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sabato 29 settembre 2012

PREZZO DEL LATTE,CONFAGRICOLTURA: RICONOSCERE AGLI AGRICOLTORI LA GIUSTA REMUNERATIVITA’

Fonte: Confagricoltura

 “Con gli attuali prezzi del latte pagati ai produttori non ci sono più le condizioni per restare sul mercato”. E’ questa la denuncia degli allevatori di Confagricoltura aIla vigilia della trattativa per il rinnovo dei contratti con l’industria.” Il prezzo è fermo a 0,38 euro, mentre i costi di produzione sono saliti alle stelle, + 25% i diserbi, + 23% l’urea, + 10%, il gasolio, + 10%i mangimi. Dobbiamo difendere le nostre imprese – sottolinea con fermezza il Confagricoltura –. Ne va di mezzo la tenuta di un comparto, quello lattiero caseario, leader dell’agroalimentare nazionale di qualità.” “I produttori – continua Confagricoltura – vogliono che venga loro riconosciuta la giusta remuneratività e ci sono tutte le premesse perché ciò avvenga. Il mercato dei principali prodotti Dop, a cui è destinata la maggior parte del latte italiano è un buona salute, le quotazione del latte spot sono in aumento, E’ giusto, quindi, che il valore venga redistribuito equamente lungo la filiera, sfruttando anche le nuove opportunità offerte dall’applicazione del pacchetto latte”.

ASSICURAZIONE SUL REDDITO PER I RISCHI DELL’IMPRESA AGRICOLA

Fonte: Ufficio Stampa Cia Ferrara  

La Cia di Ferrara fa il punto sulle proposte legislative della Commissione UE in merito alle assicurazioni per la salvaguardia e la stabilizzazione del reddito agricolo

Negli Stati Uniti le assicurazioni agricole, regolate da un sistema molto complesso di accordi tra compagnie assicurative private e Governo federale, funzionano. A fronte di catastrofi naturali e fenomeni di siccità – come quello che ha caratterizzato gran parte della nostra provincia negli scorsi mesi - il reddito agricolo è garantito dalle norme assicurative del Farm Bill, la legge agraria federale. Questo permette agli agricoltori di produrre con maggiore tranquillità, di fare scelte per differenziare le produzioni e soprattutto di reinvestire per l’anno successivo. In Italia gli imprenditori agricoli non scelgono frequentemente di assicurare i redditi, soprattutto per i costi assicurativi che vanno ad aggiungersi agli altri oneri, già molto elevati, pagati per la produzione. La Cia di Ferrara ha analizzato la situazione sul territorio, a fronte delle dichiarazioni e delle proposte della Commissione Ue che sta prendendo in considerazione un insieme di misure per sostenere le iniziative per la gestione dei rischi e delle crisi di mercato. Si tratta di un vero e proprio pacchetto di misure dedicate alla gestione del rischio connaturato all’attività agricola stessa e prevede strumenti – assicurazioni, fondi, mutualità – che andrebbero ad integrarsi a vicenda e sarebbero un modo efficace per stabilizzare il rischio d’impresa. «Arriva finalmente – commenta Lorenzo Boldrini, presidente provinciale di Cia Ferrara – un forte segnale da parte dell’Unione europea su un pacchetto di misure volte a garantire e stabilizzare il reddito d’impresa. Ovviamente si tratta ancora di proposte legislative che dovranno essere discusse e riviste anche perché andranno probabilmente a incidere e modificheranno il sistema del pagamento unico. Questo strumento tradizionale di tutela del reddito, infatti, secondo la Commissione Ue non può più garantire, da solo, il sostegno alle imprese quando sono colpite da calamità naturali importanti o da oscillazioni di mercati fuori controllo. Sappiamo fin troppo bene – continua Boldrini – quali danni ha provocato il clima siccitoso di quest’anno alle colture ed alla difficoltà conseguente di avere un reddito d’impresa. Le aziende, soprattutto quelle più grandi, che hanno scelto di assicurare sono riuscite a limitare i danni, ma le altre sono rimaste letteralmente in balia del clima e dei mercati. Ecco allora che un pacchetto assicurativo garantito a livello comunitario e gestito da istituti assicurativi accreditati avrebbe certamente compensato i danni, a tutto vantaggio dell’agricoltura del territorio. La nostra associazione - conclude il presidente Cia - attende ora segnali più chiari e definiti a livello comunitario e spera che vengano discussi ed accolti anche a livello nazionale e regionale. La cosa fondamentale è individuare degli strumenti efficaci per consentire alle imprese di controllare maggiormente un rischio di impresa che è, di fatto, incontrollabile ed avere un reddito abbastanza stabile che consenta loro si essere competitive sui mercati e di reinvestire.

venerdì 28 settembre 2012

ACCORDO UE-MAROCCO, CONFAGRICOLTURA: PESANTI CONSEGUENZE PER I PRODOTTI ‘MADE IN ITALY’

