Fonte: Confagricoltura
“Le aziende agricole delle aree periurbane possono svolgere un ruolo importante nella realizzazione della Smart City, in nome di un nuovo rapporto città-campagna basato sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio, sull’offerta di natura e tempo libero, sull’ incontro tra domanda e offerta e sullo sviluppo di nuovo modello di welfare.” E’ questa la tesi di Confagricoltura illustrata dal vicepresidente Ezio Veggia, nel corso del suo intervento agli Stati generali della Green Economy, nella sessione “L’agroalimentare di qualità ecologica nelle cinture verdi urbane: verso Expo 2015”.
Veggia ha ricordato che nelle cinture periurbane esiste una situazione estremamente variegata caratterizzata generalmente dalla presenza di un’agricoltura professionale e specializzata, multifunzionale e di numerosi distretti agroindustriali. Tante però sono le potenzialità ambientali, economiche e sociali che le aziende agricole hanno in queste aree.
“L’agricoltura - ha detto il vicepresidente della Confagricoltura - è tra i principali attori della conservazione del paesaggio e del territorio rurale e contribuisce a contrastare il consumo di suolo agricolo, contenendo anche le espansioni urbane a carattere sia residenziale sia artigianale/industriale”.
Oltre a quella ambientale, va considerata, anche, la valenza economica delle aziende che svolgono la loro attività nelle aree periurbane, che possono cogliere l’opportunità di un mercato vicino, in cui collocare prodotti agricoli, sfruttando i vantaggi offerti da una filiera corta, che permette una riduzione significativa di passaggi commerciali.
“Ciò non significa – ha detto Veggia - che queste aziende debbano guardare solo al vicino mercato della città. Molte esportano sui mercati nazionale ed internazionali, producono reddito e occupazione e portano il proprio territorio in giro per il mondo, valorizzandolo. Sono aziende che hanno scelto di investire in sostenibilità, come strumento competitivo, non solo producendo biologico, ma soprattutto innovando i loro sistemi di produzione agricola, diminuendo l’uso dell’acqua, dei fertilizzanti e dei fitofarmaci”.
Un contributo determinante dell’agricoltura alla Smart City viene dalla produzione di energia verde e dalle attività rivolte al sociale e al territorio, creando nuove opportunità non solo in ambito agricolo, ma anche ricreativo, ristorativo e dell’accoglienza.
“E’ soprattutto tramite le aziende agricole – ha spiegato il vicepresidente di Confagricoltura – che si è riusciti a raggiungere l’obiettivo della generazione distribuita attraverso la produzione di energia elettrica e termica. E molto importante è anche il biometano, che costituisce un’ulteriore opportunità di sviluppo che potrà favorire il miglioramento della qualità dell’aria delle città anche attraverso il rifornimento delle flotte pubbliche”.
Veggia si è quindi soffermato sul ruolo sociale delle aziende agricole periurbane, che ha grandi potenzialità e che è direttamente legato alla fornitura di servizi educativi (fattorie didattiche, agrinidi) o di terapia, riabilitazione e reinserimento lavorativo per le fasce più svantaggiate e vulnerabili della società, che spesso suppliscono alla crisi dei sistemi tradizionali di assistenza sociale, operando in collaborazione con le istituzioni socio sanitarie competenti nel territorio.
“Questa è l’agricoltura periurbana – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura - . Circoscriverla alla realizzazione degli orti urbani, utili in progetti di rinverdimento o di riqualificazione di aree degradate dal punto di vista urbanistico e sociale, ma non certo ai fini dell’autosufficienza e l’autoconsumo, è senza dubbio una limitazione”.
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giovedì 6 novembre 2014
mercoledì 4 giugno 2014
COLDIRETTI: MERCOLEDI’ 4 GIUGNO, INCONTRO TERRITORIALE AL MANDELA FORUM DI FIRENZE ”LAVORARE E VIVERE GREEN IN ITALIA”
Fonte: Coldiretti Ferrara
In occasione della giornata mondiale dell’ambiente, Coldiretti presenterà il primo dossier sui “lavori green”, ed a seguire la prima assemblea interregionale territoriale dell’Italia centrale, con migliaia di soci provenienti dalle regioni del centro, compresa l’Emilia-Romagna. Pronta alla partenza la delegazione ferrarese.
