Fonte: Confagricoltura
"Anemoni, ranuncoli, garofani, margherite. Regalate un fiore per San Valentino. Ma attenzione che sia italiano!" E’ il consiglio di Confagricoltura per la festa degli innamorati. Un modo per dimostrare il proprio affetto alla persona che si ama, ma anche un gesto concreto per dare mano ad un settore, il florovivaismo, che da diversi anni sente il peso della crisi e della concorrenza internazionale.
Il significativo calo delle vendite – spiega l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - che quest’anno si è tradotto anche in rimanenze di fiori tipici delle feste natalizie, unito al forte aumento dei costi di produzione (+7,3% i costi energetici nel 2012 rispetto all’anno precedente) e alla crescente concorrenza dei Paesi Terzi, sta mettendo in grossa difficoltà il comparto e in alcune aree vocate si assiste alla chiusura di storiche aziende produttrici, con conseguente perdita di posti di lavoro e di un patrimonio di conoscenza inestimabile.
I fiori italiani – sottolinea Confagricoltura – sono più resistenti, durano più a lungo, hanno i colori più vivi e, soprattutto, hanno quella bellezza italiana che ci contraddistingue nel mondo. Anemoni, primule, ginestre, ma anche garofani e margherite che, pur nella loro semplicità, possono essere valorizzati in splendidi bouquet dalla bravura e dall’estro dei nostri compositori e fiorai. Ci si può ispirare alle antiche tradizioni di questa festa o farsi trasportare dalla propria fantasia. C’è solo l’imbarazzo della scelta!
Ma può essere made in Italy anche il fiore di San Valentino per eccellenza, la rosa. Anche se, soprattutto in questo periodo, la stragrande maggioranza di questo tipo di fiore arriva dall'altra parte del mondo viaggiando in cointainer-frigo, non mancano le coltivazioni in Liguria, Puglia e Sicilia. “
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mercoledì 13 febbraio 2013
martedì 29 gennaio 2013
CRISI, CONFAGRICOLTURA: CALA DRASTICAMENTE IL CONSUMO DI FIORI E PIANTE. INVENDUTE ANCHE LE STELLE DI NATALE
Fonte: Confagricoltura
Forte la contrazione della domanda interna di piante e fiori che quest’anno si è tradotta addirittura in rimanenze di fiori tipici delle feste, come crisantemi e stelle di Natale. E’ emerso nel corso dei lavori della Federazione nazionale Florovivaistica dei produttori di Confagricoltura che ha tracciato un primo preoccupante bilancio dell’andamento del settore nella passata campagna. Il significativo calo delle vendite si unisce al forte aumento dei costi di produzione (+7,3% i costi energetici nel 2012 rispetto all’anno precedente – secondo una stima di Confagricoltura su dati Ismea) ed alla crescente concorrenza dei Paesi Terzi. Una situazione che costringe molte aziende del comparto che non riescono a far quadrare i conti a cessare l’attività. “Il momento è drammatico - commenta il presidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura Francesco Mati -. In alcune aree vocate si sta assistendo alla chiusura di storiche aziende produttrici con conseguente perdita dei posti di lavoro e con ricorso alla cassa integrazione. Un danno quindi non solo economico ma anche sociale, se si pensa ad esempio al patrimonio di conoscenze che si rischia di perdere, che interessa il settore e coinvolge l’indotto”. “In questa delicata situazione - osserva Mati - il florovivaismo ha bisogno di considerazione, di politiche rapide e mirate per superare la crisi dei consumi interni, di investimenti in ricerca e sviluppo di nuove varietà, di stimoli per raggiungere nuovi mercati, anche eliminando le barriere non tariffarie nei Paesi Terzi”. “Occorre avere la consapevolezza comune che il verde è un investimento e che quindi prestare attenzione per far ripartire questo comparto – conclude il rappresentante di Confagricoltura per il florovivaismo – significa benefici per l’economia, in termini di crescita dell’occupazione e del settore turistico. Significa anche contribuire in maniera determinante al miglioramento dell’ambiente e della qualità della vita, rendendo più salubre l’aria che respiriamo, riducendo l’inquinamento e donando benessere ed energia come solo un habitat ben curato può offrire”.
