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giovedì 27 giugno 2013

MAIS NON IDONEO ALL'ALIMENTAZIONE, RABBONI: L'USO NEGLI IMPIANTI A BIOGAS È AUTORIZZATO DAL MINISTERO DELLA SALUTE.

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

“E’ lo stesso Ministero della salute che prevede, per tutto il territorio nazionale, che il mais non idoneo all’alimentazione possa andare ad usi alternativi alla distruzione come la produzione di biogas, bioplastiche, ecc., affidandone i previsti controlli ai servizi sanitari territoriali. A scopo precauzionale e per acquisire ulteriori elementi di valutazione, la Regione ha tuttavia finanziato un bando di ricerca sull’argomento e nel frattempo ha acquisito il parere del Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia. Tale parere, in analogia con quello già fornito dai Dipartimenti di scienze agrarie e veterinarie dell’Università di Milano alla Regione Lombardia, conferma la correttezza delle disposizioni date dal Ministero della salute”. Così l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni interviene sul tema dell’utilizzo, negli impianti a biogas, del mais non idoneo all’alimentazione, perché con presenza di micotossine. “L’unica limitazione posta dal Ministero – aggiunge Rabboni - riguarda l’utilizzo degli scarti derivanti dai processi di detossificazione che devono essere avviati esclusivamente alla distruzione. Peraltro ordinariamente il mais da granella non supera il 5% delle materie prime utilizzate per alimentare questi impianti”. Quanto all’accordo firmato nei mesi scorsi da stoccatori di mais e gestori degli impianti a biogas – spiega Rabboni – “si tratta di un’iniziativa privata, cui le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno dato solo supporto tecnico, con l’obiettivo di garantire la tracciabilità delle partite di mais in movimento e prevenire eventuali abusi”.

RIFORMA DELLA PAC, MAIORANO (ANGA-CONFAGRICOLTURA): IMPORTANTI MISURE PER I GIOVANI AGRICOLTORI

Fonte: Confagricoltura

L'accordo politico raggiunto ieri su tutti e quattro i dossier della nuova politica agricola comune 2014-2020 comprende misure energiche per i giovani agricoltori in entrambi i pilastri. L’attenzione agli 'under 40' è uno degli elementi chiave della riforma: un potenziale di risorse che potrebbe ammontare sino a circa 800 milioni (di cui il 10% in Italia) a disposizione proprio delle nuove generazioni agricole in tutta l'UE. “E’ la prima volta – sottolinea con soddisfazione Raffaele Maria Maiorano, presidente dell’Anga, a Bruxelles per l'assemblea del Ceja – che nella storia della Pac un intero capitolo del ‘primo pilastro’ è dedicato ai giovani agricoltori”. In particolare si stabilisce che gli Stati membri prevedano obbligatoriamente un pagamento supplementare (top-up) per i giovani agricoltori rispetto a quello di base, utilizzando sino al 2% del massimale finanziario per i pagamenti diretti a disposizione dello Stato membro. Una misura che accompagnerà quella per il primo insediamento nel quadro dello sviluppo rurale, che viene comunque ritoccata. “C'è ancora molto lavoro da fare dal punto di vista tecnico – conclude Maiorano - per far partire concrete ed adeguate misure per i giovani agricoltori italiani. La cornice europea è stata fatta, ora tocca dipingere il quadro nazionale che permetta, effettivamente, ai giovani imprenditori non solo di insediarsi ma anche di poter pianificare il proprio impegno imprenditoriale in agricoltura con maggiore tranquillità”.

APO CONERPO CRESCE GRAZIE ALL’EXPORT

Fonte: Apo Conerpo  

Bilancio positivo nonostante la crisi economica e l’andamento climatico sfavorevole  

Nel 2012 collocato sul mercato oltre 1.000.000 di tonnellate di prodotti ortofrutticoli freschi. Il volume d’affari si è attestato sui 702 milioni di euro, il patrimonio netto ha raggiunto i 26,8 milioni. In aumento gli investimenti strutturali e quelli in ricerca e innovazione

La pesante recessione mondiale, l’andamento climatico sfavorevole, con le abbondanti nevicate invernali e l’eccezionale siccità estiva, e le calamità naturali quali il terribile terremoto che in maggio ha sconvolto l’Emilia non hanno frenato lo sviluppo di Apo Conerpo che ha chiuso il 2012 con un volume d’affari aggregato di 702 milioni di euro, in aumento dell’1% circa rispetto ai 696 milioni del 2011 e del 4% rispetto ai 675 milioni del 2010. “Un risultato senza dubbio positivo – sottolinea il presidente Davide Vernocchi – ottenuto nonostante la diminuzione della produzione conferita, attestatasi sulle 947.000 tonnellate e quindi inferiore di circa il 19% ai livelli raggiunti nel 2011 che però, è bene ricordarlo, è stato un anno caratterizzato da un’offerta ortofrutticola decisamente superiore alla media”. “L’aumento del fatturato – prosegue Vernocchi – è frutto, tra l’altro, delle politiche commerciali vincenti del Gruppo che attraverso le società Alegra, Naturitalia e Valfrutta Fresco ha collocato sul mercato 1.018.000 tonnellate di prodotti (quasi 427.000 di frutta e 591.000 tra ortaggi e patate) puntando con decisione sull’export, un canale in grado di valorizzare al meglio le produzioni conferite dai soci e garantire loro una maggiore remunerazione. Complessivamente, sono state indirizzate all’estero quasi 147.000 tonnellate di ortofrutta fresca (+8,1% sul 2011) per un valore di oltre 112 milioni di euro (+8%)”. “Per quanto riguarda le altre destinazioni della produzione di Apo Conerpo – dichiarano il presidente Davide Vernocchi e il vice presidente Roberto Cera – presso la Grande Distribuzione italiana sono state collocate oltre 155.000 tonnellate (-2,5%) per un valore di circa 115 milioni di euro (+0,36%), mentre al mercato tradizionale sono state indirizzate 163.500 tonnellate di prodotto non confezionato (+1%) per un valore di 89,5 milioni (-1%). All’industria di trasformazione infine sono state destinate circa 552.000 tonnellate di ortofrutta per un valore di oltre 77 milioni; il plusvalore del trasformato ha raggiunto i 308 milioni di euro”. “Di fronte a un andamento di mercato condizionato dalla pesante recessione, che influisce negativamente anche sui consumi di prodotti ortofrutticoli – ricorda il direttore generale Gabriele Chiesa – abbiamo avviato diverse iniziative, quali la riduzione dei costi di funzionamento, il supporto anche finanziario alle cooperative socie, l’aumento degli investimenti nella ricerca e innovazione, la ricerca di nuovi mercati, la promozione di aggregazioni e sinergie per creare reti con le altre imprese del settore, il consolidamento patrimoniale”. “La destinazione dell’utile 2011 ad aumento gratuito del capitale sociale e alle riserve indivisibili unitamente al risultato positivo conseguito nel 2012, seppure in diminuzione rispetto all’esercizio precedente, – proseguono Vernocchi e Cera – hanno consentito di consolidare ad oltre 26,8 milioni di euro il patrimonio netto della capofila Apo Conerpo. Tale rafforzamento patrimoniale è fondamentale per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per affrontare i nuovi investimenti per lo sviluppo del gruppo nonché per mantenere i programmi di capitalizzazione e di supporto alle filiali, alle cooperative socie ed alle altre società strumentali. Nel 2012 Apo Conerpo ha infatti deliberato ed attuato un ulteriore progetto di capitalizzazione delle associate Fruit Modena Group e Italfrutta colpite dal terremoto per agevolare il più rapido ripristino della loro completa funzionalità portando ad oltre 34,8 milioni di euro gli investimenti strutturali della capogruppo di cui oltre 24,2 milioni sono risorse messe a disposizione delle cooperative socie e delle società collegate per il supporto, il consolidamento ed il potenziamento della loro attività”. “Un’altra attività prioritaria che ha caratterizzato il 2012 e che dovrà proseguire anche nei prossimi esercizi – dichiarano Vernocchi e Chiesa – è stata la ricerca di aggregazioni, collaborazioni e sinergie con altre imprese che partendo dalla condivisione di obiettivi comuni siano in grado di aumentare l’efficacia dell’azione commerciale ed organizzativa. Tante, a questo proposito, le iniziative che hanno visto protagonista Apo Conerpo a cominciare dall’incorporazione della Aop Gruppo Mediterraneo nella Aop Finaf, che ha dato vita alla Associazione di Organizzazioni di Produttori ortofrutticoli più grande d’Europa. Sempre l’anno scorso poi sono nati i consorzi ‘Kiwifruit of Italy’ e ‘Pera Italia’ ed è stata costituita l’Organizzazione Interprofessionale Pera con la partecipazione di tutte le Op del territorio, tutte le organizzazioni professionali, le aziende private aderenti a Fruit Imprese, le industrie cooperative e quelle private aderenti all’AIIPA”. “Dopo i risultati complessivamente soddisfacenti del 2012 ottenuti nonostante la grave crisi economica e le anomalie climatiche – concludono Vernocchi e Chiesa – l’attività della nostra Organizzazione di Produttori si concentrerà in particolare in queste direzioni: il supporto alla ricerca e sperimentazione per migliorare costantemente le produzioni ed aumentare la difesa dalle fitopatie, la ricerca e l’innovazione di prodotto, settore nel quale continueremo ad aumentare i nostri investimenti anche per far fronte alla progressiva contrazione delle risorse pubbliche, la valorizzazione delle produzioni dei soci utilizzando la grande notorietà dei marchi anche per l’ortofrutta fresca, l’internazionalizzazione delle vendite individuando nuovi mercati di sbocco. A tale proposito, proseguirà l’impegno diretto del nostro ufficio tecnico per supportare e spronare gli organi istituzionali per l’abbattimento delle barriere fitosanitarie che ostacolano l’accesso dei nostri prodotti su molti mercati esteri. Dopo l’apertura ai kiwi italiani registrata alcuni anni fa sul mercato cinese e l’anno scorso su quello coreano, siamo in dirittura d’arrivo anche per il protocollo kiwi per il Giappone e per il protocollo mele e pere per gli Stati Uniti. In questo modo si creano nuove opportunità che le nostre filiali Alegra e Naturitalia sapranno cogliere da protagoniste come hanno fatto in questi anni”.

RIFORMA PAC “VERSO IL 2020”: PER AGRINSIEME UNA POLITICA AGRICOLA COMUNE DECISAMENTE MIGLIORE RISPETTO ALLA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE. RIMANE L’INCOGNITA DEL BUDGET E DI ALCUNI TEMI CHIAVE NON ANCORA CHIARITI. AGRINSIEME È PRONTA A DISCUTERE L’ATTUAZIONE A LIVELLO NAZIONALE

Fonte: Confagricoltura

 Roma, 26 giugno 2013 – L’accordo politico sulla riforma della Pac raggiunto oggi a Bruxelles dopo quasi due anni di lungo e complesso negoziato, rappresenta un notevole passo in avanti rispetto alla proposta iniziale della Commissione del novembre 2011. “Sono stati migliorati tantissimi aspetti – ha dichiarato il coordinatore di Agrinsieme Giuseppe Politi – di una riforma nata male e che nel disegno dell’Esecutivo comunitario risultava fortemente penalizzante per le nostre imprese. Dobbiamo questi miglioramenti all’intensa attività negoziale del Parlamento europeo, per la prima volta coinvolto a pieno titolo ad approvare una riforma così complessa, della Presidenza di turno irlandese e dello staff degli uffici del Mipaaf che ha seguito il dossier.” “Rileviamo inoltre con soddisfazione – ha proseguito Politi – che buona parte delle istanze proposte da Agrinsieme sono state considerate nell’accordo politico raggiunto in questi giorni anche se la complessità della materia impone un approfondimento su alcuni temi chiave, in particolare per quanto riguarda i diritti di impianto vitivinicoli, le misure di mercato e lo sviluppo rurale. Mentre su tutto pesa l’incertezza del budget per l’agricoltura europea non ancora definito vista l’impasse del negoziato sulle prospettive finanziarie pluriennali 2014-2020;tema affrontato da domani al Vertice dei Capi di Stato e di Governo.” “Ora – ha concluso il coordinatore di Agrinsieme – occorre concentrarsi senza indugio sui diversi ambiti applicativi della riforma, delegati all’Italia ed agli altri Stati membri. Evitiamo come nel passato di ridurci all’ultimo momento con scelte affrettate e non concertate. Su questo punto ci attendiamo dal Ministro De Girolamo un forte coinvolgimento del mondo delle organizzazioni delle imprese e delle cooperative agricole. Agrinsieme è, come sempre, pronto a dare il suo contributo a tutela delle imprese associate.  

Agrinsieme è il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari, che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare.

mercoledì 26 giugno 2013

ACCORDO PAC PREMIA VERI AGRICOLTORI: ACCOLTE LE RICHIESTE DI COLDIRETTI PER MIGLIORARE PROPOSTE INIZIALI UE.