Con l’inizio della stagione che offre piu’ opportunità per “I lavori green” sarà presentato il primo Dossier “Lavorare e vivere green in Italia” con analisi aggiornate, nuovi strumenti di accesso, esperienze concrete e potenzialità occupazionali, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu. L’iniziativa è della Coldiretti che Mercoledì 4 giugno alle ore 9,00 sarà a Firenze al Nelson Mandela Forum in viale Pasquale Paoli con migliaia di quegli agricoltori che hanno consentito all’Italia di conquistare valori da primato sul piano ambientale, anche grazie ad esperienze imprenditoriali uniche, innovative e sostenibili in grado di generare lavoro e reddito, che saranno presentate dal vivo nell’Open Space “Lavorare con la Green Economy” allestito per l’occasione. Sarà presente il Presidente nazionale Roberto Moncalvo, insieme a numerosi ospiti, dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, fino ai Governatori di diverse regioni, ma ci sarà anche il procuratore Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’”Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare”, il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, il presidente di Coop Italia Marco Pedroni e molti altri rappresentanti del mondo economico, istituzionale e della cultura. Nel Dossier della Coldiretti ci sarà la prima analisi sulle aspirazioni occupazionali dei giovani, sulla decisa svolta green degli indirizzi di studio e sulle opportunità di lavoro che possono arrivare dalla green economy, ma sarà attivata anche la prima banca dati delle aziende agricole che assumono alla quale potranno accedere anche i giovani che con l’imminente fine della scuola vogliono partecipare alla raccolta di frutta e verdura, alla vendemmia e impegnarsi in un agriturismo. Non mancheranno indicazioni e consigli per chi vuole fare una vita piu’ green nella scelta del luogo di residenza o nel momento di fare la spesa e per questo verrà aperta per l'occasione l’esposizione sulla “Top ten dei cibi che inquinano” sulla base del loro impatto ambientale.
Mercoledì 4 Giugno chiusi al pubblico gli Uffici della sede e di tutte le zone della provincia di Ferrara.
In occasione della giornata mondiale dell’ambiente, Coldiretti presenterà il primo dossier sui “lavori green”, ed a seguire la prima assemblea interregionale territoriale dell’Italia centrale, con migliaia di soci provenienti dalle regioni del centro, compresa l’Emilia-Romagna. Pronta alla partenza la delegazione ferrarese.
Con l’inizio della stagione che offre piu’ opportunità per “I lavori green” sarà presentato il primo Dossier “Lavorare e vivere green in Italia” con analisi aggiornate, nuovi strumenti di accesso, esperienze concrete e potenzialità occupazionali, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu. L’iniziativa è della Coldiretti che Mercoledì 4 giugno alle ore 9,00 sarà a Firenze al Nelson Mandela Forum in viale Pasquale Paoli con migliaia di quegli agricoltori che hanno consentito all’Italia di conquistare valori da primato sul piano ambientale, anche grazie ad esperienze imprenditoriali uniche, innovative e sostenibili in grado di generare lavoro e reddito, che saranno presentate dal vivo nell’Open Space “Lavorare con la Green Economy” allestito per l’occasione. Sarà presente il Presidente nazionale Roberto Moncalvo, insieme a numerosi ospiti, dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, fino ai Governatori di diverse regioni, ma ci sarà anche il procuratore Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’”Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare”, il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, il presidente di Coop Italia Marco Pedroni e molti altri rappresentanti del mondo economico, istituzionale e della cultura. Nel Dossier della Coldiretti ci sarà la prima analisi sulle aspirazioni occupazionali dei giovani, sulla decisa svolta green degli indirizzi di studio e sulle opportunità di lavoro che possono arrivare dalla green economy, ma sarà attivata anche la prima banca dati delle aziende agricole che assumono alla quale potranno accedere anche i giovani che con l’imminente fine della scuola vogliono partecipare alla raccolta di frutta e verdura, alla vendemmia e impegnarsi in un agriturismo. Non mancheranno indicazioni e consigli per chi vuole fare una vita piu’ green nella scelta del luogo di residenza o nel momento di fare la spesa e per questo verrà aperta per l'occasione l’esposizione sulla “Top ten dei cibi che inquinano” sulla base del loro impatto ambientale.
