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mercoledì 22 ottobre 2014

COLDIRETTI: L’INGANNO ARRIVA CON I “FURBETTI DEL PROSCIUTTINO”

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Nella nostra regione chiudono 3 stalle su 4 ma l’industria alimentare vuole prosciutti senza carne di maiale, con più aromi e più acqua. Un colpo basso per produttori e consumatori. 

Mentre negli ultimi dieci anni in Emilia Romagna hanno chiuso tre stalle di maiali su quattro e proprio gli allevatori suinicoli sono tra i più danneggiati dalle importazioni di carni per fare prosciutti spacciati poi per made in Italy, va in scena il tentativo di sdoganare per decreto il prosciutto senza carne di maiale, ma con aggiunto di acqua e aromi chimici. È il commento di Coldiretti Emilia Romagna alle dichiarazioni di Assica, associazione industriali delle Carni e dei Salumi, scesa in campo per difendere l’indifendibile decreto che va a colpire gli allevatori italiani e li mette in difficoltà ancor più di quanto non facciano le importazioni di cosce di maiali stranieri. “I nostri allevamenti – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – sono già in difficoltà per le importazioni di carne a basso costo e di scarsa qualità e salubrità, come dimostra la recente denuncia dei giornali tedeschi sull’uso massiccio degli antibiotici in Germania. Questo ulteriore colpo basso finirà con l’accentuare la mancanza di trasparenza, confondendo il consumatore e costringendo i nostri allevamenti a chiudere. In questo modo i furbetti nostrani del prosciuttino si mettono sullo stesso piano delle industrie straniere che al Salone internazionale dell’Alimentazione di Parigi hanno portato sette prodotti con nomi che richiamano il Parmigiano Reggiano, prodotto simbolo del made in Italy”. Per il direttore regionale di Coldiretti, Marco Allaria Olivieri, “sostenere una politica che riduce i parametri di qualità dei nostri prodotti più tradizionali significa non solo abbattere il livello di competitività del Made in Italy sui mercati nazionali ed esteri, ma anche attentare alle garanzie di scelta informata dei consumatori e al futuro degli allevatori italiani. Ricordiamo alle Istituzioni – continua il direttore – che il vero Made in Italy non è un filone aurifero inesauribile, ma va invece difeso e protetto con cura maniacale nell’interesse dell’economia, del lavoro e della qualità della vita del Paese”. In Emilia Romagna – ricorda Coldiretti – tra il 2000 e il 2010 gli allevamenti di maiali sono passati da 4.438 a 1.179 con un calo del 73%, mentre i capi allevati sono passati da 1.555.000 a 1.247.000 con un calo del 20%. Solo tra il 2011 e il 2012 nella nostra regione abbiamo prodotto 12 mila tonnellate di carni di maiale in meno, mettendo a rischio la produzione di salumi Dop e Igp come il prosciutto di Parma, il culatello di Zibello, i salumi piacentini, i cotechini e gli zamponi.

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