Fonte: Confagricoltura
Confagricoltura lancia l’allarme territorio: “Un’emergenza annunciata – dice –. Gli eventi alluvionali e franosi catastrofici, che si ripetono ormai ogni anno, spesso nelle stesse zone, sono da attribuire soprattutto al dissesto idrogeologico più che alla imprevedibilità delle precipitazioni, che acuiscono criticità”.
In base ai dati di Anbi (Associazione nazionale delle bonifiche) – ricorda Confagricoltura – il 68,9% dei comuni italiani è interessato da aree ad alto rischio idrogeologico, il 4,5% della superficie italiana è minacciata da frane e il 2,6% da alluvioni.
Lo spopolamento di colline e montagne e l’abbandono dell’attività agricola e quindi la presenza di carenza di adeguata manutenzione del territorio e del deflusso idrico, la cementificazione in aree a rischio o che impediscono lo scolo delle acque, la deforestazione, hanno aggravato nel tempo la situazione.
“Prevenire costa molto meno che riparare. Quella per la messa in sicurezza del territorio è una spesa crescente; rimandare gli interventi rende ancor più gravosi gli oneri”. Confagricoltura fa presente che, secondo stime condivise, oggi occorrono circa 40 miliardi di euro, di cui almeno 11 da destinare ad interventi urgenti. Negli ultimi vent’anni, solo per riparare danni che puntualmente si ripropongono, sono stati spesi 22 miliardi di euro.
“Nel futuro delle politiche per la sicurezza del territorio occorrerà necessariamente tenere conto del contributo che il settore primario può dare in tal senso – conclude Confagricoltura -. La presenza sul territorio degli agricoltori è fondamentale”.
Ulteriori dati: www.agrestetv.it/documenti/dissesto_idrogeologico.doc
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mercoledì 12 febbraio 2014
TERRITORIO, CONFAGRICOLTURA: “SETTE COMUNI SU DIECI AD ALTO RISCHIO IDROGEOLOGICO”
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lunedì 4 giugno 2012
COLDIRETTI: DOPO IL TERREMOTO TERRITORIO A RISCHIO ALLUVIONE SU 200MILA ETTARI
Fonte: Coldiretti Ferrara
Oltre alle ingenti perdite per i fenomeni sismici incombe il rischio dissesto idrogeologico nelle aree terremotate dell’Emilia. I danni al sistema della bonifica urgenza per tutto il territorio. Intanto bene allo stop per il centro stoccaggio gas di Rivara ed anche alle riscossioni di Equitalia per tutte le attività della zona colpita.
Il fenomeno della liquefazione delle sabbie che emergono dal terreno rubando spazio alla terra coltivata e provocano numerose crepe a case e magazzini, è solo l’effetto più evidente del dissesto idrogeologico provocato dal sisma che ha spaccato terreni nelle aree urbane ed agricole e messo in pericolo circa 200 mila ettari di terreno compresi tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti alla stabilità del territorio provocati dal sisma, sulla base delle analisi dell’Anbi (associazione nazionale bonifiche), dopo la proposta del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini di un piano per mettere in sicurezza il suolo e il positivo rigetto della richiesta del centro di stoccaggio gas di Rivara. Per ripristinare la sicurezza idraulica del territorio colpito - sottolinea la Coldiretti - servono interventi per decine di milioni di euro nell’immediato per garantire l’irrigazione ed evitare che l’arrivo di forti piogge possa provocare alluvioni nelle campagne, ma anche nelle principali città emiliane. Nell'impianto idrovoro di Mondine - sottolinea la Coldiretti - è crollata la torre dove si trova l'impianto elettrico, il cuore che dà energia alle possenti idrovore che assicurano la sicurezza idraulica di un territorio di 50 mila ettari che va dall'Enza al Secchia a Nord della via Emilia comprendendo i centri abitati di Correggio, Poviglio e Carpi e che ora è a rischio di alluvione anche per il crollo dei manufatti di alcune chiaviche di fondamentale importanza per la regolazione dei canali. Grave è anche la situazione nella maggior parte dei 162 mila ettari di pianura del comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova . Una rete estesa per 2500 chilometri di canali, 52 impianti idrovori e 2000 manufatti, la maggior parte gravemente lesionata dal sisma. Risultano danneggiati in particolare - riferisce la Coldiretti - impianti idrovori, impianti irrigui, magazzini di servizio, abitazioni di servizio, arginature dei canali principali con il rischio crolli lungo centinaia di metri sulle arginature. Danni analoghi e rilevanti si registrano anche in provincia di Mantova, per gli impianti del consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga. Danni