Mercoledì 4 Giugno chiusi al pubblico gli Uffici della sede e di tutte le zone della provincia di Ferrara.
mercoledì 18 luglio 2012
LAVORO, CONFAGRICOLTURA: “LA GREEN ECONOMY, CON IL CONTRIBUTO ESSENZIALE DELLE IMPRESE AGRICOLE, PUO’ DIVENTARE GREEN JOB”
Fonte: Confagricoltura
“Lo sviluppo sostenibile apporta benefici all’ambiente ed al territorio ma anche all’economia ed all’occupazione. Green economy deve diventare green job”. Lo ha sottolineato il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia intervenendo, a Roma, al workshop “Il contributo dei lavori verdi allo sviluppo sostenibile in Italia dopo Rio+20”, organizzato dal ministero dell’Ambiente e dal Dipartimento della Funzione Pubblica. “Il mercato del lavoro in agricoltura – ha spiegato Ezio Veggia - sta cambiando profondamente e si apre a nuove attività e figure professionali per lo sviluppo delle attività agro energetiche che acquistano grande rilevanza; questo sforzo però va sostenuto e favorito proprio perché crea occupazione”. Il vicepresidente di Confagricoltura ha ricordato come il decreto sviluppo colleghi l’erogazione di alcuni finanziamenti alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. “La misura agevolativa, così come prevista, attraverso il riferimento testuale al settore della green economy, sembra escludere le imprese agricole, trascurando il loro apporto, le potenzialità e la propensione agli investimenti”. Il rappresentante di Confagricoltura ha quindi evidenziato la rilevanza delle nuove attività che interessano un gran numero di imprese agricole che abbinano all’attività produttiva tradizionale altre integrative ed innovative. Dai dati del censimento agricolo si rileva che sono quasi 22 mila le aziende che si occupano di energia da fonte rinnovabile; circa 45 mila le imprese biologiche. Le aziende interessate alla manutenzione ed alla realizzazione di siepi, filari di alberi e muretti per la prevenzione del dissesto idrogeologico invece sono quasi 274 mila. “Tendenzialmente negli ultimi anni va crescendo il numero delle imprese che si dedicano ad attività bio-sostenibili – conclude Ezio Veggia -. Maggiore attenzione alle imprese del settore agricolo si traduce in una maggiore tutela del territorio”.
“Lo sviluppo sostenibile apporta benefici all’ambiente ed al territorio ma anche all’economia ed all’occupazione. Green economy deve diventare green job”. Lo ha sottolineato il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia intervenendo, a Roma, al workshop “Il contributo dei lavori verdi allo sviluppo sostenibile in Italia dopo Rio+20”, organizzato dal ministero dell’Ambiente e dal Dipartimento della Funzione Pubblica. “Il mercato del lavoro in agricoltura – ha spiegato Ezio Veggia - sta cambiando profondamente e si apre a nuove attività e figure professionali per lo sviluppo delle attività agro energetiche che acquistano grande rilevanza; questo sforzo però va sostenuto e favorito proprio perché crea occupazione”. Il vicepresidente di Confagricoltura ha ricordato come il decreto sviluppo colleghi l’erogazione di alcuni finanziamenti alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani. “La misura agevolativa, così come prevista, attraverso il riferimento testuale al settore della green economy, sembra escludere le imprese agricole, trascurando il loro apporto, le potenzialità e la propensione agli investimenti”. Il rappresentante di Confagricoltura ha quindi evidenziato la rilevanza delle nuove attività che interessano un gran numero di imprese agricole che abbinano all’attività produttiva tradizionale altre integrative ed innovative. Dai dati del censimento agricolo si rileva che sono quasi 22 mila le aziende che si occupano di energia da fonte rinnovabile; circa 45 mila le imprese biologiche. Le aziende interessate alla manutenzione ed alla realizzazione di siepi, filari di alberi e muretti per la prevenzione del dissesto idrogeologico invece sono quasi 274 mila. “Tendenzialmente negli ultimi anni va crescendo il numero delle imprese che si dedicano ad attività bio-sostenibili – conclude Ezio Veggia -. Maggiore attenzione alle imprese del settore agricolo si traduce in una maggiore tutela del territorio”.
