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venerdì 15 aprile 2011

REDDITIVITA' IN CADUTA LIBERA PER L'ALLEVATORE SUINICOLO

FONTE: Rassegna Suinicola Internazionale di Reggio Emilia

Presentato oggi dal CRPA il quadro economico della suinicoltura italiana nel contesto europeo.

La suinicoltura italiana attualmente si trova in una condizione economica molto difficile in seguito al forte incremento delle quotazioni dei cereali e della farina di soia.

Nel 2010 - rileva il CRPA di Reggio Emilia presentando oggi alla Rassegna Suinicola Internazionale l’annuale analisi sulla filiera - i costi di produzione della carne suina in allevamenti a ciclo chiuso sono mediamente cresciuti del 4,6% rispetto al 2009, in particolare in seguito all’aumento dei costi di alimentazione (+6,6%). Il costo complessivo nel 2010 si è attestato a 1,36 € per kg peso vivo. Considerando che il prezzo medio del suino pesante nel 2010 è stato pari al prezzo medio del 2009, la redditività degli allevamenti suinicoli italiani è calata, e le aziende hanno chiuso con una perdita netta di 0,05 € al kg peso vivo.

I costi di produzione del magroncello di 35 kg – prosegue il CRPA - sono cresciuti in modo analogo ai costi del suino di 160 kg (+4,5%) per effetto dei costi di alimentazione lievitati del 5,3%. Anche per questo settore si è registrato un calo netto della redditività.

Gli ingrassatori hanno subito un aumento dei costi di produzione più contenuto rispetto ai colleghi del ciclo chiuso e del ciclo aperto, registrando un aumento pari all’1,5%, grazie al contenimento dei prezzi d’acquisto dei magroncelli.

Il CRPA evidenzia inoltre come, nei confronti dei principali Paesi europei, i suinicoltori italiani sostengano un costo di produzione superiore mediamente del 19%. Il divario è da attribuire al maggior onere per la produzione del suino pesante rispetto ai suini leggeri europei e ad un livello di efficienza tecnica inferiore degli allevamenti nazionali. I costi di produzione più bassi si rilevano in Danimarca e in Francia con 1,41 e 1,37 € al kg peso morto rispetto a 1,73 € al kg dell’Italia. La forte competitività dei produttori suinicoli danesi e francesi è da attribuire all’elevata produttività delle scrofe, che arrivano a produrre 27 suinetti svezzati per scrofa.

Nel 2010 le importazioni italiane di carne suina hanno raggiunto un nuovo record, pari a 1,04 milioni di tonnellate con un incremento rispetto al 2009 del 12,8%. L’aumento – spiega il CRPA - riguarda in prevalenza le cosce fresche per la produzione del prosciutto crudo non DOP e del prosciutto cotto (+15% rispetto al 2009). Nel contempo anche l’export dei prodotti lavorati è aumentato in modo significativo (+8,2%). Si tratta per lo più di prosciutti crudi (+7,4%), salami (+13,8%) e mortadella (+15,9%).

Senza significative variazioni, nel 2010, la valorizzazione del suino pesante dall’allevatore al dettagliante. Se a livello dell’allevatore i ricavi sono rimasti invariati – rileva l’analisi del CRPA -, i macelli incassano solo lo 0,2% in più rispetto al 2009, mentre l’industria di trasformazione ha visto calare le proprie entrate dello 0,2%. Per i dettaglianti, infine, si registra un incremento del fatturato pari allo 0,8%.

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