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venerdì 29 marzo 2013

POMODORO DA INDUSTRIA: È IN FASE DI STALLO LA TRATTATIVA PER LA DEFINIZIONE DEL PREZZO 2013

Fonte: Confagricoltura

È sempre ferma su posizioni inconciliabili la trattativa per la definizione del prezzo 2013 nell’ambito dell’accordo quadro, nonostante i vari incontri tra le rappresentanze delle Organizzazioni di Produttori e dell’Industria di Trasformazione. In questo difficile scenario, Confagricoltura Emilia-Romagna esprime forte preoccupazione per l'asserita incapacità di riconoscere un prezzo adeguatamente remunerativo, mettendo così in dubbio la sopravvivenza della filiera del pomodoro da industria in Italia. Questi atteggiamenti di chiusura del mondo industriale hanno già compromesso l’esito di tutta la stagione, creando grande incertezza sulla definizione delle superfici seminate, che dalle stime risultano in calo di almeno il 20%, a fronte di una conferma dei quantitativi dell’anno precedente da parte dell'industria. Giocano inoltre a sfavore le previsioni meteo che per tutto il mese di aprile condizioneranno negativamente le operazioni di trapianto, compromettendo ulteriormente la produttività. Confagricoltura Emilia-Romagna, invitando le Organizzazioni di Produttori a proseguire compatte su questa linea, auspica che la parte industriale si riproponga al tavolo della trattativa con un atteggiamento più costruttivo al fine di raggiungere un accordo soddisfacente nell’interesse di tutta la filiera del pomodoro da industria del Nord Italia.

COLDIRETTI: MALTEMPO DI MARZO FRENA LE VACANZE DEGLI ITALIANI ED I LAVORI DI PRIMAVERA NEI CAMPI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli lancia l’allarme “con il maltempo di marzo, il più freddo degli ultimi 50 anni e le continue piogge, a rischio le semine e la ripresa vegetativa delle coltivazioni”.

Niente semine primaverili nei campi allagati dalle straordinarie precipitazioni di marzo che ha registrato in Italia una temperatura massima di 2,1 gradi inferiore alla media di riferimento nella seconda decade e che rischia di essere ricordato come il piu’ freddo degli ultimi 50 anni in Europa. E’ l'allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati fatti registrare dall’Ucea nel sottolineare che il maltempo frena le vacanze degli italiani ed i lavori primaverili nelle campagne. “I trattori rimangono impantanati dal fango nei terreni senza riuscire a svolgere le normali operazioni colturali - sottolinea Sergio Gulinelli, presidente di Coldiretti Ferrara – e anche altre attività, come il diserbo e la concimazione del frumento o la preparazione del letto di semina e la semina stessa di colture importanti come le bietole. Con le basse temperature sono a rischio anche gli alberi da frutto, in fase di gemmazione e le “primizie” primaverili di questa stagione. Stiamo già registrando un importante riduzione delle semine di bietole nella nostra provincia, uno dei pochi areali dove ancora la coltura è praticata, proprio per le difficoltà climatiche e di accesso ai terreni. In diversi campi le piogge non defluiscono più, e cominciano a manifestarsi ristagni d’acqua che mettono a rischio il grano e gli altri cereali autunnali. Le colture orticole che di solito vengono seminate o trapiantate in questo periodo sono un altro grosso punto interrogativo, nel senso che avremo sicuramente dei ritardi se non delle cancellazioni dai piani colturali.” Le violente manifestazioni temporalesche sono uno degli effetti dei cambiamenti climatici che in Italia si manifestano proprio - conclude la Coldiretti - con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, un maggiore rischio per gelate tardive, in un quadro che complica ancor più l’attività agricola e la redditività delle coltivazioni, rendendo difficili le operazioni colturali consuete, comprese le concimazioni, i diserbi ed i trattamenti contro le patologie da funghi e contro gli insetti fitofagi.

PESCA. PUBBLICATO IL DECRETO PER LA ROTTAMAZIONE DELLE IMBARCAZIONI PER LA PESCA A STRASCICO. LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA METTE A DISPOSIZIONE 2 MILIONI DI EURO. DOMANDE ENTRO IL 27 MAGGIO

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

Rottamazione e demolizione delle imbarcazioni per la pesca a strascico di lunghezza pari o inferiore a 15 metri: lo prevede il decreto del Ministero delle Politiche agricole e alimentari del 27 dicembre scorso, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. I pescatori avranno dunque 60 giorni di tempo a partire da oggi per richiedere il premio d’arresto definitivo e presentare domanda al Compartimento marittimo presso il quale è iscritta la propria imbarcazione. "La Regione ha destinato 2 milioni di euro all'indennizzo dei pescatori che volontariamente demoliranno l'imbarcazione di proprietà - spiega l’assessore regionale alla Pesca Tiberio Rabboni - si tratta di risorse del Fondo europeo per la pesca dedicate all’adeguamento della flotta da pesca comunitaria, che l'Emilia-Romagna ha espressamente finalizzato alle piccole imbarcazioni da strascico, mentre fino ad ora nella programmazione ministeriale si erano privilegiati i natanti di stazza superiore. In questo modo diamo la possibilità di riconvertire l'attività a quei pescatori che, dopo le limitazioni introdotte dalle nuove norme europee sulla pesca, si sono trovati nell'impossibilita' di proseguire il proprio lavoro sottocosta o altrove in sicurezza. In Emilia-Romagna prevediamo la demolizione di circa 20 imbarcazioni”. I requisiti necessari per avere accesso alla misura sono l’iscrizione al Registro Comunitario e in uno dei Compartimenti marittimi della Regione, aver effettuato almeno 75 giorni di pesca in ciascuno dei due anni precedenti, possedere una imbarcazione di 10 o più anni ed essere in possesso del titolo abilitativo all'esercizio dell'attività' di pesca in corso di validità. La domanda di ammissione al premio di arresto definitivo deve essere presentata all'Ufficio Marittimo di iscrizione della nave entro il 27 maggio. Al termine della fase istruttoria il Ministero redigerà una graduatoria. La Regione predisporrà il relativo decreto di concessione agli aventi diritto e l'Ufficio Marittimo darà notifica al richiedente. La selezione delle richieste di arresto definitivo tiene conto di due parametri: l’età dell'imbarcazione (5 punti per ogni anno superiore a quello minimo richiesto) e la stazza espressa in GT (1 punto per ogni GT).

ARTICOLO 62, GUIDI (CONFAGRICOLTURA): “LE IMPRESE AGRICOLE HANNO BISOGNO DI CHIAREZZA”

Fonte: Confagricoltura

Fare definitiva chiarezza, e rapidamente, sull’articolo 62. E’ questa la richiesta di Confagricoltura dopo il parere dell’ufficio legislativo del ministero dello Sviluppo economico, che ritiene tacitamente abrogata la norma sui termini di pagamento nelle transazioni commerciali, in seguito al recepimento della nuova direttiva Ue sui pagamenti. Confagricoltura ha sempre sostenuto che c’era bisogno di un provvedimento che riportasse equilibrio nel sistema dei pagamenti, ma che un eccesso di dirigismo ha finito per rendere l’applicazione dell’articolo 62 veramente problematica per comparti importanti, a partire dal florovivaismo, alla zootecnia, al vino, come anche altri. “Una norma nata per essere utile agli agricoltori – sostiene l’Organizzazione agricola - che è stata strutturata senza considerare i meccanismi di funzionamento interni alle filiere, peraltro in una situazione economica di estrema difficoltà. Non sono queste rigidità che possono far ripartire il mercato”. Il Parlamento, poi – spiega l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - ha dovuto metter mano alla paralisi che si era creata, esentando le relazioni commerciali tra agricoltori, anche per evitare lo spiazzamento internazionale delle nostre imprese che in parte ancora permane. Ma si poteva fare di più per tutte quelle filiere di produzione che realizzano processi produttivi che sanno regolarsi al loro interno e dove le imprese in realtà gestiscono i flussi finanziari e le condizioni di pagamento integrandosi rispetto al mercato di sbocco. “La direttiva europea ragiona esattamente in questo modo: lascia delle valvole di regolazione all'autonomia delle imprese, in un quadro di maggiori certezze di tempi e modalità di pagamento. È chiaro che ora le due normative vanno raccordate: ci auguriamo che questa volta si ascolti il mercato, se ne recepiscano le esigenze differenziate, per tutelare i contraenti deboli quando necessario, così come i sistemi produttivi nel loro insieme".

COLDIRETTI: AL VIA LE DOMANDE TELEMATICHE PER INGRESSO 30MILA IMMIGRATI STAGIONALI NON COMUNITARI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Il sistema informatizzato dovrebbe evitare le lunghe code alle poste che hanno caratterizzato in passato le procedure per l’ingresso di personale stagionale, che troverà impiego in maggioranza nel settore agricolo.

Al via le domande telematiche per l’ingresso di 30mila lavoratori non comunitari stagionali che potranno essere inviate fino al 31 dicembre utilizzando il sistema telematico disponibile sul sito del ministero dell'Interno. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 71 il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri 15/02/2013 riguardante la programmazione transitoria dei flussi di ingresso nel territorio dello Stato per lavoratori non comunitari stagionali per l'anno 2013. Con il click day si avvia una procedura informatica con domande di ingresso on line che evitano le lunghe file alle poste del passato, secondo la Coldiretti che lo scorso anno è stata l'associazione che ha presentato il maggior numero di domande ed è impegnata nelle proprie strutture territoriali a raccogliere le richieste dei datori di lavoro. La maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari - sottolinea la Coldiretti - troverà infatti occupazione inagricoltura che insieme al turismo e all'edilizia è il settore con maggioriopportunità occupazionali per questi lavoratori, soprattutto per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti. Possono essere assunti per lavori stagionali cittadini non comunitari originari di Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Croazia, Egitto, Filippine, Gambia, Ghana, India, Kosovo, Macedonia, Marocco, Mauritius, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Ucraina e Tunisia, ma anche cittadini stranieri non comunitari di altre nazionalità purchè abbiano fatto ingresso in Italia negli anni precedenti con permesso di lavoro stagionale. Un numero sempre maggiore di aziende agricole ha scelto invece di non attendere ogni anno la pubblicazione del DPCM e ha riconfermato già dal primo gennaio la riassunzione del lavoratore stagionale extracomunitario utilizzando la procedura di richiesta di nullaosta pluriennale. Sono molti i "distretti agricoli" dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso - aggiunge la Coldiretti - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l'attività di bergamini sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sonocoinvolti principalmente nella pastorizia. Sono circa 30mila – conclude la Coldiretti - le aziende agricole italiane che secondo la Coldiretti assumono lavoratori extracomunitari.

COLDIRETTI: SOLO L’ALIMENTARE AUMENTA IL FATTURATO

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Secondo i dati ISTAT è controtendenza per l’alimentare made in Italy, spinto a + 5,7% e trascinato dal boom dei mercati esteri con +21% a gennaio 2013. Qualità e sicurezza dei nostri prodotti attirano fiducia dei consumatori globali.

