Fonte: Confagricoltura
“Finalmente è stato presentato lo studio di Ispra previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 5 maggio 2011, sulla contaminazione dei nitrati delle acque e sulle diverse sorgenti di contaminazione. Dai dati forniti si ricava che l’apporto della zootecnica è sicuramente più limitato rispetto a quanto finora considerato e non è mai significativamente prevalente rispetto alle altre fonti interessate”. Lo ha posto in evidenza il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia che ha partecipato al seminario illustrativo.
Nel sottolineare l’importanza del lavoro svolto fino ad ora dai ministri dell’Agricoltura Martina e dell’Ambiente Galletti e dalle Regioni, attraverso iniziative concertate e coordinate, il vicepresidente di Confagricoltura ha auspicato che al ‘Tavolo Nitrati” del 10 febbraio si possano definire “le ulteriori azioni necessarie per dare risposte puntuali al settore zootecnico”.
Difatti, è sempre più necessario intervenire, ed occorre farlo tempestivamente, se non si vuole continuare ad assistere ad un forte ridimensionamento di un settore che contribuisce alla maggior parte delle produzioni di qualità italiane.
Ad avviso di Confagricoltura l’evoluzione della normativa comunitaria sulla tutela delle acque e sulla prevenzione dell’inquinamento atmosferico, a fronte di una legislazione sui nitrati oramai datata, impone un approccio integrato degli interventi che, nel rispetto della tutela dell’ambiente, non ostacoli lo sviluppo della zootecnica italiana e non limiti la sua competitività nel contesto internazionale, con le conseguenti pesanti ripercussioni negative riguardo alla produzione agricola, all’occupazione ed alla tutela del territorio.
“In tale contesto – ha posto in evidenza Veggia - occorre procedere ad una rapida pubblicazione del decreto effluenti che definisce una semplificazione degli adempimenti ed una maggiore flessibilità nei periodi di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e che fornisce un quadro normativo certo sull’utilizzazione agronomica del digestato”.
Il digestato insieme agli effluenti zootecnici – ha poi ricordato il rappresentante di Confagricoltura - contribuisce al ripristino della sostanza organica dei suoli e dà la possibilità di diminuire l’utilizzo dei fertilizzanti chimici, fornendo risposte ad alcune criticità evidenziate dallo studio Ispra.
Il vicepresidente di Confagricoltura ha infine sollecitato che, “in relazione alla vicina scadenza fissata per le Regioni per la definizione dei nuovi programmi di azione, si proceda, nelle aree in cui i dati dell’Ispra hanno evidenziato un limitato peso della zootecnica alla contaminazione dai nitrati, alla riperimetrazione delle zone vulnerabili”.
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giovedì 29 gennaio 2015
giovedì 6 novembre 2014
LA CITY E’ PIU’ SMART SE C’E’ ANCHE L’AGRICOLTURA. IL VICEPRESIDENTE DELLA CONFAGRICOLTURA EZIO VEGGIA INTERVIENE AGLI STATI GENERALI DELLA GREEN ECONOMY, A RIMINI.
