FONTE: COLDIRETTI
OLTRE ALLA CARNE DI CAVALLO NON DICHIARATA TAROCCATE FARINE, PASTA,
LATTE E FORMAGGI, VINI E ALCOLICI
Solo
in Italia le frodi alimentari valgono quasi mezzo mld di euro all’anno;
sequestrati dai NAS nel 2012 20 milioni di kg di alimenti e bevande.
Le frodi alimentari
scoperte solo in Italia hanno portato complessivamente al sequestro di
quasi 20 milioni di chili di prodotti alimentari e bevande per un valore di
468 milioni di euro nel 2012. E’ quanto emerge da una analisi della
Coldiretti sull’attività svolta dai carabinieri dei Nas, in occasione del
sequestro delle confezioni di lasagne alla bolognese contenenti
impropriamente tracce di carne di cavallo, confezionate dalla ditta Primia di
San Giovanni in Persiceto (BO) che ha dichiarato di acquistare la carne da
altre aziende. I prodotti alimentari piu’ colpiti dalle frodi sono stati -
sottolinea la Coldiretti - farine, pane e pasta (16 % in valore del
totale sequestrato), quello della carne e degli allevamenti (11%), latte e
derivati (8 %), vini e alcolici (5%). Va precisato peraltro che ben il 31 % del
valore dei sequestri riguarda la ristorazione con la chiusura dei locali.
Gli ottimi risultati
dell’attività investigativa confermano - sostiene la Coldiretti - che tra
Agenzie delle Dogane, Nas dei Carabinieri, Istituto Controllo Qualità,
Capitanerie di Porto, Corpo Forestale e Carabinieri delle Politiche Agricole,
Asl, ai quali si aggiunge l’attività degli organismi privati, l’Italia puo’
contare sul primato comunitario in materia di scurezza alimentare grazie alla
piu’ estesa rete di controlli. Un impegno che va sostenuto - continua la
Coldiretti - stringendo le maglie troppo larghe della legislazione comunitaria
con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti,
come richiesto ora anche dal presidente francese Francois Hollande, per
garantire trasparenza negli scambi commerciali, agevolare l’attività ispettiva
e difendere i consumatori ed i produttori dal rischio di frodi ed inganni.
La truffa della carne di
cavallo spacciata per manzo che ha coinvolto piccole e grandi aziende
multinazionali in gran parte dei Paesi dell’Unione è infatti - sostiene la
Coldiretti - solo l’ultimo degli scandali alimentari che gli italiani sono
stati costretti ad affrontare negli ultimi anni. L'emergenza mucca pazza del
2001 - sostiene la Coldiretti - è quella che ha più segnato la filiera
alimentare, seguita dal 2003 dall'allarme aviaria. Nel 2008 è stata invece la
volta della carne alla diossina, a seguito della contaminazione nei mangimi, e
del latte alla melamina in Cina. Due anni più tardi (2010) è arrivata la
mozzarella blu a spaventare i consumatori, mentre nell'estate del 2011 è
comparso il batterio killer e.coli , che fece salire ingiustamente i cetrioli
sul banco degli imputati. Va ricordato anche nel 1986 lo scandalo del vino al
metanolo dal qual parti un processo di qualificazione che ha consentito al Made
in Italy di conquistare primati nel mondo.
L’etichetta di origine -
continua la Coldiretti - rappresenta una garanzia di informazione per i
consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di
frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il
ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina. Negli ultimi
anni si è assistito al moltiplicarsi delle emergenze alimentari. Nonostante
questo in Europa - denuncia la Coldiretti - si procede con estrema lentezza anche
per effetto della pressione delle lobby, con il Regolamento (Ue) n. 1169/2011
relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato
nel novembre 2011 che entrerà in vigore solo il 13 dicembre 2014 per l’obbligo
di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei
volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e
formaggi tale data - continua la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per
la presentazione di uno studio di fattibilità. Ad oggi, quindi, in Europa è in
vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza
mucca pazza mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e
provenienza nell'ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di
identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l'obbligo di
indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e
dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate
nell’olio. Ma l’etichetta - precisa la Coldiretti - resta anonima oltre
che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la
pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è
all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di
indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco;
dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per
effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di
etichettatura di origine per la passata di pomodoro. All’inizio della
legislatura peraltro - conclude la Coldiretti - era stata approvata
all’unanimità dal Parlamento la Legge 3 febbraio 2011 , n.4 – “Disposizioni in
materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari” che è rimasta
pero’ inapplicata perché mancano i decreti attuativi per paura delle minacce
comunitarie di una procedura di infrazione
In Italia non ci sono le etichette sulla farina, così i grandi produttori possono comprare quello che gli pare, decidendo della nostra salute, o meglio, della nostra malattia!
RispondiEliminaVORREMMO LE ETICHETTE SULLA FARINA!!
Per quanto riguarda il latte, per legge si può RIPASTORIZZARE fino a 5 volte, ma sostanzialmente non sappiamo quanto si possa esagerare... i numeri 12345 sono sotto le buste di latte italiano, mentre quelle straniere non hanno nessuna segnalazione.
Francesca