In netta controtendenza rispetto all’andamento generale con un incremento record del 5,7 per cento solo l’alimentare aumenta il fatturato nel 2013. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al fatturato dell’industria italiana nel gennaio 2013 che in generale diminuisce in termini tendenziali del 3,4 per cento, con una riduzione del 5,5 per cento sul mercato interno ed un aumento dell’1,2 per cento su quello estero. A spingere il fatturato dell’alimentare italiano sono stati certamente – sottolinea la Coldiretti - i buoni risultati ottenuti all’estero con un balzo record del 21 per cento nel valore delle esportazioni l’agroalimentare Made in Italy che ha fatto segnare a gennaio un tasso di crescita piu’ che doppio rispetto alla media nazionale (+8,7%) nel gennaio 2013 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un risultato che – precisa la Coldiretti - conferma il trend del 2012 che ha fatto segnare il record di 31,8 miliardi di euro di fatturato all'estero. Il vino - sottolinea la Coldiretti - è il prodotto agroalimentare piu’ esportato con un valore record di 4,7 miliardi di euro nel 2012 seguito dall’ortofrutta fresca, dalla pasta e dall’olio di oliva che sono i componenti base della dieta mediterranea riconosciuta in tutto il mondo per le sue qualità salutistiche. Ma il successo del cibo italiano è dovuto anche al fatto che è diventato sinonimo di qualità con la conquista - continua la Coldiretti - del primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare per il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3 per cento) che sono risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5 per cento di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità), secondo una elaborazione della Coldiretti sulle analisi condotte dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, su oltre 77mila campioni di 582 alimentari differenti ed appena pubblicate nel Rapporto annuale sui residui di pesticidi negli alimenti. Secondo i dati contenuti nel Rapporto – precisa la Coldiretti - il 98,4 per cento dei campioni europei esaminati presenta residui entro i limiti, con la percentuale che sale addirittura al 99,7 per cento nel caso dell’Italia che conquista il primato e scende al 92,1 per cento per la media dei Paesi extracomunitari. Il successo del cibo italiano all’estero - conclude la Coldiretti - è la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione l’Italia si salva solo ancorandosi a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità nazionale, dei suoi territori, delle sue risorse umane.

giovedì 28 marzo 2013

CACCIA, LA GIUNTA REGIONALE APPROVA IL NUOVO CALENDARIO VENATORIO. SI PARTE LA TERZA DOMENICA DI SETTEMBRE. ALLE PROVINCE L'EMANAZIONE DEI SINGOLI CALENDARI

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione  

Rabboni: riconfermiamo in gran parte il provvedimento precedente per una caccia sostenibile e fondata su regole condivise, come hanno riconosciuto Tar e Consiglio di Stato

Via libera della Giunta alla delibera che definisce il nuovo calendario venatorio regionale 2013-2014. “Con questo provvedimento abbiamo riconfermato in gran parte il precedente calendario venatorio - ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura e all’attività venatoria Tiberio Rabboni - per una caccia sostenibile e fondata su regole condivise. La legittimità del nostro impianto complessivo è d’altra parte stata riconosciuta sia dal Tar che dal Consiglio di Stato che hanno respinto due successivi ricorsi presentati dalle associazioni animaliste. Un risultato non scontato, visto che sono ben 11 le Regioni che nella passata nella stagione venatoria hanno dovuto apportare modifiche ai rispetti calendari proprio in seguito a pronunciamento dei Tribunali amministrativi” La prossima stagione venatoria (esclusa la caccia di selezione) partirà la terza domenica di settembre per chiudersi il 31 gennaio. Sono anche previste tre possibili giornate di pre-apertura, (l’1, il 5 e l’8 settembre), che dovranno tuttavia essere decise dai singoli calendari provinciali. Il nuovo calendario conferma il divieto di utilizzo di fucili caricati con pallini di piombo nelle zone umide naturali ed artificiali, ad eccezione dei piccoli maceri, così come le azioni a tutela dell’attività agricola. L’utilizzo di munizioni senza piombo è consigliato anche per la caccia agli ungulati. Per cinghiali, daini e cervi, sono confermate le misure straordinarie concordate con Ispra, l’Istituto nazionale per la fauna selvatica, per l’effettivo raggiungimento della densità massima di animali nei territori rurali vocati compatibili con lo svolgimento delle attività agricole e forestali. Tra le novità anche la modifica del carniere giornaliero e stagionale della pavoncella che viene fissato rispettivamente in 10 e 30 capi in considerazione dell’attuale situazione complessiva di stabilità in Italia e di Incremento in Emilia-Romagna. Le tre giornate fisse di caccia a Gennaio potranno essere decise dalle Province a livello di singolo ATC, Ambito territoriale di Caccia, e non necessariamente per l’intero territorio provinciale. La data di riconsegna della scheda riepilogativa sulla “caccia in deroga” è sempre unificata alla consegna del tesserino regionale di caccia, dunque entro il 31 marzo

mercoledì 27 marzo 2013

TERREMOTO, AL VIA L'EROGAZIONE DI OLTRE 18 MILIONI DI EURO PER L'ACQUISTO O IL RIPRISTINO DI ATTREZZATURE DANNEGGIATE A 246 AZIENDE AGRICOLE E AGROALIMENTARI. IL SECONDO AVVISO DEL BANDO PER LA MISURA 126 SI CHIUDERÀ IL 5 APRILE. A DISPOSIZIONE ANCORA RISORSE PER OLTRE 80 MILIONI DI EURO.

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

La Regione Emilia-Romagna ha concesso oltre 18 milioni di euro a 246 aziende agricole e agroalimentari per l’acquisto o il ripristino di macchine, attrezzature e impianti danneggiati dal terremoto. Si tratta delle aziende che hanno presentato regolare domanda entro il 10 gennaio 2013 a chiusura del primo avviso dell’apposito bando del Piano regionale di sviluppo rurale. Le risorse assegnate ammontano a 18 milioni e 300 mila euro a fronte di una spesa ammissibile di circa 24 milioni 317 mila euro. In particolare 200 sono le aziende del territorio modenese cui andranno contributi per circa 14 milioni 483 mila euro, 29 quelle ferraresi che riceveranno circa 2 milioni 60 mila euro, mentre alle 12 imprese della provincia di Bologna e alle 5 della provincia di Reggio Emilia andranno rispettivamente circa 633 mila e 1 milione e 103 mila euro. Per quanto riguarda le tipologie di intervento al primo posto si colloca l’acquisto di ricoveri temporanei ed attrezzature agricole. Tra le voci significative anche l’acquisto delle scalere ed attrezzature per caseificio. Il secondo avviso del bando si chiuderà il 5 aprile, a disposizione ci sono ancora risorse significative pari a oltre 80 milioni di euro e le aziende interessate possono dunque presentare domanda di contributo alle Province competenti per territorio, secondo le modalità fissate da AGREA, utilizzando il Sistema Operativo Pratiche (SOP) e la specifica modulistica disponibile sul sito http://agrea.regione.emilia-romagna.it/. “Abbiamo accolto le istanze delle prime 246 aziende che hanno presentato domanda per macchine e attrezzature entro il 10 gennaio – spiega l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni - molte di loro avevano la necessità di iscrivere l’eventuale concessione regionale nei bilanci consuntivi 2012 entro il 31 marzo. Siamo riusciti a rispettare le loro esigenze grazie soprattutto all’impegno dei dirigenti e dei funzionari provinciali e regionali che desidero ringraziare. Il secondo bando vedrà sicuramente una partecipazione assai più numerosa di imprese e proposte. Anche diverse domande presentate entro il 10 gennaio che alla verifica di ammissibilità richiedevano perfezionamenti ed integrazioni verranno ripresentate sul secondo bando. Le 246 imprese che hanno avuto la concessione potranno immediatamente richiedere, previa fidejussione, l’erogazione di un anticipo del 50% sull’importo accordato; mentre il saldo finale avverrà ad interventi collaudati.” Cosa prevede il bando e quali interventi possono essere finanziati Con la modifica del Piano regionale di sviluppo rurale 2007- 2013, ed in particolare della misura 126 per il “Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali ed introduzione di adeguate misure di prevenzione”, la Regione si è dotata di uno strumento per poter dare celermente risposta alle aziende agricole e agroalimentari danneggiate dal sisma nelle province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara. Circa 99 milioni di euro le risorse complessivamente a disposizione, grazie ad uno stanziamento straordinario del Ministero dell’Agricoltura e alla solidarietà delle altre Regioni. La misura 126 prevede la concessione di contributi in conto capitale nella misura dell’80% della spesa considerata ammissibile, per finanziare il ripristino di macchinari, attrezzature ed impianti danneggiati dal sisma o il riacquisto di beni nuovi equivalenti a quelli distrutti o comunque non riparabili; il ripristino di miglioramenti fondiari (quali ad es. pozzi, impianti irrigui, impianti di drenaggio, ecc.) ed infine l’acquisto di ricoveri provvisori - i cosiddetti “hangar” - per ricoverare mezzi, scorte, bestiame nell’attesa del ripristino degli immobili danneggiati. Sono stati invece esclusi da tale misura gli interventi di tipo edilizio, le attrezzature di stalla fisse e gli impianti specifici da installarsi nei ricoveri zootecnici, che rientrano nell’ordinanza regionale per le attività produttive. Tale scelta è stata dettata principalmente dalla necessità di snellire le procedure e consentire che l’istruttoria delle domande e la successiva concessione dei contributi potessero avere luogo in tempi brevi.

martedì 26 marzo 2013

Agricoltura, nel numero di marzo "I nuovi traguardi del vino made in Emilia-Romagna"

FONTE: REGIONE EMILIA - ROMAGNA

Bologna - Il vino emiliano-romagnolo deve porsi nuovi traguardi, puntando su aggregazioni, innovazione di prodotto e conquista di nuovi mercati. Lo sostiene l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, nell’editoriale che apre il numero 3 (marzo) del 2013 di “Agricoltura”, il mensile della Regione in distribuzione.
Rabboni si sofferma sui brillanti risultati conseguiti negli ultimi anni dai produttori regionali, con particolare riguardo al miglioramento della qualità e alla crescita dell’export. Un trend positivo, sostenuto anche dai finanziamenti pubblici per la ristrutturazione e riconversione di circa 4 mila ettari di vigneto e la promozione sui mercati extraeuropei. «Il momento è propizio – scrive Rabboni – per darsi nuovi traguardi, a partire dall’ottimizzazione dei fattori e dei costi del produzione tramite altre aggregazioni, partnership e fusioni. Bisogna arrivare anche alla nascita di una o più organizzazioni interprofessionali per rafforzare la programmazione produttiva, innovare i prodotti e promuovere nuovi sbocchi di mercato».
Le pagine dell’attualità ospitano tra altro un’intervista al presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento, Paolo De Castro, sullo stato di avanzamento dei lavori per la riforma della Politica agricola comunitaria (Pac) e un altro servizio sul perdurante assalto da parte dei grandi gruppi stranieri ai marchi più prestigiosi del made in Italy alimentare.
Nella sezione “Ricerca e sperimentazione”, si parla inoltre della possibile rinascita del gelso come coltura da reddito. I più recenti studi scientifici fanno intravedere nuovi impieghi della pianta nell’industria hi-tech: dalla farmaceutica al biomedicale, dall’ottica all’elettronica. Inoltre il gelso, crescendo in fretta, è capace di produrre molta biomassa per ottenere energia rinnovabile o per l’estrazione di lignina e cellulosa, utilizzate nell’industria della carta e del packaging. Lo speciale del mese è dedicato all’illustrazione del cosiddetto “Pacchetto qualità” varato dall’Ue. Completano il numero un dossier sulla suinicoltura e un inserto sul vino.
Abbinato alla rivista questo mese è uscito il supplemento n. 53 “Tecnologie per l’allevamento dei suini”.
“Agricoltura” di marzo 2013 e il supplemento, oltre che in versione cartacea, sono integralmente consultabili online all’indirizzo internet www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura                             

venerdì 22 marzo 2013

GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA, CONFAGRICOLTURA: L’IMPEGNO DEGLI AGRICOLTORI PER OTTIMIZZARE L’USO DELLE RISORSE IDRICHE