Fonte: Coldiretti Ferrara

 L’accordo sulla riforma della Politica Agricola (PAC) premierà chi vive e lavora di agricoltura escludendo per la prima volta in una black list i soggetti che non hanno nulla a che fare con l’agricoltura e soprattutto prevedendo la possibilità per l’Italia di destinare risorse ai soli agricoltori attivi. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini che, nell’esprimere soddisfazione per l’accordo politico raggiunto dal team dei negoziatori di Parlamento, Consiglio e Commissione sulla proposte di regolamento di riforma della Politica Agricola Comune, ha sottolineato che “sensibili miglioramenti sono stati ottenuti anche per l’inverdimento a tutela dei vigneti, frutteti ed uliveti italiani, sulla convergenza e per i giovani agricoltori”. Nei vari passaggi dal nostro Summit a Roma con il Commissario all’agricoltura Dacian Ciolos agli incontri con i colleghi di tutte le principali Organizzazioni agricole europee fino al meeting di poche settimane fa a Bruxelles con il Presidente del Consiglio agricoltura e pesca del Consiglio dell’Unione europea Simon Coveney e il Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, la proposta è andata migliorando. Certamente rimane un taglio importante ai finanziamenti destinati all’agricoltura ma l’applicazione nazionale demandata al Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, che ha chiuso positivamente per l’Italia il negoziato, potrà compensare il disagio nell’orientare le risorse - continua Marini - verso i veri agricoltori. Secondo il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli, l'accordo "valorizza il ruolo dei veri imprenditori agricoli stabilendo che possano beneficiare del sostegni solo gli agricoltori attivi e come richiesto da Coldiretti saranno gli Stati membri a definire gli aventi diritto. Viene anche stabilita una lista negativa obbligatoria di coloro che non possono beneficiare dei pagamenti diretti che comprende aeroporti, servizi ferroviari, acquedotti, servizi immobiliari, sportivi e ricreativi, campeggi, con discrezione per gli Stati membri di ampliare tale lista. insomma finalmente si e' fatta la scelta di orientare le risorse a chi fa dell'agricoltura la propria fonte di reddito e di vita, cambiando il concetto sin qui utilizzato del semplice possesso del bene terra". La cosiddetta convergenza interna, ovvero il passaggio dal sistema storico del valore dei titoli ad un nuovo regime che li riassegna su basi più equilibrate, viene attuata - spiega la Coldiretti - con un’adeguata flessibilità nell’arco dell’intero periodo di applicazione della riforma. Per la prima volta viene deciso di applicare, sebbene su base volontaria, il capping (tetto agli aiuti), in due fasce, la prima tra i 150.000 e i 300.000 e la seconda oltre tale importo. Gli Stati membri possono graduarlo in base all’impiego del fattore lavoro comprese le imposte ed i contributi sociali. Gli Stati membri possono, inoltre, decidere di applicare un pagamento ridistributivo ad integrazione del pagamento di base per i primi ettari di ogni azienda. L’accordo raggiunto - continua la Coldiretti - rivede, sensibilmente, le misure per l’inverdimento sia riguardo alle modalità finanziarie che a quelle applicative. In particolare è stato ampliato il menù di misure escludendo le colture permanenti e quelle sommerse , come il riso, dalle aree di interesse ecologico che riguarderanno le aziende con più di 15 ettari a seminativi. Sono quindi salvi, come richiesto da Coldiretti, oltre al riso, tutti i frutteti, i vigneti, gli uliveti, ecc. "Novita' anche per quanto riguarda i giovani agricoltori - continua Gulinelli - per i quali viene prevista l’obbligatorietà per gli Stati membri di concedere un pagamento annuo alle persone fisiche che non hanno più di 40 anni di età nell’anno della presentazione della domanda del pagamento di base. L’intesa da' anche risposte positive alle richieste di Coldiretti sulla necessità di un sostegno, nell’ambito dello sviluppo rurale, per le filiere corte ed i mercati locali, nonché alla promozione per il loro sviluppo. Inoltre, è stato confermata la misura sul finanziamento alle assicurazioni contro le avversità atmosferiche, nonché la possibilità di costituire fondi mutualistici in caso di crisi di mercato nelle sue molteplici forme e per le citate avversità atmosferiche, questione che tocca particolarmente da vicino la nostra provincia". Sempre nell’ambito dello sviluppo rurale è prevista - conclude la Coldiretti - la possibilità di avere al contempo piani di sviluppo rurale regionali e un piano nazionale per talune misure o interventi. Infine per taluni elementi dell'accordo politico, quali il capping e la degressività degli aiuti, così come la flessibilità tra pilastri e la convergenza esterna tra gli Stati membri, la decisione finale verrà presa nell'ambito dell'approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale.

PARMIGIANO REGGIANO, MICOTOSSINE DEL MAIS, RISPARMIO IDRICO, BENESSERE ANIMALE - LA REGIONE STANZIA 2 MILIONI 250 MILA EURO, DI CUI 1 MILIONE 600 MILA EURO PER PROGETTI DI RICERCA E 650 MILA EURO PER INIZIATIVE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE IN CAMPO AGRICOLO.

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

Bologna - In quale misura l’uso di mais per alimentare gli impianti a biogas determina nel prodotto finale, utilizzato per concimare i campi, la presenza di clostridi, batteri che gonfiano le forme di Parmigiano Reggiano rendendole non idonee alla commercializzazione? E ancora: cosa succede se per alimentare gli impianti a biogas si utilizza mais inquinato da micotossine e dunque non idoneo all’alimentazione umana? Sono due dei progetti di ricerca che l’Assessorato regionale all’agricoltura finanzierà grazie a un bando che stanzia complessivamente risorse per 1 milione 600 mila euro. Altri importanti filoni di indagine che potranno essere finanziati riguardano tecniche agronomiche innovative che, riducendo l’utilizzo di acqua per irrigare e di azoto per concimare i campi, permettano di contenere anche, a parità di rese produttive, l’impatto ambientale delle coltivazioni. O anche nuove modalità di allevamento più attente al benessere animale e alla qualità dell’alimentazione. “A scopo cautelativo la Regione ha già provveduto a vietare lo spargimento di digestato proveniente da impianti alimentati a mais nelle zone vocate alla produzione di Parmigiano Reggiano – ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni – tuttavia il tema è di particolare importanza e merita ulteriori approfondimenti, vista la rilevanza della produzione interessata. E’ un esempio tra i tanti di come sia sempre più importante investire nella ricerca per un’agricoltura moderna e di qualità, amica dell’ambiente, che voglia continuare a crescere e competere ”. Con un altro bando la Regione stanzia infine 650 mila euro per sostenere iniziative di divulgazione e informazione in campo agricolo.
Nel nuovo portale regionale ER/Agricoltura, sono riportati i bandi con le indicazioni per la redazione dei progetti, la modulistica per la presentazione delle domande, il testo delle delibere n. 645 del 21/05/2013 e n. 713 del 3/6/2013.
Info:
http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/azienda-agricola/temi/ricerca-innovazione/bandi-innovazione

http://bur.regione.emilia-romagna.it/dettaglio-bollettino?b=6f3a85334f1ff884f740a689ce52650a

DE GIROLAMO: IMPORTANTE CONTRIBUTO DEL MONDO DELLA COOPERAZIONE PER IL RILANCIO DEL PAESE

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“Voi siete una parte fondamentale del tessuto economico nazionale, avete un ruolo di primo piano e potete offrire un contributo davvero prezioso per il rilancio di tutto il Paese. Le sfide che dobbiamo affrontare sono tante e complesse ed è per questo che il dialogo e la collaborazione devono essere le premesse essenziali per costruire un solido percorso di ripresa”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo nel suo intervento all’Assemblea nazionale dell’Alleanza delle cooperative italiane, che si è svolta questa mattina a Roma. “Dall’inizio del mio mandato, ho dato ascolto – ha proseguito il Ministro - alle grandi difficoltà che attraversano il comparto primario e sto lavorando per dare risposte concrete. La sospensione dell’Imu agricola è stato un primo segnale significativo, che testimonia l’attenzione che il Governo assegna all’agricoltura e all’agroalimentare italiani”. “In meno di due mesi, i provvedimenti per il settore sono stati diversi, come quelli relativi alle accise sul gasolio, all’omologazione delle macchine agricole. Un riferimento particolare lo merita il disegno di legge sul contenimento del consumo del suolo che ha come obiettivo – ha spiegato De Girolamo – preservare il nostro territorio, senza però penalizzare l’edilizia a cui si affida una funzione di riqualificazione”. “Anche oggi, nel corso del Cdm di questa mattina, l’agricoltura ha avuto un ruolo centrale: il primo provvedimento varato è stata la legge delega per modernizzare e razionalizzare il settore agroalimentare, attesa dal settore da anni. Il mio obiettivo è quello di proseguire – ha affermato il Ministro - nella strada intrapresa per fare in modo che tutto il sistema agroalimentare sia sempre più riconosciuto nella sua effettiva centralità, che dobbiamo difendere e tutelare”. “Ecco perché non possiamo accettare che i nostri imprenditori siano sottoposti a una pressione fiscale eccessiva e a un esagerato carico burocratico. Dobbiamo intervenire in questa direzione, altrimenti non si possono raggiungere obiettivi di competitività e di crescita. Il rinvio dell’aumento dell’Iva è un passo in avanti, ma l’aumento va scongiurato definitivamente”. “Per il settore e in particolare per i rapporti interni alla filiera, l’articolo 62 è stata una norma che ha fissato delle regole positive. Oggi dobbiamo lavorare – ha concluso De Girolamo -per trovare degli aggiustamenti che siano in favore di tutti, che vadano incontro anche ai soggetti che hanno trovato difficoltà rispetto a questa misura”.

PAC, DE GIROLAMO: MANDATO ALLA PRESIDENZA IRLANDESE PER NEGOZIATO FINALE SU RIFORMA MIGLIORATA ANCHE CON DECISIVO CONTRIBUTO DELL’ITALIA

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“Abbiamo dato mandato alla Presidenza irlandese per chiudere il negoziato nel Trilogo, sulla base di un’intesa fortemente migliorativa della nostra posizione. Sono soddisfatta del lavoro svolto dalla nostra delegazione, perché abbiamo lavorato con l’obiettivo di far pesare il ruolo dell’Italia sul tavolo della riforma Pac. Penso ad esempio all’esclusione delle coltivazioni arboree e del riso dagli obblighi previsti dal greening, al miglioramento della convergenza interna, alla maggiorazione del 25% degli aiuti per le imprese condotte da giovani che abbiamo reso obbligatoria. Sul fronte della OCM siamo riusciti a tutelare il settore del vino, con un sistema di autorizzazioni che sarà in vigore fino al 2030, così come abbiamo fatto ammettere a intervento il frumento duro. Altra novità rilevantissima è la programmazione produttiva per i prosciutti a denominazione d’origine”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo ha commentato l’accordo in sede di Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura e della Pesca dell’Unione europea sulla riforma della Pac 2014-2020. L’accordo contiene molti punti positivi per l’agricoltura italiana, rispetto alle prime bozze di riforma che erano state presentate in passato.
In particolare, per i pagamenti diretti: - Il quadro del greening è stato migliorato per rispondere alle esigenze dell’agricoltura mediterranea, e di quella italiana in particolare. Sono state escluse dall’obbligo di applicare aree ecologiche le aziende sotto i 15 ettari di estensione, quelle con colture arboree permanenti e quelle coltivate a riso. La soglia per le aree ecologiche è stata fissata al 5%. - È stato fissato un quadro di sistemi di convergenza graduale che consentiranno un confronto ragionevole e concertato con le Regioni e le organizzazioni professionali per la distribuzione degli aiuti diretti. - È fissata al 15% del plafond assegnato all’Italia la soglia massima di aiuti accoppiati, comprensivo del 2% da destinare alle colture proteiche. - Su richiesta anche del Ministro De Girolamo è stata resa obbligatoria la maggiorazione del 25% degli aiuti diretti per le aziende condotte da giovani agricoltori. - E’ stato adottato un quadro semplificato per le piccole aziende che riceveranno un contributo forfettario, eliminando lungaggini burocratiche e semplificando le procedure.
Per l’OCM (organizzazione comune di mercato), le principali novità riguardano: - Nuovo sistema di autorizzazioni per l’impianto di viti fino al 2030, che prevede una crescita massima dell’1% della superficie vitata. - Su richiesta della delegazione italiana, sarà ammesso a intervento pubblico anche il frumento duro. - È prevista la programmazione produttiva per i prosciutti crudi a denominazione d’origine. - Si prevede che ogni Stato Membro potrà adottare/imporre un sistema di contrattualistica scritta tra agricoltore e acquirente, con esclusione del consumatore finale, come previsto in Italia con l’art. 62. - Per quanto riguarda le organizzazioni di produttori sono previste regole per lo statuto e il riconoscimento, in particolare per il settore dell’ortofrutta. - La Commissione avrà inoltre la possibilità di includere tra i prodotti del Programma “Frutta nelle scuole” anche l’olio d’oliva e le olive da tavola.
Per lo sviluppo rurale: - E’ stato ripristinato il sostegno alla promozione e informazione dei prodotti di qualità e a denominazione di origine. - E’ stata prevista la possibilità di realizzare specifici sottoprogrammi finalizzati al consolidamento dell’imprenditoria femminile nelle aree rurali. - E’ stato stabilito un passaggio ancora più graduale dalla vecchia alla nuova delimitazione delle aree svantaggiate. - Sono state semplificate e rese più coerenti le regole di accesso alla misura gestione delle crisi.

COLDIRETTI, BENE RINVIO AUMENTO IVA

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Dopo il crollo delle vendite del 3,4% nel 2013, l’atteso rinvio dell’incremento dell’aliquota IVA necessario per evitare ulteriori contrazioni nelle vendite. Gulinelli: “preoccupano le riduzioni degli acquisti di beni alimentari fondamentali per la salute”.