diffusi alle opere idrauliche, pur non tali da impedirne la funzionalità, sono segnalati anche nei comprensori del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale e del Consorzio Canale Emiliano Romagnolo. A destare le maggiori preoccupazioni statiche - spiega la Coldiretti - sono i tanti ponti, soprattutto storici, che evidenziano fessurazioni. Il terremoto - continua la Coldiretti - ha provocato un forte rischio idrogeologico nei territori colpiti con danni dagli impianti idraulici e frane in alcuni alvei che pregiudicano il regolare deflusso delle acque. Una prima conseguenza è stata la sospensione del servizio irriguo che è necessario far ripartire per preservare, nell'emergenza, una delle agricolture più floride della pianura Padana: ortofrutta, viticoltura, riso, parmigiano reggiano in particolare i settori a rischio. Il conto di mezzo miliardo di danni per il settore agroalimentare - conclude la Coldiretti - potrebbe dunque ulteriormente aggravarsi senza il ripristino delle opere necessarie per mettere in sicurezza il territorio e se non verrà garantita una adeguata fornitura di acqua alle coltivazioni della zona. Intanto per effetto del rinvio di tutti i versamenti tributari e previdenziali decisi dal Governo, anche Equitalia sospenderà le attività di riscossione nelle zone colpite dal terremoto. Ne dà notizia la Coldiretti nel sottolineare che ora è prioritario affrontare l’emergenza ed accompagnare il ritorno alla normalità di persone ed imprese. Il fermo obbligato delle attività causato dalle scosse - ha sottolineato la Coldiretti - sta aumentando il conto dei danni alle imprese che solo nell’agroalimentare ammontano oramai a mezzo miliardo di euro ma che complessivamente hanno abbondantemente superato i 3 miliardi che consentono al Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) di intervenire con aiuti di stato come ha annunciato il Commissario europeo per le Politiche regionali, Johannes Hahn. Negli ultimi dieci anni l’Unione Europea è intervenuta a sostegno dell’Italia - ha concluso la Coldiretti - per il terremoto in Molise (1588 milioni di danni), l’eruzione dell’Etna (894 milioni di danni), il terremoto in Abruzzo (10212 milioni di danni) e l’alluvione in Veneto (676 milioni)
Oltre alle ingenti perdite per i fenomeni sismici incombe il rischio dissesto idrogeologico nelle aree terremotate dell’Emilia. I danni al sistema della bonifica urgenza per tutto il territorio. Intanto bene allo stop per il centro stoccaggio gas di Rivara ed anche alle riscossioni di Equitalia per tutte le attività della zona colpita.
Il fenomeno della liquefazione delle sabbie che emergono dal terreno rubando spazio alla terra coltivata e provocano numerose crepe a case e magazzini, è solo l’effetto più evidente del dissesto idrogeologico provocato dal sisma che ha spaccato terreni nelle aree urbane ed agricole e messo in pericolo circa 200 mila ettari di terreno compresi tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti alla stabilità del territorio provocati dal sisma, sulla base delle analisi dell’Anbi (associazione nazionale bonifiche), dopo la proposta del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini di un piano per mettere in sicurezza il suolo e il positivo rigetto della richiesta del centro di stoccaggio gas di Rivara. Per ripristinare la sicurezza idraulica del territorio colpito - sottolinea la Coldiretti - servono interventi per decine di milioni di euro nell’immediato per garantire l’irrigazione ed evitare che l’arrivo di forti piogge possa provocare alluvioni nelle campagne, ma anche nelle principali città emiliane. Nell'impianto idrovoro di Mondine - sottolinea la Coldiretti - è crollata la torre dove si trova l'impianto elettrico, il cuore che dà energia alle possenti idrovore che assicurano la sicurezza idraulica di un territorio di 50 mila ettari che va dall'Enza al Secchia a Nord della via Emilia comprendendo i centri abitati di Correggio, Poviglio e Carpi e che ora è a rischio di alluvione anche per il crollo dei manufatti di alcune chiaviche di fondamentale importanza per la regolazione dei canali. Grave è anche la situazione nella maggior parte dei 162 mila ettari di pianura del comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova . Una rete estesa per 2500 chilometri di canali, 52 impianti idrovori e 2000 manufatti, la maggior parte gravemente lesionata dal sisma. Risultano danneggiati in particolare - riferisce la Coldiretti - impianti idrovori, impianti irrigui, magazzini di servizio, abitazioni di servizio, arginature