Fonte: Confagricoltura

Nella Giornata mondiale dell’acqua, il Centro Studi di Confagricoltura ha diffuso i dati relativi all’uso ed al consumo di acqua nel settore agricolo sottolineando come l’agricoltura sia l’unica branca dell’economia che produce tutelando, rispettando e conservando l’ambiente, compreso l’acqua. “Il settore primario – si sottolinea - non ‘consuma’ questa preziosa risorsa ma l’impiega nell'uso irriguo per poi re-immetterla nel ciclo idrologico naturale”. Tra le coltivazioni, quella del riso è caratterizzata da un consumo d’acqua per unità di superficie elevato rispetto alle altre ma la produzione è collocata in zone molto vocate per questo tipo di coltura che hanno un valore ambientale e paesaggistico inestimabile grazie proprio alla presenza delle risaie che svolgono anche una preziosa funzione di ricarica delle risorgive e delle falde. (v. tab 1). L’utilizzo di un sistema di irrigazione rispetto ad un altro è influenzato dalla fonte di approvvigionamento e tipo di coltura oltre che dall’attrezzature disponibili in azienda. Il sistema di irrigazione più utilizzato nel nostro Paese (v. tab 2) – pone in risalto il Centro Studi di Confagricoltura - rimane quello dell’ irrigazione a pioggia, semplice da istallare e facile da utilizzare, ha una buona efficienza irrigua in quanto non provoca perdite per scorrimento e percolazione profonda. Ancora molto utilizzato è lo scorrimento superficiale ed infiltrazione laterale che richiede molta manodopera ma ha un bassa efficienza irrigua. La nuova frontiera dell’irrigazione, per alcune aree del Paese e sopratutto per alcune coltivazioni, è la microirrigazione che richiede personale competente in impiantistica e costi iniziali sostenuti ma una volta sviluppato l’impianto consente di avere bassissimi costi di gestione e bassi consumi di acqua permettendo a parità di stock d’acqua di irrigare una superficie maggiore di terra. Il Centro Studi di Confagricoltura ha anche effettuato un’ analisi degli stock idrici per l’irrigazione che è un indice per valutare quant’è l’acqua realmente disponibile per il settore agricolo. Appare chiaro che avremmo una disponibilità per poter irrigare per oltre un milione di ettari in più rispetto alle condizioni attuali. Come si evince dalla tabella, nel 2010 la superficie irrigata è risultata di 2.418.921 ettari gestiti 398.979 aziende mentre la superficie irrigabile è di 3.749.514 con 544.997 aziende. Confagricoltura infine pone in evidenza come, nel nostro Paese, alcune aree in determinati periodi dell’anno rimangano senza la possibilità di irrigare (vedi tab. 3). “Con la prossima programmazione dei Piani di sviluppo rurale 2014-2020 le regioni – chiede Confagricoltura - dovranno incentivare quanto più possibile la creazione di bacini artificiali aziendali, non sufficientemente presenti. Ciò permetterà, qualora ce ne fosse il bisogno, di effettuare irrigazioni di soccorso nei periodi siccitosi, utilizzando acque accumulate nelle stagioni piovose. Non va trascurato che prossimamente gli agricoltori dovranno far fronte ai negativi effetti del cambiamento climatico; a tale scopo occorrerà ottimizzare le tecniche di gestione dell’acqua ed adottare ancora di più pratiche agronomiche attente al risparmio idrico”.

Per visualizzare le tabelle:
www.agrestetv.it/documenti/acqua_confagricoltura.doc

PAC, CATANIA: SODDISFATTO ESITO NEGOZIATO

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 

“La posizione espressa dal Consiglio dei Ministri Ue dell’agricoltura sulla nuova Politica agricola comune è indubbiamente migliorativa per il nostro Paese rispetto alla proposta della Commissione. Ora entriamo nella fase del Trilogo ed entro tre o quattro mesi arriveremo al testo definitivo della riforma”. Lo ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella Sala Cavour del Mipaaf. “Sono soddisfatto dell’esito del negoziato e del risultato raggiunto per l’Italia, soprattutto se si pensa a quanto prevedeva la proposta iniziale avanzata dalla Commissione. In un quadro complessivo che vede un leggero arretramento della spesa globale, l’Italia recupera qualcosa sul fronte dello sviluppo rurale, e limita le perdite sugli aiuti diretti. Ritengo importante sottolineare come sia stata sconfitta la posizione che prevedeva un appiattimento degli aiuti: il nostro Paese ha ottenuto un livello di aiuti molto più alto rispetto alla media europea. Inoltre, nell’ambito della previsione di giungere ad un allineamento interno entro il 2019, il testo del Consiglio prevede la possibilità per i singoli Paesi di limitarsi a un leggero avvicinamento tra i due estremi senza tagli pesanti per i settori che godono di un sostegno superiore alla media”. “Anche per quanto riguarda l’importante sfida relativa alla definizione di ‘agricoltore attivo’ – ha aggiunto il Ministro -, il testo uscito dal Consiglio individua il vero agricoltore consentendoci di sostenerlo nel modo più adeguato”. “Siamo riusciti – ha sottolineato Catania – anche a ‘disinnescare’ i possibili effetti negativi della misura relativa al greening: il nuovo assetto tripartito, che prevede l’obbligo della diversificazione delle colture sulla base delle dimensioni delle aziende in tre livelli, infatti eviterà traumi per gli agricoltori”. “Molto importante – ha precisato il Ministro – è anche il nuovo assetto previsto per i Programmi di sviluppo rurale: avremo un ‘contenitore’ nazionale all’interno del quale inserire tutte quelle misure che sarebbe illogico includere nei Psr regionali. Non meno importanti devono essere considerate la proroga dei diritti di impianto per il settore vitivinicolo e l’equiparazione delle associazioni di Organizzazioni produttive (Aop) alle Op vere e proprie”. “Quella del Trilogo – ha proseguito Catania – è certamente una fase delicata ma siamo sereni perché, a parte l’esclusione di alcune produzioni dagli aiuti accoppiati sui quali lavoreremo, il compromesso raggiunto costituisce un buon risultato negoziale. Dobbiamo solo vigilare per evitare che ci siano passi indietro e quindi lavorare per una rapida ed efficace applicazione della riforma in ambito nazionale operando in maniera equilibrata tutte quelle scelte che la riforma delega agli Stati membri come la scelta dei prodotti ai quali destinare gli aiuti accoppiati, la definizione delle caratteristiche dell’agricoltore attivo e la programmazione dei Psr”.

CONSORZIO DELLA BONIFICA BURANA: ASTENSIONE COLLETTIVA DALLE PRESTAZIONI DI LAVORO STRAORDINARIO

Fonte: Consorzio della Bonifica Burana

Si informano i consorziati ed utenti del Consorzio della Bonifica Burana che, in concomitanza dell’astensione collettiva dalle prestazioni di lavoro straordinario per i dipendenti dei Consorzi di Bonifica dell’Emilia Romagna, indetta dalle Segreterie Regionali sindacali di FAI CISL, FLAI CGIL E FILBI UIL dell’Emilia Romagna per il periodo dal 31 marzo all’ 8 aprile 2013 il Consorzio garantirà l’espletamento delle prestazioni istituzionali indispensabili e dei servizi pubblici essenziali.

giovedì 21 marzo 2013

22 MARZO, GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA. GUIDI (CONFAGRICOLTURA): “LA SFIDA DELLA RISORSA IDRICA NON INVESTE SOLO IL TERZO MONDO MA ANCHE L’EUROPA”

Fonte: Confagricoltura

“La sfida dell’acqua non investe solo il Terzo mondo ma anche l’Europa. La carenza idrica è un fenomeno preoccupante che riguarda almeno l’11% della popolazione europea ed il 15% del territorio dell’UE. Anche a seguito dei cambiamenti climatici, pure le nazioni più avanzate, e l’Italia, dovranno investire nell’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche. Per l’agricoltura significa produrre di più, utilizzando meno acqua. Per il Paese significa investire nel futuro, in qualcosa che migliora la vita di tutti”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi in occasione della ‘XX Giornata mondiale dell'acqua’ che si celebra domani 22 marzo, e che quest’anno è un appuntamento ancor più significativo cadendo nell’ "Anno internazionale della cooperazione idrica" proclamato dall’Onu. “Ormai– ha sottolineato Guidi - si passa da un eccesso all’altro, con un sommarsi di emergenze e di danni per le imprese, dalla siccità e desertificazione, alle alluvioni ed al dissesto idrogeologico, passando per i problemi agronomici come quelli del cuneo salino (con l'acqua salata del mare che risale in quei fiumi che sono in secca e la cui portata idrica è esigua). Tutto ciò è dovuto ai cambiamenti climatici, ma anche alla scarsa manutenzione del territorio e delle foreste nelle aree collinari e montane, ai pochi fondi disponibili per gli Enti gestori, alla pianificazione territoriale non corretta, all’ eccessiva cementificazione”. “A breve, come sempre , torneremo a parlare di siccità e di carenza idrica un fenomeno che investe sempre più spesso anche il Nord Italia – ha proseguito Mario Guidi -. Un’emergenza annunciata che andrebbe superata se fossero avviati i necessari interventi: costruzione di piccoli invasi, rinnovamento dei sistemi irrigui, in particolare di quelli che portano l’acqua alle aziende agricole, tecniche di risparmio d’acqua, riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione”. “E’ giunto il momento di investire in prevenzione. Almeno il 10% della superficie italiana, cioè circa 30 mila chilometri quadrati, è esposto ad alto rischio di dissesto idrogeologico; il fatto importante è che questa percentuale è concentrata nell’89% dei Comuni, quindi il rischio è diffuso sul territorio, con particolare evidenza nelle aree urbanizzate. Negli ultimi 80 anni ci sono state circa 5.400 alluvioni e 11 mila frane; per tamponare i danni lo Stato spende oltre 2 miliardi l’anno, ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo complessivo per gli interventi minori”.

COLDIRETTI: FARE CHIAREZZA SULLA DIRETTIVA BOLKESTEIN E RAPPRESENTARE IN MODO DIVERSO IL MONDO DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA DEL NOSTRO DELTA DEL PO

Fonte: Coldiretti Ferrara

 Dopo il workshop della scorsa settimana organizzato da Coldiretti Impresa Pesca a Goro, continua il lavoro dell’associazione per mettere al centro i problemi delle imprese di pesca e proporre percorsi innovativi per dare una svolta positiva al settore.