Il rinvio dell’aumento Iva era atteso per evitare ulteriori effetti depressivi sulle vendite che al dettaglio sono già crollate del 3,5 per cento nel primo quadrimestre dell’anno, con un calo del 2,1 per cento per gli alimentari e del 4,2 per cento per i non alimentari. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente la decisione del Governo di rinviare per ora di soli tre mesi l'aumento dell'Imposta sul valore aggiunto previsto per il primo luglio. Una necessità di fronte al crollo del potere di acquisto delle famiglie italiane che – sottolinea la Coldiretti - hanno svuotato il carrello dei prodotti base per l’alimentazione dalla frutta (-4 per cento) al pesce (-5 per cento), dalla carne bovina (-6 per cento) al vino (-7 per cento) fino all’olio di oliva (-8 per cento), secondo le elaborazioni Coldiretti sulla base dei dati Ismea del primo trimestre. Il rinvio dell’aumento dell’ imposta di valore aggiunto dal 21 al 22 per cento salva – conclude laColdrietti – anche il vino le cui vendite sul mercato nazionale sono scese al minimo storico dall’Unità d’Italia. Una buona notizia per i 5 milioni di enoturisti che colgono l’occasione delle vacanze estive per gustare il nettare di bacco in Italia. Per il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Guinelli “si tratta di un provvedimento di buon senso ed indispensabile per capire bene come invertire l’attuale situazione dei consumi, in particolare per quanto ci riguarda, di beni di prima necessità, indispensabili per la nostra salute. I dati rilevati dall’ISTAT sono preoccupanti ed indicano la forte sofferenza di tanti italiani nel fare la spesa quotidiana. Tutto ciò ci sta portando ad un generalizzato peggioramento della qualità dei prodotti alimentari acquistati dagli italiani, con l’aumento della presenza di cibi low cost realizzati con ingredienti di bassa qualità. Oltre un certo limite sul cibo non è possibile risparmiare se non si vuole mettere a rischio la salute. Ad esempio ci chiediamo come sia possibile trovare in molti punti vendita l’offerta di bottiglie di olio di oliva extravergine a prezzi che non riescono nemmeno a coprire il costo di raccolta delle olive o casi analoghi per altri prodotti, il cui sottocosto potrebbe anche motivarsi con scarsa qualità o e con l’aver sottopagato i produttori”.

CDM, DE GIROLAMO: APPROVATA LEGGE DELEGA FONDAMENTALE PER MODERNIZZAZIONE E RAZIONALIZZAZONE DEL SETTORE AGROALIMENTARE

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“Il settore agricolo ed agroalimentare è centrale per la vita economica del nostro Paese e con questa legge avremo gli strumenti per favorirne la crescita e lo sviluppo. Il comparto ha bisogno di modernizzazione e razionalizzazione e la nostra risposta deve essere tempestiva ed efficace. Siamo il primo ministero a presentare un provvedimento di questa portata, perché fondamentali sono gli ambiti di competenza, visto che il sistema agroalimentare da solo vale il 17% del Pil italiano. Da quando la norma sarà in vigore avremo due anni di tempo per adottare i decreti: il mio impegno sarà assoluto per far sì che questo settore possa finalmente esprimere tutto il suo potenziale”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo ha commentato l’approvazione in Consiglio dei Ministri del disegno di legge “Delega al Governo per l’orientamento e la modernizzazione nei settori dell'agricoltura, dell’agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura e delle foreste nonché per il riordino della relativa disciplina”.  

Cosa prevede la norma

L’art. 1, al comma 1 fissa le finalità e le modalità attuative della delega che dovrà essere esercitata nel termine di due anni dalla data di entrata in vigore della legge. Il comma 2 contiene i principi della delega che dovrà essere esercitata nel rispetto dell’art. 117 della Costituzione, in coerenza con la normativa comunitaria ed in conformità, nel limite della compatibilità, con le finalità ed i principi di cui all’art. 7, comma 3, e all’art. 8 della legge 5 marzo 2001, n. 57 e della legge 7 marzo 2003, n. 38. In particolare, la delega dovrà essere esercitata al fine di: - garantire la revisione della normativa e degli strumenti per lo sviluppo dell’occupazione regolare nel settore agricolo in modo tale da contrastare i fenomeni di economia irregolare e sommersa; - di definire le misure idonee ad incentivare il ricorso alla forma societaria nei settori dell’agricoltura, della pesca e della acquacoltura; - di ridefinire gli strumenti relativi alla tracciabilità, etichettatura e pubblicità dei prodotti alimentari e dei mangimi; - di armonizzare e razionalizzare la normativa in materia di controlli agroalimentari evitando la distorsione della concorrenza; - di modernizzare le disposizioni vigenti in materia di contratti di organizzazione e vendita al fine di assicurare il corretto funzionamento del mercato e di evitare pratiche di concorrenza sleale a scapito delle componenti contrattuali più deboli; - di razionalizzare gli strumenti di coordinamento, indirizzo e organizzazione delle attività di promozione dei prodotti del sistema agroalimentare italiano, con particolare riferimento ai prodotti tipici di qualità e ai prodotti ottenuti con metodo di produzione biologica, in modo da assicurare, il raccordo con le regioni, la partecipazione degli operatori interessati, anche al fine di favorire l’internazionalizzazione di tali prodotti; - di favorire la promozione, lo sviluppo, il sostegno e l’ammodernamento delle filiere agroalimentari gestite direttamente dagli imprenditori agricoli per la valorizzazione sul mercato dei loro prodotti, anche attraverso la costituzione di appositi organismi di coordinamento; - di ridefinire il sistema della programmazione negoziata nei settori di competenza del Ministero delle politiche agricole alimentare e forestali al fine di garantire il trasferimento di un adeguato vantaggio economico ai produttori agricoli; - di coordinare ed armonizzare la normativa statale tributaria e previdenziale con le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 228 del 2001; - di semplificare gli adempimenti contabili ed amministrativi a carico delle imprese agricole; - di favorire l’accesso ai mercati finanziari delle imprese agricole, agroalimentari, dell’acquacoltura e della pesca, al fine di sostenerne la competitività e la permanenza stabile sui mercati, definendo innovativi strumenti finanziari, di garanzia del credito e assicurativi, finalizzati anche alla riduzione dei rischi di mercato, nonché favorire il superamento da parte delle imprese agricole, delle situazioni di crisi determinate da eventi calamitosi o straordinari; - di favorire l’insediamento e la permanenza dei giovani in agricoltura anche attraverso l’adozione della disciplina tributaria e previdenziale adeguata; - di promuovere ed incentivare la produzione di biocarburanti di origine agricola e lo sviluppo delle agroenergie; - di razionalizzare gli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e altri organismi operanti nel settore, al fine di adeguarne le funzioni e le strutture e assicurare l’efficienza ed efficacia della relativa azione, anche attraverso semplificazioni, fusioni e soppressioni; - di disciplinare la materia delle crisi di mercato dei prodotti agricoli e alimentari e individuare adeguati strumenti di intervento; - di prevedere a livello nazionale un supporto alla politica di sviluppo rurale in attuazione del regolamento CE n.1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005 e successive modificazioni ed in funzione dell’avvio della nuova programmazione 2014/2020; - di rivedere la disciplina in materia di produzione agricola ed agroalimentare con metodo biologico anche con riguardo al rispetto dei requisiti di omogeneità alle procedure richieste dalle normative UE, nonché all’esigenza di revisione dei comitati e degli organismi operanti nel settore. L’art. 2 conferisce al Governo la delega per la codificazione delle disposizioni normative vigenti nel settore, attraverso la adozione di una raccolta sistematica, anche in forma di codice, delle norme vigenti in materia di prodotti agricoli ed alimentari di cui all’Allegato 1 al Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’art. 3 disciplina, al comma 1, la procedura di consultazione delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e di Bolzano. Vengono, altresì, fatte esplicitamente salve le competenze riconosciute alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi degli statuti speciali e delle relative norme di attuazione. Il comma 2 prevede, inoltre, la possibilità di adottare disposizioni correttive e integrative dei decreti attuativi con il rispetto dei medesimi principi e criteri direttivi e con le stesse procedure, entro un anno dalla data di entrata in vigore dei decreti stessi, anche tenendo conto di eventuali problematiche emerse nel primo periodo di applicazione. L’art. 4 prevede che dalla delega in oggetto non derivano nuovi o maggiori oneri o minori entrate per la finanza pubblica.

martedì 25 giugno 2013

PER PESCHE E NETTARINE I DATI CSO CONFERMANO UN CALO SIGNIFICATIVO DELLA PRODUZIONE IN TUTTA EUROPA

Fonte: Cso - Centro Servizi Ortofrutticoli  

Ferrara, 25 Giugno 2013 - Le previsioni di produzione CSO su pesche e nettarine in Italia, aggiornate al 15 giugno, confermano un calo della produzione italiana ed europea, con una revisione al ribasso dei dati presentati ad Europech a fine aprile.

La produzione 2013 di pesche e nettarine in Italia, stimata su circa 1.520.000 tonnellate, cala del 7% rispetto al 2012. Il calo produttivo di quest’anno, legato soprattutto alle condizioni climatiche primaverili particolarmente avverse, riguarda sia le pesche che le nettarine, entrambe al -7%. A livello territoriale si rileva una produzione di circa 784.000 tonnellate nel Sud Italia, -8% sul 2012, mentre al Nord, con circa 642.000 tonnellate si registra un complessivo -5%. In questo caso il calo è più attenuato, grazie alle produzioni piemontesi che dopo un anno di forte deficit produttivo rientrano su livelli più normali. Negli altri paesi produttori europei la situazione è analoga e in alcuni casi più deficitaria. È il caso della Grecia, dove gravi problemi di grandine, hanno influito negativamente sui volumi, che si attestano su circa 175.000 tonnellate per le pesche, -24% sul 2012, 250.000 tonnellate di percoche, -37% e 57.000 tonnellate di nettarine, -29%. La Francia presenta una produzione complessiva di circa 258.000 tonnellate, -8% sul 2012. Le stime produttive di fine aprile sono state riviste al ribasso anche per la Spagna. La produzione di pesche da consumo fresco (escluso le pesche piatte) è stimata ora su circa 293.000 tonnellate, +12% rispetto al deficitario 2012, ma -4% rispetto all’annata 2011, stagione con produzioni più vicine al potenziale produttivo. Crescono le produzioni di pesche piatte, ora sulle 130.000 tonnellate, grazie all’entrata in produzione degli impianti più giovani. Per le nettarine le stime aggiornate registrano un +7% sul 2012, ma se il confronto viene fatto con il 2011, si registra un significativo -7%. A livello europeo la produzione 2013 scende del 7% rispetto al 2012 e dell’8% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Accanto al calo generalizzato della produzione, in questa annata si evidenziano segnali di positività legati alla scalarità della produzione italiana ed europea. Non ci sono sovrapposizioni tra prodotto proveniente dal Sud e quello del Centro Nord perché la maturazione dei frutti al Sud ha seguito un calendario normale, senza ritardi, mentre al Nord si è registrato un ritardo di maturazione di parecchi giorni rispetto all’anno scorso e questa scansione del calendario, di fatto, evita quei picchi produttivi di fine giugno -inizio luglio che molto spesso hanno effetti negativi sul mercato. "Dai dati aggiornati a livello nazionale ed europeo - dichiara Elisa Macchi, Direttore di CSO - emergono due considerazioni importanti. A livello europeo dobbiamo ricordare che il confronto con l’anno precedente avviene rispetto ad un’annata che non ha visto eccessi di offerta, sia dal punto di vista dei volumi totali che delle entrate settimanali. La Spagna, già lo scorso anno, aveva presentato problemi produttivi nel periodo precoce ma anche nel periodo medio tardivo a causa di importanti grandinate. L’incremento produttivo spagnolo, registrato rispetto allo scorso anno, è dovuto, quindi, sostanzialmente al confronto con le basse produzioni 2012 e i livelli produttivi attesi per questa campagna sono nettamente inferiori al potenziale di questo paese. L’altro aspetto da sottolineare è la buona scalarità delle produzioni che dovrebbe scongiurare quegli eccessi di offerta che molto spesso, soprattutto in determinati periodi della campagna, finiscono per penalizzare pesantemente il mercato."

ISTAT, IN CALO LE VENDITE AL DETTAGLIO DEGLI ALIMENTARI NEL PRIMO QUADRIMESTRE. LE IMPRESE AGRICOLE PER COMPENSARE LA FLESSIONE DEL MERCATO NAZIONALE PUNTANO SULL'EXPORT

Fonte: Confagricoltura

“Nel primo quadrimestre dell’anno le vendite alimentari sono calate del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2012 (ma quelle non alimentari sono diminuite del 4,2%). Le famiglie tendono a risparmiare, a gestire il budget in modo particolarmente oculato”. Lo sottolinea Confagricoltura, analizzando i dati diffusi dall’Istat sulle vendite al dettaglio. “Il calo delle vendite al dettaglio di alimentari si riscontra – osserva Confagricoltura - più contenuto presso la GDO (-1,2%), più ampio nelle imprese operanti su piccole superfici (-4,4%). Si salvano solo i discount alimentari (+1,3%)”. Ad avviso di Confagricoltura, “la situazione del mercato interno non migliora e sta confermando la validità della scelta delle imprese agricole di incrementare gli sforzi di internazionalizzazione, per compensare la flessione del mercato nazionale. E l’export agroalimentare, che rappresenta ormai l’8,5% del totale delle esportazioni nazionali in valore, fa da traino a tutto il made in Italy”.