dei canali principali con il rischio crolli lungo centinaia di metri sulle arginature. Danni analoghi e rilevanti si registrano anche in provincia di Mantova, per gli impianti del consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga. Danni diffusi alle opere idrauliche, pur non tali da impedirne la funzionalità, sono segnalati anche nei comprensori del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale e del Consorzio Canale Emiliano Romagnolo. A destare le maggiori preoccupazioni statiche - spiega la Coldiretti - sono i tanti ponti, soprattutto storici, che evidenziano fessurazioni. Il terremoto - continua la Coldiretti - ha provocato un forte rischio idrogeologico nei territori colpiti con danni dagli impianti idraulici e frane in alcuni alvei che pregiudicano il regolare deflusso delle acque. Una prima conseguenza è stata la sospensione del servizio irriguo che è necessario far ripartire per preservare, nell'emergenza, una delle agricolture più floride della pianura Padana: ortofrutta, viticoltura, riso, parmigiano reggiano in particolare i settori a rischio. Il conto di mezzo miliardo di danni per il settore agroalimentare - conclude la Coldiretti - potrebbe dunque ulteriormente aggravarsi senza il ripristino delle opere necessarie per mettere in sicurezza il territorio e se non verrà garantita una adeguata fornitura di acqua alle coltivazioni della zona. Intanto per effetto del rinvio di tutti i versamenti tributari e previdenziali decisi dal Governo, anche Equitalia sospenderà le attività di riscossione nelle zone colpite dal terremoto. Ne dà notizia la Coldiretti nel sottolineare che ora è prioritario affrontare l’emergenza ed accompagnare il ritorno alla normalità di persone ed imprese. Il fermo obbligato delle attività causato dalle scosse - ha sottolineato la Coldiretti - sta aumentando il conto dei danni alle imprese che solo nell’agroalimentare ammontano oramai a mezzo miliardo di euro ma che complessivamente hanno abbondantemente superato i 3 miliardi che consentono al Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) di intervenire con aiuti di stato come ha annunciato il Commissario europeo per le Politiche regionali, Johannes Hahn. Negli ultimi dieci anni l’Unione Europea è intervenuta a sostegno dell’Italia - ha concluso la Coldiretti - per il terremoto in Molise (1588 milioni di danni), l’eruzione dell’Etna (894 milioni di danni), il terremoto in Abruzzo (10212 milioni di danni) e l’alluvione in Veneto (676 milioni)
mercoledì 23 maggio 2012
IN EMILIA ROMAGNA, DOPO IL TERREMOTO, ATTENZIONE AL RISCHIO IDROGEOLOGICO
FONTE: Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.)
Accanto al dolore per le vittime ed alla devastazione dei
centri abitati, c’è un pericolo “nascosto” a seguito del tragico sisma di sabato
scorso: è il rischio idrogeologico e lo segnalano i consorzi di bonifica dopo i
primi rilievi sui danni subiti dagli impianti idraulici, molti dei quali in
condizioni di precarietà statica.
Il sommovimento tellurico ha infatti causato franamenti
in alcuni alvei, pregiudicando il regolare deflusso delle acque: in particolare, nel modenese, il locale consorzio di
bonifica sta operando lungo il Canale Diversivo di Burana (a Mirandola si
registra una frana di circa 600 metri; a Massa Finalese si
lavora per impedire che il crollo di un fabbricato industriale ostruisca il
letto) ed il canale Vallicella (a Finale
Emilia si è verificata una frana lunga un centinaio di metri); analoghi fenomeni
si stanno verificando nel ferrarese, l’area dove maggiori sono le
conseguenze sismiche a danno della
realtà della Bonifica.
Gravemente lesionata, al
punto di pregiudicarne la stabilità e la funzionalità di buona parte
dell’edificio, è la storica sede del Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara
nel centro della città estense.
Danni diffusi alle opere
idrauliche, pur non tali da impedirne la funzionalità, sono segnalati anche nei
comprensori del Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale e del Consorzio
Canale Emiliano Romagnolo; a destare le
maggiori preoccupazioni statiche sono i tanti ponti, soprattutto storici, che
evidenziano fessurazioni.
Non dovrebbero, invece,
esserci rilevanti conseguenze per l’attività di irrigazione anche se sono stati
arrestati, per verifica, gli impianti pluvirrigui di Mirandola, Massa Finalese e
Camposanto.
Secondo i primi dati, raccolti dall’Unione Regionale
Bonifiche Emilia Romagna, i danni subiti dagli enti consortili ammonterebbero a
diversi milioni di euro, ancora in fase di quantificazione.
