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venerdì 13 giugno 2014

NUOVA PAC E PSR DAL CONVEGNO DI CONFAGRICOLTURA BOLOGNA: ECCO COSA CAMBIA PER L’AGRICOLTURA IN EMILIA ROMAGNA

Fonte: Confagricoltura Emilia - Romagna  

RABBONI: “PAC: è stato un accordo di compromesso, ci impegneremo a rivederlo nel 2016 col documento di revisione di medio termine. PSR: sarà pronto entro metà luglio. Tra le priorità, accordi di filiera e aggregazione di imprese”. 

GARAGNANI: “PAC: l’Italia non ha voluto puntare sui settori agricoli vitali, scontentando un po’ tutti. Risultato: il gap competitivo con alcuni paesi UE in futuro sarà incolmabile. PSR: in primis sburocratizzazione e internazionalizzazione”.

Bologna, 13 giugno 2014 – “Nel documento approvato abbiamo fatto inserire l'impegno a rivedere nel 2016, anche alla luce degli andamenti reali di mercato, gli attuali accoppiamenti. Sarà l'occasione per riproporre l'innalzamento del contributo per barbabietola da zucchero e pomodoro da industria e l'inserimento della frutta trasformata, oggi, purtroppo, esclusa dagli aiuti accoppiati”. E’ ciò che ha detto l’Assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, intervenuto al convegno promosso da Confagricoltura Bologna sulla Riforma della Politica Agricola Comune dopo l’approvazione a Roma ieri del documento di attuazione della Nuova Pac. Applaudono in sala gli imprenditori agricoli e i vertici provinciali e regionali dell’organizzazione agricola che proprio nei giorni scorsi avevano chiesto di “poter affinare strumenti e strategie nel Mid-Term Review”. “È mancato l’aiuto auspicato alle imprese che fanno vera agricoltura, che creano reddito e posti di lavoro – è la sintesi del presidente di Confagricoltura Bologna, Gianni Tosi, che nell’introdurre l’incontro aggiunge: “L’Italia non è riuscita, ancora una volta, a concentrare le risorse disperdendo così “a pioggia” gli aiuti comunitari, a fronte di una situazione già fortemente penalizzata dalla sostanziale riduzione dei contributi rispetto alla Pac precedente. Bene invece la misura a sostegno dei giovani che possa incentivarli nell’avvio dell’attività contribuendo al ricambio generazionale”. “Purtroppo l’agroalimentare italiano – è l’opinione del presidente regionale di Confagricoltura Emilia Romagna, Guglielmo Garagnani - ha perso una grande occasione con questa Riforma della Pac e le scelte nazionali si sono rivelate deboli e per nulla coraggiose. Così, per accontentare le varie regioni d’Italia - e a tal proposito mi preme sottolineare quanto grave sia stato l’errore fatto a monte dall’ex ministro De Girolamo che ha voluto concordare proprio con le Regioni le decisioni del paese – il Governo non ha puntato sui settori davvero strategici del nostro sistema agricolo produttivo, arrivando a spalmare gli aiuti accoppiati su più comparti col risultato di scontentare tutti e dimenticare peraltro qualche ramo vitale”. Un esempio: quando nel 2017 cesserà il regime delle quote latte e l’Europa diventerà un mercato cosiddetto libero, le aziende italiane - che a differenza di quelle francesi non sono state nel frattempo adeguatamente sostenute – soffriranno allora di uno svantaggio competitivo incolmabile. “Inoltre, poco coraggio è stato dimostrato nella definizione di agricoltore attivo – rimarca Garagnani - riconoscendo in realtà a troppi tale qualifica. Al contempo nessun passo avanti è stato fatto neppure in materia di pagamenti diretti: la soglia dei 250 euro è irrisoria, se si pensa che la macchina burocratica oggi assorbe in media 320 euro ogni singolo beneficiario”. Nel corso del convegno si è parlato anche del Programma regionale di Sviluppo Rurale 2014-2020 che verrà licenziato entrò metà luglio dall’Assemblea legislativa della Regione. “Chiediamo di mantenere alta l’attenzione – dice il presidente Garagnani - sulla sburocratizzazione e sull’internazionalizzazione delle imprese: le nostre aziende devono essere competitive sul mercato globale e quindi bisogna sostenerle nei piani di investimento e nel potenziamento della redditività. Auspichiamo inoltre un’improrogabile maggiore aggregazione all’interno della filiera alimentare e che accanto alla già rodata formula cooperativa, vengano favorite anche le altre forme di aggregazione imprenditoriale più leggere, come i contratti di rete, le associazioni temporanee di impresa ed altro”. “Sarà sempre più strategico lavorare per reti di impresa ed accordi interprofessionali - è la pronta replica dell’Assessore Rabboni che sottolinea le priorità del nuovo PSR: “la quota maggiore di risorse per gli investimenti e la competitività sarà riservata alle imprese che si mettono in rete nelle diverse forme attualmente possibili. E' una scelta dettata dall’internazionalizzazione e dalla necessita di far accedere le nostre medie imprese a tutte le opportunità che essa offre, sia sul piano delle tecnologie che degli sbocchi di mercato”. “Quindi - sottolinea l’Assessore regionale - aiuti alle reti di impresa per il trasferimento tecnologico, per gli investimenti di comparto e di filiera, per la logistica e per l'autocontrollo della produzione; ma anche aiuti alle imprese che operano in montagna per diversificarne le attività; per valorizzarne le produzioni e per sostenerle nella prevenzione e nel ripristino del dissesto idrogeologico aziendale. Quanto alla burocrazia: la Regione ha trasferito su supporto informatico i fascicoli aziendali, ciò consentirà di ridurla notevolmente. Inoltre, a fine mese, sarà pienamente operativo il Registro Unico regionale dei controlli nelle aziende agricole. Stiamo anche lavorando su alcuni progetti di credito agevolato per i beneficiari del nuovo PSR e su un Fondo di rotazione che riguarda investimenti di piccole entità”. In chiusura, una puntualizzazione sulle tematiche ambientali: “Basta col pensarle come una forma di punizione nei confronti dell’impresa – sostiene il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna - stimoliamo l’innovazione e la ricerca: dalle nuove tecniche di stoccaggio e trattamento dei reflui zootecnici all’agricoltura blu, sono tanti i settori veramente ambientalisti su cui puntare. E avanti con la battaglia sulla direttiva nitrati, strenuamente sostenuta da Confagricoltura”. “Apriremo presto – rassicura Rabboni - una riflessione in sede europea sulla direttiva nitrati, alla luce anche dei risultati della recente ricerca dell’Ispra sull’origine degli inquinanti nelle acque della pianura padana, dalla quale si evince il minimo apporto della zootecnia, pari solo al 10-15%”.

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