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venerdì 13 gennaio 2012
GREEN ECONOMY, CONFAGRICOLTURA: LA PRODUZIONE DI BIOGAS E BIOMETANO VA RILANCIATA ALTRIMENTI GLI INVESTIMENTI NEL SETTORE ANDRANNO PERSI
Fonte: Confagricoltura
“Non si deve bloccare lo sviluppo delle agroenergie. Ancora una volta rischiamo di cadere nell’errore di dedicare risorse per l’avvio di settori produttivi, peraltro strategici per il futuro del Paese, per la green economy e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali indicati dall’Europa, per poi cancellarli con un colpo di spugna, producendo enormi danni alle imprese agricole, a quelle industriali e all’occupazione”. Lo afferma il presidente della Confagricoltura Mario Guidi che ha inviato, ai ministri per lo Sviluppo economico Passera, per le Politiche agricole Catania e per l’Ambiente Clini, una lettera sulle agroenergie in vista della definizione del ‘decreto incentivi’.
Confagricoltura è vivamente preoccupata perché - nell’attuazione del d.lgs. 28/11 sui regimi di sostegno per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - si sta concretizzando una generale drastica riduzione degli incentivi per le biomasse e per il biogas, nonché un forte ridimensionamento del ruolo dell’agricoltura nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2020.
“In un silenzio assordante – dice Mario Guidi – abbiamo perso 200 mila ettari coltivati a bietole e 500 mila al Sud a grano duro. La diversificazione produttiva è indispensabile, dobbiamo dare valide alternative a chi produce. Sono convinto che le agroenergie abbiano margini di sviluppo pure nel Meridione”.
“I nuovi regimi di incentivazione – scrive il presidente di Confagricoltura - dovranno tener conto di una serie di elementi indispensabili per lo sviluppo della filiera italiana del biogas e l’avvio della filiera biometano, creando le condizioni affinché gli investimenti possano essere finanziati dal sistema bancario, e non penalizzando le colture dedicate per la produzione di energia”.
“La riforma in corso deve essere l’occasione da cogliere – conclude il presidente di Confagricoltura - per apportare gli opportuni miglioramenti all’attuale sistema di incentivazione, favorendo l’efficienza dei processi produttivi e l’uso dei sottoprodotti, premiando maggiormente gli impianti di potenza inferiore ad 1 MW”.
“Non si deve bloccare lo sviluppo delle agroenergie. Ancora una volta rischiamo di cadere nell’errore di dedicare risorse per l’avvio di settori produttivi, peraltro strategici per il futuro del Paese, per la green economy e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali indicati dall’Europa, per poi cancellarli con un colpo di spugna, producendo enormi danni alle imprese agricole, a quelle industriali e all’occupazione”. Lo afferma il presidente della Confagricoltura Mario Guidi che ha inviato, ai ministri per lo Sviluppo economico Passera, per le Politiche agricole Catania e per l’Ambiente Clini, una lettera sulle agroenergie in vista della definizione del ‘decreto incentivi’.
Confagricoltura è vivamente preoccupata perché - nell’attuazione del d.lgs. 28/11 sui regimi di sostegno per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - si sta concretizzando una generale drastica riduzione degli incentivi per le biomasse e per il biogas, nonché un forte ridimensionamento del ruolo dell’agricoltura nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2020.
“In un silenzio assordante – dice Mario Guidi – abbiamo perso 200 mila ettari coltivati a bietole e 500 mila al Sud a grano duro. La diversificazione produttiva è indispensabile, dobbiamo dare valide alternative a chi produce. Sono convinto che le agroenergie abbiano margini di sviluppo pure nel Meridione”.