Rivoluzione in vista per uno dei maggiori centri italiani di produzione di vongole? La direttiva europea 123 del 2006 (nota come direttiva Bolkestein), potrebbe applicarsi secondo alcune intrepretazioni anche alle concessioni di zone di mare demaniali per la produzione di vongole. Ma i motivi per confutare questa lettura della norma esistono e poggiano su solide considerazioni di norma e di diritto, come è emerso chiaramente al workshop promosso da Coldiretti al teatro comunale di Goro nei giorni scorsi, dove è stato ricordato che la Bolkestein, nell’ottica di fare chiarezza e trasparenza, stabilisce l’obbligo di bandi di concorso e il divieto del rinnovo automatico delle concessioni demaniali. Un tema che può provocare, se non correttamente applicato per il settore della pesca e soprattutto dell’acquacoltura (attività non di servizi, cui la direttiva principalmente è rivolta), un forte cambiamento in tutto il sistema della produzione di vongole. Per questo motivo Coldiretti ritiene fondamentale che le istituzioni chiariscano in tempi strettissimi se la direttiva va applicata o no all’acquacoltura e soprattutto in che modo, mettendo mano anche ai criteri di assegnazione delle aree demaniali, che oggi vedono contrapposte cooperative che possono utilizzare aree più produttive con altre che hanno in uso porzioni più povere. Prima di tutto, secondo Coldiretti, stante anche la carenza di un Governo nazionale nel pieno delle sue funzioni, occorre una proroga fino al2020, come è già avvenuto per il settore balneare. “Il sistema può cambiare profondamente – ha detto il vicepresidente nazionale e presidente regionale di Coldiretti, Mauro Tonello – ed è importante capire come cambierà, dando ai pescatori il tempo di affrontare meglio il futuro. Coldiretti è per la trasparenza e proprio per questo è necessario, nell’attesa dell’eventuale applicazione della normativa, fare chiarezza in tutto il sistema delle concessioni di acquacoltura per consentire certezze negli investimenti degli operatori”. Secondo Coldiretti andranno definiti modalità e tempi delle assegnazioni per consentire una gestione più imprenditoriale. “Siamo favorevoli – ha detto Tonello – alla corretta concorrenza, per questo le istituzioni devono chiarire se e come va applicata la Bolkestein e, in caso affermativo, prevedere la proroga e nel frattempo definire le regole per la realizzazione di bandi con tempi e comunicazioni adatti a consentire la partecipazione di tutti gli imprenditori interessati, introducendo una durata delle assegnazioni adeguata ad ammortizzare gli investimenti”. Bisogna inoltre sostenere il rinnovamenti di tutto il sistema – afferma Coldiretti – assicurando un’ampia partecipazione, eliminando gli ostacoli che condizionano e scoraggiano gli imprenditori dall’effettuare gli investimenti necessari per la salvaguardia dell’ambiente e della produzione nella Sacca. La coltivazione delle vongole nella sacca di Goro – ricorda Coldiretti – viene svolta da 37 cooperative con quasi 1.400 soci. Le concessioni riguardano un’area di 1.400 ettari che producono 15 mila tonnellate di prodotto destinato per il 60% al mercato interno e il 40% alle esportazioni, per un valore complessivo di quasi 60 milioni di euro. Un sistema economico e sociale di assoluto rilievo, che anche a parere di Sergio Gulinelli, presidente provinciale di Coldiretti Ferrara, deve trovare una diversa rappresentatività, rispetto alla quale Coldiretti è disponibile a mettere in campo tutta la sua potenzialità e progettualità. “Quello che possiamo e desideriamo mettere in campo per questo settore, per questi produttori, è di mettere al loro servizio tutta la gamma dei nostri servizi, in particolare quelli di tipo previdenziale, tecnico e finanziario per l’accesso al credito con convenzioni particolari per investimenti nell’attività di produzione, e naturalmente un tipo di rappresentanza che sulla base delle obiettive difficoltà che incontra oggi il settore, disegni un percorso positivo, sia nei confronti dei consumatori, sia per gli aspetti economici e di redditività, visto che si tratta di produzioni di eccellenza”. Coldiretti, attraverso il sistema Impresa Pesca, attivo a livello nazionale in tutte le regioni, può dare un contributo rilevante per innescare un processo simile a quanto fatto nel settore agricolo, che ha recuperato nel corso degli anni credibilità, sostenibilità ed opportunità per il futuro. “chiaramente – chiude Gulinelli – cambiando pelle, lasciando alle spalle un certo modo di fare rappresentanza che per noi appartiene al passato e che rischia di non dare spazio autentico e sano a quelle imprese che vogliono il cambiamento, pur nelle difficoltà, perché lasciare le cose come stanno equivale a non dare risposte e ripetere i modelli associativi esistenti a nostro avviso, è perdente. Coldiretti è disponibile a confronti e percorsi su progetti concreti che abbiano incidenza sul territorio, ma a condizione di esplorarenuove vie e nuove opportunità, mettendo in primo piano le richieste direttedegli imprenditori ittici e dando loro voce e possibilità di ascolto nelle istituzioni e tra i consumatori”.

AL VIA LA CAMPAGNA BIETICOLO-SACCARIFERA DI COPROB

Fonte: Coprob  

Proseguendo sul trend positivo delle ultime annate, anche per il 2013 sono attesi buoni risultati. Le precipitazioni piovose di questi giorni non preoccupano i produttori

“Le difficoltà contingenti provocate dalla imprevista piovosità di questi ultimi giorni non preoccupano i nostri bieticoltori che già hanno manifestato la loro fiducia in COPROB sottoscrivendo per oltre il 90% un contratto triennale cui è legato un ulteriore premio aggiuntivo al prezzo della barbabietola. La coltivazione della barbabietola rappresenta infatti un’opportunità fondamentale per l’attività economica delle aziende agricole alle prese con le difficoltà commerciali e le continue oscillazioni di prezzo delle altre colture”. È quanto afferma Claudio Gallerani, presidente di COPROB, l’unica cooperativa produttrice di zucchero 100% italiano (garantito da una filiera certificata), che ha avviato la campagna bieticolo-saccarifera nei bacini veneti ed emiliani con una programmazione di semine attorno ai 35.000 ettari. Dopo i risultati positivi ottenuti dai bieticoltori negli ultimi anni, anche per ciò che concerne le remunerazioni, le prospettive sembrano buone anche per il 2013. “I nostri responsabili agricoli sono come sempre impegnati sul territorio per fornire assistenza tecnica e servizi“ dichiara il Direttore Agricolo di COPROB Marco Marani “e ci risulta che la pianificazione delle attività per le semine si stia svolgendo con la massima regolarità”. “Anche in passato abbiamo avuto stagioni piovose come ad esempio quella del 2004 quando, dopo un 2003 estremamente siccitoso, la pioggia allungò i tempi di semina fino ad aprile” continua il presidente Gallerani “ma dagli 8.000 ettari seminati in aprile si ottennero produzioni bieticole eccellenti”. Senza contare, poi, che grazie alle piogge di questi giorni si stanno ricostruendo le riserve idriche l’anno scorso insufficienti in molte zone del paese. “Le promesse della filiera bieticolo-saccarifera di COPROB sono quindi positive e non saranno poche piogge a rovinare il futuro” conclude il presidente Gallerani “anche perché oltre al buon avvio della campagna nei bacini veneti ed emiliani arrivano notizie confortanti da Roma e da Bruxelles”. Finalmente, nella settimana di Pasqua, saranno erogati gli attesi aiuti di Stato ai bieticoltori. A livello comunitario, infatti, il Parlamento europeo, la settimana scorsa, si è espresso favorevolmente per il mantenimento delle quote di produzione fino al 2020.

mercoledì 20 marzo 2013

MOTOLESE (ANGA-CONFAGRICOLTURA): L’EMERGENZA GIOVANI VA AFFRONTATA ANCHE PUNTANDO SULL’AGRICOLTURA

Fonte: Confagricoltura

Dal Rapporto Censis “La crisi sociale del Mezzogiorno» emerge che un terzo della popolazione dei non occupati è formata dai “neet”, giovani tra i 15 e i 29 anni, che non lavorano, non studiano e non si formano; con un’incidenza media nelle regioni meridionali del 31,9%, superiore di quasi 10 punti percentuali alla media nazionale, che si attesta al 22.7%. “E’ una vera emergenza sociale che va affrontata subito, rivoluzionando l’approccio mettendo al centro l’agricoltura”. Questo il commento di Nicola Motolese, presidente dell’Anga, ai risultati del Rapporto. Per rimettere in moto il circolo virtuoso tra lavoro-occupazione-produttività serve anche un sistema di tirocini e crediti formativi rivolto agli studenti delle scuole superiori e delle università, che si impegnano in aziende agricole gestite da giovani imprenditori. “Il vantaggio così è duplice – prosegue Motolese - si orienta la formazione del giovane in modo concreto e pratico verso il mondo del lavoro, e allo stesso tempo si consente all’impresa di contare su personale qualificato ’a tempo’ con cui sviluppare spin off e progetti innovativi. Va affrontata anche l’emergenza nell’emergenza – conclude - che è quella dei giovani disoccupati meridionali”.

martedì 19 marzo 2013

CROLLANO I CONSUMI DI FRUTTA E VERDURA: I RISULTATI PEGGIORI DI SEMPRE (DAL REPORT 2012 DI CSO)

Fonte: Cso - Centro Servizi Ortofrutticoli

Il report annuale sugli acquisti di ortofrutta domestica delle famiglie italiane, elaborato da CSO su rilevazioni GFK, evidenzia un dato estremamente preoccupante: dieci anni fa si acquistavano in totale 417 Kg annui di ortofrutta per famiglia ed oggi siamo a 331 kg. 86 Kg in meno per nucleo famigliare, una tendenza pericolosa anche per la salute, se si considera che, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scarso consumo di frutta e verdura è una delle prime cause di malattia in Occidente. Nel 2012 i consumi domestici delle famiglie italiane sono stati pari a 8 milioni di tonnellate, inferiori del 2% rispetto all’anno precedente e paragonabili a quelli del 2005, anno nel quale si registrò il minimo assoluto. Il comparto frutticolo è quello che maggiormente incide in questo ribasso (-2,3% con 4.3 milioni di tonnellate); gli ortaggi, anch’essi in calo, contengono le perdite (-1,6% a 3,7 milioni di tonnellate). Nel dettaglio delle singole specie frutticole si evidenzia un calo abbastanza generalizzato, variabile dal -4% al -1%; fanno eccezione solo fragole, in lieve ripresa e prugne e pompelmi, stabili. Se dal 2006 al 2011 i consumi di ortofrutta tutto sommato risultavano abbastanza stabili, variabili attorno a 8.2 milioni di tonnellate, il segno negativo del 2012 rappresenta, senza dubbio, la mancata ripresa e un ritorno al periodo più buio. La frutta, in particolare, scende a livelli mai toccati negli ultimi 10 anni; gli ortaggi, invece, mantengono un livello di poco al di sotto della media del decennio. Se si confrontano gli acquisti del 2012 delle singole specie con quelli di dieci anni prima emergono delle differenze sostanziali fra di esse. Mele, pere e arance calano tutte del 15%; l'uva da tavola registra un -18%, i mandarini -30%. Abbastanza stabili le pesche mentre risultano in crescita le nettarine (+11%), crescono le clementine (+15%) e i kiwi (+36%) anche se nell'ultimo anno si registra una lieve frenata. Stabili le albicocche, in crescita importante i meloni (+19%) e le susine (+17%). In fortissima crescita (+ 102%) la frutta esotica (ananas + altra frutta esotica). Per quanto riguarda gli acquisti di verdure sempre nel lungo periodo si evidenzia il crollo di patate (-14%), pomodori (-19%), carote (-10%), cipolle (-30%), melanzane (-10%), carciofi (-61%), bietole e fagiolini con cali a due cifre. Interessante, al contrario, la crescita delle insalate (+12%) e dei radicchi, in forte incremento i cetrioli (+31%), asparagi (+13%), fagioli (+69%) e piselli (+16%). Va evidenziato che il prezzo medio di acquisto di frutta e verdura per famiglia nel 2012 è stato pari a 1,5 euro al giorno, un dato che certo non giustifica il calo dei consumi. La Grande Distribuzione Organizzata concentra il 57% dei volumi degli acquisti; perde quota il dettaglio tradizionale con i mercati rionali e ambulanti, mentre crescono i discount. E' interessante notare come Sud e Isole rappresentino oggi un'area in cui i consumi di ortofrutta sono ancora elevati e non erano mai scesi sotto i 3 milioni di tonnellate tranne nel 2012 con 2,9 milioni di tonnellate.

