varietà più produttive, di maggior qualità o più resistenti al cambiamento climatico. Ma, soprattutto - ha concluso il presidente dell’organizzazione imprenditoriale agricola -, questo processo deve costituire una priorità davvero globale con una strategia comune applicata a livello multilaterale. In caso contrario, eventuali misure in favore della sostenibilità potrebbero tradursi in distorsioni negli scambi commerciali favorendo l’export di Paesi meno aperti alle politiche di sostenibilità agricola. Un aspetto questo, già evocato con il concetto di “reciprocità” nel documento franco-tedesco di posizione sulla riforma della Pac e che deve presto entrare nell’Agenda dell’Europa e del Wto”.

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