Fonte: Confagricoltura

 “Lunedì entra in vigore il nuovo accordo di liberalizzazione degli scambi tra l'UE e il Marocco, fortemente punitivo per le nostre produzioni”. Ne dà notizia Confagricoltura, ricordando che l’accordo prevede misure di liberalizzazione reciproche per i prodotti agricoli ben più favorevoli al Marocco che all’Europa, che comporteranno un aumento delle importazioni di ortofrutta e altri prodotti mediterranei a causa della diminuzione dei dazi doganali.” A Macfrut, che chiude i battenti oggi, Confagricoltura ha insistito sulla competitività e sulla produttività, per il settore ortofrutticolo italiano. “Abbiamo capacità di leadership sui mercati, a patto che non si tengano posizioni rinunciatarie – ha detto il presidente Mario Guidi -. Il nostro sistema va sostenuto, tutelato, liberato dal giogo della burocrazia e inserito in una più estesa e solida rete di aggregazioni e non colpito da accordi penalizzanti”. Confagricoltura, che ha avversato questo accordo, non ha pregiudizi nei confronti di negoziati avviati dall’Unione Europea, ma ritiene “indispensabile che si operi in una logica di reciprocità delle norme e di ravvicinamento dei requisiti di qualità, senza i quali l’apertura dei mercati genera squilibri anziché sviluppo. Occorre, inoltre, non utilizzare l’agricoltura come merce di scambio per risolvere i problemi politici e di rapporti internazionali. Qualsiasi apertura delle frontiere, a parere dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, deve fondarsi su regole condivise che tutelino gli interessi del sistema agricolo e raggiungano risultati bilanciati”.

ALBICOCCO: FRUTTICOLTURA DEL FUTURO MA ATTENZIONE A NON FARE GLI ERRORI DEL PASSATO.

Fonte: Cso - Centro Servizi Ortofrutticoli

Uno studio dell'Universita di Bologna realizzato con la collaborazione del Cso e il cofinanziamento della Regione Emilia Romagna, mette a confronto la competitività economica dell'albicocco in diverse Regioni italiane, francesi, spagnole e greche. I risultati mostrano buone performance della produzione italiana ma occorre prudenza negli impianti per non eccedere nella offerta . "Il settore dell’albicocco in Europa - dichiara Carlo Pirazzoli - sta attraversando una fase positiva, certamente confermata, oltre che dagli interessanti risultati emersi dalle elaborazioni, anche dall’entusiasmo che accompagna questa specie fra gli operatori del comparto frutticolo nazionale ed estero. La conseguenza di tale entusiasmo è, anche alla luce della crisi che coinvolge le altre principali specie frutticole europee, l’espansione della coltura, peraltro agevolata dal calendario di raccolta non particolarmente esteso e, quindi, suscettibile di ampliamento." Proprio i consumi rappresentano una delle principali leve su cui agire, al fine di consentire al mercato di recepire l’atteso aumento di offerta senza incorrere in pericolose crisi ed inevitabili conseguenti cali dei prezzi. La produzione oggi in Europa raggiunge le. E l'Italia e' il primo produttore. Sul fronte consumi i dati dell’ultimo decennio (fonte Gfk Italia) evidenziano una modesta tendenza alla crescita, non superiore all’1,5% su base media annua e, inoltre, con frequenti oscillazioni. Positivo è invece l’aumento che si riscontra nei consumi dei mesi di fine estate, prerogativa all’espansione delle cultivar a maturazione tardiva. Un altro canale di sbocco dell'offerta è naturalmente rappresentato dall’esportazione verso mercati esteri, anche se occorre confrontarsi con un’accesa concorrenza proveniente dai vicini paesi competitori. I dati del biennio 2010/2011 (fonte Eurostat) sono certamente incoraggianti in questo senso, poiché l’export italiano è quasi raddoppiato rispetto ai volumi commercializzati nel periodo che va dall’inizio del millennio al 2009, senza contemporanee flessioni in termini di prezzo. Resta tuttavia forte la pressione competitiva di Francia, Spagna e Grecia: in particolare, la Francia detiene ancora una quota superiore ad 1/3 dei volumi complessivamente esportati dall’Ue, per un valore superiore al 40%. Al contempo, l’export complessivo dei paesi comunitari evidenzia una crescita piuttosto limitata in volume (+3,5% su base media annua nel decennio 2002/2011) ed ancora minore in valore (+0,8% nel medesimo periodo), segno di una tendenza all’impoverimento dei mercati di destinazione. È importante considerare che l’aspetto qualitativo dell’albicocca presenta vari attributi, ciascuno con proprie peculiarità e tendenze di mercato: ad esempio, in termini organolettici, particolare attenzione va posta al rapporto dolcezza/acidità, più apprezzata la prima in Italia e la seconda nel Nord Europa, mentre in termini estetico/visivi, più di altri frutti, nell’albicocca è apprezzata la colorazione più del calibro e della forma. A tale proposito, i gusti dei consumatori hanno evidenziato un’evidente tendenza a privilegiare cultivar a sfondo aranciato con sfaccettature di colore rosso vivo. Infine, un aspetto qualitativo determinante per l’albicocco è quello tecnologico, connesso alla lavorabilità delle cultivar, al fine di garantire che sulla tavola dei consumatori arrivi un prodotto integro e non danneggiato. A margine delle considerazioni di mercato, non si può tuttavia dimenticare come, dal punto di vista agronomico, la resa produttiva sia certamente un aspetto determinante per la sostenibilità economica, poiché rese troppo basse non permettono adeguati livelli di redditività, soprattutto per le varietà che spuntano i prezzi più bassi, ma anche per le produzioni di più elevata qualità e quotazione nelle campagne negative. L’albicocco è, difatti, una specie dai costi di produzione decisamente alti, soprattutto se comparati con altre specie frutticole: in presenza di bassi quantitativi raccolti, che peraltro hanno anche l’effetto di rallentare la già contenuta resa dei cantieri di raccolta, l’onere da sostenere cresce rapidamente a livelli superiori a 0,80 Euro/Kg, ad eccezione di quelle aree dove si registrano i minori costi per i fattori della produzione. In conclusione, come sintesi di quanto esposto, per il futuro dell’albicocco appare determinante la creazione di un sistema Paese coordinato, con la definizione di un’articolata logistica, dal confezionamento, al trasporto e fino alla distribuzione, che permetta di offrire una gamma produttiva rispondente alle esigenze dei moderni consumatori. Per l’albicocco, come per altre specie frutticole del nostro paese, il tessuto produttivo estremamente frammentato impone uno stabile coordinamento tra i diversi attori della filiera, privati e pubblici (istituzioni preposte alla ricerca e all’assistenza tecnica). Senza coordinamento e cooperazione è arduo realizzare quelle economie di scala e quelle azioni di valorizzazione che rappresentano la forza di una moderna e competitiva frutticoltura.