“Nell’esternare la nostra
vicinanza alle tante persone colpite dal drammatico evento – afferma Massimo Gargano, Presidente
dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) – intendiamo
tranquillizzare sulla piena operatività delle strutture dei Consorzi di
bonifica, allertatesi subito, d’intesa con le autorità deputate ai
soccorsi, per evitare che ulteriori
conseguenze possano colpire un territorio già
martoriato.”
giovedì 11 novembre 2010
ANBI: “MANUTENZIONE DEL TERRITORIO: SERVE UNA PROGRAMMAZIONE NAZIONALE CHE COINVOLGA LE REALTA’ LOCALI”
Fonte: Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni)
.
Lo afferma Anna Maria Martuccelli, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, in occasione di un seminario sulla gestione dei rischi, organizzato nell’ambito dell’Assemblea A.N.C.I., in corso di svolgimento a Padova.
L’A.N.B.I. che sin dagli anni 70 ha seguito attentamente i problemi della difesa del suolo del nostro Paese, nell’anno 2010 ha predisposto, sulla base delle indicazioni provenienti dai territori dei Consorzi di bonifica associati, un Piano per la riduzione del rischio idrogeologico che contempla 1365 interventi per un importo complessivo di 4183 milioni di euro; eppure tale piano, pur condiviso in linea generale dalle forze politiche e sociali, non ha ricevuto significativa attenzione da parte del Governo. D’altronde, proprio i drammatici eventi di questi giorni e per i quali esprimiamo sentimenti di grande solidarietà ai comuni le cui popolazioni hanno subìto danni ingenti, dimostrano la necessità di organici interventi, finalizzati a ridurre il rischio idraulico attraverso azioni di adeguamento della regolazione idraulica di scolo e delle opere di difesa dalle piene e di consolidamento volto a ridurre frane e smottamenti,
I Consorzi di bonifica, come hanno dimostrato anche nelle recenti alluvioni, posseggono conoscenza del suolo e del regime idraulico, professionalità operativa e garantiscono diffusa presenza sul territorio rientrando quindi tra i soggetti istituzionali con specifica competenza nel settore e con ampia disponibilità alla collaborazione con gli enti locali.
In ragione di tale specificità è stato anche sottoscritto, nello scorso luglio, un Protocollo d’Intesa fra A.N.C.I. e A.N.B.I. con lo scopo di collaborare sul territorio e di ottimizzare le risorse e “mettere in rete” le reciproche esperienze>.
Lo afferma Anna Maria Martuccelli, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, in occasione di un seminario sulla gestione dei rischi, organizzato nell’ambito dell’Assemblea A.N.C.I., in corso di svolgimento a Padova.
I Consorzi di bonifica, come hanno dimostrato anche nelle recenti alluvioni, posseggono conoscenza del suolo e del regime idraulico, professionalità operativa e garantiscono diffusa presenza sul territorio rientrando quindi tra i soggetti istituzionali con specifica competenza nel settore e con ampia disponibilità alla collaborazione con gli enti locali.
In ragione di tale specificità è stato anche sottoscritto, nello scorso luglio, un Protocollo d’Intesa fra A.N.C.I. e A.N.B.I. con lo scopo di collaborare sul territorio e di ottimizzare le risorse e “mettere in rete” le reciproche esperienze>.
venerdì 8 ottobre 2010
“IL 9 OTTOBRE RICORRE L’ANNIVERSARIO DEL VAJONT. NON BASTA PERO’ LA MEMORIA. OCCORRONO GESTI CONCRETI A DIFESA DI UN TERRITORIO SEMPRE PIU’ FRAGILE"
Fonte: Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni
Il 9 ottobre 1963, furono 2.100 le vittime della tragedia del Vajont. Pochi giorni fa, la Camera dei Deputati, in sede legislativa, ha approvato l’istituzione di tale data come “Giornata nazionale in memoria delle vittime di tragedie causate dall’incuria dell’uomo e dalle calamità naturali.” Mediamente, in 50 anni, i fenomeni naturali hanno provocato, in Italia, 7 morti al mese.
Il piano proposto dall’ANBI interessa:
- lavori di adeguamento e ristrutturazione dei torrenti e delle rogge (anche con interventi di ingegneria naturalistica) ed interventi per il ripristino delle frane sulle sponde dei canali
- lavori di manutenzione straordinaria e di adeguamento del reticolo idraulico di bonifica, delle centrali idrovore e degli argini
- interventi di manutenzione del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati
- realizzazione di opere per il contenimento delle piene (casse di espansione, canali scolmatori) al fine di smaltire gli elevatissimi volumi idrici derivanti dai bacini montani e che giungono a valle sempre più rapidamente
- adeguamento delle infrastrutture idrauliche al territorio urbanizzato
- lavori di stabilizzazione delle pendici, collinari e montane
Si tratta di azioni rientranti nell’ambito delle competenze consortili, ma che hanno bisogno, per un più efficiente risultato, degli interventi e delle azioni delle altre istituzioni locali, realizzandosi il tanto auspicato federalismo cooperativo;
conseguentemente è necessaria concertazione e collaborazione sul territorio attraverso la stipula di protocolli d’intesa ed accordi interistituzionali.
