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mercoledì 11 settembre 2013

DACIAN CIOLOS INDICA LA STRADA PER IL FUTURO DELL’ORTOFRUTTA

Fonte: Cso - Centro Servizi Ortofrutticoli  

In occasione dell’incontro con Luciano Trentini e Josep Maria Peligri, vertici di Areflh, il Commissario Europeo individua i punti chiave per lo sviluppo futuro del settore.

Ferrara, 9 Settembre 2013

Il Presidente di Areflh Josep Maria Peligri Assessore all’ Agricoltura della Regione Catalonia e il Vice Presidente Luciano Trentini hanno incontrato il Commissario Europeo per illustrare l’attività delle Regioni Ortofrutticole Europee ponendo all’attenzione del Commissario alcuni temi specifici per affrontare le sfide future del settore ortofrutticolo . Il Commissario ha apprezzato l’impegno di Areflh, il lavoro di analisi e le proposte effettuate nel quadro di una collaborazione che deve essere sempre più stretta fra le organizzazioni territoriali del settore e la UE. Ciolos ha confermato il ruolo determinante del settore frutta e ortaggi che beneficia di provvedimenti specifici nell’ambito della PAC e che in questo momento di cambiamenti debbono essere rafforzati. In particolare ha confermato che è in preparazione la riforma dell’OCM frutta e ortaggi che si reggerà, ancora una volta, sul ruolo primario delle OP.
La Commissione ha previsto modifiche migliorative al sistema secondo i seguenti punti: - dotare il settore di strumenti capaci di rispondere al meglio alle situazioni di crisi, per questo sarà necessario che in caso di crisi tutto il settore produttivo sia coinvolto OP e produttori singoli così da rendere lo strumento più efficace; - salvaguardare il ruolo delle Op e AOP e prevedere nuove soluzioni per aumentare il livello di organizzazione nei paesi e nelle regioni dove questo è basso. Sarà proposta una misura di accompagnamento effettuata da OP strutturate che dovranno sostenere quelle in via di riconoscimento, o che debbono strutturarsi. La proposta legislativa della riforma, verrà presentata al parlamento ed al Consiglio nel corso del quarto trimestre del 2013. Per quanto riguarda il programma di sviluppo rurale, sarà più evidente un approccio territoriale e settoriale e sarà possibile disporre di : - maggiori finanziamenti dei programmi settoriali, - più cooperazione interregionale - più assistenza tecnica a favore dei produttori - maggiore sostegno ad una produzione agricola rispettosa dell’ambiente e della qualità. Per la ricerca e la innovazione sarà previsto uno strumento specifico per l’agricoltura e per questo la DG Agri sarà fortemente implicata. I primi bandi per la ricerca e l’innovazione saranno disponibili ed attivi probabilmente già dal 2014. Per quanto riguarda le azioni promozionali dei prodotti agroalimentari una proposta di modifica dell’attuale regolamento sarà disponibile entro la fine dell’anno. In questo momento il documento è alla verifica dei servizi della Commissione. Vista l’importanza di quest’ azione è necessario, prima di procedere, avere la definizione del quadro finanziario che Parlamento e Consiglio debbono definire. In questo momento il Commissario concentra l’attenzione sul negoziato Usa e Ue: è in fase di avvio e la discussione è veramente importante. La Commissione si sta organizzando per affrontare questo negoziato che interessa molti settori produttivi e che avrà bisogno di tempi lunghi. “ Un incontro importante e positivo che ci consente di attendere con fiducia la prossima riforma dell’OCM – afferma Luciano Trentini, Vice Presidente di Areflh e Responsabile dell’Innovazione e delle Relazioni Europee di CSO . I numerosi temi trattati – continua Trentini - ci fanno ben sperare in un miglioramento delle azioni legate alla prevenzione e gestione delle crisi e in una riqualificazione delle organizzazioni dei Produttori e delle loro Associazioni. Interessanti anche le nuove azioni previste dal PSR e le nuove proposte sulla Ricerca e Innovazione che sono l’anticamera per soddisfare il fabbisogno di alimenti che sarà l’ esigenza del futuro, a causa dell’aumento della popolazione mondiale . Naturalmente l’Europa agricola è grande e non sempre vi è condivisione sulle azioni da mettere in atto, ma in più occasioni abbiamo proposto al Commissario la necessità di favorire le esportazioni , dando sicurezza alle imprese che esportano poiché Areflh ritiene che aumentare l’export sia uno dei primi strumenti per prevenire le crisi”.