INFLAZIONE, CONFAGRICOLTURA: “NEL PERCORSO DAL CAMPO ALLA TAVOLA IL PREZZO DELLE ZUCCHINE QUADRUPLICA”

Fonte: Confagricoltura

I prezzi dei prodotti ortofrutticoli, per giungere dal campo alla tavola dei consumatori, aumentano di quattro volte. Lo sottolinea Confagricoltura che prende ad esempio le zucchine che - nelle rilevazioni SMS Consumatori/Ismea del 27 settembre - sono state vendute dal produttore a 0,58 euro al kg, dal grossista a 0,89 euro/kg e dal dettagliante a 2,30 euro/kg (media nazionale quest’ultima rimasta stabile negli ultimi quindici giorni). In base alle stime provvisorie di Istat sull’inflazione di settembre, i prezzi della verdura sono aumentati del 7,5% rispetto ad agosto e del 10,5% su base annua; il prezzo della frutta invece diminuisce dello 0,3% (ma cresce del 6,4% in termini tendenziali). Ciò a fronte dell’indice generale, che a settembre è rimasto stabile rispetto al mese precedente e che, a livello annuale, aumenta del 3,2%. “L’inflazione pesa anche per i produttori agricoli che – conclude Confagricoltura – devono vendere 2,5 kg di zucchine per potersi pagare un caffè al bar; è difficile far quadrare i conti aziendali quando ci si trova con quotazioni non remunerative, aumenti dei costi (+3,1% secondo le rilevazioni Ismea), a partire da quello del gasolio (+21,7% secondo dati Istat sull’inflazione a settembre) ed un pesante carico fiscale e burocratico. Serve l’impegno condiviso di tutta la filiera per salvaguardare e rilanciare l’agroalimentare”.

ELISA RUBINATO SI AGGIUDICA IL XIII° CONCORSO FOTOGRAFICO PROMOSSO DA CONFAGRICOLTURA FERRARA

Fonte: Confagricoltura Ferrara

Un buon numero di concorrenti e di opere presentate hanno caratterizzato il XIII° Concorso Fotografico “La Ferrara agricola nell’obiettivo” promosso da Confagricoltura Ferrara nell’ambito delle manifestazioni che si svolgeranno in occasione della XXIXa Settimana Estense. Rubinato Elisa di Codigoro (FE) si è aggiudicata il primo premio con l’opera “Nell’arco”. Lo ha deciso, all’unanimità, valutando le numerose opere fotografiche ammesse al concorso, la Giuria composta da: Nicola Gherardi e Tiziano Artioli, rispettivamente Presidente e Direttore di Confagricoltura Ferrara; Paola Pedroni, Presidente Agriturist Ferrara; Piercarlo Scaramagli, membro di Giunta di Confagricoltura Ferrara; Lino Ghidoni, esperto di fotografia; Luca Giovanni Lionello, dirigente d’azienda. Il secondo premio è andato a Ghidoni Giuseppe di Ferrara, con l’opera “L’infinito”; il terzo se lo è aggiudicato Graziani Stefania di Codigoro (FE) con l’opera “Campi in emergenza”. La Giuria, infine, ha selezionato fotografie, per la qualità delle opere e per l’attinenza al tema in concorso, presentate da: Bertini Giuliana di Ferrara, Bonazza Cristiana di Ferrara, Del Vecchio Roberto di Ferrara, Mantovani Annamaria di Copparo, Mazzoni Paolo di Santa Maria Codifiume, Minelli Matteo di Ferrara, Orsucci Giorgio di Ferrara, Padricelli Pasquale di Ferrara, Pellandra Lia di Ferrara, Piccinini Cristian di Codigoro, Potenza Giuseppe di Ferrara, Rubini Franco di Molinella, Sabbioni Simone di Voghenza, Stuppazzoni Paolo di Baricella, Tieghi Maurizio di Quartesana. Le opere fotografiche vincitrici e selezionate saranno esposte, a cura di Agriturist Ferrara, dal 5 novembre prossimo al 6 gennaio 2012, presso l’azienda agrituristica “Ai Due Laghi del Verginese” a Gambulaga (Fe).

giovedì 27 settembre 2012

ORTOFRUTTA, GUIDI (CONFAGRICOLTURA): "IL NOSTRO SISTEMA DI IMPRESE PUO’ ESSERE COMPETITIVO IN EUROPA, SERVE LA VOLONTA' POLITICA DI RENDERLO VINCENTE"