Fonte: Confagricoltura
“Le aziende agricole delle aree periurbane possono svolgere un ruolo importante nella realizzazione della Smart City, in nome di un nuovo rapporto città-campagna basato sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio, sull’offerta di natura e tempo libero, sull’ incontro tra domanda e offerta e sullo sviluppo di nuovo modello di welfare.” E’ questa la tesi di Confagricoltura illustrata dal vicepresidente Ezio Veggia, nel corso del suo intervento agli Stati generali della Green Economy, nella sessione “L’agroalimentare di qualità ecologica nelle cinture verdi urbane: verso Expo 2015”. Veggia ha ricordato che nelle cinture periurbane esiste una situazione estremamente variegata caratterizzata generalmente dalla presenza di un’agricoltura professionale e specializzata, multifunzionale e di numerosi distretti agroindustriali. Tante però sono le potenzialità ambientali, economiche e sociali che le aziende agricole hanno in queste aree. “L’agricoltura - ha detto il vicepresidente della Confagricoltura - è tra i principali attori della conservazione del paesaggio e del territorio rurale e contribuisce a contrastare il consumo di suolo agricolo, contenendo anche le espansioni urbane a carattere sia residenziale sia artigianale/industriale”. Oltre a quella ambientale, va considerata, anche, la valenza economica delle aziende che svolgono la loro attività nelle aree periurbane, che possono cogliere l’opportunità di un mercato vicino, in cui collocare prodotti agricoli, sfruttando i vantaggi offerti da una filiera corta, che permette una riduzione significativa di passaggi commerciali. “Ciò non significa – ha detto Veggia - che queste aziende debbano guardare solo al vicino mercato della città. Molte esportano sui mercati nazionale ed internazionali, producono reddito e occupazione e portano il proprio territorio in giro per il mondo, valorizzandolo. Sono aziende che hanno scelto di investire in sostenibilità, come strumento competitivo, non solo producendo biologico, ma soprattutto innovando i loro sistemi di produzione agricola, diminuendo l’uso dell’acqua, dei fertilizzanti e dei fitofarmaci”. Un contributo determinante dell’agricoltura alla Smart City viene dalla produzione di energia verde e dalle attività rivolte al sociale e al territorio, creando nuove opportunità non solo in ambito agricolo, ma anche ricreativo, ristorativo e dell’accoglienza. “E’ soprattutto tramite le aziende agricole – ha spiegato il vicepresidente di Confagricoltura – che si è riusciti a raggiungere l’obiettivo della generazione distribuita attraverso la produzione di energia elettrica e termica. E molto importante è anche il biometano, che costituisce un’ulteriore opportunità di sviluppo che potrà favorire il miglioramento della qualità dell’aria delle città anche attraverso il rifornimento delle flotte pubbliche”. Veggia si è quindi soffermato sul ruolo sociale delle aziende agricole periurbane, che ha grandi potenzialità e che è direttamente legato alla fornitura di servizi educativi (fattorie didattiche, agrinidi) o di terapia, riabilitazione e reinserimento lavorativo per le fasce più svantaggiate e vulnerabili della società, che spesso suppliscono alla crisi dei sistemi tradizionali di assistenza sociale, operando in collaborazione con le istituzioni socio sanitarie competenti nel territorio. “Questa è l’agricoltura periurbana – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura - . Circoscriverla alla realizzazione degli orti urbani, utili in progetti di rinverdimento o di riqualificazione di aree degradate dal punto di vista urbanistico e sociale, ma non certo ai fini dell’autosufficienza e l’autoconsumo, è senza dubbio una limitazione”.
“Le aziende agricole delle aree periurbane possono svolgere un ruolo importante nella realizzazione della Smart City, in nome di un nuovo rapporto città-campagna basato sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio, sull’offerta di natura e tempo libero, sull’ incontro tra domanda e offerta e sullo sviluppo di nuovo modello di welfare.” E’ questa la tesi di Confagricoltura illustrata dal vicepresidente Ezio Veggia, nel corso del suo intervento agli Stati generali della Green Economy, nella sessione “L’agroalimentare di qualità ecologica nelle cinture verdi urbane: verso Expo 2015”. Veggia ha ricordato che nelle cinture periurbane esiste una situazione estremamente variegata caratterizzata generalmente dalla presenza di un’agricoltura professionale e specializzata, multifunzionale e di numerosi distretti agroindustriali. Tante però