Il piano proposto, frutto di un monitoraggio svolto sul territorio, richiede un importo complessivo di 4.183 milioni di euro da reperire anche attraverso una proiezione quindicennale dell’impegno di spesa, che potrebbe realizzarsi mediante mutui.
Il 9 ottobre 1963, furono 2.100 le vittime della tragedia del Vajont. Pochi giorni fa, la Camera dei Deputati, in sede legislativa, ha approvato l’istituzione di tale data come “Giornata nazionale in memoria delle vittime di tragedie causate dall’incuria dell’uomo e dalle calamità naturali.” Mediamente, in 50 anni, i fenomeni naturali hanno provocato, in Italia, 7 morti al mese.
Il piano proposto dall’ANBI interessa:
- lavori di adeguamento e ristrutturazione dei torrenti e delle rogge (anche con interventi di ingegneria naturalistica) ed interventi per il ripristino delle frane sulle sponde dei canali
- lavori di manutenzione straordinaria e di adeguamento del reticolo idraulico di bonifica, delle centrali idrovore e degli argini
- interventi di manutenzione del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati
- realizzazione di opere per il contenimento delle piene (casse di espansione, canali scolmatori) al fine di smaltire gli elevatissimi volumi idrici derivanti dai bacini montani e che giungono a valle sempre più rapidamente
- adeguamento delle infrastrutture idrauliche al territorio urbanizzato
- lavori di stabilizzazione delle pendici, collinari e montane
Si tratta di azioni rientranti nell’ambito delle competenze consortili, ma che hanno bisogno, per un più efficiente risultato, degli interventi e delle azioni delle altre istituzioni locali, realizzandosi il tanto auspicato federalismo cooperativo;
conseguentemente è necessaria concertazione e collaborazione sul territorio attraverso la stipula di protocolli d’intesa ed accordi interistituzionali.
Il piano proposto, frutto di un monitoraggio svolto sul territorio, richiede un importo complessivo di 4.183 milioni di euro da reperire anche attraverso una proiezione quindicennale dell’impegno di spesa, che potrebbe realizzarsi mediante mutui.
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mercoledì 14 luglio 2010
ASSEMBLEA ASSOCIAZIONE NAZIONALE BONIFICHE IRRIGAZIONI (A.N.B.I.)
Fonte: Anbi
MASSIMO GARGANO (Presidente A.N.B.I.): “ANCHE IN TEMPO DI CRISI I CONSORZI DI BONIFICA SI CONFERMANO ESEMPIO PER IL PAESE E LANCIANO UN PROGRAMMA DA CONDIVIDERE CON CHI AMA CONCRETAMENTE IL TERRITORIO. IL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA C’E’,QUELLO ALL’AMBIENTE E’ UN CONVITATO DI PIETRA”
“Chiediamo al Ministro, Giancarlo Galan, di condividere la nostra battaglia per il Paese. Innanzi a noi ci sono quattro sfide, che rappresentano il progetto, per il quale mettiamo in gioco la nostra credibilità operativa: Piano Irriguo Nazionale, Piano per la riduzione del Rischio Idrogeologico, adeguamento e potenziamento delle infrastrutture idrauliche di fronte alle mutate condizioni del territorio ed ai cambiamenti climatici; autosufficienza energetica da fonti rinnovabili (soprattutto idroelettrico e fotovoltaico) per il mondo dei Consorzi di bonifica e di irrigazione.”
Si è rivolto così, Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, all’esponente di Governo, presente all’annuale Assemblea A.N.B.I., davanti a numerosi esponenti politici di entrambi gli schieramenti oltre che a rappresentanti del mondo agricolo, sociale ed accademico; presenti in sala, le delegazioni dei 137 Consorzi, rimasti l’unico presidio permanente territoriale, operante sull’intera Penisola.