“I nuovi regimi di incentivazione – scrive il presidente di Confagricoltura - dovranno tener conto di una serie di elementi indispensabili per lo sviluppo della filiera italiana del biogas e l’avvio della filiera biometano, creando le condizioni affinché gli investimenti possano essere finanziati dal sistema bancario, e non penalizzando le colture dedicate per la produzione di energia”.
“La riforma in corso deve essere l’occasione da cogliere – conclude il presidente di Confagricoltura - per apportare gli opportuni miglioramenti all’attuale sistema di incentivazione, favorendo l’efficienza dei processi produttivi e l’uso dei sottoprodotti, premiando maggiormente gli impianti di potenza inferiore ad 1 MW”.
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lunedì 5 dicembre 2011
Master di secondo livello sulla green economy: 20 voucher della Regione
FONTE: REGIONE EMILIA - ROMAGNA
Master di secondo livello per formare competenze qualificate sul tema della green economy in Emilia-Romagna. La Regione mette a disposizione assegni formativi. Le domande vanno presentate entro il 9 dicembre.
Bologna, 4 dicembre 2011. Un master di secondo livello per formare competenze qualificate sul tema della green economy in Emilia-Romagna. Giunto alla terza edizione, il Master è il risultato di una collaborazione tra le Università di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia e Parma. La Regione sostiene l’accesso a tale percorso rendendo disponibili, attraverso il consorzio Spinner, 20 assegni formativi con risorse del Fondo Sociale Europeo dell’importo di 5.000 euro ciascuno.
Il Master è focalizzato su temi di interesse per il mercato del lavoro anche in questa fase di crisi occupazionale e mira alla formazione di figure in possesso di competenze normative e operative che siano in grado di contribuire ai processi di innovazione aziendale - con uno specifico focus sui temi della progettazione eco-sostenibile dei prodotti e dei servizi - attraverso un percorso interdisciplinare e professionalizzante.
Al termine delle due edizioni precedenti il 70% dei partecipanti ha trovato un’occupazione, per lo più nell’impresa che li aveva ospitati durante lo stage conclusivo.
Una verifica sullo stato occupazionale svolta a 18 mesi di distanza dalla fine della prima edizione del Master ha riscontrato che il 69,2% degli iscritti era occupato, più della metà dei quali a tempo indeterminato. A due mesi dalla conclusione della seconda edizione i risultati emersi sono altrettanto positivi: il 68,75% di coloro che all’inizio del Master non avevano un lavoro lo hanno trovato, in sei casi su dieci, nella stessa impresa presso la quale hanno svolto lo stage conclusivo del percorso.
Il Master ha una durata complessiva di 1500 ore – con il riconoscimento di 60 crediti formativi universitari – articolate in 288 ore di lezioni frontali sullo scenario economico di riferimento e sui temi del funzionamento e della gestione aziendale; 90 ore di laboratorio di eco-design e sostenibilità; 450 ore di tirocinio all’interno di imprese, istituzioni o centri per l’innovazione dell’Emilia-Romagna; 672 ore di studio individuale.
Costante è l’orientamento al mondo del lavoro: nell’ambito dell’attività di didattica sono previste testimonianze di imprese fortemente indirizzate all’innovazione di prodotto o di processo con particolare attenzione all’impatto ambientale; incontri con amministratori e attori dei settori chiave dell’economia regionale; incontri a carattere seminariale sui temi dell’innovazione (comunicare l’innovazione, la filosofia della ricerca), del fare impresa e dell’eco-design.
Il Master, a numero chiuso – sono previsti da un minimo di 20 ad un massimo di 30 partecipanti – è rivolto esclusivamente a chi è in possesso di un titolo di laurea specialistica, laurea magistrale a ciclo unico o laurea vecchio ordinamento. Costituiscono titolo preferenziale ma non esclusivo per l’ammissione: la realizzazione di una tesi di laurea su tematiche inerenti ai contenuti sviluppati nel Master (green economy, innovazione tecnologica o organizzativo/manageriale); esperienze professionali pregresse, coerenti con gli argomenti del master; la conoscenza della lingua inglese.
