FONTE: http://it.greenplanet.net - Bollettino Bio N. 431 - Decimo anno - Marzo 2010
Le posizioni più dure, anche quando sono nobili, di solito finiscono per l'essere perdenti. A gioco lungo, sono perdenti sempre. La battaglia per contrastare gli OGM in Europa non può essere combattuta, con possibilità di successo, da posizioni di chiusura che non ammettono discussione e confronto, da posizioni "ideologiche", perché ciò taglierebbe fuori il biologico dal mercato facendolo diventare attività da agricoltori-filosofi, da hobbisti. Il biologico non è un hobby. Il biologico deve fare e fa i conti con il mercato. I prodotti biologici affrontano la loro sfida tutti i giorni sui banconi dei supermercati, dei mercati, dei negozi specializzati e non. Quale sfida? La sfida di essere scelti liberamente dai consumatori perché prodotti migliori, salubri, espressione di una cultura e di pratiche che rispettano l'ambiente in maniera integrale salvaguardando la natura nella sua infinita varietà e nella sua evoluzione. Una sfida che sempre più spesso è vinta. Infatti, anche il consumatore meno provveduto oggi sceglie biologico o ha verso il biologico una particolare attrazione perché tutti hanno capito che comperare alimenti sani è un'esigenza primaria, essenziale. Questo accade in Italia, in Europa, in America, non in altre parti del mondo dove si pensa ancora a riempirsi la pancia a prescindere. Non a caso, quindi, le multinazionali cercano di veicolare l'immagine degli OGM che sconfiggono la fame nel mondo.L'avanzata degli OGM nella soia, nei cereali, nel riso, nelle barbabietole da zucchero e altri prodotti agricoli continua in maniera prorompente in mondi tra loro lontani come il Sudamerica e la Cina.Sono 14 milioni gli agricoltori che nel mondo fanno uso di OGM . In Europa non è così. Anche quel poco di pratiche transgeniche che è stato consentito dalle autorità di Bruxelles è in frenata: in un anno (dal 2008 al 2009) la superficie a mais Mon810 di Monsanto è calata dell'11 per cento. In Africa e in Asia gli OGM sono pure contrastati. Ma c'è tanto, tantissimo da fare. Sia a livello di rispetto territoriale sia per quanto riguarda il rispetto delle filiere OGM free. Alcune di queste filiere - come quella zootecnica - sono ad altissimo rischio perché nell'alimentazione animale gli OGM entrano da varie parti, soprattutto attraverso la soia. Diciamo al settore: lasciamo da parte la filosofia, non chiudiamoci a riccio, non facciamoci cogliere dalla sindrome della riserva indiana, affrontiamo la realtà con la capacità di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, chiediamo alla politica e ai governi di impostare strategie coerenti, consapevoli che il biologico rappresenta un modo di vivere e di alimentarsi di qualità.
Antonio Felice
lunedì 15 marzo 2010
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