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lunedì 6 ottobre 2014

Una legge equipara le nutrie ai topi e ai ratti. Un' ordinanza della Regione per aiutare i Comuni a organizzare i Piani di contenimento

Fonte: Regione Emilia-Romagna

Bologna - Dal 21 agosto le nutrie  rientrano nella stessa categoria di topi, ratti, talpe e altre arvicole. Nelle situazioni in cui  la diffusione dell’animale sia particolarmente significativa e costituisca una grave minaccia per le arginature di fiumi e canali, nonché per le colture agricole, il Comune può predisporre un’ azione di contrasto mirata attraverso una specifica ordinanza. Proprio per questo la Regione ha predisposto uno schema di ordinanza tipo e lo ha inviato a tutte le Amministrazioni comunali dell’Emilia-Romagna.

La nuova classificazione delle nutrie è dovuta alla legge nazionale 216/2014,  che ha convertito il DL Competività.  Prima questi roditori rientravano nell’elenco delle specie della fauna selvatica come ad esempio i cinghiali e gli altri ungulati.
Secondo lo schema di ordinanza  messo a punto dalla Regione, e che ha ottenuto il parere favorevole dell’Ispra (l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale),  i piani di controllo comunali potranno coinvolgere i coadiutori (ovvero cacciatori espressamente autorizzati), il personale della protezione civile,  quello di vigilanza  del reticolo idrografico;  i cacciatori  in genere nel rispetto del calendario venatorio, gli stessi agricoltori (regolarmente muniti di porto d’armi), purché limitatamente al proprio fondo agricolo.
La nutria è un roditore originario  del Sud America che, importato in Italia per la produzione di pellicce, si è enormemente diffuso, provocando gravi danni alle culture agricole,  agli argini dei fiumi e all’habitat di molte specie protette autoctone.
In questi anni la Regione ha  garantito una regolare azione di contenimento ( una media di 60 mila animali all’anno), che ora potrà essere continuata dai Comuni utilizzando le opportunità offerte dalla legislazione regionale sulla presenza di specie infestanti quali appunto topi e altri roditori.
La nuova classificazione  comporta l’interruzione  dei risarcimenti  che fino ad oggi la Regione ha  riconosciuto alle aziende agricole  per i danni alle colture provocati da questa  specie in quanto non compresa nell’elenco  della fauna selvatica.






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