sono le potenzialità ambientali, economiche e sociali che le aziende agricole hanno in queste aree. “L’agricoltura - ha detto il vicepresidente della Confagricoltura - è tra i principali attori della conservazione del paesaggio e del territorio rurale e contribuisce a contrastare il consumo di suolo agricolo, contenendo anche le espansioni urbane a carattere sia residenziale sia artigianale/industriale”. Oltre a quella ambientale, va considerata, anche, la valenza economica delle aziende che svolgono la loro attività nelle aree periurbane, che possono cogliere l’opportunità di un mercato vicino, in cui collocare prodotti agricoli, sfruttando i vantaggi offerti da una filiera corta, che permette una riduzione significativa di passaggi commerciali. “Ciò non significa – ha detto Veggia - che queste aziende debbano guardare solo al vicino mercato della città. Molte esportano sui mercati nazionale ed internazionali, producono reddito e occupazione e portano il proprio territorio in giro per il mondo, valorizzandolo. Sono aziende che hanno scelto di investire in sostenibilità, come strumento competitivo, non solo producendo biologico, ma soprattutto innovando i loro sistemi di produzione agricola, diminuendo l’uso dell’acqua, dei fertilizzanti e dei fitofarmaci”. Un contributo determinante dell’agricoltura alla Smart City viene dalla produzione di energia verde e dalle attività rivolte al sociale e al territorio, creando nuove opportunità non solo in ambito agricolo, ma anche ricreativo, ristorativo e dell’accoglienza. “E’ soprattutto tramite le aziende agricole – ha spiegato il vicepresidente di Confagricoltura – che si è riusciti a raggiungere l’obiettivo della generazione distribuita attraverso la produzione di energia elettrica e termica. E molto importante è anche il biometano, che costituisce un’ulteriore opportunità di sviluppo che potrà favorire il miglioramento della qualità dell’aria delle città anche attraverso il rifornimento delle flotte pubbliche”. Veggia si è quindi soffermato sul ruolo sociale delle aziende agricole periurbane, che ha grandi potenzialità e che è direttamente legato alla fornitura di servizi educativi (fattorie didattiche, agrinidi) o di terapia, riabilitazione e reinserimento lavorativo per le fasce più svantaggiate e vulnerabili della società, che spesso suppliscono alla crisi dei sistemi tradizionali di assistenza sociale, operando in collaborazione con le istituzioni socio sanitarie competenti nel territorio. “Questa è l’agricoltura periurbana – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura - . Circoscriverla alla realizzazione degli orti urbani, utili in progetti di rinverdimento o di riqualificazione di aree degradate dal punto di vista urbanistico e sociale, ma non certo ai fini dell’autosufficienza e l’autoconsumo, è senza dubbio una limitazione”.
mercoledì 21 novembre 2012
FORUM SVILUPPO, AMBIENTE, SALUTE. VEGGIA (CONFAGRICOLTURA): “L’AMBIENTE SI TUTELA CON L’IMPEGNO ATTIVO DEGLI AGRICOLTORI”
Fonte: Confagricoltura
“Confagricoltura concorda in pieno con il ministro Clini sulla necessità di un ‘cambio di paradigma’ – come l’ha definito - delle politiche ambientali e della salute, da strumenti di controllo dello sviluppo, a motore dello sviluppo stesso. L’agricoltura vuole inserirsi a pieno titolo in quest’ottica”. Lo ha detto il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia, intervenendo ad Arezzo al “1° Forum internazionale Sviluppo, Ambiente e Salute”. “Dice il ministro – ha aggiunto Veggia - che bisogna riportare l’ambiente al centro delle politiche di crescita ma con una nuova mentalità, con una politica ambientale che non è diversa, magari contrapposta a quella produttiva. In questo quadro si può coniugare (in una logica coordinata e concatenata, ambiente, salute e sviluppo agricolo)”. Il vicepresidente di Confagricoltura ha poi detto: “Occorre produrre cibo per sempre più persone (9 miliardi di persone entro il 2050), sempre più sicuro (i principi di food security e food safety) ed in maniera sostenibile La nostra agricoltura lo fa. Abbiamo regole di tutela ambientali e di protezione dei consumatori e di benessere degli animali che non hanno uguali al mondo, tant’è che stanno rischiando di diventare fattori di non competitività. E che comunque hanno consentito di raggiungere traguardi non trascurabili”. Veggia ha quindi posto in evidenza come, negli ultimi anni, il consumo di fungicidi, insetticidi, erbicidi e concimi minerali sia calato considerevolmente. Segno di efficienza nell’utilizzo (coltiviamo praticamente la medesima