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sabato 20 giugno 2015

CIA FERRARA - BIOLOGICO: UN’AGRICOLTURA NON PIÙ DI NICCHIA

Fonte: Ufficio Stampa Cia Ferrara  

Lorenzo Boldrini, rappresentante di Cia Emilia-Romagna per Anabio, commenta l’accordo tra i ministri europei per dare nuove regole a un settore in continua ascesa

Maggiori garanzie e trasparenza per i prodotti biologici importati da paesi extra- europei e l’introduzione della “Certificazione di gruppo”. Sono queste le due principali novità dell’intesa sulla proposta di regolamento in materia di agricoltura biologica raggiunta nell’ambito del Consiglio di AGRIFISH (Agriculture and Fisheries) - che riunisce i ministri competenti di Agricoltura e Pesca europei – e che sarà poi discussa in sede parlamentare. Nel dettaglio l’accordo prevede che i prodotti biologici potranno essere importati solo se conformi alle norme produttive del paese dove saranno poi commercializzati. Non sarà dunque possibile immettere sul mercato un biologico proveniente da stati che non rispettano la normativa italiana ed europea. Inoltre, altra importante novità, sarà introdotta la “Certificazione di gruppo” uno strumento operativo che potrà favorire le aziende più piccole, magari situate in aree marginali, che hanno difficoltà nella richiesta della certificazione singola. «L’accordo europeo – spiega Lorenzo Boldrini, rappresentante di Cia Emilia-Romagna al Consiglio di Anabio Nazionale e produttore biologico di Ferrara – rappresenta un passo avanti per l’agricoltura biologica in termini di sicurezza per i consumatori e possibilità di investimento e innovazione per le imprese. L’agricoltura biologica non è più una scelta di nicchia. Nel corso del recente convegno di Anabio – Associazione Nazionale Biologico di Cia – a Expo 2015 sono emersi dati davvero interessanti e che parlano chiaro rispetto alla tendenza di crescita e consumo dei prodotti bio. Nel 2014 (dati SINAB) si conferma l’aumento della richiesta con un aumento di valore del 17,3% rispetto al 2013 e una crescita degli operatori del 5,4 % che, come ha sottolineato anche il Ministro Martina, sono oltre 52.000 in tutta Italia. Il dato più interessante però – continua Boldrini – è quello della superficie investita a biologico che nel nostro paese è di oltre un milione e trecentomila ettari, aumentata rispetto al 2012 di quasi il 13%. Un risultato importante per un tipo di agricoltura che, fino a qualche anno fa, era considerata una scelta quasi controtendenza. Come produttore biologico non posso che promuovere questa scelta produttiva che non è solo economica e reddituale ma anche culturale ed etica. Oggi è sempre più forte il bisogno di salvaguardare la l’ambiente e il mondo agricolo dovrà andare necessariamente verso scelte più eco-sostenibili. Le aziende dovranno impegnarsi a garantire un minor impatto ambientale e adeguarsi, inoltre, a modalità di consumo e quindi di mercato in continua evoluzione. Lo sanno bene i produttori di paesi come la Svizzera o il Lussemburgo dove la richiesta e il consumo di prodotti bio è altissimo. Questo non significa – conclude Boldrini – che il biologico sia la soluzione per il rilancio dell’agricoltura ma è sicuramente una possibilità importante, valorizzata anche dal Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 che punta molto sulla sostenibilità dell’agricoltura e la conservazione dell’ecosistema.»

mercoledì 10 dicembre 2014

COLDIRETTI: DAL 13 DICEMBRE NUOVE REGOLE PER LE ETICHETTE ALIMENTARI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Novità dall’Unione Europea sulle informazioni degli alimenti che devono essere indicate nelle etichette. Più trasparenza per i consumatori e più chiarezza sull’origine.

