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lunedì 6 giugno 2011

COLDIRETTI, DA ALLARME BATTERIO DANNI DI 100 MLN A MADE IN ITALY ORTOFRUTTA

Fonte: Coldiretti Ferrara

Dall’Unione Europea proposta di indennizzi agli agricoltori, ma gli effetti negativi della psicosi continueranno per giorni e la gestione delle emergenze alimentari dovrebbe essere più accorta ad evitare allarmismi. Senza origine in etichetta danni generalizzati in tutta la UE e panico tra i consumatori: più fiducia alla filiera agricola diretta.

Potrebbe sfiorare i cento milioni di euro il conto finale delle perdite subite dal Made in Italy alimentare a seguito del crollo delle esportazioni e del calo dei consumi sul mercato nazionale i cui effetti sono destinati purtroppo a continuare anche nei prossimi giorni. E’ la Coldiretti a tracciare il bilancio dei danni economici in occasione del Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura dell'Ue che si terrà martedì 7 giugno in Lussemburgo per affrontare le gravissime conseguenze per i produttori europei della contaminazione del batterio killer. Le conseguenze piu’ gravi si sono avute per i cetrioli con crolli anche del 90 per cento, ma un effetto traino negativo ingiustificato - sottolinea la Coldiretti - si è avuto per l’intera produzione nazionale di verdure sui mercati interno ed estero. Il 43 per cento degli italiani, di fronte ad una emergenza alimentare, evita gli alimenti di cui ha sentito parlare per un certo periodo di tempo mentre il 13 per cento lo esclude definitivamente dalla dieta con solo il 30 per cento che si preoccupa ma non cambia acquisti e il 12 per cento che ignora l’informazione, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurobarometro. “L’Italia deve chiedere immediati risarcimenti alle competenti autorità europee per i danni economici subiti ingiustamente dai produttori di frutta e verdura nazionali per il crollo dei consumi provocati dalla diffusione di notizie, poi risultate infondate”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.

Se i principali indiziati dell’epidemia di E. Coli in Germania sono ora germogli di soia prodotti da una azienda agricola tedesca, a tutt’oggi non è obbligatorio indicare l’origine della coltivazione in etichetta, al pari di quanto purtroppo avviene ancora per troppi prodotti alimentari; le autorità tedesche assicurano che i germogli non sarebbero stati esportati in nessun altro paese, nè in Europa nè in paesi terzi: se confermata, questa notizia consente di delimitare la contaminazione ed evitare che - continua la Coldiretti - il panico coinvolga l’intero commercio europeo di germogli di soia per effetto della mancanza di informazioni certe sulla provenienza dei prodotti per i consumatori. Anche se si tratta di un mercato di nicchia molto ristretto i germogli di soia sono diffusi nella cucina etnica e tra i vegetariani per l’importante apporto di proteine. In Italia sono consumati in estate da soli o come condimento e sono venduti in buste, vassoi o in scatola ma recentemente – precisa la Coldiretti - si è diffusa anche la coltivazione casalinga. Negli ultimi anni, con la mobilitazione a favore della trasparenza dell'informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta resta anonima per circa la metà della spesa dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta. Occorre pertanto intervenire per estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine come previsto dalla legge nazionale approvata all’unanimità dal parlamento italiano lo scorso febbraio 2011. E' bene ricordare - sostiene la Coldiretti - che sugli scaffali due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero senza una adeguata informazione, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è riportato in etichetta.
Per la frutta e la verdura made in Italy, magari da aziende agricole del nostro territorio l’origine deve essere sempre indicata e più l’etichetta è chiara e completa ed indica anche la denominazione dell’azienda agricola di produzione meglio è, dando modo di poter verificare molto più agevolmente le informazioni sulle produzioni che si acquistano. La filiera agricola italiana, certificata riguardo l’origine e sul rispetto delle norme di produzioni italiane, è un forte elemento di sicurezza sul quale i consumatori possono fare affidamento nelle loro scelte quotidiane. L’Italia è il principale produttore di frutta e verdura dell’Unione Europea con un valore complessivo delle esportazioni che ha raggiunto nel 2010 l'importo di 4,1 miliardi di euro messi ora a rischio dai ritardi accumulati nell’affrontare l’emergenza. L’incertezza sta avendo effetti devastanti sui mercati con il danno ai produttori agricoli che è l’unico elemento certo di una emergenza gestita con troppa leggerezza.
Invitiamo quindi i consumatori a superare la “psicosi” e tornare a consumare tranquillamente verdure made in Italy e meglio ancora “made in Ferrara”, ora che la stagione è particolarmente ricca di produzioni gustose e sane.



GLI ITALIANI DI FRONTE AD UNA EMERGENZA ALIMENTARE…

Il 43% evita l’alimento solo per un certo periodo di tempo

Il 30% si preoccupa ma non cambia negli acquisti

Il 13% esclude definitivamente l’alimento dalla dieta

Il 12% ignora l’informazione

Il 2% non risponde


Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Eurobarometro 2010

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