martedì 8 giugno 2010

Un futuro di stabilità produttiva per le pere europee

FONTE: www.estense.com

Si conclude con un successo il terzo Convegno mondiale sulla pera di Ferrara organizzato da Areflh , l’Associazione delle Regioni Ortofrutticole Europee e da CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli).
Il grande interesse globale per questa coltura è attestato dai 180 delegati presenti al congresso, provenienti da numerosi paesi del mondo, dall’Argentina, al Sud Africa, all’Olanda, al Belgio, alla Francia e alla Russia e Svizzera.
Interpera 2010 ha messo in evidenza l’importanza, per questa coltura, dell’innovazione più che sul versante varietale, su quello logistico organizzativo e su quello dei processi di produzione, una produzione che, secondo le anticipazioni di Catalonia Qualitat Spagna), per le pere estive, dovrebbe attestarsi su un calo abbastanza consistente di offerta.
Per quanto riguarda le produzioni invernali nei dati presentati da CSO relativi all’evoluzione delle superfici investite a pera nei prossimi anni si prevede una stabilità complessiva che lascia desumere una potenzialità produttiva abbastanza stabile nei prossimi anni .

“ E’ evidente – dichiara Paolo Bruni a conclusione del Congresso – che sarà necessaria una sempre più attenta e attiva azione di incentivazione dell’export verso i mercati tradizionali ma anche verso i nuovi mercati. La competitività globale e il calo dei consumi ci impongono – continua Bruni – efficaci azioni coordinate per abbattere le barriere fitosanitarie oggi ancora in essere per molti importanti paesi “.

Ma oggi emerge la necessità di concertare iniziative strategiche per l’ortofrutta a livello europeo e non più solo territoriale.

Lo conferma Tiberio Rabboni Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna che, lancia una importante iniziativa in tal senso promossa dalla Regione stessa: “Occorre più che mai oggi – dichiara Rabboni - discutere della governance europea del sistema ortofrutta alla luce delle future modifiche e dell’aggiornamento delle politiche agricole comuni ; voglio perciò discutere – continua Rabboni – con gli assessori di tutte le regioni ortofrutticole più importanti d’ Europa per mettere a fuoco gli obiettivi prioritari comuni da sostenere a Bruxelles. Stiamo già ora lavorando – dichiara l’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna – per realizzare a Cesena , il 6 ottobre prossimo il primo G20 delle regioni ortofrutticole d’Europa”.