lunedì 18 marzo 2013

COLDIRETTI: MALTEMPO, E’ ALLARME PER LE SEMINE. L’INVERNO 2013 SEGNA RECORD PER PIOGGIA E FREDDO

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Ritardi nella preparazione dei terreni, nelle potature e nella semina delle bietole: crescono anche a Ferrara i timori per un inverno anomalo.

Il ritorno della pioggia (e della neve anche in pianura nelle province vicine), che ha allagato i campi, impedisce le tradizionali semine primaverili mentre il ritorno del freddo mette in pericolo le primizie. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti in riferimento al colpo di coda di un inverno piu’ freddo della media di quasi mezzo grado (-0,46°C) e con il 6 per cento di pioggia in piu’, rispetto alla media di riferimento 1971-2000 secondo Isac Cnr a livello nazionale. Ad essere maggiormente colpite sono le semine di mais e girasole, ma con il freddo sono a rischio anche gli alberi da frutto, in fase di germinazione e le “primizie” primaverili di questa stagione. “Le violente manifestazioni temporalesche accadute nei giorni scorsi anche nella nostra provincia – considera il presidente di Coldiretti Ferrara - sono uno degli effetti dei cambiamenti climatici che in Italia si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, un maggiore rischio per gelate tardive. Stiamo registrando difficoltà e problemi di accesso ai nostri terreni a causa del permanere di acqua nei fondi che non riescono a liberarsi dell’acqua in eccesso, che imbibisce la gran parte dei terreni della provincia, soprattutto quelli argillosi, rendendo di fatto impossibile ultimare le potature, preparare i letti di semina per le colture primaverili ed in particolare la semina delle bietole. Allarme anche per pomodori e altre orticole di pieno campo che hanno necessità di terreni ben preparati per rendere al meglio.” E così dopo le grandi difficoltà causate dalla siccità del 2012 si preannunciano altrettanti problemi a causa dell’eccessiva piovosità in questo inizio 2013. “Siamo preoccupati in questi giorni anche per la situazione della bonifica, diversi campi sono in parte allagati e c’è necessità che tutti gli impianti siano al massimo dell’efficienza per evitare danni ulteriori, come ad esempio il ristagno per troppi giorni in colture già in atto, come grano, altri cereali autunnali ed anche i frutteti, che rischiano di soffocare per la troppa umidità in cui si trovano le radici. Inoltre sappiamo bene che essendo la gran parte degli impianti di bonifica a sollevamento, ovvero con l’utilizzo di pompe, i costi rischiano di lievitare anche per le tasse del consorzio di bonifica, aggiungendo problema a problema.”

COLDIRETTI: NOI LO FACCIAMO MEGLIO…LO FACCIAMO “ALL’ITALIANA”

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Martedì 19 marzo 2013, a Bologna, dalle 9,30, al Teatro Arena del Sole, di via Indipendenza 44, l’assemblea interregionale di Giovani Impresa

L’85% degli italiani consiglierebbe ai propri figli un futuro in agricoltura. Secondo un sondaggio Coldiretti/Swg il settore agricolo è preferito dai genitori perché socialmente utile e in grado di generare qualcosa di più del semplice valore economico. Molti giovani italiani –afferma Coldiretti Emilia Romagna – hanno già scelto questa strada e la stanno percorrendo con successo. E’ il caso degli oltre mille agricoltori under 30 del Centro Italia che si sono dati appuntamento il 19 marzo al teatro “Arena del Sole” di Bologna, per partecipare all’assemblea d’area di Coldiretti Giovani Impresa quest’anno intitolata “All’Italiana”. L’appuntamento vuole sottolineare l’importanza del ruolo dei giovani come portatori di creatività e innovazione all’interno del mondo agricolo. Capaci di valorizzare le imprese e i prodotti made in Italy, con lo sguardo sempre rivolto al futuro e aperto alle novità, non solo in campo agricolo, stanno cambiando non solo il modo di fare agricoltura ma anche di essere agricoltore. Sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming sull’home page di Coldiretti Emilia Romagna (http://www.emilia-romagna.coldiretti.it). All’incontro interverranno: il presidente dell’Associazione nazionale Comuni Italiani e sindaco di Reggio Emilia, Graziano Del Rio, il co-fondatore di NinjaMarketing e direttore del Centro Studi di Etnografia Digitale, Alex Giordano, il co-fondatore di Grom, Guido Martinetti, ed il sociologo e presidente di Future Concept Lab, Francesco Morace, il delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa,Vittorio Sangiorgio, il delegato Coldiretti Giovani Impresa dell’Emilia Romagna, Mattia Dall’Olio, il vice presidente nazionale e presidente Coldiretti Emilia-Romagna, Mauro Tonello. Nutrita la partecipazione dei giovani di Coldiretti Ferrara, guidati dal delegato provinciale, Alessandro Beltrami, che saranno presenti all’Arena del Sole, per testimoniare il pieno coinvolgimento dei giovani ferraresi al progetto nazionale ed il desiderio di far crescere sempre più le giovani imprese nelle attività di Coldiretti per il futuro della nostra agricoltura. Insieme ai giovani arriveranno a Bologna “i Magnifici 7”, i prodotti di eccellenza delle sette regioni coinvolte (Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Marche, Lazio Umbria e Sardegna). Aziende e botteghe di Campagna Amica saranno ospitate nel cuore di Bologna, in Piazza Re Enzo, che per l’occasione si trasformerà in un crocevia di gusti e sapori del nostro Centro Italia.

GUIDI: “L’AGRITURISMO DEVE DIVENTARE UNA LEVA DI CRESCITA PER L’ECONOMIA DEL PAESE.” DALL’EMILIA ROMAGNA UN FORMAT PER LO SVILUPPO DEL SETTORE

Fonte: Confagricoltura

 “È necessario un cambio di passo delle organizzazioni di rappresentanza: tutto ciò che si fa deve creare valore. Bisogna proiettarsi in un dimensione pienamente turistica che rientri nella strategia di crescita del Paese, quando questa sarà definita.” Questo il monito del presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi nel suo intervento al Primo forum Agriturist Emilia Romagna sul tema “Expo 2015…gli agriturismi si preparano”, che si è svolto oggi a Modena. “Bisogna vendere il meglio del nostro sistema” ha continuato Guidi “e per fare questo è necessaria una programmazione regionale che, sia in termini normativi, sia sull’impiego dei Piani di Sviluppo Rurale, venga trasferito poi a livello nazionale.” “L’Expo 2015” ha sottolineato il presidente di Confagricoltura “può rappresentare un momento unico per il rilancio effettivo del nostro Paese a condizione che si faccia da subito un lavoro colossale nello sviluppo della logistica e della comunicazione dedicata. Una fase in cui sarà strategico avere il pieno sostegno delle istituzioni.” “Il nostro progetto ha tempi molto brevi rispetto alla sua grande ambizione: quello di essere pronti per il 2015 ad attrarre nel nostro territorio il maggior numero possibile dei visitatori dell'EXPO di Milano.” E’la premessa da cui è partita la presidente Agriturist Emilia Romagna Paola Pedroni nell’illustrare obiettivi e strategie del modello ideato in vista di questa straordinaria opportunità turistica per la quale si preannunciano fino a 20 milioni di visitatori, che spesso abbineranno qualche giorno di relax alla loro visita, specie se provengono da molto lontano. “Dobbiamo mettere in vetrina le nostre campagne, le acetaie, le cantine, i caseifici, i frantoi e tutte quelle realtà che fanno grande la nostra enogastronomia abbinandole alle testimonianze artistiche e alle icone dell’italian style sul territorio. Un’operazione che non può avere successo senza internet, per questo stiamo mettendo a punto il nostro nuovo sito, che sarà on line alla fine di marzo”- dice Paola Pedroni, ed aggiunge: “Noi vorremmo che Agriturist diventasse il marchio di riferimento per chi cerca un tipo di vacanza che comprenda percorsi e testimonianze, sia culturali sia ambientali, di una regione. Per questo sul sito si troverà anche la Motor Valley e ci sarà una sezione dedicata al cicloturismo, il cui successo è dimostrato dal club d'eccellenza, Agri-cycle, dedicato a chi il turismo lo vive in bicicletta. Questo nostro percorso regionale è pensato per essere base di un progetto più vasto, un format declinabile in qualsiasi realtà a livello nazionale.” “Questo forum” ha detto la presidente nazionale di Agriturist nazionale, Vittoria Brancaccio, “è l’esempio di un nuovo metodo che stiamo sostenendo in un’ottica di valore aggiunto per il settore agricolo e per la salvaguardia di un territorio che, altrimenti, potrebbe rischiare l’abbandono se marginalizzato da scarsa redditività.”

PAC, CATANIA: SODDISFAZIONE PER I PASSI AVANTI FATTI FINORA NEL NEGOZIATO

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“Voglio esprimere grande soddisfazione per i risultati raggiunti in questi mesi dalla delegazione italiana per i negoziati sulla riforma della Pac, in particolar modo per i passi avanti fatti su temi come la definizione dell’agricoltore attivo, la convergenza interna, lo sviluppo rurale e il greening. Si tratta di punti fondamentali per il settore agroalimentare italiano, per il suo sviluppo e le sue prospettive”. Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, a margine del Consiglio europeo dei Ministri dell’agricoltura e della pesca a Bruxelles. Intervenendo ai lavori del Consiglio, poi, il Ministro ha dichiarato che: “Nelle ultime settimane abbiamo fatto progressi importanti, ma ci sono questioni che richiedono ancora una discussione, come ad esempio il tema degli aiuti diretti. Ritengo che sul sistema di sostegno accoppiato dovremo avere una disposizione che si applichi a tutti i prodotti agricoli e non solo ad una short list. L’Italia, inoltre, sostiene la posizione di coloro che richiedono un livello più alto del 10% per erogare aiuti accoppiati”. “Per lo sviluppo rurale – ha proseguito Catania – chiediamo che la proposta della Commissione inerente le misure di gestione del rischio, che ora prevede un tetto del 65% del contributo pubblico relativo a queste misure, sia modificata elevando all’80% tale percentuale, come ad esempio previsto per casi analoghi dal regolamento che riguarda il vino”. “Per quanto concerne l’organizzazione di mercato – ha concluso il Ministro – l’Italia sostiene con forza l’estensione di sistemi che prevedano l’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti e mi dispiace non aver visto progressi in tal senso su questo punto. Abbiamo parlato poi troppo poco di ortofrutta e credo invece che il settore debba avere da noi segnali già da questo pacchetto di norme”.

