Fonte: Ufficio Stampa Cia Ferrara
Cali produttivi in tutto il territorio per frumento tenero. Malissimo il frumento duro con punte disastrose nell’ Alto ferrarese. Tiene la qualità dei frumenti tardivi
La campagna di raccolta dei cereali autunno-vernini è terminata in quasi tutto il territorio e già si contano i danni di un andamento produttivo in caduta libera. A fare il punto sulle produzioni di frumento tenero e duro sono i produttori di Cia Ferrara appartenenti al GIE seminativi - Gruppi di Interesse economico - che sono riusciti a delineare un quadro chiaro a livello qualitativo e quantitativo nelle diverse zone del ferrarese. Partendo dall’areale argentano fino ai confini della provincia di Ravenna – circa 1300 ettari investiti a seminativi – la media produttiva del tenero si aggira sui 54-55 q per Ha, contro i 65-68 di un’annata discreta, mentre il duro viaggia sui 49-50 q per Ha, circa 15 q in meno della media di produzione registrata negli anni scorsi. Tiene in questa zona la qualità a livello di peso specifico e contenuto proteico. Quasi le stesse medie registrare per il frumento tenero nell’area del Basso ferrarese fino al Delta, con rese di 50-55 q per Ha e pesi specifici che sono arrivati a 79-80 soprattutto per le varietà più tardive come il Bologna; peggio è andato il duro con 35-40 q per Ha e pesi specifici bassi, dai 76 ai 77, al di sotto dello standard richiesto dai pastifici industriali per pagare a prezzo pieno il prodotto. La zona più colpita dall’andamento climatico piovoso sembra essere quella dei comuni dell’Alto ferrarese. Qui gli agricoltori hanno avuto cali produttivi più consistenti raccogliendo 40-50 q per Ha di tenero e dai 25 ai 40 q per Ha di duro, una vera débacle con punte verso il basso di 15-20 q per Ha dove la falda del terreno era stata eccessivamente irrorata dalle piogge continue. A livello qualitativo hanno in parte tenuto le qualità tardive ma i pesi specifici sono stati in alcuni casi scadenti e al di sotto della media, così come i contenuti proteici. In generale si sono riscontrati problemi anche con le malattie su tutto il territorio, in particolare quelle fungine come la Fusariosi della spiga che, a fronte di un clima eccessivamente umido contrae le cariossidi, ne riduce il numero e abbassa dunque il peso specifico del grano. Riscontrati casi anche di septoriosi fogliare e ruggine che non compariva da molti anni sulle piante. C’è preoccupazione inoltre, tra gli agricoltori di Cia Ferrara, per i cereali primaverili come il mais, soprattutto per chi non potrà irrigarlo diffusamente in campo. La coltura è, infatti, stata seminata tardi su terreni grossolani che poi hanno subito forti fessurazioni a causa dello sbalzo termico da 10 a 30 gradi in 48 h ed è quasi ovunque in ritardo vegetativo. Problemi anche per il riso - anch’esso seminato in ritardo su terreni spesso dissestati e non livellati a causa dell’impossibilità di lavorarli per il maltempo - che rischia di non arrivare a maturazione. Non va meglio per la soia che, seminata tardivamente, sta accrescendo con temperature elevate che favoriscono le infestanti. In un quadro così fosco ora si spera nella pioggia per cercare di recuperare le perdite subite dalla raccolta dei frumenti.