Fonte: Confagricoltura

 "Siamo stati rinunciatari nella sfida della competitività. Il nostro sistema, basato sulle piccole e medie imprese familiari, può essere assolutamente competitivo con quelli degli altri Paesi europei, se liberato dal giogo della burocrazia e inserito in una più estesa e solida rete di aggregazione". Così il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi è intervenuto al convegno "Filiera ortofrutta italiana - Aggregazione, Interprofessione, Internazionalizzazione", tenutosi questa mattina al Macfrut di Cesena. "Oggi - ha proseguito Guidi - abbiamo l'occasione per pensare in grande e accettare le sfide della competitività e della produttività. Possiamo pensare ad un settore dell'ortofrutta leader sui mercati. Tutto questo se ci sarà non solo la volontà delle imprese, ma anche la volontà politica di farlo. Per raggiungere questi obiettivi, in termini di leadership ed export, serve una politica che si occupi del costo del lavoro, delle problematiche fitosanitarie, che in realtà sono barriere commerciali mascherate create da altri Paesi ai nostri prodotti, e di una spinta verso l'internazionalizzazione".

OGGI GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO: AGRITURISMO, MODELLO DI ACCOGLIENZA ETICA E SOSTENIBILE

Fonte: Confagricoltura

 Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura): “Le vacanze nelle aziende agricole hanno profondamente cambiato i comportamenti dei turisti. Nelle fattorie didattiche nasce il futuro turista “responsabile”.

E’ dedicata alla sostenibilità dei consumi di energia, e più in generale dello sviluppo, la 33a Giornata Mondiale del Turismo, in programma oggi, anniversario della adozione dello statuto dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, firmata a Città del Messico il 27 settembre del 1970. Commentando l’evento, Agriturist (Confagricoltura) ne sottolinea la concomitanza con l’adozione, da parte dell’Italia, del Codice Mondiale di Etica del Turismo. E ricorda come l’agriturismo, in quanto fenomeno diffuso sul territorio, rispettoso del paesaggio, sostenitore delle attività agricole e delle tradizioni rurali, costituisca un esempio particolarmente virtuoso di ospitalità sostenibile, perfettamente integrata con l’economia e le risorse dei luoghi. L’accoglienza nelle aziende agricole italiane, secondo i principi di connessione con l’attività agricola sanciti dalla legislazione italiana, rappresenta un’eccellenza mondiale che richiama ogni anno, pur in assenza di politiche governative di promozione, circa 800 mila visitatori stranieri, pari al 38% degli ospiti complessivi. “L’agriturismo - dichiara la presidente di Agriturist, Vittoria Brancaccio - è un modello di turismo etico, potente attrattore di visitatori che scelgono comportamenti responsabili, sia verso il contesto paesaggistico-ambientale in cui si trovano, sia verso il lavoro e le tradizioni delle comunità rurali che li accolgono. Gli operatori agricoli, d’altra parte, recuperano il patrimonio edilizio esistente non più utile all’attività agricola, propongono agli ospiti i prodotti propri e tipici regionali, fanno conoscere zone d’Italia prima ignorate dal turismo”. Le 21 mila aziende agrituristiche oggi attive in Italia, secondo una stima di Agriturist, producono, con 225 mila posti letto e 400 mila posti tavola, un fatturato annuale di 1,2 miliardi di euro. Le attività finalizzate alla conoscenza del territorio (equitazione, cicloturismo, escursionismo, ecc.) sono cresciute, negli ultimi cinque anni, del 30,5% (dati ISTAT). Tutto questo è realizzato esclusivamente con restauri conservativi delle costruzioni e con il mantenimento o reimpianto delle colture tradizionali. “Il successo ormai consolidato di circa duemila fattorie didattiche - prosegue Vittoria Brancaccio - dove i ragazzi delle scuole imparano il rispetto per la natura, l’origine dei prodotti tipici della nostra agricoltura, lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, rappresenta una straordinaria occasione formativa per coloro che saranno i turisti responsabili di domani”.

FIDUCIA DELLE IMPRESE, CONFAGRICOLTURA: “L’AGRICOLTURA E’ UN SETTORE ANTICICLICO ANCHE NEL SENTIMENT”

Fonte: Confagricoltura

L’agricoltura è un settore anticiclico anche nel sentiment. Lo sottolinea Confagricoltura in relazione alle statistiche sul clima di fiducia delle imprese a settembre, diffuse oggi dall’Istat, da cui emerge che peggiorano le valutazioni degli operatori, con un calo di 3 punti e mezzo (da 79 a 75,5). Dal report Ismea sulla congiuntura agricola, che si riferisce però al secondo trimestre dell’anno, emerge invece un lieve miglioramento del clima di fiducia tra le imprese del settore primario. I pareri relativi all’andamento degli affari aziendali sono risultati più positivi per le imprese vitivinicole e della zootecnia da carne; più negativi invece per quelle della zootecnia da latte e del settore forestale. “Il miglioramento dell’export agroalimentare (+4,7% nei primi sette mesi dell’anno) può aiutare a recuperare ottimismo, a fronte della diminuzione dei consumi interni, ma restano da fronteggiare i problemi dell’aumento dei costi di produzione, del carico fiscale, della burocrazia opprimente, dell’instabilità dei mercati e dei rapporti di filiera”. “Le misure che si stanno mettendo in atto per la crescita non possono trascurare l’agricoltura, per il ruolo ‘centrale’ che svolge per l’economia, l’occupazione ed il progresso sociale. Il settore può dare risposte concrete a patto che sia posto nelle condizioni di farlo.”