Pera, orgoglio tutto italiano

FONTE: www.estense.com

Interpera 2010, il 3° convegno mondiale sulla pera conferma la leadership italiana nel mondo per questa importante coltura frutticola.
Organizzato da CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli) e Areflh, l’Associazione delle Regioni Ortofrutticole Europee, Interpera è una occasione di confronto e scambio di conoscenze su questa produzione che vede l’Italia occupare il secondo posto al mondo dopo la Cina in termini di quantità prodotte.
La produzione di pere richiede una grande specializzazione e notevoli investimenti per raggiungere le rese che sono necessarie alla competitività sul mercato globale.
E dal confronto presentato ad Interpera sui costi di produzione delle pere in Europa realizzato, per conto di CSO, dall’Università degli Studi di Bologna, emerge che Belgio e Olanda con la Conference riescono a produrre e commercializzare con costi più bassi rispetto all’Italia e questo spiega la grande competitività della loro offerta sui mercati internazionali.
Per quanto riguarda l’Abate invece i costi di produzione sono elevati ma la cultivar resta comunque redditizia purchè ci siano rese adeguate.
Uno sguardo complessivo alla produzione e al mercato della pera evidenzia una produzione di circa 21 milioni di tonnellate che colloca il pero al secondo posto per importanza, dopo il melo e prima del pesco.
Geograficamente le aree a maggior produzione sono l’Asia, con al Cina al primo posto tra i paesi produttori, l’Europa, con l’Italia al secondo posto, e le Americhe, con gli USA al terzo posto nella graduatoria internazionale.
Le influenze che ciascun paese gioca sul piano produttivo, non necessariamente si riflettono a livello di commercio globale. Infatti paesi come l’Argentina, Cile, e Sud Africa, ad esempio, destinano la quasi totalità delle loro produzioni sul mercato estero, diventando così giganti nel mercato mondiale.
Nel 2007 il 18% delle spedizioni sono state effettuate dall’Argentina, il 16% dalla Cina, il 13% dall’Olanda, l’11% dal Belgio, il 9% dal Cile, il 7% dal Sud Africa e dall’Italia e il 6% dagli USA.
La Cina da sola concorre a oltre il 60% della produzione mondiale, con un’offerta superiore a 13 milioni di tonnellate. La gran parte della produzione cinese è fortunatamente destinata al mercato interno, ma negli ultimi tempi le esportazioni si avvicinano alle 400.000 tonnellate, mostrando un trend in netta crescita.
In Nord America la produzione si attesta mediamente su oltre 800.000 tonnellate, mentre la pericoltura nel continente sudamericano si concentra in due Paesi: Argentina e Cile che, da soli, coprono il 92% della produzione.
Per quanto riguarda il Vecchio Continente la produzione si colloca da circa un decennio, intorno ai 2.6 milioni di tonnellate. L’Italia è il secondo produttore mondiale e il primo produttore europeo di pere, con una media produttiva di oltre 860.000 tonnellate. Dal nostro paese proviene circa il 35% della produzione totale europea. La Spagna produce oltre il 20% del prodotto, ma con quote in calo ed una produzione recentemente al di sotto di 500.000 tonnellate. Percentuali che si aggirano intorno al 9-10% sono attribuibili all’Olanda e al Belgio, in rafforzamento e in grado di raggiungere e superare le 300.000 tonnellate. La produzione francese è scesa sull’8% circa.
A livello varietale la pera, a differenza di mele, pesche e nettarine, ha una composizione della specie che è rimasta sostanzialmente abbastanza stabile negli ultimi 40 anni. Le prime tre varietà prodotto a livello comunitario sono la Conference, che rappresenta oltre il 30% del totale delle pere prodotte nella UE, la William B.C., al secondo posto con oltre 300.000 tonnellate e l’Abate Fetel, al terzo posto, con una produzione oscillante dalle 250.000 alle 300.000 tonnellate ed oltre. A livello di scambi commerciali il principale paese esportatore di pere in Europa è il Benelux mentre l’export italiano pur in leggera crescita nell’ultimo anno si concentra su una potenzialità di 150.000 tonnellate annue.
Sul versante consumi si riscontrano le note più dolenti oggi per l’offerta di pere non solo italiana ma anche europea. Nonostante infatti le pere si collochino nella parte alta della classifica dei prodotti più consumati, gli anni duemila sono stati sfavorevoli agli acquisti al dettaglio .
Dal 2000 in Italia le pere hanno perso infatti il 18% dei volumi, scendendo da circa 450.000 tonnellate a 370.000 tonnellate .
In Europa i consumi di pere sono scesi dell’11% procapite dal 2000 al oggi e ci sono paesi in cui il consumo di pere procapite supera di poco i 2 Kg annui ( Germania e Regno Unito)..Gli unici
paesi al mondo dove i consumi crescono prepotentemente sono la Cina e la Russia.
Le proiezioni dell’offerta evidenziano nei prossimi anni una crescita ancora importante solo per la Cina, mentre nel resto del mondo non dovrebbero intervenire particolari modificazioni.
A fronte di una produzione sostanzialmente stabile (escludendo la Cina), il calo dei consumi impone da una parte il recupero delle quote perse e contemporaneamente un ampliamento dei mercati di destinazione oltre a quelli tradizionali. Si inserisce in questo ambito la collaborazione instaurata fra CSO e Servizi Fitosanitari e MIPAAF per coordinare le attività necessarie ad aprire nuovi mercati ed abbattere gli ostacoli alle nostre esportazioni verso paesi come Stati Uniti , Russia, Giappone, Cina, Corea del Sud, Taiwan.