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lunedì 26 marzo 2012

PROSPETTIVE IN CRESCITA PER L’ASPARAGO ITALIANO


Fonte: Cso - Centro Servizi Ortofrutticoli

Si è concluso a Granata, in Spagna, il 9° Simposium Europeo dell’Asparago

Il Presidente di Euroasper Luciano Trentini esprime grande soddisfazione per l’ottima riuscita dell’edizione 2012 del Simposio biennale sull’asparago, realizzato da Asociafruit e con Areflh tra gli sponsor “ Il Simposio – sottolinea Trentini – con oltre 160 partecipanti, provenienti da 10 Paesi del mondo dimostra come ci sia un’ampio interesse globale per questa coltura, considerata fino a poco tempo fa una coltura di nicchia.. La produzione è in crescita e le potenzialità in termini di consumi sono senz’altro positive.”
Tra i molti i temi dibattuti nelle due giornate di lavoro ha prevalso la discussione sul futuro di questa coltivazione che, esce dalla considerazione di prodotto stagionale di nicchia per posizionarsi come prodotto da consumare durante tutto l’arco dell’anno.
Siamo di fronte ad una produzione, fra i due emisferi, che diventa complementare nel corso dell’anno visto che, in Europa, grazie anche all’utilizzo delle tecniche di forzatura, si produce la quasi totalità di asparago nei primi 6 mesi dell’anno.
La tradizione della coltivazione degli asparagi in Europa è consolidata ed avvallata dai numerosi riconoscimenti di Indicazione Geografica Protetta ottenuti in Italia, Francia e Spagna (Reg.Ce 510/2008).
La provenienza e la territorialità sono fattori determinanti per i consumatori europei di asparago che tendono a privilegiare la provenienza locale.
La produzione italiana di asparago, secondo i dati CSO presentati al Simposium, copre una superficie di 6.300 ettari concentrati in Veneto, Campania, Puglia ed Emilia Romagna.
La superficie coltivata negli ultimi anni tende ad una lieve decrescita mentre la produzione, che si attesta sulle 44.000 tonnellate è stabile da cinque anni.
I punti chiave per lo sviluppo della produzione e del mercato di questa importante coltura sono stati fissati in occasione del Simposio e prevedono:
• la riduzione dei costi di produzione e la salvaguardia dell’ambiente considerando che la coltura potrebbe rischiare di ridimensionarsi a causa della difficoltà di reperire manodopera.
• Il miglioramento genetico volto ad individuare cultivar più produttive ed idonee alla raccolta automatizzata.
“ L’asparago – rimarca Luciano Trentini – è senz’altro una coltivazione ancora in grado di soddisfare economicamente i produttori e le potenzialità sono enormi, basti considerare che il consumo domestico in Italia di asparago è pari a 2,5 Kg annui per famiglia, con un indice di penetrazione del 40% sulla popolazione italiana.
Un dato che lascia intravedere come, con opportune strategie commerciali e promozionali, si possa auspicare una crescita del settore”.

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