La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per venerdì 9 dicembre 2011. La quota d’iscrizione è di 7mila euro. Per agevolare la partecipazione, il Consorzio Spinner – organismo intermediario individuato dalla Regione per la gestione della Sovvenzione Globale Spinner 2013, con risorse del Fondo Sociale Europeo – eroga 20 voucher del valore di 5000 euro ciascuno, per la copertura parziale dei costi di iscrizione. I voucher saranno conferiti ai primi venti immatricolati della graduatoria di accesso al Master.
Il bando e la modulistica per l’ammissione al Master e per richiedere il voucher sono disponibili su www.masterculturainnovazione.it, rispettivamente alle sezioni “Iscrizione” e “Costi e agevolazioni”.
Master di secondo livello per formare competenze qualificate sul tema della green economy in Emilia-Romagna. La Regione mette a disposizione assegni formativi. Le domande vanno presentate entro il 9 dicembre.
Bologna, 4 dicembre 2011. Un master di secondo livello per formare competenze qualificate sul tema della green economy in Emilia-Romagna. Giunto alla terza edizione, il Master è il risultato di una collaborazione tra le Università di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia e Parma. La Regione sostiene l’accesso a tale percorso rendendo disponibili, attraverso il consorzio Spinner, 20 assegni formativi con risorse del Fondo Sociale Europeo dell’importo di 5.000 euro ciascuno.
Il Master è focalizzato su temi di interesse per il mercato del lavoro anche in questa fase di crisi occupazionale e mira alla formazione di figure in possesso di competenze normative e operative che siano in grado di contribuire ai processi di innovazione aziendale - con uno specifico focus sui temi della progettazione eco-sostenibile dei prodotti e dei servizi - attraverso un percorso interdisciplinare e professionalizzante.
Al termine delle due edizioni precedenti il 70% dei partecipanti ha trovato un’occupazione, per lo più nell’impresa che li aveva ospitati durante lo stage conclusivo.
Una verifica sullo stato occupazionale svolta a 18 mesi di distanza dalla fine della prima edizione del Master ha riscontrato che il 69,2% degli iscritti era occupato, più della metà dei quali a tempo indeterminato. A due mesi dalla conclusione della seconda edizione i risultati emersi sono altrettanto positivi: il 68,75% di coloro che all’inizio del Master non avevano un lavoro lo hanno trovato, in sei casi su dieci, nella stessa impresa presso la quale hanno svolto lo stage conclusivo del percorso.
Il Master ha una durata complessiva di 1500 ore – con il riconoscimento di 60 crediti formativi universitari – articolate in 288 ore di lezioni frontali sullo scenario economico di riferimento e sui temi del funzionamento e della gestione aziendale; 90 ore di laboratorio di eco-design e sostenibilità; 450 ore di tirocinio all’interno di imprese, istituzioni o centri per l’innovazione dell’Emilia-Romagna; 672 ore di studio individuale.
Costante è l’orientamento al mondo del lavoro: nell’ambito dell’attività di didattica sono previste testimonianze di imprese fortemente indirizzate all’innovazione di prodotto o di processo con particolare attenzione all’impatto ambientale; incontri con amministratori e attori dei settori chiave dell’economia regionale; incontri a carattere seminariale sui temi dell’innovazione (comunicare l’innovazione, la filosofia della ricerca), del fare impresa e dell’eco-design.
Il Master, a numero chiuso – sono previsti da un minimo di 20 ad un massimo di 30 partecipanti – è rivolto esclusivamente a chi è in possesso di un titolo di laurea specialistica, laurea magistrale a ciclo unico o laurea vecchio ordinamento. Costituiscono titolo preferenziale ma non esclusivo per l’ammissione: la realizzazione di una tesi di laurea su tematiche inerenti ai contenuti sviluppati nel Master (green economy, innovazione tecnologica o organizzativo/manageriale); esperienze professionali pregresse, coerenti con gli argomenti del master; la conoscenza della lingua inglese.