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sabato 13 luglio 2013
giovedì 5 luglio 2012
NEGATIVE LE PREVISIONI SULL’ANNATA AGRARIA 2012
Fonte: Confagricoltura Ferrara
L’anno 2012, chissà se si può ancora parlare di straordinarietà, rimarrà certamente negli annali statistici della nostra provincia. Prima il terremoto a sconvolgere l’ordinario succedersi delle lavorazioni in campo, poi un andamento stagionale a dir poco arido, come mai negli ultimi anni. A dire il vero già l’inverno passato si era caratterizzato per precipitazioni ben sotto la media e comunque tali da non consentire un adeguato rimpinguamento delle falde sotterranee e dei terreni in generale. Inevitabilmente le produzioni agricole non potevano non risentirne: i circa 39.000 ettari investiti a grano tenero e grano duro hanno risentito, seppur a macchia di leopardo di tale anomalo andamento. Con la trebbiatura ormai al termine, si può azzardare un primo bilancio. Fatta eccezione per i comuni dell’alto ferrarese i cui dati indicano una produzione superiore alla media (65/70 q.li/ettaro), ma con punte di eccellenza (85-90 q.li Ha) ed in un contesto qualitativo di assoluto valore (pesi specifici superiori a 83/84 con punte fino ad 87); il rimanente territorio provinciale presenta una produzione mediamente scarsa. Produzione media fra 45/55 q.li/ha per il duro e 55/65 per il tenero, nell’area a ridosso del Fiume Po, di poco superiore (50/55 q.li/ha per il duro e 60/65 per il tenero) per la fascia costiera. Decisamente più contenute le produzioni nella parte centrale della provincia e nell’area del Portuense e dell’Argentano, dove la produzione mediamente scende a 40/45 q.li/ha per il duro e 45/50 per il tenero. Il dato medio però non da pienamente conto delle difficoltà incontrate da numerose aziende, con produzioni anche al di sotto dei 30 q.li ettaro. Questo è quanto emerge da una prima analisi svolta dalla Giunta Esecutiva di Confagricoltura Ferrara in collaborazione con le Sezioni Economiche di Prodotto dell’Organizzazione. La scarsità di precipitazioni sta però mettendo in grave difficoltà anche le colture autunnali, mais in particolare (per circa 40.000 ettari a livello provinciale). Gli interventi irrigui di soccorso solo in parte possono compensare la mancanza di acqua, sia per l’inevitabile impennata dei costi di produzione, sia per l’oggettiva difficoltà ad assicurare la completa e contemporanea copertura irrigua di tutto il comprensorio. In conseguenza di ciò parte della superficie viene già giudicata compromessa, non essendo la coltura nelle condizioni di raggiungere la fase di fioritura e di allegagione. L’eventuale assenza di precipitazioni nei prossimi 7-10 giorni (ripetute poi con una certa regolarità nel corso del periodo estivo) determineranno inevitabilmente drastici cali dei raccolti. La situazione viene pertanto giudicata nel complesso estremamente critica. Inevitabilmente, il perdurare della situazione di crisi idrica metterà a repentaglio anche le produzioni bieticole e quelle orticole (meloni, cocomeri). Più complesso, a giudizio di Confagricoltura Ferrara, il quadro per il comparto frutticolo, uscito dalla fase di allegagione con dati previsionali orientati verso il basso (-35/-40% la produzione di mele, -15% la produzione di pere rispetto a dati produttivi medi). L’andamento secco, tra l’altro meno incidente sul comparto per la frequente presenza di impianti dotati di irrigazione, non pare comunque in grado di compromettere il grado qualitativo. Una grande incognita è inoltre costituita dall’andamento dei prezzi: ormai sono lontane le annate dove in presenza di scarse produzione si registravano prezzi mediamente più elevati. Il perdurare della crisi economica e il calo dei consumi ormai strutturale non inducono a previsioni particolarmente ottimistiche e sembra scontato un calo della PLV specie se i prezzi delle nostre produzioni non saranno particolarmente soddisfacenti. In questo quadro certamente molto critico l’unico strumento di tutela per le aziende agricole è dato dalla copertura assicurativa contro i danni atmosferici. La strada alternativa può essere individuata nel Fondo di Solidarietà Nazionale, attivabile però sulla base di quanto stabilito dal Piano Assicurativo Nazionale, solo in presenza di inadeguata copertura assicurativa dell’avversità verificatasi. Se gli effetti negativi del terremoto possono essere considerati molto modesti sulla produzione, sono comunque stati significativi per le zone ferraresi interessate dal sisma. La prima fase di ricognizione, svolta dal Servizio Tecnico di Confagricoltura, ha fatto rilevare danni alle strutture per circa 150 milioni di euro. I problemi dell’immediato futuro sono certamente costituiti dalla necessità di dare adeguato sostegno amministrativo ed economico alla ricostruzione dei centri aziendali danneggiati. In tale senso si orienta sia il decreto legge sulla ricostruzione, sia gli interventi creditizi, anche se vanno sottolineati i tempi eccessivamente lunghi che si prospettano.
