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mercoledì 3 marzo 2010

COLDIRETTI: IN EUROPA STOP A MORATORIA O.G.M. MA ITALIA Può VIETARLI

FONTE: Coldiretti Ferrara

Scesi a 6 (su 27) i Paesi UE che li coltivano (meno 12% semine). Ma la Commissione farà decidere i singoli Stati sulla possibilità di coltivazione: “Occorre tenere presente la volontà dei cittadini – dice Coldiretti – che per oltre il 70% sono contrari alle produzioni G.M. in pieno campo, che rischiano di depauperare il valore della nostra agricoltura senza certezza di vantaggi di alcun tipo, se non dare il via ad un pericoloso monopolio delle multinazionali”.

In contrasto con la volontà dei cittadini la Commissione Europea ha deciso di porre fine alla moratoria sulla coltivazione di Organismi Geneticamente Modificati (Ogm), ma anche di presentare entro l’estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli Stati membri se coltivarli o meno sul proprio territorio, invertendo l’attuale quadro normativo.
Lo ricorda Coldiretti, nel sottolineare che questo darà finalmente la possibilità all’Italia e alle sedici regioni che si sono già dichiarate ogm free, tra cui l’Emilia-Romagna, di vietare la coltivazione nei loro territori.
Stando cosi le cose l’Europa può autorizzare la coltivazione ma in Italia continueremo a non coltivarli.
E non sarà una posizione isolata o di retroguardia: si tratta di prendere atto della volontà dei cittadini e della particolarità dell’agricoltura italiana, il cui valore è proprio la biodiversità e la ricchezza di produzioni locali tipiche e tradizionali.

Il futuro quadro normativo potrebbe dunque cambiare drasticamente, affermando il diritto di cittadini ed agricoltori a dire NO alle patatine biotech nei campi o sugli scaffali dei supermercati mentre fino ad oggi l’Unione Europea ha sempre contrastato la decisione di Paesi e Regioni di vietare la coltivazione sui propri territori chiedendo al contrario la definizione di un quadro per la coesistenza tra colture ogm e tradizionali, da cui è scaturita in Italia la decisione del Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso con la quale si è richiesto al Ministero delle Politiche Agricole di concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato.

Dopo il divieto posto anche in Germania nell’aprile 2009, si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove - sottolinea la Coldiretti - è possibile coltivare il mais BT geneticamente modificato, l’unico presente nel Vecchio Continente. Peraltro il drastico crollo del 12 per cento nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati (ogm) in Europa nel 2009 conferma che - continua la Coldiretti - si è verificata una inversione di tendenza a conferma che fatto che nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica, anche nei Paesi dove è ammesso. Le sei nazioni che hanno coltivato mais BT in ordine di grandezza della superficie coltivata sono Spagna (80 per cento del totale), Repubblica Ceca, Portogallo, Romania, Polonia e Slovacchia. Cali si sono verificati in Spagna (- 4 per cento), in Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia, la Polonia - precisa la Coldiretti - ha mantenuto la stessa superficie coltivata, mentre solo per il Portogallo è aumentata, sulla base del rapporto annuale 2009 dell’ “ International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA) emerge che la superficie ogm in Europa nel 2009 per la prima volta si è drasticamente ridotta da 107719 ettari a 94750 ettari.

La decisione dell’esecutivo comunitario sulla libertà di non seminare per i singoli Stati, dà valore alla scelta lungimirante fatta dall’Italia per una agricoltura libera da ogm grazie all’impegno di un vasto schieramento che comprende Coldiretti, movimenti ambientalisti, consumatori e istituzioni in rappresentanza della maggioranza dei cittadini e agricoltori italiani che sono contrari al biotech nei campi e nel piatto. Giova ricordare che ben il 72% dei cittadini, secondo una recente indagine SWG è contrario ai cibi “G.M.”

Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la concreta dimostrazione che - sostiene Coldiretti - per gli ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro “tifosi” propagandano. Tutt’altro, a dodici anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono già in calo e rappresentano molto meno dell’uno per cento del totale perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati. Una contrarietà giustificata dai crescenti dubbi sul piano sanitario e ambientale che nel corso del 2009 hanno portato il governo tedesco a vietare il mais Mon 810 (che alcuni vorrebbero seminare in Italia) a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dalla impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non.
La Coldiretti chiede con decisione una etichettatura chiara che permetta di sapere se il cibo che mangiamo contiene, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati.

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