MACFRUT, CATANIA: AGGREGAZIONE E QUALITA’ RISPOSTE PER ORTOFRUTTA ITALIANA

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 

 “Se mi si chiede se l’aggregazione dell’offerta è una risposta per l’ortofrutta italiana e per ottenere un maggiore reddito per gli agricoltori io non posso che rispondere di sì. Nello stesso tempo è evidente che non può essere l’unica risposta e che anche le forme di aggregazione a cui siamo abituati e che conosciamo devono essere migliorate. L’art 62 ha un ruolo importante nel restituire redditività agli agricoltori italiani. È stata una battaglia difficile che ci ha visti discutere, anche animatamente, con il mondo della grande distribuzione ma un effetto lo ha sicuramente già avuto in quanto la GDO ha cambiato atteggiamento nei confronti del settore primario”. Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, intervenendo al convegno ‘Filiera ortofrutticola italiana: aggregazione, interprofessione, internazionalizzazione’ che si è svolto a Cesena al MacFrut. “La metà della quantità dell’ortofrutta italiana – ha proseguito il Ministro Catania – viene prodotta nel Mezzogiorno e lì, come è noto, ci sono delle condizioni di mercato in un rapporto con il mondo della cooperazione e gli strumenti della aggregazione imparagonabili a quelli che troviamo qui nell’organizzatissima Emilia Romagna. Per poter riuscire a far fare un salto di qualità a tutto il settore, è evidente che ci dobbiamo occupare di riorganizzare quella parte del mondo produttivo del Paese”. “Il mondo della cooperazione - ha concluso Catania - è sicuramente un punto di riferimento importante, tutelato peraltro dalla Costituzione italiana, per il Paese e per il mondo del lavoro. Detto questo, è però evidente che, per fare in modo che gli sia riconosciuto il suo ruolo, deve mantenere le sue caratteristiche peculiari per non correre il rischio di proseguire nel percorso di omologazione con le imprese private. Sono sempre stato convinto che la cooperazione sia una ricchezza per la nostra società e per questo vi incoraggio a mantenere quelle differenze che vi contraddistinguono”.

REGIONE, "AGRICOLTURA": USCITO IL NUMERO DI SETTEMBRE IN ABBINAMENTO AL SUPPLEMENTO N.50

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

Bologna - L’Emilia-Romagna è tra le Regioni italiane più efficienti nell’utilizzo dei fondi comunitari all’agricoltura. Da un’analisi sullo stato di avanzamento dei vari Programmi regionali di sviluppo rurale (Psr) risulta infatti che al 30 giugno 2012 la Regione aveva già speso, cioè pagato agli agricoltori, oltre il 48% della dotazione finanziaria disponibile per l’intero periodo di programmazione 2007-2013, rispetto ad una media nazionale attestata invece al 42%. In valori assoluti si tratta di una cifra pari a circa 258 milioni di euro, che salgono a 508 milioni di euro considerando le quote di cofinanziamento nazionale e regionale: importo complessivo che già nel primo semestre dell’anno mette al riparo le risorse regionali dal rischio disimpegno. Se ne parla in un articolo pubblicato sul numero di settembre (9/2012) di “Agricoltura”, il mensile della Regione in distribuzione in questi giorni. In primo piano i danni provocati all’agricoltura emiliano-romagnola dalla prolungata siccità estiva: le prime stime fornite dalla Province fanno ammontare il conto ad una cifra superiore al miliardo di euro. Nell’editoriale di apertura l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, sollecita al Governo “un intervento di sostegno tempestivo ed adeguato” a favore delle aziende colpite, molte delle quali si trovano in grandi difficoltà economiche, anche per le conseguenze del terremoto del maggio scorso. Nell’articolo Rabboni illustra i piani che la Regione sta portando avanti per ampliare e modernizzare le reti irrigue e per la realizzazione di nuovi invasi e conclude sollecitando l’Esecutivo a sostenere questi programmi, “a partire dal finanziamento dei nuovi progetti irrigui elaborati dai Consorzi di bonifica dell’Emilia-Romagna e dall’adeguamento della normativa sull’uso delle acque reflue per un loro impiego a scopo irriguo”. In sommario, tra gli altri servizi, il punto su provvedimenti nazionali e regionali post-terremoto, il piano del Governo per arginare il consumo dei suoli agricoli e il Rapporto elaborato dalla Confederazione italiana agricoltori sul fenomeno delle crescenti infiltrazioni della criminalità organizzata in agricoltura. Completano il numero uno speciale sulla frutta estiva e un’inserto dedicato alle prospettive della pataticoltura regionale. In abbinamento al mensile questo mese esce anche il supplemento n. 50 “Agricoltura di servizio – Diversificare l’attività per integrare il reddito”. "Agricoltura" di settembre 2012 e il supplemento, oltre che in versione cartacea, sono integralmente consultabili online all’indirizzo www.ermesagricoltura.it/Informazioni/Agricoltura.