La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per venerdì 9 dicembre 2011. La quota d’iscrizione è di 7mila euro. Per agevolare la partecipazione, il Consorzio Spinner – organismo intermediario individuato dalla Regione per la gestione della Sovvenzione Globale Spinner 2013, con risorse del Fondo Sociale Europeo – eroga 20 voucher del valore di 5000 euro ciascuno, per la copertura parziale dei costi di iscrizione. I voucher saranno conferiti ai primi venti immatricolati della graduatoria di accesso al Master.
Il bando e la modulistica per l’ammissione al Master e per richiedere il voucher sono disponibili su www.masterculturainnovazione.it, rispettivamente alle sezioni “Iscrizione” e “Costi e agevolazioni”.
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venerdì 1 ottobre 2010
GREEN ECONOMY: IN EMILIA ROMAGNA 2 MILA IMPRESE E 230 MILA ADDETTI E UN FATTURATO CHE SUPERA I 61 MILIONI DI EURO ALL'ANNO
Fonte: Giunta Regionale - Agenzia Informazione e Ufficio Stampa
A Ravenna 2010 i primi risultati di un'indagine condotta da Ervet sull'economia verde. L'assessore regionale Muzzarelli: "Conoscenza, innovazione, ricerca e qualità ambientale saranno il vantaggio competitivo per affrontare le sfide future e sostenere l'uscita dalla crisi".
Quasi 2 mila imprese, circa 230 mila addetti, oltre 61 miliardi di euro di fatturato. Sono solo alcuni dei numeri che emergono nel rapporto “Green Economy in Emilia-Romagna - Risultati e prime indicazioni sulla caratterizzazione del settore green in regione” realizzato da Ervet nell’ambito della convenzione con la Regione Emilia-Romagna, che fotografa sul territorio il fenomeno del “business verde”. I primi risultati dell’indagine sono stati presentati nell’ambito di Ravenna 2010, la terza edizione della manifestazione dedicata alle buone pratiche di utilizzo dell’acqua, delle energie, della gestione dei rifiuti e sulla sostenibilità ambientale.
«Conoscenza, innovazione, ricerca e qualità ambientale saranno il vantaggio competitivo per affrontare le sfide future e sostenere l’uscita dalla crisi. Per essere coerenti con questi obiettivi- ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli intervenenedo all'iniziativa -, gli investimenti della Regione nel 2010 sul versante della “green economy” hanno superato i 95 milioni di euro. Inoltre il nostro impegno prosegue e trova conferma nel supporto e nel finanziamento al sistema della rete dell’Alta tecnologia Regionale e dei 10 Tecnopoli. Insieme a questo il Piano energetico regionale per il triennio 2011-2013 sarà decisivo per trasformare pienamente l’Emilia-Romagna in una regione sempre più verde. Più “verde” nelle politiche industriali, abitative, nel modo di produrre, nel modo stesso di vivere dei cittadini e nell’agricoltura settore le cui imprese hanno un ruolo importante in questo processo».
In Emilia-Romagna sono ben 647 le imprese che operano in maniera esclusiva in mercati prettamente ambientali, con 25.000 addetti e oltre 4,5 miliardi di euro di fatturato: tra queste troviamo aziende impegnate nei settori rifiuti e ciclo idrico integrato (ovvero fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti), nelle energie rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nella rigenerazione e ricostruzione di pneumatici e nella gestione degli orti botanici, dei parchi naturali e del patrimonio naturale.
A queste si aggiungono altre 1.345 imprese che lavorano, sia pure parzialmente, in mercati green: danno lavoro a oltre 200 mila addetti e realizzano un fatturato di quasi 57 miliardi di euro. Fanno parte di questo gruppo aziende agroalimentari che operano con materie prime provenienti da agricoltura biologica e biodinamica, legate alla bioedilizia e all’efficienza energetica, produttrici di tecnologie. Ma anche imprese che possiedono rami di attività in settori core green (rifiuti, energie rinnovabili, gestione ciclo idrico integrato), aziende afferenti il campo della pulizia delle aree pubbliche, della decontaminazione e del disinquinamento dell'ambiente.