L’anno 2012, chissà se si può ancora parlare di straordinarietà, rimarrà certamente negli annali statistici della nostra provincia. Prima il terremoto a sconvolgere l’ordinario succedersi delle lavorazioni in campo, poi un andamento stagionale a dir poco arido, come mai negli ultimi anni. A dire il vero già l’inverno passato si era caratterizzato per precipitazioni ben sotto la media e comunque tali da non consentire un adeguato rimpinguamento delle falde sotterranee e dei terreni in generale. Inevitabilmente le produzioni agricole non potevano non risentirne: i circa 39.000 ettari investiti a grano tenero e grano duro hanno risentito, seppur a macchia di leopardo di tale anomalo andamento. Con la trebbiatura ormai al termine, si può azzardare un primo bilancio. Fatta eccezione per i comuni dell’alto ferrarese i cui dati indicano una produzione superiore alla media (65/70 q.li/ettaro), ma con punte di eccellenza (85-90 q.li Ha) ed in un contesto qualitativo di assoluto valore (pesi specifici superiori a 83/84 con punte fino ad 87); il rimanente territorio provinciale presenta una produzione mediamente scarsa. Produzione media fra 45/55 q.li/ha per il duro e 55/65 per il tenero, nell’area a ridosso del Fiume Po, di poco superiore (50/55 q.li/ha per il duro e 60/65 per il tenero) per la fascia costiera. Decisamente più contenute le produzioni nella parte centrale della provincia e nell’area del Portuense e dell’Argentano, dove la produzione mediamente scende a 40/45 q.li/ha per il duro e 45/50 per il tenero. Il dato medio però non da pienamente conto delle difficoltà incontrate da numerose aziende, con produzioni anche al di sotto dei 30 q.li ettaro. Questo è quanto emerge da una prima analisi svolta dalla Giunta Esecutiva di Confagricoltura Ferrara in collaborazione con le Sezioni Economiche di Prodotto dell’Organizzazione. La scarsità di precipitazioni sta però mettendo in grave difficoltà anche le colture autunnali, mais in particolare (per circa 40.000 ettari a livello provinciale). Gli interventi irrigui di soccorso solo in parte possono compensare la mancanza di acqua, sia per l’inevitabile impennata dei costi di produzione, sia per l’oggettiva difficoltà ad assicurare la completa e contemporanea copertura irrigua di tutto il comprensorio. In conseguenza di ciò parte della superficie viene già giudicata compromessa, non essendo la coltura nelle condizioni di raggiungere la fase di fioritura e di allegagione. L’eventuale assenza di precipitazioni nei prossimi 7-10 giorni (ripetute poi con una certa regolarità nel corso del periodo estivo) determineranno inevitabilmente drastici cali dei raccolti. La situazione viene pertanto giudicata nel complesso estremamente critica. Inevitabilmente, il perdurare della situazione di crisi idrica metterà a repentaglio anche le produzioni bieticole e quelle orticole (meloni, cocomeri). Più complesso, a giudizio di Confagricoltura Ferrara, il quadro per il comparto frutticolo, uscito dalla fase di allegagione con dati previsionali orientati verso il basso (-35/-40% la produzione di mele, -15% la produzione di pere rispetto a dati produttivi medi). L’andamento secco, tra l’altro meno incidente sul comparto per la frequente presenza di impianti dotati di irrigazione, non pare comunque in grado di compromettere il grado qualitativo. Una grande incognita è inoltre costituita dall’andamento dei prezzi: ormai sono lontane le annate dove in presenza di scarse produzione si registravano prezzi mediamente più elevati. Il perdurare della crisi economica e il calo dei consumi ormai strutturale non inducono a previsioni particolarmente ottimistiche e sembra scontato un calo della PLV specie se i prezzi delle nostre produzioni non saranno particolarmente soddisfacenti. In questo quadro certamente molto critico l’unico strumento di tutela per le aziende agricole è dato dalla copertura assicurativa contro i danni atmosferici. La strada alternativa può essere individuata nel Fondo di Solidarietà Nazionale, attivabile però sulla base di quanto stabilito dal Piano Assicurativo Nazionale, solo in presenza di inadeguata copertura assicurativa dell’avversità verificatasi. Se gli effetti negativi del terremoto possono essere considerati molto modesti sulla produzione, sono comunque stati significativi per le zone ferraresi interessate dal sisma. La prima fase di ricognizione, svolta dal Servizio Tecnico di Confagricoltura, ha fatto rilevare danni alle strutture per circa 150 milioni di euro. I problemi dell’immediato futuro sono certamente costituiti dalla necessità di dare adeguato sostegno amministrativo ed economico alla ricostruzione dei centri aziendali danneggiati. In tale senso si orienta sia il decreto legge sulla ricostruzione, sia gli interventi creditizi, anche se vanno sottolineati i tempi eccessivamente lunghi che si prospettano.
