Fonte: Confagricoltura
C’è un nucleo vitale di imprenditori che sta proiettando avanti l’agricoltura italiana e che costituisce una “minoranza trainante” portatrice di una moderna cultura del fare azienda. Era emerso nel 2007 in una ricerca del Censis commissionata da Confagricoltura.
Cinque anni dopo l’Organizzazione degli imprenditori agricoli ha chiesto al Censis di aggiornare la mappa e di comprendere come stanno lavorando le aziende-modello e, soprattutto, come stanno affrontando la crisi in atto. I risultati dell’indagine sono stati presentati al Forum a Taormina di Confagricoltura Academy.
E’ emerso che le imprese che, pur in un contesto di mercato molto difficile, continuano a crescere o che reggono meglio alla fase congiunturale di crisi, sono quelle che hanno attivato una strategia proattiva ed una capacità di innovazione che non si ferma ad un solo aspetto aziendale (quello della produzione), ma che si allarga ad aspetti differenti.
L’agricoltura di punta, insomma, è meno individualista e scopre i vantaggi di lavorare in network. In generale il 76,3% delle imprese analizzate ha operato in reti di collaborazioni con clienti e fornitori per il miglioramento del prodotto e del processo produttivo; il 52,3% ha operato in collegamento con altre aziende per promuovere e tutelare specifici prodotti agricoli; il 48% entra in una rete di cooperazione con Università e centri di ricerca e sperimentazioni.
“Le reti d’impresa, e ancor più i contratti di rete previsti dalla normativa recente, non possono essere certamente considerati come la soluzione totale ai molti problemi di competitività del sistema produttivo e, ancor meno, del sistema agricolo. Sono però una delle più valide opzioni oggi praticabili su cui varrebbe investire in termini di policy” , avvertono il Censis e Confagricoltura .
I mali del sistema agricolo attuale sono noti: è parcellizzato, ha un limitato potere contrattuale e di mercato, una limitata proiezione sui mercati esteri, avverte la necessità di rafforzare e di controllare maggiormente le fasi a monte (potere contrattuale verso i fornitori) e a valle (maggiore potere verso i canali distributivi e le industrie di trasformazione) del processo produttivo. Proprio per questo deve necessariamente tentare, più che nel passato, la carta delle reti di collaborazione.
E’ interessante rilevare come le reti rappresentino, per un numero ampio di imprenditori agricoli un valore e non un semplice costo. Ai network molti imprenditori agricoli attribuiscono una funzione pratica, poiché si possono configurare come uno strumento per affrontare alcune criticità, spesso gravi, che caratterizzano il settore agricolo. Non è un caso, infatti, che il 53% degli imprenditori intervistati ritenga che le reti di collaborazione possono servire per accrescere il potere contrattuale delle stesse aziende partecipanti; il 52% che potrebbero consentire un migliore accesso al credito; il 42% che esse possano essere uno strumento per il migliore accesso a forme di incentivo pubblico.
E’ emerso poi che un numero molto ampio tra le aziende analizzate nell’indagine di Censis-Confagricoltura abbia partecipato negli ultimi anni a qualche forma di collaborazione. Le aziende del vino e dell’olio partecipano a consorzi per lo smaltimento dei rifiuti, l’utilizzo delle acque di depurazione ed altri servizi in comune (47%); un campione ancor più ampio è attivo in reti per la promozione (67%). Le aziende a seminativi partecipano a reti di scambio di informazioni con fornitori e clienti (79%) ed aderiscono a gruppi di acquisto forniture (44%); le aziende zootecniche soprattutto collaborano con Università e centri di ricerca (56%) e gruppi di acquisto di forniture (45%); le aziende ortofrutticole e florovivaistiche vedono utili le reti di collaborazione con il mondo scientifico e della ricerca (52%) e per lo sviluppo di marchi comuni per identificare e valorizzare la produzione (34%).
Si chiede, infine, di fare rete con le Organizzazioni di rappresentanza. Infatti, tra le prime leve per il rilancio del sistema agricolo, gran parte degli imprenditori intervistati ha segnalato il rafforzamento della capacità di rappresentanza delle associazioni di categoria. “Ciò – commenta il Censis - non va inteso certamente come la denuncia di un deficit di rappresentanza, ma piuttosto come il riaffermare che la rappresentanza ha ancora un ruolo strategico determinante per le imprese, un ruolo che va ridefinito a partire dai nuovi processi di crescita che innervano il sistema agricolo nazionale”.
venerdì 30 marzo 2012
INDAGINE CENSIS: “CONTRO LA CRISI LE AZIENDE LEADER DI CONFAGRICOLTURA LAVORANO IN RETE SU PRODUTTIVITA’, CONTRATTI, RAPPRESENTANZA”
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