AVVISO POSSIBILI GELATE PER LE PRIME ORE DI DOMANI MARTEDÌ 19 MARZO 2013

Fonte: Arpa Emilia - Romagna, Servizio Idro Meteo Clima

Nella notte e alle prime ore di domani, martedì 19 marzo, con il ritorno a condizioni di cielo sereno, le temperature minime, particolarmente sul settore centro-occidentale, potrebbero ancora scendere a valori prossimi o inferiori allo zero.

COLDIRETTI: SENZA ACCORDO SUL POMODORO DA INDUSTRIA A RISCHIO SIA PRODUZIONE CHE POSTI DI LAVORO

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Coldiretti Emilia-Romagna afferma la necessità di un accordo trasparente ed innovativorispetto al passato. Gli agricoltori non sono più disponibili a seminare a prescindere da certezze nella contrattazione ed al reale ritiro del prodotto a prezzo remunerativo. Gulinelli:anche a Ferrara necessario uscire dallo stallo a condizioni che siano interessanti per gli agricoltori.

Non si farà nessun accordo per la trasformazione del pomodoro nel Nord Italia senza trasparenza e senso di responsabilità. Lo afferma il presidente regionale e vice-presidente nazionale di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, in risposta alla nota divulgata nei giorni scorsi da Aiipa e Confapi in rappresentanza delle industrie private del pomodoro del Nord Italia. “Gli industriali – afferma Tonello – dovrebbero guardare con più sincerità al loro interno prima di affermare che lo scorso anno la parte industriale ha onorato il pagamento di tutto il pomodoro ritirato. E, sempre gli industriali dovrebbero manifestare una maggiore correttezza quando affermano che la vicenda del Copador incide in maniera illegittima sul contratto, quando vicende analoghe come quella di Emiliana Conserve non li ha visti sulla stessa posizione. Sulla vicenda Copador di illegittimo c’è solo la posizione industriale, in quanto dovranno essere i soci del consorzio a decidere il futuro della cooperativa”. Per Tonello tutta la situazione del contratto pomodoro 2013 evidenzia ancor più chiaramente la necessità di cambiare il modo di fare la contrattazione. “Il vecchio sistema che vede le controparti riunirsi puntualmente in ritardo rispetto ai termini ultimi per il trapianto del pomodoro non è più ammissibile. – afferma Tonello – E’ troppo facile per gli industriali aspettare che gli agricoltori, con senso di responsabilità, comincino il trapianto per poi tentare di chiudere il contratto al di sotto dei costi di produzione. Si tratta di costi che l’industria ben conosce, ma che vuole ignorare pretendendo di fatto che l’azienda agricola lavori in rimessa. Di fronte a questa situazione l’affermazione dell’industria di voler “imprimere certezze e programmazione al settore” ha il sapore di una sonora presa in giro. Quale programmazione si potrà mai fare a marzo quando il prodotto è già avanti nelle serre e i terreni già preparati? Le proposte economiche che abbiamo visto finora sono tutt’altro che corrette e in buona fede. Forse ci si è troppo abituati a vedere comunque seminare pomodoro. Ma le cose stanno cambiando: gli agricoltori non sono più disponibili a credere a tutto e, per fortuna, esistono anche alternative di coltivazioni, come dimostra il fatto che in 10 anni la superficie investita a pomodoro è diminuita di quasi 10 mila ettari.” “Come sempre – conclude Tonello – con senso di responsabilità siamo pronti a verificare se, in tempi realmente strettissimi, la parte industriale è disponibile a chiudere un accordo che almeno copra i costi di produzione e lavorare insieme per valorizzare meglio questa nostra meravigliosa produzione e i suoi preziosi trasformati, senza giocare al continuo ribasso dei prezzi pagati agli agricoltori che, peraltro, non si riversano mai sui prezzi al consumo. Continuare a pagare sottocosto finirà con l’uccidere sia le imprese agricole sia l’industria in una folle corsa verso l’azzeramento di un settore che ci vedi primi in Europa. Nella nostra regione e in quelle limitrofe il pomodoro è una ricchezza economica e sociale che dà occupazione a decine di migliaia di persone e continuare a mettere in difficoltà le aziende agricole non creerà posti di lavoro, non farà crescere l’indotto e non procurerà prospettive di sviluppo. Il made in Italy ci può aiutare molto se si ha il coraggio di cambiare veramente pagina. Noi ci siamo senza false demagogie e spero che questa brutta pagina si chiuda immediatamente dicendoci che forse abbiamo entrambi sbagliato e che ci si possa trovare al tavolo dell’ accordo per concludere un buon contratto lasciando che per Copador siano i soci e gli agricoltori a decidere le scelte che riterranno migliori”. “L’esigenza di una chiusura dell’accordo è certamente molto sentita anche nel ferrarese, uno dei bacini di produzione del pomodoro al nord Italia più interessanti, ma ovviamente non ha senso contrattare prezzi al di sotto dei costi di produzione ed a malincuore le aziende agricole dovranno trovare colture alternative che non mettano a repentaglio la redditività aziendale come succederebbe nel caso di un cattivo accordo per il pomodoro”. Sergio Gulinelli, presidente di Coldiretti Ferrara evidenzia la situazione nella nostra provincia, dove vi è attesa da parte delle aziende per capire se investire a pomodoro o fare altre scelte , ormai improcastinabili, visto l’avanzare della stagione. “In molte aree della nostra provincia la coltura del pomodoro – chiude Gulinelli – ha significato imprimere una svolta positiva negli anni scorsi, ma ultimamente abbiamo lavorato in rimessa. Una situazione chiaramente non sostenibile, per la quale ci attendiamo ben altro atteggiamento da parte industriale e da parte di talune O.P., altrimenti ci troveremo a constatare l’ulteriore impoverimento dell’economia provinciale ed un particolare di un settore che solo 5 o 6 anni fa veniva indicato come “oro rosso”. Riteniamo urgente dunque che il tavolo decida in fretta: o accordo dignitoso o nessun accordo e quindi possibilità per le aziende agricole di investimenti alternativi per la prossima campagna”.

PESCHE E NETTARINE: BOCCIATO L’ACCORDO INTERPROFESSIONALE

Fonte: Comitato Pesche e Nettarine  

La filiera si è dimostrata incapace di fissare regole minime per ottenere un costante miglioramento del livello qualitativo dei frutti

(Bologna, 18 Marzo 2013). Semaforo rosso per la proposta di accordo interprofessionale sulle pesche e nettarine preparata dal Comitato di prodotto in occasione della riunione svoltasi a Bologna alla presenza di tutte le componenti del Comitato stesso e di numerosi membri del Consiglio di Amministrazione, oltre che degli organismi istituzionali, in un clima costruttivo ed orientato ad ottenere un seppur minimo aumento della qualità della produzione peschicola italiana. Tutto ciò in perfetta sintonia con il nuovo corso che l’Organismo Interprofessionale sta intraprendendo sotto la presidenza di Nazario Battelli e con il sostegno del Ministero. L’accordo doveva poi essere inoltrato al Consiglio nazionale dell’Organizzazione Interprofessionale per l’opportuna ratifica ed il conseguente invio al Ministero delle Politiche Agricole che successivamente l’avrebbe mandato alla Comunità europea. “Dopo un’attenta analisi della normativa nazionale e comunitaria e dell’andamento della produzione e dei consumi, realizzata dal direttore dell’Area Mercati di Ismea, Fabio Del Bravo, il Comitato Pesche Nettarine – sottolinea il coordinatore Gabriele Ferri – ha redatto un documento in base al quale i frutti di calibro ‘D’ prodotti nel nostro paese non avrebbero potuto essere immessi sul mercato a partire dal 1° giugno, mentre le pesche e nettarine di II^ qualità potevano essere commercializzate sul mercato del fresco soltanto se di calibro medio grosso A+. L’accordo non si sarebbe applicato alle pesche e nettarine biologiche e al prodotto destinato all’industria di trasformazione e avrebbe previsto che Agecontrol (rappresentata all’incontro da Graziano Capuccini) controllasse il rispetto delle norme sul territorio italiano al fine di creare le condizioni per poter estendere ‘erga omnes’ le regole così condivise”. “Purtroppo, però, – dichiara Ferri – dopo alcune riunioni del Consiglio nazionale non è stato possibile raggiungere un accordo unanime sulla proposta elaborata dal Comitato tecnico. Con grande rammarico bisogna quindi affermare che abbiamo perso l’opportunità di avviare un percorso in grado di migliorare il livello qualitativo delle nostre pesche e nettarine. E questo mentre negli ultimi mesi si è registrato un importante impegno anche da parte del Ministro delle Politiche Agricole e dei funzionari preposti, ad iniziare da Francesco Giardina che per la Segreteria tecnica del Ministro segue direttamente l’O.I., a favore di un significativo rilancio dell’interprofessione nel nostro paese”. “In definitiva – conclude il coordinatore del Comitato Pesche e Nettarine – la filiera non ha saputo fissare regole minime da seguire per ottenere un costante miglioramento della qualità del prodotto e assecondare così sempre meglio le richieste dei consumatori. A questo punto dovremo ancora una volta invocare madre natura affinché provveda ad autoregolarsi: una ‘soluzione’ sicuramente insufficiente a garantire risposte concrete ai produttori che con tanto impegno difendono il loro lavoro quotidiano”.

venerdì 15 marzo 2013

Il mais danneggiato dalla siccità 2012 sarà utilizzato per produrre energia verde