MACFRUT, FRUTTA NELLE SCUOLE, CATANIA: AL VIA IV ANNUALITÀ DEL PROGRAMMA COMUNITARIO

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

 “È fondamentale acquisire fin da piccoli delle sane abitudini alimentari. Ecco perché ‘Frutta nelle scuole’, che sta prendendo il via per il quarto anno consecutivo, rappresenta un programma davvero importante che non solo si rivolge agli alunni delle scuole primarie, ma offre validi strumenti anche agli insegnanti e alle famiglie, per far conoscere ai bambini i benefici che derivano dal consumo regolare di frutta e verdura, ovvero di prodotti che dovrebbero essere sempre presenti sulla nostra tavola costituendo la base di uno stile di vita sano”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, dal MacFrut di Cesena, annuncia l’avvio della IV edizione del programma comunitario ‘Frutta nelle scuole’, coordinato dal Mipaaf e cofinanziato dall’UE, per un totale di 35.382.000 Euro. Per l’anno scolastico 2012/13, ‘Frutta nelle scuole’ – che entro il 22 ottobre prossimo raggiungerà tutte le scuole interessate - coinvolge un totale di 1.050.000 alunni e 6.600 istituti di tutta Italia, pari a circa il 40% della popolazione scolastica complessiva. Anche per questa edizione, il progetto sarà mirato a incrementare il consumo di frutta e verdura tra i bambini, facendo conoscere ed apprezzare le produzioni ortofrutticole italiane. I prodotti saranno gustati in tutti gli 8 lotti regionali, privilegiando quelli stagionali, di qualità (Biologico, DOP, IGP) e del territorio. Almeno una volta a settimana, e per almeno 42 volte durante tutto l’anno scolastico, la merenda di metà mattina dei bambini sarà sostituita da frutta fresca o da spremute e centrifughe preparate al momento. Una particolare attenzione è riservata anche all’impatto ambientale di questa iniziativa, che si avvale dell’utilizzo di contenitori e confezioni biodegradabili o riutilizzabili Inoltre, per aumentare l’efficacia del programma, saranno realizzate misure di accompagnamento, già sperimentate nelle edizioni precedenti, come le visite alle fattorie didattiche, ai mercati degli agricoltori e la coltivazione di orti scolastici. “Queste iniziative sono molto utili – ha spiegato il Ministro Catania - per aumentare l’impatto sui nostri alunni del messaggio che ‘Frutta nelle scuole’ vuole veicolare. Le attività formative, infatti, riescono a dare ai ragazzi la possibilità di fare delle esperienze in prima persona, aiutandoli a sviluppare una conoscenza diretta dei prodotti ortofrutticoli, come pure della coltivazione e del lavoro che stanno dietro a questi prodotti”. Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito www.fruttanellescuole.gov.it

I GIOVANI DI CONFAGRICOLTURA INCONTRANO I MINISTRI PASSERA E PROFUMO

Fonte: Confagricoltura

“L’istruzione scolastica oggi non risponde più alle richieste del mercato del lavoro. Per ridurre il grave scollamento tra formazione e tessuto imprenditoriale italiano, le scuole devono aprirsi alle imprese. Serve una scuola che prepari al mondo del lavoro e all’attività di impresa. L’istruzione e la formazione sono essenziali per avere una nuova classe imprenditoriale e di lavoratori, che producano valore per se stessi, ma anche per il territorio in cui vivono e lavorano”. Lo ha detto il vicepresidente nazionale dell’Anga, Alessandra Cecere, intervenendo all’incontro delle categorie imprenditoriali giovanili con i ministri dello Sviluppo economico, Corrado Passera e dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo. “Chiediamo di istituzionalizzare un rapporto costante tra scuole e imprese condotte da ‘under 40’, anche attraverso incontri a cadenze fisse. Sono soprattutto i giovani a poter più facilmente coinvolgere ed appassionare altri giovani parlando un linguaggio comune”. Per L’Anga è necessario divulgare nelle nuove generazioni una cultura d'impresa capace di far acquisire ai giovani competenze trasversali, mettendoli in grado di relazionarsi in un contesto nazionale, europeo e globale. “Per rilanciare il tessuto economico imprenditoriale occorre, però, renderlo più appetibile, puntando sulle politiche di contesto. Va messa in primo piano la tutela, sia del territorio, sia della concorrenza e della qualità - conclude il vicepresidente dei giovani di Confagricoltura -. Ma occorre intervenire anche sul ricambio generazionale, sul credito, sull’innovazione tecnologica e sulla diffusione della banda larga nei territori rurali“.

CRISI: UNA FAMIGLIA SU TRE “TAGLIA” LA SPESA ED ELIMINA FRUTTA E VERDURA DAL MENÙ. SULLA TAVOLA 9 CHILI IN MENO IN UN ANNO