SETTIMANA DECISIVA PER LA PAC

Fonte: Redazione di Agreste

ll 26 giugno il Parlamento europeo (PE), i Ministri dell’agricoltura dei paesi UE (Consiglio AGRI) e la Commissione europea (CE) concluderanno il ciclo di negoziati, durato due anni, sul futuro della Politica agricola comune (PAC).

Questo il programma provvisorio della settimana:

24-25 giugno: sessione del Consiglio AGRI in Lussemburgo

26 giugno: riunione COMAGRI (Commissione PE per l’agricoltura) a Bruxelles (15:00)

26 giugno: conferenza stampa congiunta PE - Consiglio - CE a Bruxelles (17:30) che può essere seguita online (in streaming Web) su Europe by Satellite

27 giugno: conferenza stampa alla presenza del Commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş a Bruxelles, presso la Commissione europea (12:30)

lunedì 24 giugno 2013

ISTAT, GUIDI (CONFAGRICOLTURA): “MIGLIORA LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI? È IL RISULTATO DI UN CLIMA POLITICO EQUILIBRATO. NELLE CAMPAGNE, NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ, RISULTATI IMPORTANTI PER L’OCCUPAZIONE E L’EXPORT”

Fonte: Confagricoltura

“In questa difficile situazione, con una disoccupazione drammatica, con le aziende in grandissima difficoltà, l’ Istat registra un miglioramento dei giudizi dei consumatori, o meglio, un contenimento del pessimismo. Forse gli Italiani apprezzano gli sforzi in atto di stabilizzare il quadro politico”. Lo sottolinea il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, commentando i dati Istat sulla fiducia dei consumatori nel mese di maggio. “È un segnale che, in questo momento più che mai, serve – prosegue Guidi - un Paese ‘equilibrato’, nei conti pubblici, nei rapporti tra i poteri, con l’Europa”. “Per quanto riguarda gli agricoltori, in questi due e più anni di crisi, hanno fatto un percorso che il Paese non sempre ha sostenuto – aggiunge -. Nonostante gli ostacoli sono andati avanti perché per le imprese guardare oltre è una necessità. E i risultati sono arrivati”. Confagricoltura fa presente come i lavoratori dipendenti del settore primario sono aumentati del 3,6%. Il valore aggiunto agricolo ha evidenziato una piccola crescita (+0,1% nei primi tre mesi del 2013), ma è l’unico settore in positivo. Negli ultimi cinque anni la media dell’aumento annuo dell’export agroalimentare è stata del 5,9%, contro il 2,2% dell’export complessivo“. “Non abbiamo dati aggiornati sul sentiment degli agricoltori, quelli di Ismea relativi al primo trimestre avevano registrato un miglioramento della fiducia nei campi; non mi meraviglierei se il dato fosse confermato nel successivo trimestre – osserva il presidente di Confagricoltura – Il numero delle imprese si è ridotto, ma si sono rafforzate quelle più strutturate”. Conclude Mario Guidi: “Quelli raggiunti dalle aziende agricole sono risultati importanti ma restano i problemi - scarso coordinamento delle politiche agroalimentari e territoriali, meno credito, meno flessibilità, più divieti e controlli, più tasse e più burocrazia - che certo non inducono all’ottimismo”.

COLDIRETTI, BENE STOP FORMAGGI E SALUMI, FALSO ITALIA VALE 60 MLD

Fonte: Coldiretti Ferrara

La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Made in Italy fa perdere all’Italia oltre 60 miliardi di euro di fatturato che potrebbero generare reddito e lavoro in un difficile momento di crisi. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’ operazione del Corpo forestale dello Stato che ha scoperto tra le province di Modena e Grosseto un commercio illegale di formaggi e affettati venduti come Made in Italy, ma in realtà provenienti dalla Germania e dalla Repubblica Ceca. La lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano per le Istituzioni – sottolinea la Coldiretti - un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese. Per questo per supportare l’ottima attività delle forze dell’ordine occorre stringere le maglie larghe della legislazione nazionale e comunitaria con l’estensione a tutti i prodotti - precisa la Coldiretti - dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti. Tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero mentre circa la metà delle mozzarelle è fatta con latte straniero come pure tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro, ma questo – denuncia la Coldiretti – il consumatore non può saperlo perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta. In generale secondo l’indagine Coldiretti/Eurispes, il 33 per cento dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati (per un valore di 51 miliardi di euro) deriva da materie prime importate e rivendute col marchio Made in Italy. Eppure in Europa si procede con estrema lentezza anche per effetto della pressione delle lobby con il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 che entrerà in vigore solo il 13 dicembre 2014 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data - continua la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta - precisa la Coldiretti - resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

AL CAAB – CENTRO AGROALIMENTARE DI BOLOGNA UN GRANDE PARCO PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ECCELLENZE AGROALIMENTARI ITALIANE (FABBRICA ITALIANA CONTADINA).

 Fonte: Caab
BOLOGNA – Ottantamila metri quadrati per un grande Parco a valenza nazionale e internazionale dedicato alla valorizzazione delle eccellenze delle filiere agro-alimentari italiane: dalla produzione orticola e frutticola all’olio d’oliva a riso e cereali, passando attraverso gli allevamenti, i sapori ‘liquidi’ - vino, birra, grappe … - e quelli ‘dolci’ (miele, nocciole, castagne, cioccolato …) fino alla tostatura del caffè: parco agroalimentare, laboratori, vendita di prodotti, ristorazione, visite didattiche, divulgazione, eventi. E’ la nuova frontiera del Caab – Centro Agroalimentare di Bologna, risultato della strategia di riposizionamento competitivo e diversificazione delle attività insediate che, da luglio 2012 ad oggi, ha già consentito il turnaround economico finanziario, e nel medio-lungo periodo punta a garantire l’uso ottimale degli assets e a creare valore per gli azionisti e il territorio. Proprio in questa prospettiva è stato sottoposto all’approvazione dei soci un progetto di razionalizzazione delle strutture attualmente destinate al commercio all’ingrosso dei prodotti ortofrutticoli: contestualmente, è al vaglio il progetto di allestimento del Parco tematico – unico nel suo genere - che potrebbe avere un importante impatto positivo sulle prospettive reddituali del CAAB, per gli operatori all’ingrosso e i produttori agricoli insediati così come per la filiera agroalimentare, regionale e nazionale. Ma anche e soprattutto per la città di Bologna, in termini di flussi commerciali e turistici che si prevedono assai rilevanti: il progetto dovrebbe infatti coinvolgere da 5 a 10 milioni annui di visitatori , un terzo dei quali stranieri, con imponenti flussi didattici e naturalmente con le visite dei residenti in città e in regione. Stime ulteriori prevedono la creazione di un migliaio circa di nuovi posti di lavoro diretti e 5mila nuovi posti di lavoro nell’indotto, a fronte dell’utilizzo di strutture gia’ esistenti con costi di territorio/cementificazione pari a zero, e con sostenibilità pari al 100% grazie all’impianto fotovoltaico del Caab (16.000.000 Kwh), il più vasto su tetto attualmente esistente in Europa. Sono solo alcune cifre del progetto che potrebbe consacrare e rilanciare Bologna quale “capitale” del food italiano: lo hanno illustrato, questa mattina nel corso di un incontro stampa a Palazzo D’Accursio, il Sindaco di Bologna Virginio Merola, il presidente del Caab Andrea Segre’ e il presidente di Eataly Oscar Farinetti. Due le condizioni ineludibili alle quali è tuttavia subordinata la realizzazione effettiva del Parco: il reperimento delle risorse economiche entro la conclusione del 2013 e la definizione degli accordi contrattuali collegati al progetto, con Eataly e con le aziende attualmente insediate al Caab, che si trasferirebbero in una nuova area caratterizzata da migliori costi di gestione (un risparmio stimato fra il 15 e il 30%) e dal rifornimento km 0 di prodotti deperibili direttamente dal mercato ortofrutticolo. Il Parco tematico del Caab potrebbe diventare la struttura di riferimento per la divulgazione e la conoscenza dell’eccellenza agroalimentare made in Italy mediante la ricostruzione delle filiere produttive ma anche elemento catalizzatore per gli acquisti enogastronomici nel segno della ‘qualità’ e dei prodotti tipici e a denominazione e indicazione protetta da parte di un bacino di utenza molto vasto in Italia e in Europa: dai turisti internazionali, che guardano all’Italia come al cuore pulsante dell'eccellenza agro-alimentare nel mondo, al pubblico italiano che potrà coniugare alla gita turistica l’obiettivo di un itinerario fra i gusti e le tipicità regionali, agli studenti delle scuole primarie e secondarie, che si troveranno a disposizione un ‘atlante tridimensionale’ dal quale attingere per una appassionante full immersion nell’educazione alimentare. L’enogastronomia italiana sarà rappresentata dalla sua genesi in una logica sequenza: stalle, acquari, campi, orti, officine di produzione, laboratori, banchi serviti, grocery, ristoranti. Un vero e proprio ‘itinerario della produzione e del gusto’ per apprezzare le caratteristiche del cibo italiano in tutto il loro splendore, e nella loro inarrivabile eccellenza. Un percorso naturalmente attrezzato con adeguata cartellonistica, audio guide e accompagnatori didattici. Il Parco tematico del Caab si propone, sin dall’inizio della sua progettazione, in dialogo costante con i soci e le realtà interne, ma anche con le realtà e istituzioni economiche, culturali, sociali e didattiche di riferimento della città: con l’obiettivo di un ottimale inserimento nel tessuto produttivo, commerciale e turistico, e con il valore aggiunto di un’iniziativa che, negli auspici di tutti, potrebbe diventare effettivo volano di sviluppo nel sistema economico di Bologna e dell’intera Emilia-Romagna.

IL MINISTRO DE GIROLAMO FINO A MARTEDÌ IN LUSSEMBURGO PER IL CONSIGLIO EUROPEO DEI MINISTRI DELL’AGRICOLTURA E PESCA

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

 Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sarà in Lussemburgo fino a martedì 25 giugno per partecipare al Consiglio europeo dei Ministri dell’Agricoltura e della Pesca. Al centro dei lavori ci sarà la riforma della PAC, con lo scopo di raggiungere un accordo politico in merito alle Proposte di: regolamento orizzontale, Pagamenti Diretti, OCM unica e Sviluppo Rurale.

CREDITO AGEVOLATO PER IL SETTORE SUINICOLO E PER LE AZIENDE AGRICOLE DEI TERRITORI COLPITI DAL SISMA. A DISPOSIZIONE RISORSE STRAORDINARIE PER ATTIVARE FINO A 53 MILIONI DI EURO DI PRESTITI. LE DOMANDE ENTRO IL 26 LUGLIO

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

Bologna - Credito di conduzione a tasso agevolato per 53 milioni di euro per il settore suinicolo e per le aziende agricole dei territori colpiti dal sisma del maggio 2012. E’ quanto prevede un provvedimento della Regione Emilia-Romagna che ha stanziato risorse complessive per 800 mila euro per abbattere i tassi di interesse, che saranno ridotti fino a 1,50 punti percentuali. I prestiti avranno una durata massima di 12 mesi e serviranno per coprire le spese che l’imprenditore agricolo deve anticipare per il completamento del ciclo produttivo-colturale, fino alla vendita dei prodotti. Le imprese potranno presentare domanda al proprio Istituto di credito e al Confidi di appartenenza fino al 26 luglio 2013. “Con questi provvedimenti vengono messe a disposizione risorse straordinarie per sostenere due contesti agricoli oggi particolarmente problematici – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni – quello del terremoto e quello della suinicoltura che è alle prese con un andamento congiunturale particolarmente negativo. Vogliamo offrire a queste imprese condizioni per un più agevole accesso al credito di esercizio e un significativo abbattimento del costo del denaro”. L’importo massimo del prestito per azienda sarà di 300 mila euro, calcolato attraverso parametri definiti come il numero dei capi allevati, le superfici coltivate o le attività svolte. Oltre all’abbattimento del tasso di interesse di 1,5 punti percentuali, i prestiti potranno contare sulla garanzia offerta, con capitali propri, dai Confidi agricoli nonché sulle condizioni di favore ricomprese all’interno delle convenzioni che gli stessi Confidi hanno stipulato con gli istituti bancari.
Informazioni sui programmi di finanziamento delle imprese agricole:
http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/aiuti-agevolazioni

venerdì 21 giugno 2013

ACQUACOLTURA. GUIDI (CONFAGRICOLTURA) ALL’ASSEMBLEA DELLA ASSOCIAZIONE PISCICOLTORI: RUOLO PREZIOSO DELL’ALLEVAMENTO ITTICO PER LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE, ECONOMICA E SOCIALE

Fonte: Confagricoltura

“Stiamo lavorando per l’attuazione del piano strategico nazionale del settore dell’itticoltura, perché sia data al comparto tutta l’attenzione necessaria per invertire la congiuntura economica negativa, continuare a mantenere occupazione e creare nuovi posti di lavoro”. Lo ha sottolineato oggi il presidente dell’API, Pier Antonio Salvador, aprendo a Verona i lavori dell’assemblea annuale dell’associazione che riunisce i piscicoltori aderenti a Confagricoltura. “I nostri allevamenti garantiscono freschezza, qualità, sostenibilità e sicurezza alimentare, contribuendo ad una sana, corretta ed equilibrata alimentazione a prezzi più contenuti. E’ per questo – ricorda Salvador - che, nonostante la crisi, è tra le attività più vitali del settore primario, un comparto strategico per l’economia che ha un grosso potenziale di crescita, a patto che vengano prontamente attivati gli strumenti europei per il comparto”. “Va finalmente riconosciuta all’acquacoltura italiana la sua importanza all’interno del settore agroalimentare. L’allevamento ittico ha un ruolo prezioso in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale soprattutto nelle aree marginali” – ha detto il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, concludendo l’assemblea. “L’import ha ormai raggiunto il 50% della produzione interna; siamo fortemente deficitari e dobbiamo incentivare le produzioni nazionali – ha osservato Guidi -. Il prodotto italiano, rispetto agli altri Paesi europei, è nettamente superiore a livello qualitativo e Confagricoltura punta molto sulla crescita dell’itticoltura nazionale”.