FONTE: Regione Emilia-Romagna

Da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto una soluzione per il mais danneggiato dalla siccità 2012: sarà utilizzato per produrre energia verde. Cosa prevede l'intesa promossa dalle tre Regioni.
Bologna -Il mais gravemente danneggiato dalla siccità del 2012  sarà utilizzato per produrre energia rinnovabile negli oltre 500 impianti a biogas della pianura padana. E’ quanto prevede l’accordo di filiera promosso dagli assessori regionali all’agricoltura dell’Emilia-Romagna Tiberio Rabboni, della Lombardia  Giuseppe Elias e del Veneto Franco Manzato e indirizzato alle principali organizzazioni agricole  e consorzi di  biodigestori, con l’obiettivo di risolvere un problema che rischia di avere pesanti ripercussioni per l’agricoltura e la zootecnia del nord Italia: quello delle ingenti quantità di mais che a causa delle pessime condizioni meteo climatiche della scorsa estate presentano caratteristiche  che lo rendono non idoneo all’alimentazione umana e animale. Solo il mais di elevata qualità organolettica e igienico-sanitaria può essere infatti destinato  a queste finalità.
L’accordo messo a punto dalle tre Regioni  permette di costruire  un percorso chiaro, trasparente e sicuro, in linea con le indicazioni fornite dal Ministero della Salute. E’ infatti prevista una precisa procedura di tracciabilità del prodotto – definita dalle tre Regioni e approvata dal Ministero della Salute - che ne assicura un corretto utilizzo, evitando così il rischio di frodi e garantendo maggior sicurezza al consumatore.
Cosa prevede l’accordo di filiera L’accordo, valido per tutti il 2013, punta ad agevolare  l’incontro tra domanda e offerta, impegnando le parti a precise garanzie contrattuali, di prezzo e di programmazione del flusso di prodotto, che si stima di circa 350 mila tonnellate. 
Ogni azienda interessata (sia per la parte agricola che per la parte dei biodigestori) per aderire deve sottoscrivere un modulo disponibile sul sito Internet delle tre Regioni (vedi indirizzi).  Sui tre siti regionali sarà anche mantenuto l’aggiornamento delle adesioni e il monitoraggio dell’iniziativa./PF
Info: www.ermesagricoltura.it           www.agricoltura.regione.lombardia.it          www.regione.veneto.it

WORKSHOP COLDIRETTI SULLA DIRETTIVA BOLKENSTEIN



FONTE: COLDIRETTI

Per la prima volta dopo tanti anni, uno dei maggiori centri italiani di produzione di vongole potrebbe trovarsi ad affrontare una vera rivoluzione. La direttiva europea 123 del 2006, nota come direttiva Bolkestein, potrebbe applicarsi anche alle concessioni di zone di mare demaniali per la produzione di vongole. Se ne è parlato in un workshop promosso da Coldiretti Emilia Romagna al teatro comunale di Goro, dove è stato ricordato che la Bolkestein, nell’ottica di fare chiarezza e trasparenza, stabilisce l’obbligo di bandi di concorso e il divieto del rinnovo automatico delle concessioni demaniali. La nuova normativa – secondo Coldiretti – può provocare un forte cambiamento in tutto il sistema della produzione di vongole. Per questo motivo Coldiretti ritiene fondamentale che le istituzioni chiariscano in tempi strettissimi se la direttiva va applicata o no all’acquacoltura. Nel caso debba essere applicata, Coldiretti chiede prima di qualsiasi intervento una proroga fino al 2020, come è già avvenuto per il settore balneare.
“Il sistema può cambiare profondamente – ha detto il vicepresidente nazionale e presidente regionale di Coldiretti, Mauro Tonello – ed è importante capire come cambierà, dando ai pescatori il tempo di affrontare meglio il futuro. Coldiretti è per la trasparenza e proprio per questo è necessario, nell’attesa dell’eventuale applicazione della normativa, fare chiarezza in tutto il sistema delle concessioni di acquacoltura per consentire certezze negli investimenti degli operatori”.
Secondo Coldiretti andranno definiti modalità e tempi delle assegnazioni per consentire una gestione più imprenditoriale. “Siamo favorevoli – ha detto Tonello – alla corretta concorrenza, per questo le istituzioni devono chiarire se e come va applicata la Bolkestein e, in caso affermativo, prevedere la proroga e nel frattempo definire le regole per la realizzazione di bandi con tempi e comunicazioni adatti a consentire la partecipazione di tutti gli imprenditori interessati, introducendo una durata delle assegnazioni adeguata ad ammortizzare gli investimenti”.
Bisogna sostenere il rinnovamenti di tutto il sistema – afferma Coldiretti – assicurando un’ampia partecipazione, eliminando gli ostacoli che condizionano e scoraggiano gli imprenditori dall’effettuare gli investimenti necessari per la salvaguardia dell’ambiente e della produzione nella Sacca.
La coltivazione delle vongole nella sacca di Goro – ricorda Coldiretti – viene svolta da 37 cooperative con quasi 1.400 soci. Le concessioni riguardano un’area di 1.400 ettari che producono 15 mila tonnellate di prodotto destinato per il 60% al mercato interno e il 40% alle esportazioni, per un valore complessivo di quasi 60 milioni di euro.

Campagna di trasformazione pomodoro 2012

 FONTE: Distretto del pomodoro da industria - Nord Italia




Sementi - Rabboni: soddisfazione per l'intesa di filiera firmata oggi a Roma. L'Emilia-Romagna ha fatto da apripista

FONTE: REGIONE EMILIA - ROMAGNA

Bologna - “L’Emilia-Romagna ha fatto da apripista  mettendo in campo per prima un nuovo modello di relazioni per sviluppare il  comparto delle sementi di qualità. E’ dunque per noi motivo di grande soddisfazione che oggi quell’intesa sia stata estesa anche  a livello nazionale." Così l’assessore regionale all’agricoltura dell’Emilia-Romagna Tiberio Rabboni ha commentato l'intesa di filiera sottoscritta ieri a Roma presso la sede del Ministero dell’agricoltura tra organizzazioni sindacali agricole,  organizzazioni di produttori e industrie sementiere. Firmato nel gennaio 2012 l’accordo emiliano-romagnolo  era stata  portata dall’assessore Rabboni all’attenzione  della Conferenza delle Regioni  che aveva  sollecitato il  Ministero delle politiche agricole ad una sua estensione a livello nazionale.  “Le intese e gli accordi  di filiera  sono uno strumento importante in campo agricolo perché responsabilizzano tutti gli attori del processo produttivo favorendo relazioni di mercato più eque e trasparenti – ha aggiunto Rabboni – In Emilia-Romagna siamo impegnati ormai da anni in questa direzione. Estendere tali accordi  a livello nazionale, come è accaduto a Roma, non può che ampliarne le ricadute positive, specie in un settore come quello sementiero. La disponibilità di sementi di buona qualità è infatti alla base dello sviluppo di tutte le filiere agricole e agroindustriali.”

FRUTTA NELLE SCUOLE: DALL’UE ALL’ITALIA OLTRE 20 MILIONI E 500MILA EURO

FONTE: MIPAAF



FRUTTA NELLE SCUOLE: DALL’UE ALL’ITALIA OLTRE 20 MILIONI E 500MILA EURO PER IL PROGRAMMA COMUNITARIO 2013-2014

L’Italia ha ottenuto fondi per oltre 20 milioni e mezzo di euro per l’edizione 2013-2014 del programma comunitario ‘Frutta nelle scuole’. La Commissione europea, infatti, dopo aver sottoposto a votazione la decisione, ha assegnato oggi le risorse comunitarie per il prossimo anno scolastico, previste per gli Stati membri che partecipano a ‘Frutta nelle scuole’, introdotto dal regolamento (CE) n.1234/2007.
Per il quinto anno consecutivo potrà quindi continuare la campagna di sensibilizzazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che ha raggiunto dal suo inizio più di 4 milioni di alunni, con lo scopo di trasmettere l’importanza di sane abitudini alimentari fin dai primi anni dell’infanzia e che coinvolge, oltre agli alunni delle scuole primarie di tutte le Regioni italiane, anche i loro genitori e insegnanti. Attraverso varie attività formative e la somministrazione di prodotti ortofrutticoli freschi, scelti col criterio di stagionalità e privilegiando frutta e verdura di qualità certificata (DOP, IGP e biologici), ‘Frutta nelle scuole’ promuove il consumo di frutta e verdura, con ricadute positive per i bambini coinvolti e anche per lo stesso comparto ortofrutticolo nazionale.
La ridistribuzione dei fondi comunitari è stata effettuata in proporzione all’assegnazione iniziale e attraverso un calcolo basato sull’utilizzo delle risorse assegnate e rendicontate nei due anni precedenti. Grazie alla quasi totalità della percentuale di rendicontazione raggiunta dall’Italia per lo scorso anno e all’efficienza nell’attuazione del programma, che nel corso degli anni si è andato sempre più affermando riscuotendo risultati positivi e riscontrabili anche negli esiti della valutazione, la Commissione europea ha quindi confermato l’entità delle risorse dell’anno precedente.

Alle risorse stanziate dall’Ue, si aggiungeranno inoltre i fondi nazionali cofinanziati dal Ministero dell’Economia e dalle finanze dal fondo di rotazione IGRUE, con i quali si prevede di raggiungere un totale di oltre 35 milioni di euro, permettendo così di coinvolgere per la prossima edizione oltre 1 milione di bambini tra i 6 e gli 11 anni.

Per ulteriori informazioni, si rimanda al sito web: www.fruttanellescuole.gov.it
 

Previste gelate tardive nei giorni di venerdì 15 e sabato 16 marzo

FONTE: Sala Operativa Agrometeorologica


In base alle attuali previsioni temperature al di sotto dello zero sono già previste per le prime ore di venerdì 15; eventi di maggiore intensità sono previsti nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 e alle prime ore di sabato 16.

Si ricorda che all’indirizzo  http://www.arpa.emr.it/sim/?agrometeo/previ_gelate_vignola sarà attivato il servizio di previsione a breve termine delle gelate tardive che comprende tre stazioni di riferimento: Vignola (MO), Granarolo Faentino (RA) e Martorano (FC).

La previsione dell’andamento delle temperature per la notte e la mattina successiva sono disponibili ogni giorno a partire dalle ore 19 circa.

La Cia di Ravenna lancia l’allarme maltempo

FONTE: Cia Ravenna

A causa delle abbondanti piogge di questo ultimo periodo cresce la preoccupazione per l’asfissia dei terreni e per le semine primaverili
«Se la stagione non evolverà in meglio in brevissimo tempo, per bietole da seme, cipolle e patate, colture già in parte compromesse, sarà un’annata disastrosa»

La Cia di Ravenna è preoccupata per gli effetti delle piogge intense e persistenti che si sono verificate in questo ultimo periodo. Piogge che possono provocare fenomeni di asfissia dei terreni ma anche ritardo o impossibilità a effettuare le semine e i trapianti  primaverili - in particolare di bietole da seme, cipolle, patate - a causa dell’impraticabilità del terreno. Uno stato generale, quindi, che andrebbe ancora una volta ad aggravare la situazione economica delle imprese agricole, già in difficoltà a causa della crisi strutturale nel quale si trova oramai da diversi anni il settore.

«Le bietole da seme sono già da tempo sotto i capannoni in attesa di essere piantate e, causa le piogge di questi giorni, non sarà possibile attuare le semine se non con forti ritardi – fanno sapere dalla Confederazione italiana agricoltori di Ravenna - Così anche per le cipolle, la cui semina è stata effettuata solo in minima parte e ora il ritardo di un mese rischia di comprometterne il risultato produttivo. Per le patate si registrano già problemi importanti sia per la preparazione del letto di semina sia per le semine già effettuate e danneggiate da eccessi idrici. Se la stagione non evolverà in meglio in brevissimo tempo, per bietole da seme, cipolle e patate, colture già in parte compromesse, sarà un’annata disastrosa».