Fonte: Confagricoltura

Cesena, 27 settembre 2012 - Fa bene alla salute, è varia, colorata, di qualità. Eppure con la crisi gli italiani hanno deciso di “tagliare” proprio l’ortofrutta. Nell’ultimo anno una famiglia su tre ha alleggerito il carrello alimentare e, di questi, il 41,4 per cento ha ammesso di aver ridotto gli acquisti di frutta e verdura. Colpa dei prezzi al consumo troppo variabili, dell’educazione a una sana alimentazione non ancora radicata, della minore capacità di spesa che induce a considerare la frutta un “lusso” e a comprare cibi dal basso costo ma dall’elevato contenuto calorico. E’ quanto emerge da un’analisi di Confagricoltura, Cia-Confederazione italiana agricoltori, Fedagri-Confcooperative, Legacoop agroalimentare e Agci-Agrital, presentata in occasione di Macfrut 2012 a Cesena Fiere. Così, nel 2011, ogni famiglia ha acquistato 5 chili in meno di frutta, 3 chili in meno di verdura e 1 chilo in meno di ortaggi surgelati, portando a un calo complessivo dei quantitativi del 2,6 per cento tendenziale, per un totale di 8,3 milioni di tonnellate - spiegano le organizzazioni. In realtà, però, la crisi dei consumi di ortofrutta parte da più lontano: in undici anni, infatti, gli acquisti sono diminuiti del 23 per cento, passando dai 450 chili a famiglia del 2000 ai 347 chili del 2011. Vuol dire che in poco più di un decennio si sono persi per strada oltre 100 chili per nucleo familiare, con conseguenze dirette sulla dieta degli italiani e soprattutto sui redditi dei produttori. Oggi infatti la spesa annua per l’ortofrutta si attesta mediamente sopra i 13 miliardi e i prezzi al consumo, anche con i consumi in discesa, aumentano invece di diminuire (rispettivamente +5,8% la frutta e +4,8% i vegetali freschi in termini tendenziali ad agosto, ultimo dato disponibile), con il risultato che gli agricoltori non ne traggono alcun vantaggio. È evidente che oggi il settore ha bisogno di un vero piano di ristrutturazione che si fondi su una visione strategica. L’ortofrutticoltura - ricordano le cinque organizzazioni - rappresenta circa un terzo dell’intera Plv agricola del Paese e, con una produzione di circa 35 milioni di tonnellate l’anno, l’Italia si contende con la Spagna l’appellativo di “orto d’Europa”. Eppure, nonostante il rilievo quali-quantitativo a livello internazionale, il comparto mostra i segni di una strutturale perdita di competitività, che si evidenzia nell’incapacità di intercettare la domanda proveniente dai nuovi bacini di consumo. Oggi l’export di frutta e verdura, compresa l’ortofrutta trasformata, vale 6,7 miliardi di euro l’anno, ma considerato che entro i confini nazionali si consuma meno del 25 per cento di quel che si produce, è evidente che bisogna orientarsi verso un forte incremento della capacità di esportazione. Tanto più che la domanda mondiale, sostenuta proprio dai paesi Bric, è passata da 70 a 170 miliardi di dollari in pochi anni. Per farlo, però, occorre agire sulla frammentazione di tutte le componenti della filiera, sulla forte polverizzazione dei soggetti e sulla mancanza di innovazione. Insomma, per aggredire i nuovi mercati ed evitare la chiusura delle aziende non basta più essere primi nelle produzioni, occorre essere competitivi – sottolineano Confagricoltura, Cia, Fedagri, Legacoop agroalimentare e Agci-Agrital -. Ecco perché adesso è diventato improrogabile fare sistema: puntare a una maggiore aggregazione dell’offerta ortofrutticola; intervenire sulle dimensioni d’impresa per un processo di riorganizzazione a tutti i livelli; promuovere coerenti e rinnovate politiche nazionali ed europee, ad esempio adeguando gli strumenti assicurativi per rispondere a eventuali problematiche climatiche e fitopatologiche o a forti ribassi dei prezzi; guidare i processi di internazionalizzazione che aiutino le imprese a varcare i confini e valorizzino la qualità e la salubrità del “made in Italy” ortofrutticolo. Non va dimenticato, infatti, che non soltanto frutta e verdura italiane sono sinonimo d’eccellenza (basti pensare che, secondo i dati Istat sui prodotti a denominazione, proprio il settore ‘ortofrutta e cereali’ conta il maggior numero di certificazioni, con 32 Dop e 62 Igp), ma sono totalmente sicure. Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute, infatti, ben il 99,7 per cento dei campioni ortofrutticoli sottoposti ai controlli sulla sicurezza alimentare sono risultati assolutamente in regola. E poi bisogna lavorare sulla domanda interna, cercando di recuperare quel calo dei consumi di ortofrutta ampliato dalla crisi economica. D’altra parte, non è solo questione di prezzi al consumo, ma ha molto a che vedere anche con le cattive abitudini alimentari dei più giovani. La riduzione dei consumi, infatti, riguarda soprattutto le nuove generazioni, con il 22 per cento dei genitori che dichiara che i propri figli non mangiano frutta e verdura quotidianamente. E’ necessario frenare il progressivo abbandono dei principi della dieta mediterranea a favore del consumo di “junk food” da parte dei più piccoli e investire di più su una cultura alimentare che privilegi l’ortofrutta in un’ottica di prevenzione e tutela della salute. D’altronde, già oggi i costi sociali di obesità e sedentarietà toccano, in Italia, i 65 miliardi di euro all’anno: lo 0,38 per cento del Pil. Non solo. Ormai nel Paese circa il 12 per cento dei bambini è obeso e nella fascia d’età tra i 6 e gli 11 anni ben uno su tre è in sovrappeso. Per tutti questi motivi - concludono le cinque organizzazioni - diventa chiaro che oggi occorre incoraggiare, sostenere e promuovere un’alimentazione sana e corretta, con campagne ad hoc di informazione ed educazione, come “frutta nelle scuole”, estendendo il modello anche alle famiglie e puntando sull’appeal di quegli ortofrutticoli che già oggi regnano incontrastati sulle tavole degli italiani. Ovvero la mela (825.000 tonnellate vendute) e l’arancia (605.000), la patata (722.000 tonnellate) e il pomodoro (575.000).