La Regione Emilia-Romagna nel 2010 ha destinato: 25,9 milioni di euro alla riqualificazione energetica degli enti pubblici e le cui convenzioni sono in corso di sottoscrizione; 64 milioni di euro per le Aree ecologicamente attrezzate (di cui 53 per progetti energetici e 11 per progetti di riqualificazione ambientale); 5 milioni di euro per i progetti di filiera nel campo energetico ambientale.
A Ravenna 2010 i primi risultati di un'indagine condotta da Ervet sull'economia verde. L'assessore regionale Muzzarelli: "Conoscenza, innovazione, ricerca e qualità ambientale saranno il vantaggio competitivo per affrontare le sfide future e sostenere l'uscita dalla crisi".
Quasi 2 mila imprese, circa 230 mila addetti, oltre 61 miliardi di euro di fatturato. Sono solo alcuni dei numeri che emergono nel rapporto “Green Economy in Emilia-Romagna - Risultati e prime indicazioni sulla caratterizzazione del settore green in regione” realizzato da Ervet nell’ambito della convenzione con la Regione Emilia-Romagna, che fotografa sul territorio il fenomeno del “business verde”. I primi risultati dell’indagine sono stati presentati nell’ambito di Ravenna 2010, la terza edizione della manifestazione dedicata alle buone pratiche di utilizzo dell’acqua, delle energie, della gestione dei rifiuti e sulla sostenibilità ambientale.
«Conoscenza, innovazione, ricerca e qualità ambientale saranno il vantaggio competitivo per affrontare le sfide future e sostenere l’uscita dalla crisi. Per essere coerenti con questi obiettivi- ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli intervenenedo all'iniziativa -, gli investimenti della Regione nel 2010 sul versante della “green economy” hanno superato i 95 milioni di euro. Inoltre il nostro impegno prosegue e trova conferma nel supporto e nel finanziamento al sistema della rete dell’Alta tecnologia Regionale e dei 10 Tecnopoli. Insieme a questo il Piano energetico regionale per il triennio 2011-2013 sarà decisivo per trasformare pienamente l’Emilia-Romagna in una regione sempre più verde. Più “verde” nelle politiche industriali, abitative, nel modo di produrre, nel modo stesso di vivere dei cittadini e nell’agricoltura settore le cui imprese hanno un ruolo importante in questo processo».
In Emilia-Romagna sono ben 647 le imprese che operano in maniera esclusiva in mercati prettamente ambientali, con 25.000 addetti e oltre 4,5 miliardi di euro di fatturato: tra queste troviamo aziende impegnate nei settori rifiuti e ciclo idrico integrato (ovvero fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti), nelle energie rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nella rigenerazione e ricostruzione di pneumatici e nella gestione degli orti botanici, dei parchi naturali e del patrimonio naturale.
A queste si aggiungono altre 1.345 imprese che lavorano, sia pure parzialmente, in mercati green: danno lavoro a oltre 200 mila addetti e realizzano un fatturato di quasi 57 miliardi di euro. Fanno parte di questo gruppo aziende agroalimentari che operano con materie prime provenienti da agricoltura biologica e biodinamica, legate alla bioedilizia e all’efficienza energetica, produttrici di tecnologie. Ma anche imprese che possiedono rami di attività in settori core green (rifiuti, energie rinnovabili, gestione ciclo idrico integrato), aziende afferenti il campo della pulizia delle aree pubbliche, della decontaminazione e del disinquinamento dell'ambiente.
La Regione Emilia-Romagna nel 2010 ha destinato: 25,9 milioni di euro alla riqualificazione energetica degli enti pubblici e le cui convenzioni sono in corso di sottoscrizione; 64 milioni di euro per le Aree ecologicamente attrezzate (di cui 53 per progetti energetici e 11 per progetti di riqualificazione ambientale); 5 milioni di euro per i progetti di filiera nel campo energetico ambientale.
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