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giovedì 1 agosto 2013

COLDIRETTI: IMPRESA PESCA, OK ALL’ETICHETTA ITALIANA, SERVE OBBLIGO ORIGINE E CHIARA RICONOSCIBILITA’ PER I CONSUMATORI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Per Coldiretti Impresapesca è positiva l’introduzione dell’indicazione “prodotto italiano” anche per il pesce, ma occorre andare avanti con l’obbligo dell’indicazione dell’origine evidente e chiara per i consumatori che rischiano di acquistare un pesce per un altro o prodotto straniero di incerta provenienza e specie.

Il via libera all’indicazione “prodotto italiano” per il pesce tricolore è un provvedimento positivo, ma ora occorre compiere il passo successivo, rendendo obbligatoria l’etichettatura d’origine, per garantire piena trasparenza rispetto al rischio di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero congelato, tanto più elevato dopo l’avvio del fermo biologico. E’ quanto afferma Coldiretti Impresapesca nel commentare l’adozione del decreto, firmato dal ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo, che dà la possibilità per i soggetti che effettuano la vendita al dettaglio e la somministrazione di prodotti della pesca di inserire la dicitura “prodotto italiano” - o altra indicazione relativa all'origine italiana - nelle informazioni fornite per iscritto al consumatore. Attualmente - ricorda Coldiretti Impresapesca – la leggesull’etichettatura prevede la sola indicazione della zona di pesca. Il pesce italiano, ad esempio, fa parte della cosiddetta “zona Fao 37”, che contraddistingue il prodotto del Mediterraneo. Una indicazione sicuramente di non immediata comprensione che apre le porte comunque alla possibilità di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero, che è tanto più forte nella ristorazione, dove spesso vengono spacciati per tricolori prodotti che arrivano in realtà dall’estero. Le vongole - spiega Coldiretti Impresa-Pesca - possono anche provenire dalla Turchia, mentre i gamberetti, che rappresentano quasi la metà del pesce importato in Italia, sono spesso targati Cina, Argentina o Vietnam, ma anche il pangasio dal fiume Mekong venduto come cernia, l’halibut atlantico al posto delle sogliole o lo squalo smeriglio venduto come pesce spada. In questi ultimi casi siamo nel vero e proprio campo delle truffe di rilevanza penale. Ben venga un aiuto in più per smascherare il 72% di prodotto ittico consumato in Italia e proveniente dall’estero, la cui identità difficilmente emerge. Da qui la richiesta di Coldiretti Impresapesca di estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine, già vigente per il prodotto che si acquista nelle pescherie o direttamente dagli imprenditori, anche ai menu della ristorazione.

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