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lunedì 2 settembre 2013

CIA FERRARA: POMODORO: CALI PRODUTTIVI MA PRODOTTO BUONO

Fonte: Ufficio Stampa Cia Ferrara  

Difficoltà nei trapianti e andamento climatico hanno ridotto ettari investiti e produzione. Ma la qualità ha tenuto e la richiesta dell’industria è buona

Se l’anno scorso il caldo torrido ha compromesso fortemente la produzione del pomodoro da industria nel ferrarese, quest’anno sono state le eccessive precipitazioni piovose a rendere difficoltosa la campagna, a partire dall’epoca del trapianto fino agli ultimissimi e dannosi fenomeni atmosferici. A fare il punto sull’andamento della campagna del pomodoro sono alcuni dei maggiori produttori ferraresi associati a Cia Ferrara che stanno lavorando, in queste settimane, alla raccolta dei prodotti che continuerà probabilmente fino a metà settembre. «Le prime difficoltà – concordano Barbara Bersani, produttrice di Longastrino e Giorgio Paolini di Argenta – sono arrivate ad aprile nella prima fase del trapianto a causa delle piogge abbondanti che hanno allagato i terreni ritardando o in alcuni casi impedendo la messa in campo delle piante. Poi sono arrivate settimane di caldo torrido e siccità che hanno provocato grande sofferenza alle piante e allegagione parziale, fino ad arrivare alle ultime manifestazioni atmosferiche, in piena fase di raccolta, con forti piogge, vento e grandinate. Da segnalare anche la chiusura delle strade nel Mezzano che ha reso difficile la consegna stessa del prodotto alle aziende di trasformazione. Il risultato di tale andamento climatico è un calo produttivo che va attualmente fino oltre il 30% rispetto ad un’annata che si può definire normale come quella del 2011, con circa 750-800 q per ettaro. Poi, certo, ci sono le eccezioni per un prodotto seminato su terreni “vergini”, mai investiti a pomodoro, che sono arrivati fino a 1000 q per ettaro, ma sono casi veramente rari». Se gli ettari investiti e i quintali sono mancati in questa campagna la qualità, soprattutto in questa seconda fase di raccolta, si sta mantenendo decisamente buona. «Non è solo il grado Brix medio (l’indice che misura la qualità del prodotto con metodo rifratto metrico) attorno al 5,5-6 a soddisfare l’industria - ha spiegato Nino Rocchi nella doppia veste di produttore e trasformatore dello stabilimento Due Valli di Ostellato - ma anche il colore, migliorato in corso delle settimane e la consistenza del prodotto idoneo per la trasformazione in polpa. La qualità del prodotto non riuscirà, probabilmente, a compensare le perdite produttive perché, in generale, occorre una produzione di almeno 700 q per ettaro per coprire i costi di produzione. Ma la forte richiesta industriale di prodotto e il grande interesse, dunque, alla trasformazione potranno rimediare alle difficoltà produttive. Attualmente il prezzo stabilito attraverso l’accordo Area Nord per il pomodoro prevede un prezzo, per il prodotto che soddisfa i criteri industriali, di 85-90 euro alla tonnellata. Ma la mancanza di prodotto farà scattare, in molti casi, un meccanismo di premi aggiuntivi rispetto al prezzo definito che potranno compensare le perdite quantitative». La partita del pomodoro da industria, secondo le valutazioni degli imprenditori agricoli di Cia Ferrara, si gioca dunque tutto su qualità e andamento commerciale.

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