mercoledì 4 luglio 2012
PREZZI: CONFAGRICOLTURA, CRESCONO QUELLI DEL GRANO TENERO E DEL MAIS, MA IL GRANO DURO RESTA AL PALO
Fonte: Confagricoltura
Le quotazioni del frumento tenero e del mais sono aumentate di oltre il 20% nel solo mese di giugno sui mercati internazionali e nazionali, raggiungendo il massimo livello in un anno. Lo segnala Confagricoltura, evidenziando che lunedì 2 luglio sul mercato a termine di Chicago un bushel di grano (circa 25 kg) per consegna a settembre valeva 7,5 dollari, in confronto ai 6,1 del 15 giugno scorso. Calcolato in euro per tonnellata, l’aumento in quest’ultimo mese è stato di circa 40 euro (da 182 a 221 euro/tonn). Di poco inferiore l’aumento registrato da EuroNext, il mercato a termine di Parigi, dove una tonnellata di grano tenero, per consegna in agosto, oggi vale 229 euro – picco massimo degli ultimi 12 mesi - mentre due settimane fa era quotata 24 euro in meno. Questo decollo “verticale” dei prezzi del frumento e del mais si sta realizzando sotto la spinta delle crescenti preoccupazioni per l’esito dei raccolti negli Stati Uniti, colpiti da una prolungata ondata di calore nelle pianure centro-occidentali, in particolare nella “Corn Belt”. Mentre il prezzo del grano tenero resta sostenuto, per il grano duro – che ha perso il 6% solo in quest’ultimo mese e l’8% dallo scorso maggio - il mercato pare non volersi “svegliare”. “Il mercato attuale non riflette il valore commerciale del raccolto 2012, che è di ottima qualità - commenta Massimiliano Giansanti, componente della Giunta esecutiva di Confagricoltura - paradossalmente, se la tendenza dovesse continuare al ritmo attuale, a settembre il grano duro finirebbe per costare meno del frumento tenero”. Come sempre, all’inizio della campagna cerealicola, le importazioni da Paesi terzi stanno mantenendo sostanzialmente calmo il mercato italiano, dove i molini non comprano grano duro e produttori sono poco propensi a vendere, dato che il prezzo attuale di 250 – 260 euro/tonn. copre a malapena i costi di coltivazione. D’altra parte l’industria di trasformazione sembra essersi già abbondantemente approvvigionata oltre atlantico, acquistando a prezzo concorrenziale dal Canada, che ha ancora in giacenza oltre un milione di tonnellate di frumento duro del raccolto 2011, che attualmente quotano 320 $ (250 €)/tonn. Confagricoltura commenta negativamente questa modalità di gestione del mercato da parte dell’industria, che inevitabilmente crea tensione nei rapporti con i produttori di frumento duro all’interno della filiera della pasta.
Le quotazioni del frumento tenero e del mais sono aumentate di oltre il 20% nel solo mese di giugno sui mercati internazionali e nazionali, raggiungendo il massimo livello in un anno. Lo segnala Confagricoltura, evidenziando che lunedì 2 luglio sul mercato a termine di Chicago un bushel di grano (circa 25 kg) per consegna a settembre valeva 7,5 dollari, in confronto ai 6,1 del 15 giugno scorso. Calcolato in euro per tonnellata, l’aumento in quest’ultimo mese è stato di circa 40 euro (da 182 a 221 euro/tonn). Di poco inferiore l’aumento registrato da EuroNext, il mercato a termine di Parigi, dove una tonnellata di grano tenero, per consegna in agosto, oggi vale 229 euro – picco massimo degli ultimi 12 mesi - mentre due settimane fa era quotata 24 euro in meno. Questo decollo “verticale” dei prezzi del frumento e del mais si sta realizzando sotto la spinta delle crescenti preoccupazioni per l’esito dei raccolti negli Stati Uniti, colpiti da una prolungata ondata di calore nelle pianure centro-occidentali, in particolare nella “Corn Belt”. Mentre il prezzo del grano tenero resta sostenuto, per il grano duro – che ha perso il 6% solo in quest’ultimo mese e l’8% dallo scorso maggio - il mercato pare non volersi “svegliare”. “Il mercato attuale non riflette il valore commerciale del raccolto 2012, che è di ottima qualità - commenta Massimiliano Giansanti, componente della Giunta esecutiva di Confagricoltura - paradossalmente, se la tendenza dovesse continuare al ritmo attuale, a settembre il grano duro finirebbe per costare meno del frumento tenero”. Come sempre, all’inizio della campagna cerealicola, le importazioni da Paesi terzi stanno mantenendo sostanzialmente calmo il mercato italiano, dove i molini non comprano grano duro e produttori sono poco propensi a vendere, dato che il prezzo attuale di 250 – 260 euro/tonn. copre a malapena i costi di coltivazione. D’altra parte l’industria di trasformazione sembra essersi già abbondantemente approvvigionata oltre atlantico, acquistando a prezzo concorrenziale dal Canada, che ha ancora in giacenza oltre un milione di tonnellate di frumento duro del raccolto 2011, che attualmente quotano 320 $ (250 €)/tonn. Confagricoltura commenta negativamente questa modalità di gestione del mercato da parte dell’industria, che inevitabilmente crea tensione nei rapporti con i produttori di frumento duro all’interno della filiera della pasta.
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