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venerdì 22 febbraio 2013

COLDIRETTI: IL CONVEGNO ANNUALE DEI PENSIONATI COLDIRETTI METTE IN PRIMO PIANO LA FORZA DELLE RADICI E DELLA TRADIZIONE PER COSTRUIRE UN FUTURO DIVERSO

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Nel corso del tradizionale convegno dei Pensionati della Federazione Coldiretti di Ferrara riflessioni sull’identità dei territori, dei cibi, delle persone per un percorso che guarda avanti senza dimenticare il passato.

Nonostante una abbondante spruzzata di neve si è comunque svolto oggi, 22 febbraio, il convegno dei Pensionati di Coldiretti Ferrara. Una bella consuetudine che si è rinnovata presso il ristorante Ottocento a San Vito d’Ostellato, e che alla presenza del presidente nazionale di Federpensionati Coldiretti, Antonio Mansueto, del presidente regionale di Coldiretti e vice presidente nazionale, Mauro Tonello, del consigliere ecclesiastico nazionale, Don Paolo Bonetti, del presidente e del direttore della federazione ferrarese, Sergio Gulinelli e Luigi Zepponi, ha dato vita alla edizione 2013 della Giornata provinciale del Pensionato Coldiretti. Aperta la giornata con la celebrazione della santa Messa, concelebrata da Don Bonetti unitamente al consigliere ecclesiastico provinciale Don Gino Boattin, e dal parroco Don Isaia, i lavori sono proseguiti con il saluto ai presenti da parte del neo confermato presidente dei pensionati di Ferrara, Alberto Sartori, che ha introdotto i temi della giornata, cui ha fatto seguito l’intervento del consigliere ecclesiastico nazionale di Coldiretti, che ha sottolineato come il cibo e la sua produzione abbiano uno stretto legame con l’essere umano, come siano importanti gli aspetti sociali spirituali e culturali dello stare insieme alla stessa tavola e del condividere il cibo, sia come educazione alimentare che nasce in famiglia, sia come momento di convivio che si contrappone ai ritmi accelerati della società moderna, dove la preparazione di ciò che arriva nei nostri piatti spesso viene in secondo piano rispetto alla necessità della velocità e della fretta. Aspetti poi ampiamente illustrati dal giornalista Giuseppe Sangiorgi, (“un romagnolo che viene a parlare di mangiare ai ferraresi: una sfida affascinante” ha evidenziato Sartori nel presentarlo), che ha tracciato una sorta di storiografia del modo di mangiare nei territori a cavallo tra romagna ed emilia, tra i grandi banchetti estensi il cui ricordo e svolgimento sono ben documentati dal grande Messisbugo, sino ad Artusi e l’arte della cucina, passando per la cultura contadina, i suoi riti, i cibi che ancora oggi troviamo più o meno adattati ai nostri tempi, ma che affondano la loro origine nelle campagne ed in anni lontani, con un ricco excursus sulla cucina dei ricchi e sulla cucina dei poveri, sulla ritualità e sulle tradizioni contadine dei vari momenti dell’anno (il Natale, la Pasqua, la fine della campagna agraria a novembre, il tempo dei morti, la nascita, la morte, la scansione della vita con l’osservanza dei precetti religiosi, la saggezza che deriva dall’essere a contatta con la terra, con gli animali, con gli elementi naturali), che hanno costituito nel corso del tempo il modo stesso d’essere degli abitanti delle nostre zone, tra l’emilia terra del maiale e la romagna terra della pecora, tra la cultura della carne e quella del formaggio, rendendo assai bene il concetto che in un piatto, in un cibo, in una ricetta e nel modo e nel tempo in cui viene proposta si comprende la civiltà e la storia di un popolo. Le considerazioni finali sono state affidate al presidente di Federpensionati, Antonio Mansueto ed al vice presidente nazionale di Coldiretti, Mauro Tonello. Mansueto ha evidenziato le difficoltà della politica a corrispondere alle sollecitazioni di una organizzazione viva ed in movimento come questa Coldiretti, che nei quattroanni di presidenza Marini molto ha fatto e che sicuramente ancora di più farà nei prossimi anni, applicando fino in fondo tutti gli strumenti del progetto Coldiretti. Ciò anche in relazione alla capacità di non tagliare le proprieradici, di tenere ben vivi i punti cardinali del proprio essere organizzazione agricola nata nel dopoguerra e che ha portato al riscatto economico e sociale della categoria del coltivatore diretto e che ora è in grado di tracciare le linee per il futuro, con le quali aprire un confronto con ogni soggetto possa essere vero interlocutore. Anche per quegli oltre 87.000 pensionati che sono ancora imprenditori attivi. Mansueto ha poi anticipato che al governo che verrà sarà sottoposto un documento in 5 punti, dove riprendere i temi della solidarietà e della sussidiarietà per un rinnovato impegno a favore del settore agricolo. Anche Tonello ha ripreso i temi dell’attualità e dello sconcerto di fronte ad un certo modo di fare politica, ad ogni livello e non solo a Roma, che pare così distante dai cittadini e dalle imprese a poche ore dal voto per rinnovare il parlamento. Un rinnovamento che Coldiretti ha intrapreso e portato avanti e che significa anche il saper fare proposte e scelte, nel mettersi a lavorare sulle cose, non solo a denunciare quello che non va e quello che si vorrebbe, magari puntando sull’essere “tutti insieme”. Certo insieme si può contare, ma per fare cosa? L’aver lasciato certi tavoli ha permesso all’organizzazione – ha rivendicato Tonello – di fare un proprio percorso, di partire da una proposta di un modello di sviluppo alternativo che nasce dai mercatini, dalle vendite dirette ed arriva ai consorzi agrari d’Italia, a F.A.I., al progetto per un filiera agricola tutta italiana dove la ridistribuzione del valore non grava sui consumatori ma taglia le intermediazioni per dare maggiore reddito ai produttori. La fiducia che hanno oggi gli italiani nella nostra agricoltura, percepita in modo positivo dall’83% dei cittadini, è un indice formidabile del grande lavoro che Coldiretti ha fatto in questi anni, recuperando la considerazione ed il peso di un intero settore.Oggi l’imperativo è vedere i fatti, giudicare dalle cose che si fanno e che anche a Ferrara gli agricoltori è tempo che possano apprezzare, come già inmolte altre provincie dove ad esempio tramite i consorzi agrari si produce pasta in filiera diretta o mangimi, sviluppando fatturati di milioni di euro e dando occupazione a molti addetti oltre a quelli agricoli. “La grande necessità è quella di eliminare ogni infingimento, di recuperare e praticare con senso etico il proprio ruolo, che è a beneficio non solo dei soci ma anche di tutta la società italiana – ha concluso Tonello – che può contare su Coldiretti e che dovrebbe cominciare a prendere l’abitudine di chiedere conto ai propri rappresentanti di ciò che si fa o che non si fa e di non permettere più a chi è colpevole di certi comportamenti di avere ancora ruoli e funzioni pubbliche come nulla fosse o quasi”. Infine la promessa di una azione di Coldiretti nei prossimi anni ancora più incisiva ed accelerata verso l’obiettivo di una remunerazione più giusta per i produttori e di un modo di produrre più sostenibile e corretto.

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