MELE E PERE ITALIANE NEGLI USA: ACCORDO IN DIRITTURA D'ARRIVO

Fonte: www.corriereortofrutticolo.it

Le mele e le pere italiane presto potrebbero avere il semaforo verde per entrare nel mercato degli Stati Uniti. Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo, anche se nel settore si respira un’aria di cauto ottimismo in merito alla trattativa in corso. Ne diamo notizia in anteprima nazionale. Il Cso, Centro Servizi ortofrutticoli, per il comparto pere, e Assomela, per le mele, stanno lavorando alacremente per cercare di chiudere positivamente la mediazione con il Paese nordamericano. L’accordo vale molto, moltissimo per il settore ortofrutticolo nazionale che con questa intesa troverebbe uno sbocco commerciale fondamentale per i due prodotti ortofrutticoli, finora bloccati da rigide barriere fitosanitarie. A breve arriverà in Italia un ispettore americano, per analizzare e valutare l’organizzazione della filiera italiana. Quindi si dovrebbe firmare il piano di lavoro per stabilire i criteri attraverso i quali sarà possibile inviare le mele e le pere made in Italy sugli scaffali dei supermercati statunitensi. La prossima settimana sarà fondamentale per capire le concrete possibilità di realizzazione dell’intesa. Se si dovesse chiudere l’accordo rapidamente entro le prossime settimane, i primi quantitativi di mele e pere potrebbero partire alla volta degli Usa già dalla prossima campagna 2013-2014. Una manna dal cielo per gli operatori del settore. Per questa annata quindi si tratterebbe di volumi molto ridotti, si parla di poche migliaia di tonnellate, ma che aprirebbero la via del mercato statunitense, dopo lunghi anni di attese e speranze. Già dalla campagna successiva, 2014-2015, i quantitativi potrebbero infatti aumentare considerevolmente. Cso e Assomela stanno lavorando assiduamente per chiudere l’intesa e rimangono tuttavia molto cauti sull’argomento e non si sbilanciano. “Dall’inizio dell’anno – affermano al Cso – le relazioni tra Italia e Stati Uniti su questo argomento si sono molto rinsaldate e questo grazie anche all’importante lavoro istituzionale portato avanti dal ministero delle Politiche Agricole e in particolare dall’ex ministro Mario Catania che aveva dato una fortissima accelerata per consentire un avanzamento delle trattative”. Sul tema, insomma, la voglia di dialogo tra i due Paesi è assai concreto. Un aiuto per la positiva conclusione dell’accordo potrebbe arrivare anche dall’avvio delle trattative per l’accordo di libero scambio sancito al recente G8 in Irlanda. La partita in gioco per il settore è importantissima. Le premesse per portarla a casa ci sono tutte.

Emanuele Zanini

CONVEGNO SULL'AGRICOLTURA NELLE AREE PROTETTE, CONFAGRICOLTURA CHIEDE PIU' VANTAGGI PER L'AGRICOLTORE CHE OGNI GIORNO, COL PROPRIO LAVORO, PRESERVA E SALVAGUARDA L'AMBIENTE: UN SOSTEGNO ECONOMICO E MAGGIORE RAPPRESENTATIVITA' NEGLI ENTI GESTORI

Fonte: Confagricoltura Emilia - Romagna

Bologna, 21 giugno 2013 - I territori su cui ricadono le aree protette sono a stragrande maggioranza di proprietà privata e non pubblica. Confagricoltura, per la prima volta, ha voluto dare voce agli agricoltori, custodi e imprenditori di quei terreni che sono patrimonio paesaggistico dell'intera comunità ed ha riunito a Bologna, al convegno “Impresa, Proprietà e Territorio: l'attività agricola ed i vincoli ambientali”, una folta platea di rappresentanti del mondo istituzionale, agricolo ed universitario. Agricoltura e ambiente sono da sempre un'interazione naturale. Ma oggi, più che mai, si leva l'allarme per chi fa agricoltura nelle aree protette. Sono in arrivo nuove regole. Circa 46mila ettari del territorio bolognese - e oltre 270mila di quello regionale – sono “oasi verdi” destinate alla conservazione della biodiversità e regolate da una rigida normativa che entrerà in vigore dopo l'estate: i piani di gestione dei Siti Rete Natura 2000. Il mondo agricolo lamenta, da un lato, gli eccessivi divieti che limitano le scelte imprenditoriali: ostacoli alle lavorazioni degli impianti arborei ed erbacei; rigide direttive sull'uso di fitofarmaci; no alla bruciatura delle stoppie e no categorici alla realizzazione degli impianti fotovoltaici oltre all'obbligo di predisporre costose “Valutazioni di Impatto Ambientale” per i livellamenti dei terreni o per le nuove costruzioni quando interferiscono con le specie presenti (numerose, si sa, grazie anche alle migliorie degli agricoltori); dall'altro rivendica maggior rappresentanza agricola presso gli enti gestori delle aree protette e un indennizzo economico a fronte del lavoro svolto ogni giorno a tutela dell'ambiente. “Ci troviamo di fronte a provvedimenti calati dall'alto senza alcuna possibilità di confronto e concertazione. E a tale sistema di vincoli non corrisponde alcun sostegno economico alle imprese agricole” - ha detto nell'introduzione al convegno Gianni Tosi, presidente di Confagricoltura Bologna. “Fin dalla nascita della legge sugli Enti Parchi – ha precisato Guglielmo Garagnani presidente di Confagricoltura Emilia Romagna – gli agricoltori sono rimasti fuori dai giochi. Sulla direttiva nitrati, è mancato il confronto con l'Assessorato regionale all'Ambiente, mentre il nuovo Piano di gestione dei rifiuti, proposto dall'Assessore Freda, è stato clamorosamente bocciato da molte province ed è dovuto intervenire in prima persona il presidente della regione Vasco Errani. Vorremmo che anche la problematica relativa ai Siti di Rete Natura 2000 venisse affrontata direttamente da Errani”. “Bisogna coniugare ambiente, economia e aspetti sociali: la politica comunitaria va in questa direzione e tutte le direttive richiedono una concertazione – ha assicurato Giuseppe Bortone, direttore generale dell'Assessorato Ambiente Regione Emilia Romagna. “Cosa stiamo facendo per definire un rapporto più equilibrato tra le politiche ambientali e quelle agricole? Per i territori della Rete Natura 2000 – ha affermato Tiberio Rabboni Assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna - la concertazione con le parti sociali è un dovere. Valuteremo assieme la coerenza dei piani di gestione dei siti della Rete Natura 2000 rispetto agli obiettivi di tutela della biodiversità che devono essere comunque raggiunti”. “In Italia gli agricoltori – ha concluso Mario Guidi presidente nazionale di Confagricoltura - sono meno proprietari degli altri proprietari (proprietari di case, capannoni, ecc). La mancanza di dialogo con il proprietario agricolo, è un vulnus che la nostra società non si può permettere. I partiti politici hanno perso il controllo della base. L'ambiente sovrasta l'agricoltura e l'Italia è mal governata. La politica ambientale viene decisa senza consultare il mondo agricolo. Invece c'è bisogno degli agricoltori. Quale risultato potremmo ottenere se questi sparissero da certe zone? Noi siamo un paese con tante aree protette. Ma siamo sicuri di aver bisogno di allargare le aree protette in Italia? Ci dobbiamo sedere a un tavolo con i professionisti dell'agricoltura e dell'ambiente e con i professionisti delle norme. Vogliamo un paese dell'equilibrio nel rapporto con le istituzioni ma anche un paese dello sviluppo. E anche un paese che vada verso l'innovazione. Oggi le organizzazioni professionali devono “urlare in faccia” alle istituzioni le esigenze della propria base. Non ci possiamo più permettere di creare nuovi vincoli e norme. Il paese ha bisogno di una boccata di ossigeno. L'agricoltura in Italia avrà sempre un futuro. Noi agricoltori, però, dobbiamo occuparci di più di associazionismo e rappresentanza”.

CONFAGRICOLTURA EMILIA ROMAGNA: LA CONSIGLIERA REGIONALE SILVIA NOE’ (UDC) SI FA PORTAVOCE IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLE ISTANZE DEI VALLICOLTORI

Fonte: Confagricoltura Emilia - Romagna

Bologna, 21 giugno 2013 - Confagricoltura Emilia Romagna plaude all’iniziativa della consigliera regionale Silvia Noè (UDC) volta a modificare la Deliberazione della Giunta regionale del 2011 che aveva praticamente azzerato i risarcimenti ai vallicoltori della Regione per le perdite subite a causa della presenza di uccelli ittiofagi in transito nei territori in cui si pratica l’acquacoltura estensiva. Nel testo della risoluzione presentata dalla Cons. Noè si chiede che sia tolto il limite del rimborso al 30% per i danni provocati dagli ittiofagi nelle valli ove viene praticata la caccia e che il censimento preventivo al computo dei danni si svolga su tutto il territorio vallivo e non solo nelle vasche di sverno e nei lavorieri. Da mesi Confagricoltura Emilia Romagna si sta adoperando affinché i vallicoltori di Ferrara e Ravenna siano messi nella condizione di portare avanti con profitto l'attività imprenditoriale, attualmente messa in ginocchio da vincoli normativi che ne bloccano lo sviluppo e che di fatto costituiscono purtroppo un invito a interrompere la produzione. Si consideri che nel 2011 le perdite del pesce allevato, causate dai cormorani, sono state pari al 60% del totale. “Esprimiamo piena soddisfazione per l'iniziativa della Cons. Noè che ha portato in Assemblea Legislativa la richiesta di Confagricoltura Emilia Romagna per il riconoscimento degli indennizzi ai vallicoltori – ha commentato il presidente di Confagricoltura regionale Guglielmo Garagnani. “Le valli, nelle quali è praticata l’acquacoltura estensiva in regione, hanno un valore inestimabile che non possiamo permetterci di perdere. Gli imprenditori agricoli impegnati in quelle attività assicurano anzitutto una produzione di altissima qualità poiché si tratta di pesce allevato con metodo biologico; inoltre essi giocano un ruolo chiave di presidio del territorio e di mantenimento in buona salute degli habitat naturali, con evidenti ripercussioni positive anche sulle attività turistiche dell'area”.

RIFORMA PAC: PER AGRINSIEME DAL “TRILOGO” POSSIBILI MINACCE PER LA RISICOLTURA ITALIANA E LE COLTURE ARBOREE CON I VINCOLI DI “INVERDIMENTO”

Fonte: Agrinsieme

Agrinsieme ricorda come in queste convulse ore si stia discutendo a Bruxelles su alcuni aspetti cruciali della riforma della PAC ‘verso il 2020’. “In base alle prime notizie relative al ‘trilogo’ tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, in vista del decisivo Consiglio agricolo di Lussemburgo della prossima settimana, starebbero emergendo alcuni orientamenti che – commenta il coordinamento di Cia, Confagricoltura, Alleanza nazionale delle Cooperative che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare - rappresentano una minaccia per la nostra agricoltura”. Si tratta in particolare – osserva Agrinsieme - della necessità di realizzare ‘aree a focus ecologico’ per una certa percentuale delle superfici agricole delle aziende. Per il riso si starebbe ipotizzando di eliminare la deroga prevista nei mandati negoziali di Parlamento e Consiglio per le aziende con il 75% di colture in sommersione; mentre non si raggiungerebbe un consenso sufficiente per esentare le coltivazioni arboree da questo adempimento che rischia di gravare notevolmente sull’operatività aziendale. “Confidiamo – ha concluso Agrinsieme - che nelle prossime ore si rifletta su questi aspetti e, anche grazie all’impegno dei nostri europarlamentari e del nostro Governo, si trovi una convergenza per evitare nuovi impegni a carico di una produzione chiave per il nostro sistema agricolo”.