superficie usando meno fattori) e di una maggiore considerazione dell’ecosistema. Ed ha fatto presente come si stia vincendo anche la sfida della safety alimentare: “La sicurezza alimentare, non è legata solo agli aspetti quantitativi ma anche qualitativi; requisito, quest’ultimo, che ormai il consumatore riconosce come intrinseco al prodotto”. Un’altra grande sfida è in arrivo – ha ricordato il vicepresidente di Confagricoltura – che prevede che dal 1 gennaio 2014 potranno essere utilizzate solo le tecniche di difesa integrata delle colture. Infine Ezio Veggia si è soffermato sul clima che ha grande influenza nella produzione agricola sia per le rese che per l’insorgenza di fitopatologie che possono avere ripercussioni sulla salute umana. “Nei prossimi anni – ha osservato - il cambiamento climatico costituirà una sfida importante in quanto comporterà minori precipitazioni e un aumento delle temperature estive, accentuando risorse già scarse, senza contare i ripetuti fenomeni alluvionali. L’imprenditore agricolo deve saper dosare l’uso dell’acqua, ma non esiste una tecnica che possa andar bene per ogni condizione climatica. E’ un dato di cui bisogna tener conto ogni volta che si impongono limiti o riduzioni di apporti idrici agli agricoltori. “L’agricoltore - ha quindi concluso il vicepresidente di Confagricoltura – va messo nelle condizioni di rimanere nel territorio di cui è il primo difensore. Senza l’impresa agricola competitiva il territorio, abbandonato dall’uomo, non ha futuro”.
“Confagricoltura concorda in pieno con il ministro Clini sulla necessità di un ‘cambio di paradigma’ – come l’ha definito - delle politiche ambientali e della salute, da strumenti di controllo dello sviluppo, a motore dello sviluppo stesso. L’agricoltura vuole inserirsi a pieno titolo in quest’ottica”. Lo ha detto il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia, intervenendo ad Arezzo al “1° Forum internazionale Sviluppo, Ambiente e Salute”. “Dice il ministro – ha aggiunto Veggia - che bisogna riportare l’ambiente al centro delle politiche di crescita ma con una nuova mentalità, con una politica ambientale che non è diversa, magari contrapposta a quella produttiva. In questo quadro si può coniugare (in una logica coordinata e concatenata, ambiente, salute e sviluppo agricolo)”. Il vicepresidente di Confagricoltura ha poi detto: “Occorre produrre cibo per sempre più persone (9 miliardi di persone entro il 2050), sempre più sicuro (i principi di food security e food safety) ed in maniera sostenibile La nostra agricoltura lo fa. Abbiamo regole di tutela ambientali e di protezione dei consumatori e di benessere degli animali che non hanno uguali al mondo, tant’è che stanno rischiando di diventare fattori di non competitività. E che comunque hanno consentito di raggiungere traguardi non trascurabili”. Veggia ha quindi posto in evidenza come, negli ultimi anni, il consumo di fungicidi, insetticidi, erbicidi e concimi minerali sia calato considerevolmente. Segno di efficienza nell’utilizzo (coltiviamo praticamente la medesima superficie usando meno fattori) e di una maggiore considerazione dell’ecosistema. Ed ha fatto presente come si stia vincendo anche la sfida della safety alimentare: “La sicurezza alimentare, non è legata solo agli aspetti quantitativi ma anche qualitativi; requisito, quest’ultimo, che ormai il consumatore riconosce come intrinseco al prodotto”. Un’altra grande sfida è in arrivo – ha ricordato il vicepresidente di Confagricoltura – che prevede che dal 1 gennaio 2014 potranno essere utilizzate solo le tecniche di difesa integrata delle colture. Infine Ezio Veggia si è soffermato sul clima che ha grande influenza nella produzione agricola sia per le rese che per l’insorgenza di fitopatologie che possono avere ripercussioni sulla salute umana. “Nei prossimi anni – ha osservato - il cambiamento climatico costituirà una sfida importante in quanto comporterà minori precipitazioni e un aumento delle temperature estive, accentuando risorse già scarse, senza contare i ripetuti fenomeni alluvionali. L’imprenditore agricolo deve saper dosare l’uso dell’acqua, ma non esiste una tecnica che possa andar bene per ogni condizione climatica. E’ un dato di cui bisogna tener conto ogni volta che si impongono limiti o riduzioni di apporti idrici agli agricoltori. “L’agricoltore - ha quindi concluso il vicepresidente di Confagricoltura – va messo nelle condizioni di rimanere nel territorio di cui è il primo difensore. Senza l’impresa agricola competitiva il territorio, abbandonato dall’uomo, non ha futuro”.