“Lo stesso invito – ha insistito Gargano – lo lanciamo al Ministro dell’Ambiente che finora, su questi temi, è un convitato di pietra, assente anche in questa occasione. Noi, comunque, andiamo avanti per la nostra strada, forti dell’accordo Stato-Regioni (un patrimonio vero per il Paese) ed accompagnandoci con quanti mettono il territorio al centro del proprio operare: Organizzazioni Professionali Agricole, Unione Province Italiane (U.P.I.), Associazione Nazionale Comuni Italiani (A.N.C.I.), Sindacati, associazioni ambientaliste. In un momento di crisi economica – ha sottolineato il Presidente A.N.B.I. - siamo i primi, per ora unici, ad aver applicato concretamente la ricerca della massima efficienza operativa: i Consorzi di bonifica italiani, comunque modello operativo riconosciuto a livello mondiale, sono diminuiti da 175 a 137, pur mantenendo le stesse responsabilità verso il territorio; pur essendo organi di autogoverno, non afferenti quindi alla pubblica amministrazione, hanno drasticamente ridotto i costi di gestione degli organi amministrativi. Chi può dire altrettanto? Chi può affermare di avere una gestione economica altrettanto efficiente?
Un altro esempio – ha aggiunto - viene dall’irrigazione: se nel 1985, l’agricoltura utilizzava 28 dei 45 miliardi di metri cubi d’acqua a disposizione del Paese, oggi tale quantità è scesa a 21 miliardi. Questo, grazie alla ricerca ed all’applicazione di tecniche innovative a minor consumo idrico. Ciò nonostante, i finanziamenti per il Piano Irriguo Nazionale vengono praticamente dimezzati; eppure è dalla disponibilità d’acqua, che dipende l’85% del made in Italy agroalimentare, vale a dire produzioni per circa 40 miliardi di euro! Ancora una volta, però, i Consorzi di bonifica rilanciano operativamente: ecco il progetto Irriframe, capace di indicare a ciascun agricoltore, combinando una serie di fattori, quando, cosa e quanto irrigare.
Nonostante il susseguirsi di catastrofi, nel nostro Paese – ha denunciato, ancora una volta, il Presidente A.N.B.I. - si continua a trascurare la difesa idrogeologica; al massimo se ne parla, lambiccandosi in stucchevoli querelle sul futuro dei cambiamenti climatici, le cui conseguenze, nel frattempo, si abbattono sulla popolazione. Lo stesso accade per la manutenzione della rete idraulica, fatta di piccoli e grandi corsi d’acqua, oggetto ancora di scempi ambientali. E’ l’Italia distratta sul proprio patrimonio naturale, così come sulle grandi trasformazioni in atto nel mondo, dove i Paesi ricchi stanno comperando la terra dei Paesi più poveri: una sorta di neocolonialismo, contro il quale dovrebbe schierarsi decisamente l’Italia che ha, nel territorio e nella sua identità, un elemento irripetibile di sviluppo.
In questo – ha precisato - ci sta anche la nostra battaglia per il Mezzogiorno, la cui situazione economica sempre più grave non può trovare riscatto senza il determinante apporto delle sue forze produttive; c’è bisogno di un rinnovato senso di responsabilità e, per quanto ci riguarda, non può avvenire attraverso il commissariamento dei Consorzi di bonifica (ci sono esempi pluriennali), bensì attraverso il ritorno alla democratica elezione dei loro organi amministrativi.
Quattro obbiettivi per un solo progetto - ha concluso Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I. - questa è la sfida, che lanciamo a quanti, come noi, privilegiano la cultura del fare al controproducente politichese dei salotti. La nostra operosa storia è lì a dimostrarlo.”
Un po' di dati
MASSIMO GARGANO (Presidente A.N.B.I.): “ANCHE IN TEMPO DI CRISI I CONSORZI DI BONIFICA SI CONFERMANO ESEMPIO PER IL PAESE E LANCIANO UN PROGRAMMA DA CONDIVIDERE CON CHI AMA CONCRETAMENTE IL TERRITORIO. IL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA C’E’,QUELLO ALL’AMBIENTE E’ UN CONVITATO DI PIETRA”
“Chiediamo al Ministro, Giancarlo Galan, di condividere la nostra battaglia per il Paese. Innanzi a noi ci sono quattro sfide, che rappresentano il progetto, per il quale mettiamo in gioco la nostra credibilità operativa: Piano Irriguo Nazionale, Piano per la riduzione del Rischio Idrogeologico, adeguamento e potenziamento delle infrastrutture idrauliche di fronte alle mutate condizioni del territorio ed ai cambiamenti climatici; autosufficienza energetica da fonti rinnovabili (soprattutto idroelettrico e fotovoltaico) per il mondo dei Consorzi di bonifica e di irrigazione.”