CALANO LE SUPERFICI CONTRATTATE NEL DISTRETTO DEL POMODORO DA INDUSTRIA DEL NORD ITALIA MA LA FILIERA RESTA UNITA PUR DI FRONTE ALLE CRESCENTI DIFFICOLTÀ DEL SETTORE

Fonte: Distretto del Pomodoro da Industria del Nord Italia  

Dall’analisi dei contratti depositati per la campagna 2013 emerge una riduzione delle superfici dell’8,4% rispetto al 2012 e del 15,5% sul 2011. Prevedibile un’ulteriore riduzione per effetto del maltempo primaverile. La filiera risente delle difficoltà della parte agricola e di quella industriale dopo la cessazione, dal 2011, degli aiuti comunitari per il settore del pomodoro

Le difficoltà nella filiera – sia sotto il profilo industriale che agricolo, per di più quest’anno acuite dal maltempo – non mancano, ma la compattezza e la determinazione del Distretto del Pomodoro da Industria del Nord d’Italia hanno permesso di arrivare – seppur con inevitabili tempi lunghi - al deposito di 145 contratti per la campagna 2013 del pomodoro da industria dalla cui analisi emerge – proprio a causa delle difficoltà del comparto industriale e di quello agricolo aggravate dal maltempo – che le superfici contrattate pari a 32.013 ettari, risultano in calo dell’8,4 per cento (- 2.923 ettari) rispetto al 2012 e in riduzione del 15,5 per cento (-5.878 ettari), se si compara il valore con quello del 2011. Sono questi i primi dati resi noti dal Distretto del Pomodoro da Industria del Nord Italia - l’organizzazione interprofessionale che rappresenta, con le ultime adesioni, oltre il 99 per cento del pomodoro da industria del Nord Italia - in base alla raccolta dei dati relativi alla contrattazione tra Op, industrie private e cooperative aderenti. . . Ciò ha portato alla rinuncia di superfici inizialmente previste da parte di molti agricoltori impossibilitati a procedere secondo i calendari previsti. . In un contesto simile il Distretto è stato lungimirante e flessibile nel prorogare i termini per la consegna dei contratti dai quali emerge comunque la riduzione delle superfici contrattate. Il trend negativo non deve essere sottovalutato, e va considerato anche nella discussione che riguarda la riforma della Pac se si vuole continuare a credere in un comparto, come quello del pomodoro da industria, che continua ad essere tra i pochi in grado di garantire lavoro in Italia. . Quelle rese note dal Distretto sono le prime indicazioni di riferimento per la campagna 2013. Considerando che le operazioni di trapianto sono avvenute in condizioni molto difficoltose e non sono ancora terminate, dati maggiormente chiari saranno comunicati all’inizio di luglio quando le Op potranno fornire informazioni definitive sulle superfici. Nel frattempo il Distretto rinnova la volontà, l’impegno e la coesione di tutti gli associati nell’agire nell’ottica della valorizzazione della qualità e della peculiarità delle produzioni del Nord d’Italia.

COLDIRETTI, UNA DOMENICA IN BICI TRA ARTI E ORTI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Domenica 23 giugno, con partenza alle 10,30 in piazza Municipale a Ferrara, cicloescursione “al profumo di pesca”, tra storia e agricoltura.

Caldo estivo e primi giorni di vacanza: perché non cogliere l’occasione per una escursione su due ruote nel centro di Ferrara, guidati alla scoperta di antiche vie medioevali e rinascimentali, di palazzi storici, ma anche dei tesori della nostra terra? Con ritrovo e partenza alle 10,30 in Piazza Municipale a Ferrara, domenica 23 giugno si terrà la nuova “passeggiata” degli appuntamenti “A Ferrara in Bici con la Guida” promosso da Silvia Ferretti in collaborazione con Campagna Amica Coldiretti, BiciDeltaPo e Seventh Sky Viaggi e dedicato alla primizia frutticola nostrana tutelata con il marchio europeo per l’Indicazione Geografica Protetta: la ‘Pesca e Nettarina di Romagna’. Che si potrà osservare e magari odorare fra i rami di qualche albero incontrato lungo l’itinerario, ma anche assaggiare al termine del percorso fra storia, arte ed agricoltura, di circa nove chilometri complessivi da compiere in 2,5 ore, proprio nel cuore rurale della capitale estense: il suggestivo punto vendita TerraViva Bio, gestito dall’azienda agricola Bio Pastoreria di Giovanni Dalle Molle, in via delle Erbe, a due passi dalla Piazza Ariostea (la Piazza Nova di Biagio Rossetti nell’addizione Erculea della capitale estense), dalle mura medioevali e dalla certosa monumentale, dov’è infatti in programma una degustazione a base di prodotti freschi ed elaborati a base di pesche solo ed esclusivamente di rigorosa ed assoluta origine ‘made in Italy’, anzi made in Ferrara, proposte in abbinamento con autentico succo di pesca, per un ristoro tutto naturale e “bio”. Il costo di partecipazione alla bici-passeggiata (con bici propria) è fissato, rispettivamente, in 10 euro a persona per gli adulti e 8 euro per under 16, iscritti Club del PleinAir, soci Touring ed ospiti di strutture ricettive con coupon validato; Offerta speciale famiglia (2 adulti+under 16)*: 20 euro + 5 per ogni under 16. Gratis per bambini caricati su seggiolino. La prenotazione (seppur non obbligatoria è consigliata) si può effettuare telefonando al 346 3178104 oppure ferrettisilvia@aferraraconlaguida.com. Agli stessi riferimenti è inoltre possibile prenotare con tariffe speciale il noleggio di citybike BiciDeltaPo da ritirare ai “PuntoBici” presso l’Hotel Europa di corso Giovecca o lo Spazio Grisù di viale Poledrelli. E per chi alla ciclo-escursione vuole abbinare un week end nella storica capitale estense, SeventhSky – l’Agenzia Viaggi-Tour Operator partner ufficiale di “A Ferrara in Bici con la Guida” – propone speciali pacchetti con la possibilità di fruire di rimborso – fino a 10 euro a persona – sul viaggio di ritorno per chi arriva a Ferrara in treno.
*non cumulabile con altre promozioni
Info&Prenotazioni: (+39) 346.3178104
ferrettisilvia@aferraraconlaguida.com
www.aferraraconlaguida.com

giovedì 20 giugno 2013

QUOTE LATTE: PER CONFAGRICOLTURA “UN BRUTTO CAPITOLO CHE SI DEVE PER SEMPRE ED AL PIÙ PRESTO CHIUDERE”

Fonte: Confagricoltura

Non stupisce Confagricoltura, la lettera della Commissione europea che intima all’Italia di riscuotere 1,42 miliardi di euro di “multe” per il superamento delle quote latte negli ultimi quindici anni. “È un brutto capitolo – commenta il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – che conferma quanto già evidenziato dalla Corte dei Conti con la relazione di fine 2012, che il quadro dei mancati pagamenti ha determinato un notevole danno all’Erario e pesanti distorsioni della concorrenza; a danno degli allevatori onesti che hanno rispettato le quote di produzione o pagato i prelievi sulle eccedenze in caso di superamento dei limiti. Un brutto capitolo che si deve per sempre ed al più presto, chiudere”. “Condividiamo – ha proseguito Guidi– le affermazioni del ministro delle Politiche Agricole De Girolamo che esprime la sua ferma volontà politica di far rispettare le regole e risolvere al più presto una vicenda negativa anche per tutti i cittadini italiani”. “Certo – ha concluso il presidente di Confagricoltura - induce a riflettere il tempismo della Commissione che ‘bacchetta’ l’Italia proprio in concomitanza di un momento delicatissimo per le decisioni in corso sul futuro della Politica Agricola Comune e del budget europeo per il settore. Ma siamo certi che tutto ciò non inciderà sul peso del nostro Paese nel negoziato”.

COLDIRETTI, 76% ITALIANI CONTRARI A SEMINE DI COLTURE OGM. IL GOVERNO ESERCITI LA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA, COME IN ALTRI 8 PAESI EUROPEI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Secondo una ricerca di IPR Marketing, a giugno 2013 i contrari alle semine biotech sono aumentati del 14% rispetto allo scorso anno.

Quasi otto italiani su dieci (76 per cento ) sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) con un aumento del 14 per centorispetto allo scorso anno. Lo ha reso noto la Coldiretti nell’ambito della mobilitazione della task force “Liberi da Ogm” in piazza Montecitorio, sulla base di una indagine condotta da Ipr marketing proprio nel giugno 2013. Con il crescere dell’opposizione degli italiani agli Ogm in agricoltura si riducono ad appena il 10 per cento i favorevoli ma - sottolinea la Coldiretti - diminuiscono anche coloro che non hanno una opinione o non rispondono al 14 per cento. Bastano questi dati per spiegare le ragioni della richiesta al Governo di esercitare la clausola di salvaguardia che vieterebbe la messa a coltura di piante biotech, formulata dalla task force a cui partecipa la Coldiretti. Sono già 8 i Paesi europei che - precisa la Coldiretti - hanno adottato la clausola di salvaguardia (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria). Un provvedimento che on Italia è già stato sollecitato da tutti i gruppi parlamentari al Senato, con una mozione votata all’unanimità. “La non definitiva risoluzione della vicenda Ogm va avanti ormai da troppo tempo e questa deve essere l’occasione per chiudere definitivamente una questione sulla quale cittadini, agricoltori, rappresentanze economiche e sociali, Regioni ed il Parlamento si sono espressi già tantissime volte” ha affermato Stefano Masini coordinatore della Task force “Liberi da Ogm” e responsabile ambiente della Coldiretti. Una situazione che lascia spazio a provocazioni come quella adottata in Friuli, con la semina di mais geneticamente modificato che il Ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, ha subito chiarito essere illegale. Un intervento a tutela della produzione agricola nazionale e degli interessi dei cittadini italiani che in stragrande maggioranza si oppongono alle coltivazioni geneticamente modificate. Posizione peraltro condivisa anche dal Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, il quale ha dichiarato il suo sostegno a tutte le azioni tese a impedire la semina Ogm. Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura - sostiene la Coldiretti - non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico dellatipicità, della distintività e del Made in Italy. In Europa sono rimasti solo cinque paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm, con 129mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati ISAAA. A livello globale il transgenico si afferma tra i paesi in via di sviluppo mentre diminuiscono i paesi industrializzati che si rivolgono a questo tipo di colture. Gli Stati Uniti continuano ad essere leader nella produzione di coltivazioni geneticamente modificate, con 69,5 milioni di ettari. Tra i paesi in via di sviluppo, i 5 leader nel biotech sono la Cina, l’India, il Brasile, l’Argentina ed il Sud Africa, che coltivano il 46% delle colture biotech globali (78,2 milioni di ettari).

AGRICOLTURA, MAIORANO (ANGA-CONFAGRICOLTURA): “IL DISEGNO DI LEGGE PER L’IMPRENDITORIA GIOVANILE VA NELLA GIUSTA DIREZIONE PER FAVORIRE IL RICAMBIO GENERAZIONALE. VA APPROVATO RAPIDAMENTE”

Fonte: Confagricoltura

“Noi giovani imprenditori agricoli apprezziamo la struttura e gli obiettivi del disegno di legge all'esame della Commissione Agricoltura del Senato. Tutte le nostre istanze, che avevamo proposto nella scorsa legislatura, sono state recepite in pieno: ora occorre che il Ddl sia approvato, nella sua interezza al più presto possibile”. Lo rileva il presidente dell’Anga, Raffaele Maria Maiorano, in occasione della conferenza stampa della senatrice Maria Tersa Bertuzzi e degli altri senatori del Partito Democratico, indetta oggi per presentare il Ddl “Misure per la competitività dell’imprenditoria giovanile e il ricambio generazionale in agricoltura”. Per i giovani di Confagricoltura sono tutte positive le principali novità contenute nel Ddl: dalle misure per incentivare il mantenimento e la competitività dell'imprenditoria giovanile, al ricambio generazionale. Dalle proposte per facilitare l'accesso alla terra, a quelle per il credito. Importante anche l’intenzione di adottare un regime fiscale agevolato per i giovani e quella di creare un sistema di staffetta tra le diverse generazioni di imprenditori. Fondamentali poi la prevista istituzione di una Banca delle terre e lo snellimento di costi e burocrazia nella fase di start–up, così come quelle per l’innovazione, l’aggregazione e l’internazionalizzazione. “E’ stata musica per le nostre orecchie aver sentito considerare l’agricoltura produttiva risorsa fondamentale per lo sviluppo del sistema Italia - conclude Maiorano - . L’emergenza occupazionale del nostro Paese, soprattutto quella giovanile, ha oltrepassato i livelli di guardia e si scontra con le opportunità e gli spazi che offre il settore primario. Auspichiamo che acquisire il bene terra e scegliere di diventare imprenditore agricolo in Italia diventi, con l’approvazione di questo decreto, una opportunità concreta per tanti giovani”.

QUOTE LATTE, DE GIROLAMO: SI STA PROCEDENDO AI RECUPERI, RISPONDEREMO PUNTUALMENTE ALLA COMMISSIONE UE

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“La contestazione della Commissione europea, relativa al problema dei mancati recuperi dei crediti per le quote latte si riferisce al periodo tra il 1995 e il 2009. In questa fase il problema rilevato dalla Commissione è riconducibile a una procedura di recupero delle somme contestate non particolarmente efficace, che ha prodotto un grande contenzioso con i soggetti interessati al recupero. Il problema sarà presto superato grazie alla recente modifica normativa introdotta nel 2012 che prevede il superamento di queste difficoltà, avendo disposto il coinvolgimento, oltre che di Agea, anche di Equitalia e della Guardia di Finanza. In ogni caso, risponderemo nei termini e attraverso i canali previsti dalla Commissione”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo ha commentato in merito al richiamo della Commissione europea all’Italia circa la riscossione delle multe relative alle quote latte. “L’attuale Commissario per le quote latte – ha concluso il Ministro – è il Vicecomandante del Corpo forestale dello Stato, Fausto Martinelli, l’Amministrazione sta procedendo ai recuperi nei termini previsti dalla legge”.