mercoledì 18 luglio 2012
LAVORO, CONFAGRICOLTURA: “LA GREEN ECONOMY, CON IL CONTRIBUTO ESSENZIALE DELLE IMPRESE AGRICOLE, PUO’ DIVENTARE GREEN JOB”
Fonte: Confagricoltura
“Lo sviluppo sostenibile apporta benefici all’ambiente ed al territorio ma anche all’economia ed all’occupazione. Green economy deve diventare green job”. Lo ha sottolineato il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia intervenendo, a Roma, al workshop “Il contributo dei lavori verdi allo sviluppo sostenibile in Italia dopo Rio+20”, organizzato dal ministero dell’Ambiente e dal Dipartimento della Funzione Pubblica. “Il mercato del lavoro in agricoltura – ha spiegato Ezio Veggia - sta cambiando profondamente e si apre a nuove attività e figure professionali per lo sviluppo delle attività agro energetiche che acquistano grande rilevanza; questo sforzo però va sostenuto e favorito proprio perché crea occupazione”. Il vicepresidente di Confagricoltura ha ricordato come il decreto sviluppo colleghi l’erogazione di alcuni finanziamenti alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. “La misura agevolativa, così come prevista, attraverso il riferimento testuale al settore della green economy, sembra escludere le imprese agricole, trascurando il loro apporto, le potenzialità e la propensione agli investimenti”. Il rappresentante di Confagricoltura ha quindi evidenziato la rilevanza delle nuove attività che interessano un gran numero di imprese agricole che abbinano all’attività produttiva tradizionale altre integrative ed innovative. Dai dati del censimento agricolo si rileva che sono quasi 22 mila le aziende che si occupano di energia da fonte rinnovabile; circa 45 mila le imprese biologiche. Le aziende interessate alla manutenzione ed alla realizzazione di siepi, filari di alberi e muretti per la prevenzione del dissesto idrogeologico invece sono quasi 274 mila. “Tendenzialmente negli ultimi anni va crescendo il numero delle imprese che si dedicano ad attività bio-sostenibili – conclude Ezio Veggia -. Maggiore attenzione alle imprese del settore agricolo si traduce in una maggiore tutela del territorio”.
“Lo sviluppo sostenibile apporta benefici all’ambiente ed al territorio ma anche all’economia ed all’occupazione. Green economy deve diventare green job”. Lo ha sottolineato il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia intervenendo, a Roma, al workshop “Il contributo dei lavori verdi allo sviluppo sostenibile in Italia dopo Rio+20”, organizzato dal ministero dell’Ambiente e dal Dipartimento della Funzione Pubblica. “Il mercato del lavoro in agricoltura – ha spiegato Ezio Veggia - sta cambiando profondamente e si apre a nuove attività e figure professionali per lo sviluppo delle attività agro energetiche che acquistano grande rilevanza; questo sforzo però va sostenuto e favorito proprio perché crea occupazione”. Il vicepresidente di Confagricoltura ha ricordato come il decreto sviluppo colleghi l’erogazione di alcuni finanziamenti alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. “La misura agevolativa, così come prevista, attraverso il riferimento testuale al settore della green economy, sembra escludere le imprese agricole, trascurando il loro apporto, le potenzialità e la propensione agli investimenti”. Il rappresentante di Confagricoltura ha quindi evidenziato la rilevanza delle nuove attività che interessano un gran numero di imprese agricole che abbinano all’attività produttiva tradizionale altre integrative ed innovative. Dai dati del censimento agricolo si rileva che sono quasi 22 mila le aziende che si occupano di energia da fonte rinnovabile; circa 45 mila le imprese biologiche. Le aziende interessate alla manutenzione ed alla realizzazione di siepi, filari di alberi e muretti per la prevenzione del dissesto idrogeologico invece sono quasi 274 mila. “Tendenzialmente negli ultimi anni va crescendo il numero delle imprese che si dedicano ad attività bio-sostenibili – conclude Ezio Veggia -. Maggiore attenzione alle imprese del settore agricolo si traduce in una maggiore tutela del territorio”.