Si è rivolto così, Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, all’esponente di Governo, presente all’annuale Assemblea A.N.B.I., davanti a numerosi esponenti politici di entrambi gli schieramenti oltre che a rappresentanti del mondo agricolo, sociale ed accademico; presenti in sala, le delegazioni dei 137 Consorzi, rimasti l’unico presidio permanente territoriale, operante sull’intera Penisola.
“Lo stesso invito – ha insistito Gargano – lo lanciamo al Ministro dell’Ambiente che finora, su questi temi, è un convitato di pietra, assente anche in questa occasione. Noi, comunque, andiamo avanti per la nostra strada, forti dell’accordo Stato-Regioni (un patrimonio vero per il Paese) ed accompagnandoci con quanti mettono il territorio al centro del proprio operare: Organizzazioni Professionali Agricole, Unione Province Italiane (U.P.I.), Associazione Nazionale Comuni Italiani (A.N.C.I.), Sindacati, associazioni ambientaliste. In un momento di crisi economica – ha sottolineato il Presidente A.N.B.I. - siamo i primi, per ora unici, ad aver applicato concretamente la ricerca della massima efficienza operativa: i Consorzi di bonifica italiani, comunque modello operativo riconosciuto a livello mondiale, sono diminuiti da 175 a 137, pur mantenendo le stesse responsabilità verso il territorio; pur essendo organi di autogoverno, non afferenti quindi alla pubblica amministrazione, hanno drasticamente ridotto i costi di gestione degli organi amministrativi. Chi può dire altrettanto? Chi può affermare di avere una gestione economica altrettanto efficiente?
Un altro esempio – ha aggiunto - viene dall’irrigazione: se nel 1985, l’agricoltura utilizzava 28 dei 45 miliardi di metri cubi d’acqua a disposizione del Paese, oggi tale quantità è scesa a 21 miliardi. Questo, grazie alla ricerca ed all’applicazione di tecniche innovative a minor consumo idrico. Ciò nonostante, i finanziamenti per il Piano Irriguo Nazionale vengono praticamente dimezzati; eppure è dalla disponibilità d’acqua, che dipende l’85% del made in Italy agroalimentare, vale a dire produzioni per circa 40 miliardi di euro! Ancora una volta, però, i Consorzi di bonifica rilanciano operativamente: ecco il progetto Irriframe, capace di indicare a ciascun agricoltore, combinando una serie di fattori, quando, cosa e quanto irrigare.
Nonostante il susseguirsi di catastrofi, nel nostro Paese – ha denunciato, ancora una volta, il Presidente A.N.B.I. - si continua a trascurare la difesa idrogeologica; al massimo se ne parla, lambiccandosi in stucchevoli querelle sul futuro dei cambiamenti climatici, le cui conseguenze, nel frattempo, si abbattono sulla popolazione. Lo stesso accade per la manutenzione della rete idraulica, fatta di piccoli e grandi corsi d’acqua, oggetto ancora di scempi ambientali. E’ l’Italia distratta sul proprio patrimonio naturale, così come sulle grandi trasformazioni in atto nel mondo, dove i Paesi ricchi stanno comperando la terra dei Paesi più poveri: una sorta di neocolonialismo, contro il quale dovrebbe schierarsi decisamente l’Italia che ha, nel territorio e nella sua identità, un elemento irripetibile di sviluppo.
In questo – ha precisato - ci sta anche la nostra battaglia per il Mezzogiorno, la cui situazione economica sempre più grave non può trovare riscatto senza il determinante apporto delle sue forze produttive; c’è bisogno di un rinnovato senso di responsabilità e, per quanto ci riguarda, non può avvenire attraverso il commissariamento dei Consorzi di bonifica (ci sono esempi pluriennali), bensì attraverso il ritorno alla democratica elezione dei loro organi amministrativi.
Quattro obbiettivi per un solo progetto - ha concluso Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I. - questa è la sfida, che lanciamo a quanti, come noi, privilegiano la cultura del fare al controproducente politichese dei salotti. La nostra operosa storia è lì a dimostrarlo.”
Un po' di dati
venerdì 9 luglio 2010
EMILIA ROMAGNA TERRITORIO FRAGILE, SEMPRE PIU’ COLPITO DA ALLUVIONI E FRANE.
Fonte: Urber - Unione Regionale delle Bonifiche Emilia Romagna
L’ANBI RILANCIA UN PIANO PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO: IN EMILIA ROMAGNA PROGETTI CANTIERABILI PER 375 MILIONI.