OGM, CONFAGRICOLTURA: “SULLE SEMINE DI MAIS TRANSGENICO BASTA CONTRADDIZIONI. E’ ORA DI FARE CHIAREZZA NELL’INTERESSE DI PRODUTTORI E CONSUMATORI”

Fonte: Confagricoltura

“Il problema non è essere favorevoli o contrari agli Ogm, il problema è fare chiarezza normativa e dare fiducia alla ricerca scientifica. I tempi della politica e della magistratura non sono quelli delle imprese e dei cittadini”. Lo sottolinea Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che interviene – nel giorno della manifestazione anti-Ogm a Roma - sulla vicenda delle semine di mais transgenico in Friuli che ha visto schieramenti e opinioni contrapposti sulla procedura di autorizzazione nazionale che l’Italia ha sinora utilizzato per impedire le semine. “Non credo che siano utili le manifestazioni di piazza che alimentano il clima da guerra di religione e non favoriscono un dibattito costruttivo e basato su elementi scientifici. I problemi sono altri, gli alimenti con prodotti Ogm sono già sulle nostre tavole, da anni, ma gli agricoltori italiani non possono coltivarli. I maiscoltori attendono di sapere se potranno essere applicate le norme europee da noi impedite dalla caccia alle streghe e se potranno o meno utilizzare una nuova tecnologia diffusa in tutto il mondo”. Confagricoltura ricorda che la Corte di Giustizia di Lussemburgo si è pronunciata per la seconda volta, ribadendo che le varietà mais MON 810 non possono essere assoggettate a una procedura nazionale di autorizzazione. Il nostro ministero per le Politiche agricole continua a contrapporsi, ribadendo il diritto dello Stato di condizionare la coltivazione. “Siamo uno strano Paese – prosegue Guidi -. Dopo due pronunce della Corte di Giustizia non si è ancora deciso in merito ad una semina eseguita tre anni fa che ha anche generato un procedimento penale sul quale la magistratura non si è ancora definitivamente pronunciata. Proprio ieri il Segretario di Stato John Kerry ha annunciato che gli Usa hanno conferito il World Food Prize a tre scienziati, tra cui il genetista belga Marc van Montagu, per l’impegno nel campo della biotecnologia vegetale. Da noi invece gli scienziati hanno le mani legate”. “L’Italia deve decidere – conclude il presidente di Confagricoltura -. O si adottano le misure di coesistenza e si apre la strada alla possibilità di utilizzare sementi Ogm, oppure si invoca la clausola di salvaguardia dimostrando, con dati scientifici riferiti alla nostra realtà (che nessuno però sinora è stato in grado di produrre), gli eventuali rischi per l’uomo o per l’ambiente che inducono a vietare queste coltivazioni. Non c’è alternativa. E sicuramente tra le alternative non c’è la situazione incerta, contraddittoria e parossistica, in cui purtroppo si trovano oggi ad operare gli agricoltori”.

SLOW FOOD: TUTTI A ROMA PER UN NO DEFINITIVO AGLI OGM GIOVEDÌ 20 GIUGNO 2013, ORE 14,30 - ROMA, MONTECITORIO

Fonte: Slow Food

È stata convocata per giovedì 20 giugno alle ore 14,30 - a Roma, di fronte a Montecitorio - la grande mobilitazione organizzata dalla Task Force per un’Italia Libera da Ogm per chiedere al Governo di esercitare la clausola di salvaguardia che vieterebbe la messa a coltura di piante geneticamente modificate. Slow Food è sempre stata contraria nella convinzione che la coltivazione di Ogm non sia la strada giusta per tutelare e promuovere il nostro patrimonio di biodiversità e il paesaggio agricolo italiano. «Quello di giovedì è un giorno cruciale per chi si oppone alla coltivazione di Ogm in Italia», dichiara Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia che guiderà la delegazione della chiocciola. «Da anni chiediamo ai diversi Governi di applicare la clausola di salvaguardia. Solo un mese fa il Senato si è espresso approvandola all’unanimità. Adesso spetterebbe ai Ministeri competenti dar seguito a questo importante atto. Invece, dopo la sentenza della Corte Europea, ci ritroviamo in una situazione di vuoto legislativo che ha già dato l’avvio a semine non autorizzate, come accaduto nella primavera 2010: per noi sono atti di provocazione gravissimi». L’appello di Burdese a partecipare alla giornata di mobilitazione è rivolto a tutti i soci e simpatizzanti Slow Food, ai produttori, trasformatori, artigiani e più in generale a tutti coloro che ritengono questa battaglia fondamentale per il futuro del nostro cibo. «Per la prima volta le associazioni che fanno parte della Task Force hanno deciso di radunare tutto il fronte del no agli Ogm davanti ai luoghi del potere legislativo ed esecutivo, con la convinzione che questo sia un momento decisivo per la salvaguardia della biodiversità italiana, per il nostro patrimonio agricolo, per la sovranità alimentare del nostro Paese e quindi per la nostra stessa economia e cultura. O si agisce adesso, o aumenterà il caos dovuto al vuoto legislativo e alle diverse interpretazioni che questo consente», conclude Burdese.

mercoledì 19 giugno 2013

COLDIRETTI, POSTI DI LAVORO IN CRESCITA SOLO NEI CAMPI. BENE LE SEMPLIFICAZIONI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Rendere più flessibile il sistema per incentivare l’occupazione e dare ancora più sostanza alla crescita di posti di lavoro in agricoltura,unico settore con variazione positiva del PIL tendenziale.

“Apprezziamo il pragmatismo e l’impegno per la semplificazione e per rendere il sistema piu’ flessibile che traspare nell’impostazione generale del provvedimento”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’incontro delle parti sociali con il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini su “Interventi urgenti in materia di occupazione”. E’ importante - ha sottolineato Marini - la volontà’ di dare un significato politico all’appuntamento dell’EXPO con provvedimenti sull’occupazione che aiutano a traguardare una scadenza rilevante per dare evidenza al Made in Italy nel mondo. L’agricoltura - ha precisato Marini - è l’unico settore che dimostra segni di vitalità economica con una variazione tendenziale positiva del Pil (+0,1 per cento) ed un aumento degli occupati dipendenti complessivi (+0,7 per cento), in netta controtendenza rispetto agli altri settori nel primo trimestre dell’anno. Un risultato ottenuto grazie alle esportazioni che - ha precisato Marini - sono cresciute dell’ 8,2 per cento per i prodotti agro alimentari nel primo quadrimestre dell’anno mentre crollano settori storici come l’auto. La campagna sta vivendo una straordinaria fase di attenzione da parte dei giovani ed è importante il mantenimento in forma semplificata del sistema dei voucher, cosi come sarebbe opportuno il superamento del regime de minimis per consentire le agevolazioni previste per l’apprendistato in agricoltura ma soprattutto per poter beneficiare delle risorse previste per la sicurezza negli ambienti di lavoro. Alle imprese agricole è inoltre in parte preclusa la possibilità di ospitare giovani tirocinanti e offrire quindi l’opportunità anche a studenti di effettuare brevi esperienze full immersion in una realtà di impresa. La restrizione che per ospitare un tirocinante l’impresa debba avere alle proprie dipendenze almeno un dipendente a tempo indeterminato comporta, in un settore nel quale molte imprese utilizzano solo manodopera familiare o a tempo determinato, l’impossibilità di dare corso a questa esperienza. E’ necessario quindi - ha concluso il Presidente della Coldiretti - superare l’interpretazione della normativa vigente per assecondare e favorire il ritorno alla campagna di tantissimi giovani.

COLDIRETTI, SUL VERO OLIO D’OLIVA IL PARADOSSO DELL’ANTITRUST CHE METTE IN DISCUSSIONE UNA NORMA A TUTELA DI PRODUTTORI E CONSUMATORI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Far conoscere in etichetta il vero olio made in Italy, secondo l’antitrust potrebbe danneggiare i consumatori e favorire la concorrenza sleale delle imprese agricole nei confronti degli importatori di oli di bassa qualità. Sono queste le sorprendenti conclusioni dell’autorità garante.

Evitare che il cittadino porti in tavola olio di scarsa qualità spacciato per italiano vorrebbe dire, in realtà, danneggiarlo. E valorizzare il vero extravergine made in Italy prodotto dalle imprese agricole è concorrenza sleale verso chi importa prodotti dall’estero a basso costo per rivenderlo come nazionale. Sono le conclusioni, quanto meno paradossali, a cui è giunta l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale ha messo in discussione il testo della legge sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini (l. 14 gennaio 2013, n.9). Secondo l’Antitrust la norma non sarebbe applicabile perché in contrasto con le disposizioni procedurali previste dall’Unione europea sull’adozione di norme tecniche e, udite udite, perché non conforme alle norme sulla concorrenza sleale e sulla tutela del consumatore. Sulla faccenda è stata presentata un’interrogazione parlamentare con la quale gli on. Mongiello, Realacci, Russo ed altri hanno sollecitato un intervento del Ministro delle politiche agricole e hanno preso le distanze dalle osservazioni dell’Autorità, sottolineando che le norme della legge n. 9 hanno come fine primario quello di tutelare l’olio extravergine di oliva contro i rischi di frode e contraffazione: pericoli, questi, sempre in agguato, per un prodotto agroalimentare italiano così pregiato e consumato. La legge n. 9, si ribadisce, intende ampliare la trasparenza e la legalità nella filiera degli oli di oliva vergini, con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle imprese agricole italiane e di trasmettere informazioni chiare e dettagliate ai consumatori. Le segnalazioni dell’Antitrust non possono essere condivise, anche perché l’Autorità ha omesso di valutare che tra le finalità precipue della legge vi è quella di assicurare il corretto funzionamento del mercato degli olii di oliva vergini e di introdurre strumenti di controllo giustificati da esigenze di interesse generale concernenti, inparticolare, la tutela della collettività da fenomeni di criminalità organizzata nel settore agroalimentare. Infatti, l’Antitrust si è limitata a rilevare un vizio procedurale che impedirebbe l’applicazione della legge, senza, tuttavia, considerare che la Commissione europea non ha opposto obiezioni, se non in relazione a due sole disposizioni. Quanto alla previsione, contenuta nella legge, di porre condizioni e limiti alle vendite sottocosto, l’Autorità ha formulato parere negativo: eppure, questa operazione commerciale, realizzata in modo sistematico, è in grado di nuocere ad un sistema di concorrenza leale, pregiudicando, così, le imprese virtuose che, per questo, affrontano sacrifici economici maggiori. Al fine di tutelare il consumatore, la legge n. 9, stabilisce, inoltre, che non possono essere utilizzate indicazioni ingannevoli relativamente alla zona geografica di origine degli oli vergini di oliva. Ma, anche in questo caso, l’Autorità ha manifestato le proprie perplessità

COLDIRETTI, COMMERCIO ESTERO, VOLA L’EXPORT AGROALIMENTARE ITALIANO

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Incrementi a due cifre per i prodotti made in Italy sui mercati esteri. Si conferma il trend positivo per i prodotti base delladieta mediterranea.