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venerdì 3 febbraio 2012
“DARE SUBITO IL VIA AL BIOMETANO”. IL VICEPRESIDENTE DELLA CONFAGRICOLTURA EZIO VEGGIA INTERVIENE ALLA “PRIMA GIORNATA DEL BIOMETANO A FIERAGRICOLA”
Fonte: Confagricoltura
“Bisogna incentivare una crescita virtuosa delle agro energie e in particolare della filiera del biogas e del biometano, che ha grandi potenzialità”. Lo ha detto il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia alla “Prima giornata nazionale del biometano”, che si è svolta oggi alla Fieragricola di Verona.
Il biometano e' un'opportunità di sviluppo per l’agricoltura italiana. Per tale motivo occorre dare attuazione rapidamente a quanto previsto dal decreto legislativo 28/11 sulle energie rinnovabili. Solo la definizione di specifiche regole per il settore permetterà l’avvio della filiera e quindi di raggiungere e sfruttare la potenzialità del settore, stimata in 7-8 miliardi di metri cubi di metano, dal solo settore agricolo, garantendo migliaia di nuovi di lavoro stabili nell'agro-industria italiana.
Veggia, che nell’ambito della giunta confederale ha la responsabilità del settore energie, ha respinto le critiche da parte di coloro che ritengono che il biogas e il biometano siano una minaccia per le tradizionali produzioni agro-zootecniche.
"Le criticità per il mercato fondiario che si sono registrate in alcune aree a vocazione zootecnica, soprattutto in quella del cremonese, sono da collegarsi al fatto che la fase dello start up non è stata del tutto governata”, ha aggiunto il vicepresidente, che ha parlato del progetto 'Il biogas fatto bene' che Confagricoltura e altre associazioni hanno messo a punto come base per un futuro che veda il biogas come integrazione del reddito aziendale. Le previsioni per i 2020, secondo il piano d'azione nazionale per le energie rinnovabili, indicano una richiesta di 200 mila ettari di terreno dedicato alla coltivazione di mais per biogas.
“Bisogna incentivare una crescita virtuosa delle agro energie e in particolare della filiera del biogas e del biometano, che ha grandi potenzialità”. Lo ha detto il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia alla “Prima giornata nazionale del biometano”, che si è svolta oggi alla Fieragricola di Verona.
Il biometano e' un'opportunità di sviluppo per l’agricoltura italiana. Per tale motivo occorre dare attuazione rapidamente a quanto previsto dal decreto legislativo 28/11 sulle energie rinnovabili. Solo la definizione di specifiche regole per il settore permetterà l’avvio della filiera e quindi di raggiungere e sfruttare la potenzialità del settore, stimata in 7-8 miliardi di metri cubi di metano, dal solo settore agricolo, garantendo migliaia di nuovi di lavoro stabili nell'agro-industria italiana.
Veggia, che nell’ambito della giunta confederale ha la responsabilità del settore energie, ha respinto le critiche da parte di coloro che ritengono che il biogas e il biometano siano una minaccia per le tradizionali produzioni agro-zootecniche.
"Le criticità per il mercato fondiario che si sono registrate in alcune aree a vocazione zootecnica, soprattutto in quella del cremonese, sono da collegarsi al fatto che la fase dello start up non è stata del tutto governata”, ha aggiunto il vicepresidente, che ha parlato del progetto 'Il biogas fatto bene' che Confagricoltura e altre associazioni hanno messo a punto come base per un futuro che veda il biogas come integrazione del reddito aziendale. Le previsioni per i 2020, secondo il piano d'azione nazionale per le energie rinnovabili, indicano una richiesta di 200 mila ettari di terreno dedicato alla coltivazione di mais per biogas.
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