Forte la contrazione della domanda interna di piante e fiori che quest’anno si è tradotta addirittura in rimanenze di fiori tipici delle feste, come crisantemi e stelle di Natale. E’ emerso nel corso dei lavori della Federazione nazionale Florovivaistica dei produttori di Confagricoltura che ha tracciato un primo preoccupante bilancio dell’andamento del settore nella passata campagna. Il significativo calo delle vendite si unisce al forte aumento dei costi di produzione (+7,3% i costi energetici nel 2012 rispetto all’anno precedente – secondo una stima di Confagricoltura su dati Ismea) ed alla crescente concorrenza dei Paesi Terzi. Una situazione che costringe molte aziende del comparto che non riescono a far quadrare i conti a cessare l’attività. “Il momento è drammatico - commenta il presidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura Francesco Mati -. In alcune aree vocate si sta assistendo alla chiusura di storiche aziende produttrici con conseguente perdita dei posti di lavoro e con ricorso alla cassa integrazione. Un danno quindi non solo economico ma anche sociale, se si pensa ad esempio al patrimonio di conoscenze che si rischia di perdere, che interessa il settore e coinvolge l’indotto”. “In questa delicata situazione - osserva Mati - il florovivaismo ha bisogno di considerazione, di politiche rapide e mirate per superare la crisi dei consumi interni, di investimenti in ricerca e sviluppo di nuove varietà, di stimoli per raggiungere nuovi mercati, anche eliminando le barriere non tariffarie nei Paesi Terzi”. “Occorre avere la consapevolezza comune che il verde è un investimento e che quindi prestare attenzione per far ripartire questo comparto – conclude il rappresentante di Confagricoltura per il florovivaismo – significa benefici per l’economia, in termini di crescita dell’occupazione e del settore turistico. Significa anche contribuire in maniera determinante al miglioramento dell’ambiente e della qualità della vita, rendendo più salubre l’aria che respiriamo, riducendo l’inquinamento e donando benessere ed energia come solo un habitat ben curato può offrire”.
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mercoledì 4 luglio 2012
COLDIRETTI: CON MENO 70% DI PIOGGIA E’ ALLARME SICCITA’. SOTTO STRESS LE PIANTE MA ANCHE GLI ANIMALI
Fonte: Coldiretti Ferrara
Il grande caldo e la riduzione delle piogge sta provocando danni alle coltivazioni ed agli allevamenti anche nella nostra provincia.
Il grande caldo è stato accompagnato dalla caduta del 70 per cento di pioggia in meno rispetto alla media che ha provocato una preoccupante siccita’ nelle campagne in molte aree del Paese. Coldiretti evidenzia l’anomalia che classifica il mese di giugno al quarto posto tra i
più secchi degli ultimi due secoli secondo le rilevazioni Isac-Cnr. L’intera primavera è stata siccitosa – sottolinea la Coldiretti - con il 6 per cento di precipitazioni in meno, rispetto alla media del periodo di riferimento 1970-2000 anche se il livello dei laghi al nord è ancora nella media, ma nel centro Italia e nelle regioni settentrionali ci sono situazioni preoccupanti. Soprattutto nel nord est - precisa la Coldiretti - è allarme per le scarse precipitazioni registrate nei mesi scorsi che hanno impedito l'accumulo di riserve idriche a monte. Il risultato è che nelle campagne le piante soffrono per la mancanza di acqua e il grande caldo. Sopra i 30 gradi - sottolinea la Coldiretti – vanno in stress anche le piante di pomodoro che non riescono piu' a lavorare e si fermano, nonostante l'irrigazione che non riesce a sopperire neanche al fabbisogno idrico delle coltivazioni di granoturco che al nord hanno cominciato ad appassire. Le coltivazioni - precisa la Coldiretti - in questa fase stagionale si trovano in un momento critico di sviluppo e hanno bisogno dell’acqua per completare il ciclo produttivo. Infatti la perdita di acqua delle piante e del terreno, la cosiddetta evapotraspirazione, con le temperature bollenti di questi giorni ha raggiunto livelli che - conclude la Coldiretti - si registrano normalmente a fine luglio/agosto. Un problema che si sta manifestando nella provincia di Ferrara in modo molto evidente, con scarse produzioni di cereali, problemi a mais e bietole, stress per mele e pere che hanno ridotto mediamente la presenza di frutti sulle piante con preoccupazioni sulle future produzioni e sul notevole aggravio di costi per le continue irrigazioni di soccorso, dato l’elevato costo del carburante con cui far funzionare i trattori che azionano le pompe di irrigazione.
Ma non solo solo le piante a soffrire per questo clima infuocato.
Le api stremate dal caldo non svolgono piu’ adeguatamente il prezioso lavoro di trasporto del polline e del nettare per l’effetto negativo del clima, mentre nelle stalle si registra un crollo delle produzioni del 10 per cento per effetto dello stress a cui sono sottoposte le mucche
Il caldo ha pesanti effetti - sottolinea la Coldiretti - nel mondo animale con le api che non riescono a prendere il polline e il nettare mettendo a rischio la produzione di miele dopo che l'estremizzazione delle temperature medie invernali, con un febbraio di forte gelo perdurante e poi un marzo con punte di calore estive, non ha certo favorito l'uscita dall'inverno degli allevamenti apistici. Ma l'afa e le temperature - continua la Coldiretti - hanno tolto l'appetito anche ai maiali che stanno consumando fino al 40 per cento in meno della consueta razione giornaliera di 3,5 chili di mangime, mentre le mucche nelle stalle sono stressate e producono fino al 10 per cento di latte in meno, rispetto ai circa 30 litri al giorno che vengono munti in periodi normali. La situazione - precisa la Coldiretti è aggravata dall'umidità che, come per le persone, aumenta la sensazione di caldo anche per le mucche. In soccorso nelle stalle sono state allestite - riferisce la Coldiretti - doccette, ventole e condizionatori e utilizzati integratori specifici a base di sali di potassio nell'alimentazione preparata dagli allevatori.
Il grande caldo e la riduzione delle piogge sta provocando danni alle coltivazioni ed agli allevamenti anche nella nostra provincia.
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