Volano i prodotti alimentari e le bevande Made in Italy all’estero che fanno segnare un aumento del 12,5 per cento accompagnato da un incremento del 15,4 per cento delle esportazioni di prodotti agricoli. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero ad aprile che confermano la strategicità del buon cibo italiano nel trainare la ripresa economica in una situazione in cui anche le esportazioni complessive sono risultate stagnanti ad aprile. Il risultato del comparto è positivo anche se si considerano i risultati del primo quadrimestre dell’anno in cui le esportazioni sono cresciute dell’8,3 per cento per gli alimentari e del 7,9 per cento per i prodotti agricoli. Si tratta di un trend positivo che conferma l’andamento dello scorso anno con il record di 31,8 miliardi di euro di fatturato all'estero fatto registrare dall’agroalimentare nazionale. Il vino è il prodotto agroalimentare piu’ esportato con un valore record di 4,7 miliardi di euro nel 2012 seguito dall’ortofrutta fresca, dalla pasta e dall’olio di oliva che sono i componenti base della dieta mediterranea riconosciuta in tutto il mondo per le sue qualità salutistiche.

martedì 18 giugno 2013

AUDIZIONE DEL MINISTRO DE GIROLAMO SULLA RIFORMA DELLA POLITICA COMUNE DELLA PESCA

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali  

L’audizione di oggi del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo sulla Riforma della Politica comune della Pesca

“Signori Presidenti, Onorevoli Colleghi e Senatori, l’audizione di oggi ha l’obiettivo di illustrare le linee principali della riforma della Politica Comune della Pesca (PCP) e le azioni strategiche che intendo promuovere per offrire risposte concrete alle necessità della pesca italiana che da anni versa in uno stato di grave crisi socio-economica. La proposta di riforma è stata elaborata, com’è noto, dalla Commissione Europea attraverso una prima fase di consultazioni pubbliche, che si sono concluse due anni fa e che hanno evidenziato la necessità di una revisione delle misure di gestione della pesca, in un’ottica di maggior collegamento anche con gli strumenti della politica di mercato e del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).In particolare, l’originaria proposta di regolamento presentata dalla Commissione nel luglio del 2011, è stata oggetto di successivi approfondimenti, dibattiti e modifiche al fine di corrispondere agli esiti delle negoziazioni con gli Stati membri ed alle risultanze dei ‘triloghi’. Finalmente possiamo dire che, alla fine dello scorso mese di maggio, l’accordo è stato raggiunto. Prima di illustrare i risultati conseguiti a seguito del confronto tra Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea, ritengo opportuno ricordare alcuni punti salienti della proposta originaria della Commissione, che mirava ad innovare un quadro regolamentare ormai decennale e, certamente, non più adeguato ai cambiamenti che hanno interessato il comparto della pesca degli Stati membri. Tra le proposte della Commissione che destavano maggiori perplessità vi era, da un lato, l’ipotesi di immediata e generalizzata applicazione del principio del “rendimento massimo sostenibile”, che consiste in una gestione degli stock ittici caratterizzata dalla possibilità di cattura di quantitativi tali da non intaccare la capacità naturale di riproduzione delle specie; dall’altro, la proposta di introdurre il divieto di rigetto in mare in modo indifferenziato, senza correlazione con le diverse tipologie di attività di pesca e senza rivalutare le motivazioni per le quali erano state escluse, finora, le catture di dimensione inferiore alla taglia legale minima e le specie per le quali la domanda di mercato è praticamente inesistente. Nel corso delle negoziazioni, la delegazione italiana, condividendo ed apprezzando gli obiettivi sottesi alla riforma della PCP nel suo complesso, in quanto volti ad una maggiore protezione delle risorse ittiche e dell’ecosistema marino nel lungo termine, ha sempre sottolineato la necessità di contemperarne i principi con l’esigenza di tutelare le imprese e l’occupazione in un settore che per il nostro Paese ha un’innegabile valenza storica, culturale e tradizionale, oltre che un’importanza socio-economica nevralgica. Pertanto, ho proseguito la via negoziale del Ministro Catania, conseguendo nell’intesa finale, raggiunta il 30 maggio scorso, alcuni decisivi risultati di miglioramento della proposta di riforma della PCP che, rispetto all’ipotesi originaria, è stata resa indubbiamente più adeguata alle realtà particolari della nostra flotta da pesca operativa nel Mar Mediterraneo e cioè in un contesto ambientale e socio-economico totalmente differente rispetto a quello dei mari del Nord o di altre zone marine dove le risorse ittiche e le tecniche di prelievo sono nettamente diverse. Finalmente posso dire che le richieste italiane in tal senso risultano in larga misura recepite e ci tengo ad illustrare quelle di maggiore rilievo. In relazione alla gestione della pesca secondo il criterio del “rendimento massimo sostenibile” posso dichiarare che verrà applicato a partire soltanto dal 2015 e che, entro il 2020, dovranno essere acquisite tutte le disponibilità e le risultanze dei necessari dati scientifici per la definizione dei limiti massimi di cattura per ogni stock ittico. Per quanto riguarda il divieto dei rigetti in mare, abbiamo ottenuto, in fase finale, l’inserimento della previsione di una soglia di tolleranza (che passerà dal 7 al 5 per cento delle catture totali) e la fissazione di un calendario di entrata in vigore del divieto differenziato a seconda delle specie ittiche oggetto di cattura. Tale divieto si applicherà, inoltre, soltanto alle specie per le quali è stabilita una taglia minima di cattura dal regolamento del Consiglio sulle misure tecniche per la pesca nel Mar Mediterraneo: anche questa è una richiesta per la quale l’Italia si è battuta fino a vederla accolta nell’accordo. Un altro risultato importante riguarda l'arresto temporaneo delle attività di pesca che è stato inserito nella lista delle misure tecniche ritenute valide per un’adeguata protezione delle risorse ittiche. Questo è un riconoscimento che voglio sottolineare perché è stato da sempre indicato come necessario da parte di tutte le associazioni professionali quale strumento idoneo alla tutela del nostro mare e ci consente di confermare la misura del fermo temporaneo della pesca, contando su circa 8 milioni di euro all'anno di cofinanziamento comunitario, per compensare il reddito degli armatori di 2.500 imbarcazioni italiane che esercitano la pesca a strascico. Con questi adeguamenti chiesti ed ottenuti, posso dire che siamo giunti ad una buona riforma della Politica Comune della Pesca che si prevede possa entrare in vigore già dal prossimo gennaio. In tale quadro, è stato ritenuto opportuno che nella nuova PCP fosse mantenuto anche il riconoscimento della necessità di rilancio delle attività di acquacoltura, principalmente con l’obiettivo di svilupparne la competitività, promuovendo le produzioni di qualità che possono favorire il rafforzamento delle posizioni di mercato, soprattutto rispetto ai Paesi extraeuropei che, per quanto riguarda le pratiche d’allevamento, hanno standard di salubrità e tutela del consumatore oggettivamente inferiori a quelli comunitari e nazionali. I risultati raggiunti nell’intesa finale, che ho sintetizzato anche in considerazione dei tempi previsti per questa audizione, non erano assolutamente scontati, ma le trattative italiane sono state determinate e costanti fino all’ultimo. L’eventualità di non vederle accolte è stata sventata e quanto ottenuto è importante soprattutto se pensiamo che la riforma della PCP arriva nel contesto di grave recessione socio-economica che investe tutti i settori produttivi nazionali, ma che nello specifico settore della pesca ha anche innegabili precedenti fattori di crisi che perdurano con conseguenze implosive molto difficili da risanare. Sono pienamente consapevole di dovermi perciò far carico di questa situazione problematica che si trascina e che impone ora un impegno diretto e indifferibile. E’ mia intenzione, quindi, avviare e seguire nei prossimi mesi il complesso lavoro che dovrà essere svolto per mettere in atto una strategia efficace di applicazione della nuova PCP alla realtà italiana e, a tal fine, chiederò la più stretta collaborazione da parte del mondo scientifico e delle organizzazioni di categoria. Ci tengo a sottolineare che, nell’obiettivo di dare ossigeno al settore della pesca, la chiusura dell’accordo sulla riforma della PCP non esaurisce il mio impegno a livello comunitario. Ritengo che molte altre regole e strumenti giuridici europei debbono essere riformati. Ho intenzione, infatti, di proseguire il dialogo con la Commissione europea e con gli altri Paesi membri coinvolti, per aprire una seria ed attenta riflessione sui contenuti dello specifico Regolamento per la pesca nel Mediterraneo che è in vigore dal 2006 e che è tempo di cambiare in più parti. Gli operatori della pesca e le loro rappresentanze hanno, infatti, insistentemente segnalato che si tratta di un regolamento comunitario oggettivamente troppo complesso e, per taluni aspetti, eccessivamente penalizzante per i pescatori. Tenendo conto delle fasi preparatorie e dei tempi necessari al sistema decisionale europeo, mi muoverò immediatamente sull’argomento affinché le risultanze del confronto possano essere poi formalmente discusse nel semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, che si aprirà il 1° luglio dell’anno prossimo. Voglio ora ricordare che, in ambito comunitario, è stata anche varata la riforma dell’Organizzazione comune di mercato per i prodotti della pesca. L’obiettivo qualificante è quello di migliorare il rapporto delle imprese di pesca con il mercato, attraverso l'azione delle organizzazioni di produttori, e di valorizzare il prodotto pescato nelle acque comunitarie rispetto alle importazioni. Dobbiamo, infatti, tener presente che più del 60% dei consumi ittici dell’Unione Europea sono coperti dalle importazioni provenienti da Paesi terzi e, pertanto, ritengo di rilevanza strategica l’adozione di iniziative volte a garantire ai consumatori una corretta informazione sui prodotti ittici. La riforma dell’Organizzazione comune di mercato ci consentirà di far sì che trasparenza, tracciabilità e qualità dei prodotti non siano soltanto dei proclami, ma diventino strumenti di controllo e, soprattutto, di promozione della produzione ittica italiana. Per quanto riguarda la proposta di regolamento per il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), rilevo che la proposta di regolamento, presentata dalla Commissione Europea nel dicembre del 2011, introduce nuove possibilità e misure a beneficio del settore come l’aumento del tasso di finanziamento in favore della piccola pesca, la salvaguardia dell’occupazione, l’avviamento delle imprese, la formazione professionale, l’eco-innovazione, la cooperazione tra pescatori e ricercatori e la promozione dell’acquacoltura. Senza dubbio, il punto più dibattuto tra i Ministri, e su cui la trattativa ha rischiato un clamoroso fallimento, è stato quello riguardante gli aiuti pubblici per le flotte. La proposta originaria prevedeva, infatti, la soppressione, a partire già dal 1° gennaio 2014, degli incentivi per la sostituzione dei motori e per l’arresto definitivo (in pratica la demolizione delle imbarcazioni che assicura un ricambio di unità nella flotta e consente di controllare lo sforzo di pesca), ma anche l’eliminazione delle compensazioni per il fermo temporaneo delle attività di pesca. La posizione della Commissione ha trovato un forte sostegno da parte di un gruppo di Stati membri, con la Germania in prima fila, al quale si sono contrapposti il nostro Paese, la Francia e la Spagna. Alla fine, si è imposta la proposta di mediazione avanzata dalla delegazione italiana per un “phasing out” degli aiuti per le demolizioni, che sono stati confermati sino al 2017 in termini di impegni di spesa, con la possibilità di effettuare i pagamenti sino al 2019 e, quindi, facendo slittare in avanti nel tempo la soppressione di questi incentivi. L'Italia ha ottenuto l'estensione sino al 2020 degli incentivi comunitari per il fermo biologico annuale, regolati nel quadro dei piani di gestioni nazionali già in vigore per il Mar Mediterraneo e riconfermati, come ho già detto, nella lista delle misure riconosciute valide dalla nuova PCP al fine della tutela delle risorse ittiche. Il Consiglio ha anche deciso che l'ammontare degli aiuti per la flotta, compresi quelli destinati alla sostituzione dei motori, non potrà superare una soglia pari al 15% dell'intera dotazione del FEAMP che sarà assegnata agli Stati membri. Il testo dell'intesa raggiunta tra i Ministri prevede alcune positive misure specifiche a favore dei pescatori più giovani, dello sviluppo delle comunità costiere e del rilancio dell'acquacoltura cui ho già accennato. Per i giovani pescatori è stato previsto un contributo sino ad un massimo di 50 mila euro per l'acquisto di imbarcazioni. La strada che resta da fare verso la definitiva approvazione del FEAMP è ancora lunga. Infatti, solo nel prossimo mese di luglio la Commissione pesca del Parlamento europeo licenzierà il progetto di risoluzione legislativa, che verrà sottoposto al voto dell'Assemblea plenaria in autunno. Comunque, nel corso del semestre della Lituania alla presidenza dell’Unione europea, che avrà inizio il 1° luglio prossimo, il Consiglio agricoltura e pesca dell’Unione ritornerà necessariamente a discutere sulla proposta di regolamento relativa al FEAMP. In particolare, dovranno essere affrontate le questioni finanziarie. Nell'occasione, sarà determinata in via definitiva la dotazione finanziaria finale del FEAMP per l'intero periodo di programmazione 2014-2020, sulla base dell’intesa raggiunta dai Capi di Stato e di Governo in ordine al prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europea. Di conseguenza, il Consiglio dovrà decidere sui criteri di ripartizione delle risorse tra gli Stati membri. La delegazione italiana ha già fatto presente che non potranno essere accettate decurtazioni rispetto alla chiave di ripartizione del FEP, il Fondo europeo per la pesca in scadenza alla fine di quest'anno. Con il FEP, l'Italia ha ottenuto circa 424 milioni di euro, poco meno del 10% sulla disponibilità globale 2007-2013. Pertanto, in sintesi conclusiva, sulla proposta di riforma del FEAMP è stato raggiunto un accordo politico di massima e l’impegno istituzionale è ora concentrato sui lavori di stesura del testo che dovrà tradurre l’intesa in documento formale e definitivo. Tuttavia, è evidente che continuerò ad oppormi a qualsiasi tentativo di sacrifici finanziari a carico dell’Italia e mi impegnerò ad ottenere la conferma dell’ammontare delle assegnazioni finanziarie per il settore nazionale fino all’anno 2020, e cioè per tutta la prossima programmazione comunitaria pluriennale. Risolti gli ultimi nodi a livello europeo, l’impegno a livello nazionale verte su un’applicazione delle riforme comunitarie che esca dal meccanismo degli interventi episodici e si basi sulla predisposizione di strategie organiche e piani gestionali adeguati a promuovere l’attività imprenditoriale italiana, rafforzandone la competitività attraverso l’innovazione e la diversificazione compatibile con gli obiettivi di sostenibilità socio-economica e ambientale. In questo, così come per l’applicazione della PAC, garantirò un’interfaccia collaborativa continua con tutti i soggetti istituzionali coinvolti sui vari fronti, con gli operatori del settore attraverso le loro rappresentanze e con gli esperti scientifici. Infine per quanto riguarda la ripartizione delle quote di pesca del tonno rosso, proprio ieri ho firmato un decreto che attribuisce 30 tonnellate di quota alle cosiddette catture accessorie, il cui ammontare era esaurito. In questo modo ho voluto evitare il rischio di sanzioni a carico dei pescatori interessati.”