L'inverno 2012/2013 è risultato alquanto piovoso, con un’anomalia pluviometrica stagionale di segno positivo (+63% su base regionale rispetto al trentennio 1971-2000) e con precipitazioni cumulate stagionali di frequente superiori ai 200/250 mm di pioggia anche nelle aree pianeggianti.

mercoledì 13 marzo 2013

VINO NEI SUPERMERCATI: FLESSIONE GENERALE DELLE VENDITE NEL 2012, MA CRESCONO LE BOTTIGLIE DI FASCIA ALTA

FONTE: VINITALY

La ricerca di SymphonyIRI per Vinitaly: resistono il brik e gli spumanti, aumentano le bottiglie sopra i 6 euro e i vini a marca commerciale – Federdistribuzione: un effetto degli aumenti di prezzo

(Verona, 13 Marzo 2013) – Diminuiscono nel 2012 le vendite di vino nei supermercati, per la prima volta negli ultimi 10 anni, con un calo per quanto riguarda il totale del vino confezionato del 3,6% a volume rispetto al 2011. Nonostante la tendenza negativa, aumentano del 3,3% le vendite del vino in bottiglia a denominazione d’origine nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. Flessione più contenuta per il vino in brik che perde l’1,7%, tengono le bollicine con un – 0,6% e crescono anche le vendite del vino a marca commerciale, prodotto dalle catene distributrici (+1,9% sempre a volume).

Questo il quadro complessivo che emerge dall’anteprima della ricerca di SymphonyIRI Group sull’andamento del mercato del vino e sui vini più venduti nella Grande Distribuzione (Gdo) nel 2012; la ricerca completa, realizzata per Veronafiere, verrà presentata a Vinitaly 2013 (nel corso del convegno su vino e Gdo, l’8 aprile).

L’analisi dettagliata delle statistiche evidenzia che il 2012 è stato un anno caratterizzato da un forte aumento dei prezzi dei vini nella Gdo: del 5,5% per il totale del vino confezionato, del 4,5% a litro per le bottiglie di 75 cl a denominazione d’origine e del 10,1% per i brik (vedi di seguito tabelle 1, 2 e 3).
Questi aumenti rendono problematici i raffronti con l’anno precedente perché molti prodotti, aumentando di prezzo, sono andati a collocarsi nella fascia superiore. Per esempio, i vini a denominazione sotto i due euro (una fascia di prezzo che rappresenta il 25,2% del mercato) perdono a volume il 18,3%, ma proprio perché tanti prodotti sono passati alla fascia di prezzo centrale, quella tra 2 e 4 euro che copre la maggiore quota di mercato, quasi il 50%. A proposito di quote di mercato è interessante notare che la fascia di prezzo tra i 4 e i 6 euro copre il 14,8% del mercato e quella sopra i 6 euro il 5,4%.

Parlando, invece di quote di mercato globale, i vini a denominazione raggiungono il 56,1% delle vendite di vino nella Gdo, mentre i brik il 31,5% (sempre a volume). La spinta promozionale rispetto al 2011 non è aumentata, mantenendosi stabile, mentre i prezzi medi di una bottiglia di 75cl a denominazione d’origine è di 4,28 al litro, e di 1,24 per il brik.

Il vino più venduto nei supermercati italiani è il Lambrusco con più di 14 milioni di litri per un valore di 44 milioni di euro. Seguono Chianti, Montepulciano d’Abruzzo, Barbera, Bonarda (vedi la classifica delle bottiglie a denominazione, Tabella 4). Va sottolineato il calo delle vendite a volume del Nero d’Avola (- 30, 2% a volume), dovuto ad un aumento del prezzo del 20,8%, un fenomeno che si ripete anche per altri vini.
Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che fanno registrare una maggior crescita a volume, boom del Pecorino, prodotto nelle Marche e in Abruzzo, con un + 23,8%, seguito da Pignoletto, Grillo, Traminer, Falanghina (Tabella 5).


Aumentano le vendite delle bottiglie a denominazione a marca commerciale, distribuite dalle insegne della Gdo con nomi di fantasia o col proprio nome, che aumentano di prezzo e di qualità. La marca commerciale arriva così a conquistare una quota di mercato del 14,7% (bottiglie più brik). Le scelte strategiche delle aziende distributive hanno portato a qualificare il prodotto, che ora è presente con maggiore frequenza in segmenti nobili del mercato, diversificando in questo modo la propria offerta al consumatore e ampliando il proprio target di riferimento. Una politica premiata dai clienti, che anche nel vino hanno ora nella marca privata un valido punto di riferimento.

“In un mercato difficile come quello attuale anzitutto è necessario sottolineare i positivi risultati ottenuti dalla marca privata, cresciuta dell’1,9% in quantità e del 9,2% in valore, quest’ultimo dato per il suo ingresso in fasce di prezzo più alte. – ha commentato Alberto Coldani, rappresentante di Federdistribuzione a Vinitaly 2013 (l’Associazione che rappresenta la maggioranza delle aziende della Gdo), nonché Direttore Acquisti PGC di Carrefour –

“Per contrastare la tensione sul mercato – ha aggiunto Coldani - la Gdo ha intrapreso piani promozionali molto forti che hanno contribuito a ridurre i margini delle catene e, spesso, impedito di assorbire l’elevata inflazione all’acquisto. Oltre alle preferenza accordate in modo sempre crescente alla marca commerciale abbiamo rilevato, e credo continueremo a farlo nel 2013, un aumento delle vendite a volume – del 3,3% nel 2012 – per i vini di prezzo superiore ai 6 euro, un forte segnale che attesta la ricerca, oltre che della convenienza, anche della qualità”.
La crescita dei prezzi suggerisce prudenza ed attenzione nell’analisi del mercato e nella sintesi conclusiva, ha avvertito Virgilio Romano, Client Service Director di SymphonyIRI Group, coordinatore della ricerca realizzata per Vinitaly 2013: “Va evidenziato  ciò che accade nel segmento Brik, in cui si registra  un corposo aumento di prezzo associato ad una sostanziale tenuta nelle vendite a volume: una situazione spiegata in realtà da una forte leadership e dalla rilevante presenza della marca commerciale nel comparto. Le statistiche ci dicono qualcosa anche dell’evoluzione dei gusti dei consumatori: tra i vini emergenti troviamo nelle prime posizioni 3 bianchi, come Pecorino, Pignoletto e Grillo, dunque una predilezione per un bere più leggero, forse meno legato al pasto e più alla socialità. Un dato che deve far riflettere: alla tradizione bisogna affiancare nuovi gusti e nuove modalità di consumo per avvicinare nuovi consumatori”.

martedì 12 marzo 2013

Frutta di stagione e mercato globale: le sfide dell'Italia al di là della retorica del localismo

FONTE: CSO

Da Ortofrutta d'Italia: un progetto Cso per conoscere i valori della produzione organizzata

Ferrara,11 Marzo 2013

Si è acceso in questi giorni un dibattito importante sulla necessità di ritornare al consumo di prodotti di stagione, rispettando di più i tempi e i ritmi della natura che, per l'ortofrutta diventa fattore produttivo determinante, più di ogni altra cosa.
L'ortofrutta non può essere trattata, nel circuito delle vendite, come scatolame: è deperibile, soggetta ai ritmi delle stagioni, ai casuali e frequenti capricci del meteo, strettamente legata al territorio di origine, come il buon vino.
Il prodotto di stagione, parlando di frutta, ma anche di verdura, ci avvicina alla natura, crea un messaggio interiore di atavica rassicurazione. Le prime fragole, le prime ciliegie, l'uva; che bello legare il passare del tempo con un sapore che diventa  simbolico .
Ma la stagionalità è un concetto " relativo"  perché necessariamente è associato alla latitudine da cui si parte  e quindi non può essere considerato elemento di scelta prioritario per educare all'acquisto i consumatori di oggi.
Quello che conta oggi è creare valore per i produttori ed i consumatori, individuando nell' offerta italiana elementi differenziali qualificanti in termini di valore intrinseco dei prodotti, organizzazione, logistica distributiva efficiente, capacità di essere presenti sempre sul mercato con i prodotti migliori e più competitivi.
Questa è la sfida del mercato globale che deve vedere l'Italia protagonista.
Abbiamo da questo punto di vista una grande chance come Made in Italy ortofrutticolo ed è la " biodiversità" .
L'Italia, grazie alla particolare conformazione geografica, ha la possibilità di offrire una enorme gamma  di varietà di frutta e verdura che danno il meglio nelle diverse latitudini e ci consentono di coprire un ampio calendario di produzione. Parliamo di fragole, ad esempio che, grazie a tecniche  agronomiche avanzate ed ad una selezione varietale oculata, sono presenti, di stagione, per molti mesi all'anno, anche in produzione tardiva o molto precoce. Anche le pesche e le nettarine hanno un calendario di offerta nazionale che si è molto ampliato, grazie al rinnovo varietale e la stessa cosa si può dire per altra frutta estiva a nocciolo o per meloni e cocomeri italiani. Queste sono risposte del settore al futuro dell'ortofrutta che dovrà pensare in grande, mantenere la leadership e fronteggiare gli altri paesi che vorranno proporsi sul mercato globale.
L'Italia è primo produttore di ortofrutta d'Europa  con 36 milioni di tonnellate all’anno di offerta che rappresentano ben un terzo della intera Produzione Lorda Vendibile dell’agroalimentare italiano. Numeri significativi che identificano un settore nel quale l’export ha raggiunto la quota record di 2 milioni 300 mila tonnellate escludendo gli agrumi, in costante crescita negli ultimi 5 anni. Il sistema produttivo organizzato italiano comprende, per l’ortofrutta, un insieme di imprese private e cooperative leader a livello europeo.
Importante anche il ruolo in termini occupazionali, con un fabbisogno di manodopera, secondo dati elaborati dal Dipartimento di Economia e Ingegneria agrarie dell’Università di Bologna, di oltre 600 mila unità lavoro nelle varie fasi produttive, dal campo ai magazzini di condizionamento, e questo dato non considera il lavoro nel settore dei servizi e l’indotto.
Parlando con un importante buyer di una catena distributiva tedesca con migliaia di punti vendita in Europa  ci ha confermato che la priorità per essere presi in considerazione da una catena globale è la capacità di assicurare una fornitura costante ed omogenea per 12 mesi l'anno di una gamma di prodotti. Per garantirsi ciò, le grandi catene internazionali scandagliano l'offerta mondiale, quotidianamente e si riforniscono dove trovano maggiore affidabilità, competitività economica e qualità. La fornitura quindi non è più solo una questione di prezzo, meglio pagare qualche cosa in più - sono le sue parole- pur di avere una garanzia di standard rispettati da tutti i punti di vista.
Per l'ortofrutta italiana  la sfida si gioca quindi sulla capacità di aggregare grandi volumi di offerta di qualità con un calendario commerciale il più ampio possibile e la nostra arma vincente sarà la  capacità di offrire i prodotti migliori organizzati per area di provenienza e per calendario di maturazione che garantiscano una presenza costante sui punti vendita e soddisfino il palato dei consumatori globali.


Da Ortofrutta d'Italia, un progetto finanziato da:
Apofruit, Solarelli, Aposcaligera, Agribologna, Asipo, Cico, Granfrutta Zani, Opo Veneto, Pempa Corer, Ortofrutticola Don Camillo, Oranfrizer, Op Nord Est, Gli Orti di Giulietta.