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lunedì 23 giugno 2014

PROVINCIA DI FERRARA: PRESENTAZIONE DELL'OPERAZIONE ARTEMIDE

Fonte: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

Sei reati contestati (in campo sanitario, edilizio, paesaggistico e ambientale), quattro sanzioni amministrative per un totale di 4.500 euro, senza contare il lavoro dei magistrati che potrebbe portare a condanne fino ad un paio di anni o sanzioni sui 40mila euro. È quanto è capitato a due cittadini romeni, padre e figlio, residenti nell’Argentano, pizzicati con oltre una tonnellata di pesce abusivamente pescato nel canale circondariale di Valle Lepri, fra cui siluri, carpe e tinche. La complessa operazione, intitolata significativamente Artemide (la dea protettrice dei pesci) che ha portato alla denuncia a piede libero dei due, ha richiesto mesi di appostamenti e pedinamenti, fino all’esito finale nell’aprile scorso. “È il frutto di una collaborazione – dice il comandante Claudio Castagnoli – fra polizia provinciale, carabinieri, polizia municipale, guardia costiera e azienda Usl di Ferrara, diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Ferrara, Ciro Alberto Savino”. È impressionante la sfilza di reati compiuti dai due uomini, perché oltre alla pesca abusiva, sono incorsi nella pessima conservazione del prodotto, nella lavorazione del pesce come attività aziendale in una costruzione abusiva, peraltro in zona soggetta a tutela ambientale, e nello scarico a cielo aperto degli scarti di lavorazione. Le forze di polizia sono convinte che l’organizzazione si estenda numericamente ben oltre le due persone individuate. La finalità dell’intera attività illecita sarebbe la destinazione del pesce ai mercati di paesi come Grecia e Romania, con il rischio che a seguito di ulteriori lavorazioni il prodotto, già una bomba sanitaria alla partenza, torni poi sui mercati nazionali. “Abbiamo provveduto anche – ha precisato il capitano Roberto Rapino dei carabinieri – al sequestro del veicolo sul quale era trasportato il pesce, perché non climatizzato e privo di cella frigorifera”. Per farsi un’idea della pericolosità del fenomeno, oltre agli aspetti igienico-sanitari, uno dei due stessi romeni fermati ha dichiarato che se non si mette uno stop a questa attività, tra cinque anni l’intero fiume Po potrebbe essere vuoto”. A dare manforte all’inquietante scenario giunge anche una valutazione recente fatta dal dipartimento di biologia dell’Università di Ferrara, secondo il quale fra il 2012 e il 2013 sarebbe andato perduto in provincia circa un terzo del patrimonio ittico. Da qui l’importanza di un coordinamento sempre più stretto tra forze di polizia ed enti “Per fermare un’attività illegale – hanno sottolineato il capitano Rapino e il tenente di vascello Tommaso Pisino della guardia costiera – che intacca il patrimonio ittico del territorio”. “Il problema non è certamente risolto con questa operazione – ha concluso il comandante Castagnoli –, ma certamente è stato assestato un colpo importante ad un’organizzazione la cui sconfitta definitiva richiede collaborazione fra noi e l’aiuto delle segnalazioni di cittadini e pescatori”. All’incontro di presentazione dell’operazione erano presenti anche il comandante della polizia municipale di Argenta e Portomaggiore, Carlo Carlini, e il responsabile del modulo organizzativo controllo prodotti della pesca dell’Ausl di Ferrara, Alcide Mosso.

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