Dal 13 dicembre 2014, in applicazione del Regolamento 1169/2011, cambiano le regole nelle etichetta alimentari. Una novità che viene dall’Ue e che punta ad introdurre una maggiore trasparenza nelle informazioni sugli alimenti. In attesa di ulteriori modifiche alla disciplina nazionale (regolate dal Decreto Legislativo 109/92), che risultano in corso di stesura, si evidenziano le principali novità a livello comunitario:
Allergeni
Le sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze (come derivati del grano e cereali contenenti glutine, sedano, crostacei, anidride solforosa, latticini contenenti lattosio) dovranno essere indicate con più chiarezza, ad esempio sottolineandole o mettendole in grassetto nella lista degli ingredienti. Anche i ristoranti e le attività di somministrazione di alimenti e bevande dovranno comunicare tempestivamente gli allergeni, tramite adeguati supporti (menù, cartello, lavagna o registro), ben visibili all’avventore.
Leggibilità e chiarezza
Per la prima volta in assoluto viene inoltre definita la dimensione minima dei caratteri delle etichette, che devono essere di almeno 1,2 mm (o 0,9 nel caso di confezioni piccole): la normativa precedente prevedeva solo chiarezza e leggibilità- un po’ troppo opinabili come concetti, soprattutto in presenza di una popolazione anziana ipovedente in costante crescita nel bilancio demografico.  
Scompare “oli vegetali”
Scompare inoltre la dicitura generica di “oli vegetali”, che ingannava il consumatore, suggerendo la presenza di oli di qualità (come quello EVO o di semi di girasole) quando invece erano per lo più presenti oli tropicali a basso costo come il palma-palmisto e l’olio di cocco o di cotone, e dai deleteri effetti sulla salute cardiovascolare. Il consumatore potrà quindi cercare in etichetta la fonte originale dell’olio usato in prodotti di panetteria o pasticceria (come biscotti, torte, merendine). Chi usa olio EVO potrà ben evidenziarlo in etichetta. Va quindi indicata con precisione la natura dell’olio usato in lista ingredienti. Così, “olio di oliva”, “olio di semi di girasole”, “olio di palma”, dovranno essere indicati in etichetta in modo trasparente.   
Vendite via web

Per la prima volta viene inoltre regolata la vendita di alimenti sul web. I consumatori dovranno disporre di tutte le informazioni obbligatorie per legge (come nome dell’alimento, lista ingredienti, allergeni, quantità netta, etc) prima della conclusione dell’acquisto, ad eccezione della data di scadenza o simili, che invece potranno essere fornite insieme alla consegna dell’alimento.  
Indirizzo del produttore
Viene introdotto poi un requisito importante: la sede del produttore dovrà essere indicata non più con il solo riferimento ad un comune di appartenenza, ad accompagnare il marchio commerciale- bensì con anche l’indirizzo completo di numero civico. I produttori insomma sono chiamati a “metterci la faccia” per davvero. Stato fisico del prodotto

Dovranno essere indicati con accuratezza i trattamenti subiti dal prodotto o anche dall’ingrediente. In tal modo, non sarà possibile rifugiarsi – nemmeno nella lista ingredienti- di termini come “latte”, se si usa latte in polvere o proteine del latte.  
Sostituzione di ingredienti normalmente attesi
Nel caso di alimenti che contengono, nella propria ricetta produttiva, ingredienti sostitutivi rispetto a ingredienti che il consumatore ragionevolmente si attende, questi devono essere resi ben visibili a fianco del nome del prodotto, in caratteri simili a quelle del nome dell’alimento. Un esempio: una crema di nocciole che non contenga cacao (ingrediente che il consumatore si attende di trovare), ma ad esempio ipotetico, burro di arachidi, dovrà indicare “con burro di arachidi” a fianco del nome del prodotto.  
Origine per carni suine, ovi-caprine e pollame
In virtù di una norma collegata, e che entra in vigore il prossimo aprile 2015, dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni diverse da quella bovina (che già prevede obbligo di indicare luogo di nascita, di allevamento e di macellazione del bovino). In particolare, le carni fresche o refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili dovranno comunicare al consumatore tali aspetti. Rinviato invece al 2016 l’obbligo di indicazione delle informazioni nutrizionali.