I danni delle alluvioni del 15-16 giugno scorso nella Bassa parmense ammontano a 19 milioni di euro per interventi urgenti sulle infrastrutture pubbliche, sulle reti idrauliche e viarie. Solo per l’agricoltura si stimano danni per 5 milioni di euro. Per gli eventi meteorologici tra fine 2009 e primi 2010 è stato approvato un piano di interventi di messa in sicurezza del territorio regionale per 29 milioni di euro. L’Emilia Romagna è una delle regioni più esposte a eventi meteorologici violenti, che evidenziano la drammatica situazione di vulnerabilità del territorio regionale.
Secondo il Ministero dell’Ambiente, il 68,6% dei Comuni italiani (in Valle d’Aosta, Umbria, Molise, Calabria e Basilicata è il 100%) ricade in aree classificate ad alto rischio idrogeologico, che interessano il 7,1% della superficie del Paese (oltre 2 milioni di ettari). Ci sono ben 3458 scuole e 89 ospedali minacciati da frane o inondazioni! Ciò nonostante si registra, anche quest’anno nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (D.P.E.F.), un’assoluta mancanza di attenzione per i problemi concernenti la manutenzione del territorio. Eppure si calcola che, annualmente, l’Italia spenda, in media, oltre un miliardo di euro per le emergenze.
Prevenire o quantomeno ridurre il rischio idrogeologico sarebbe possibile: infatti il 25% delle località, colpite da frana, è recidiva ed il 40% delle alluvioni si ripetono nei medesimi siti. Lo stesso Governo ha indicato in 44 miliardi di euro (27 per il Centro Nord, 13 per il Sud, 4 per il patrimonio costiero) il fabbisogno necessario per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto sul territorio nazionale. A fronte di ciò l’ANBI ha presentato un Piano pluriennale nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico: gli interventi, elaborati dai consorzi di bonifica ammontano a 4.183 milioni di euro da realizzarsi attraverso mutui quindicennali: è una cifra importante pari, però, solo al 20% di quanto speso, nel decennio 1994-2004, per riparare i danni da catastrofi idrogeologiche.
In Emilia Romagna i progetti elaborati dai Consorzi di adeguamento della rete di bonifica, di consolidamento delle arginature, di potenziamento degli impianti idrovori sono quasi 200 per un totale di oltre 375 milioni di euro.
L’ANBI RILANCIA UN PIANO PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO: IN EMILIA ROMAGNA PROGETTI CANTIERABILI PER 375 MILIONI.
I danni delle alluvioni del 15-16 giugno scorso nella Bassa parmense ammontano a 19 milioni di euro per interventi urgenti sulle infrastrutture pubbliche, sulle reti idrauliche e viarie. Solo per l’agricoltura si stimano danni per 5 milioni di euro. Per gli eventi meteorologici tra fine 2009 e primi 2010 è stato approvato un piano di interventi di messa in sicurezza del territorio regionale per 29 milioni di euro. L’Emilia Romagna è una delle regioni più esposte a eventi meteorologici violenti, che evidenziano la drammatica situazione di vulnerabilità del territorio regionale.
Secondo il Ministero dell’Ambiente, il 68,6% dei Comuni italiani (in Valle d’Aosta, Umbria, Molise, Calabria e Basilicata è il 100%) ricade in aree classificate ad alto rischio idrogeologico, che interessano il 7,1% della superficie del Paese (oltre 2 milioni di ettari). Ci sono ben 3458 scuole e 89 ospedali minacciati da frane o inondazioni! Ciò nonostante si registra, anche quest’anno nel Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (D.P.E.F.), un’assoluta mancanza di attenzione per i problemi concernenti la manutenzione del territorio. Eppure si calcola che, annualmente, l’Italia spenda, in media, oltre un miliardo di euro per le emergenze.
Prevenire o quantomeno ridurre il rischio idrogeologico sarebbe possibile: infatti il 25% delle località, colpite da frana, è recidiva ed il 40% delle alluvioni si ripetono nei medesimi siti. Lo stesso Governo ha indicato in 44 miliardi di euro (27 per il Centro Nord, 13 per il Sud, 4 per il patrimonio costiero) il fabbisogno necessario per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto sul territorio nazionale. A fronte di ciò l’ANBI ha presentato un Piano pluriennale nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico: gli interventi, elaborati dai consorzi di bonifica ammontano a 4.183 milioni di euro da realizzarsi attraverso mutui quindicennali: è una cifra importante pari, però, solo al 20% di quanto speso, nel decennio 1994-2004, per riparare i danni da catastrofi idrogeologiche.
In Emilia Romagna i progetti elaborati dai Consorzi di adeguamento della rete di bonifica, di consolidamento delle arginature, di potenziamento degli impianti idrovori sono quasi 200 per un totale di oltre 375 milioni di euro.
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