Fonte: Agrinsieme
Chiara la posizione di Agrinsieme che chiede di basare le limitazioni imposte al settore agricolo nel ferrarese su basi scientifiche non politiche
E’ ancora una volta la direttiva nitrati, la norma europea che regolamenta l’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici e definisce le zone vulnerabili, a scuotere il mondo agricolo ferrarese. Il coordinamento di Agrinsieme – unione di Confagricoltura, Cia e ACI (Alleanza Cooperative Italiane che riunisce Confcooperative, Legacoop e AGCI) - non usa mezzi termini per dichiarare scientificamente ingiustificate le regole imposte agli agricoltori ferraresi. «Il territorio di Ferrara è ingiustamente inserito nelle Aree Vulnerabili ai Nitrati – spiegano i membri di Agrinsieme – anche se il nostro settore agricolo non inquina e svolge, al contrario, una funzione benefica per la qualità delle acque.» A confermarlo un’importante ricerca scientifica, coordinata dall’Università di Ferrara - ma finanziata anche da Provincia e Camera di Commercio – che ha confermato la capacità dei terreni e delle piante di fare da filtro per le sostanze azotate, tanto che le acque che entrano nel bacino ferrarese sono peggiori delle acque che ne escono. «La nostra denuncia contro i vincoli della direttiva – continua Agrinsieme – è basata su concreti dati scientifici e pensiamo che non si possa più ignorare un’evidenza di tale natura. Rimane inoltre da verificare di quale origine siano, di fatto, i nitrati che vanno a inquinare le acque.» La direttiva nitrati – emanata nel 1991 e modificata nel 2006 dall’Unione Europea – era stata “sospesa” lo scorso dicembre da un decreto governativo che aveva declassato tutte le aree della Pianura Padana come non vulnerabili. Da qui la reazione dell’Europa, nei primi mesi del 2013, che aveva aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia, una vera e propria bacchettata per il mancato rispetto della direttiva. «Da questa fase di scontri e incomprensioni – ha spiegato Agrinsieme – auspichiamo si pongano le basi per una più equa individuazione delle aree oggetto di vincolo e, in maniera ancora più urgente, vi sia una corretta ripartizione dei vincoli stessi fra tutte le diverse componenti, produttive e residenziali, operanti nel bacino padano.» D’altra parte era proprio questo l’obiettivo del precedente Accordo Stato-Regioni del 2011 che prevedeva l’impegno delle regioni e del Ministero dell’ambiente nell’avviare un’analisi scientifica capillare sull’impatto delle pressioni antropiche sullo stato delle acque superficiali e sotterranee, potenziando la rete di monitoraggio per verificare le diverse origini e le ragioni dell’inquinamento. Tutto finalizzato a mitigare, con misure specifiche, l’inquinamento stesso delle acque. «La tutela della salute dei cittadini, degli agricoltori e degli allevatori – conclude Agrinsieme - non si fa con i proclami politici dal sapore vagamente elettorale, ma con gli accordi mantenuti e l’uso sapiente delle conoscenze scientifiche. Altrimenti si rischia di avere, come unico risultato, una nuova serie di vincoli indiscriminati che non risolvono i problemi reali e concreti del settore agricolo e della salvaguardia ambientale.»
lunedì 9 settembre 2013
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