mercoledì 26 settembre 2012

IL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA MARIO CATANIA INAUGURA LA NUOVA BANCA DATI CSO

Fonte: Cso - Centro Servizi Ortofrutticoli

Il Ministro Mario Catania ha inaugurato oggi allo stand CSO la nuova banca dati on line lanciata in anteprima al Macfrut e disponibile in versione “open” all’indirizzo nuovo.csoservizi.com. La banca dati on line di CSO, attiva dal 1999, rappresenta oggi un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per conoscere i dati e le informazioni più aggiornate sul settore. I servizi on line, nella nuova versione del sito presentano una maggiore interattività e una apertura ai socialnetwork che attualmente interpretano appieno il bisogno di informazione, condivisione e partecipazione alle notizie. La nuova banca dati on line conterrà informazioni sui consumi, previsioni di produzione, andamento del mercato e delle produzioni sia frutticole che orticole; saranno disponibili inoltre numerosi contenuti media, una sala stampa virtuale, immagini video e foto in continuo aggiornamento a disposizione del sistema produttivo ma anche dei consumatori interessati a conoscere cosa ci sta dietro un prodotto acquistato al supermercato. “ I servizi on line - dichiara Paolo Bruni , Presidente di CSO- interpretano, nella loro nuova versione che prende il via oggi, il bisogno sempre più forte dell’Italia di fare sistema coinvolgendo tutti i protagonisti della filiera e ritengo che i dati e le informazioni condivise vadano in questa direzione”. “ In questi anni – dichiara Mario Tamanti– Consigliere Delegato CSO, sono stati fatti passi giganteschi sul fronte della fruibilità delle informazioni e CSO è stato in tal senso un punto di riferimento in Italia. Dal 2004 ad oggi la banca dati CSO ha registrato oltre 1 milione di visitatori unici . Il Ministro Mario Catania, al termine della breve presentazione di CSO On line,esprime un vivo apprezzamento per il lavoro realizzato negli anni e conferma che l’esperienza del CSO è oggi un riferimento, come attesta il ruolo affidatogli nella gestione del progetto Batteriosi Kiwi finanziato dal MIPAAF e coordinato dal CRA ( Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura).

MACFRUT, RABBONI: "AL PIÙ PRESTO UNA NORMATIVA COMUNE EUROPEA PER RIEQUILIBRARE I RAPPORTI TRA I PRODUTTORI AGRICOLI E LA GRANDE DISTRIBUZIONE. PORRÒ IL TEMA IN CONFERENZA STATO-REGIONI E AL MINISTRO CATANIA"

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione

Bologna- "Per favorire una più equa distruzione del reddito all’interno della filiera e una maggiore trasparenza nei rapporti commerciali tra produzione agricola e grande distribuzione, rapporti oggigiorno troppo squilibrati a tutto vantaggio della Gdo, occorre giungere al più presto ad una normativa comune europea, anche per evitare il rischio di una penalizzazione dei produttori italiani da parte dei grandi gruppi distributivi internazionali, che hanno la possibilità di approvvigionarsi in tutta l’Ue”. Lo ha affermato l’assessore regionale all’agricoltura dell’Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni, al convegno organizzato dalla Regione, in collaborazione con Cesena Fiera, che ha aperto oggi l’edizione 2012 di Macfrut, la rassegna internazionale dell’ortofrutta. Dopo aver espresso soddisfazione per il risultato conseguito con il varo del decreto applicativo dell’articolo 62 del decreto liberalizzazioni del gennaio scorso, decreto che fissa alcuni precisi “paletti” nella disciplina dei rapporti commerciali tra produzione agricola, industria di trasformazione e grandi catene distributive (obbligo di contratti scritti tra la parti, garanzie sui tempi di pagamento e divieto di pratiche sleali) e che entrerà in vigore dal 24 ottobre prossimo, Rabboni ha insistito sulla necessità di arrivare rapidamente ad un allineamento della regolamentazione in materia all’interno dei singoli Stati membri, attraverso il varo di una normativa comune a livello comunitario. “C’è un evidente scarto - ha rimarcato l’assessore – tra la consapevolezza della necessità di un intervento legislativo per riequilibrare la situazione con regole chiare che tutelino l’anello più debole della filiera, cioè i produttori agricoli, e l’effettiva realtà”. “Proprio per questo – ha concluso – a fronte del fatto che la decisione europea tarda ad arrivare, proporrò alla Conferenza Stato – Regioni e al Ministro Catania di sollecitare la Commissione Ue a muoversi rapidamente in questa direzione”.  

Gli appuntamenti della Regione al Macfrut

Nel pomeriggio di domani, giovedì 27 settembre, presso lo stand della Regione Emilia-Romagna al padiglione D si terranno due incontri dedicati, il primo, ad illustrare gli aspetti salienti che hanno caratterizzato l'attivazione in Emilia-Romagna della Ocm ortofrutticola nel triennio 2009-2011, il secondo per presentare le novità in campo fitosanitario. Venerdì 28, infine, spazio ancora ai temi fitosanitari con la tavola rotonda in sala Verde dedicata a “La certificazione delle piante da frutto alla luce delle nuove norme europee sulla qualità”. Tra le iniziative da segnalare i tre appuntamenti, ormai tradizionali, realizzati nello stand, al mattino, con gli studenti di diversi istituti di interesse agrario per una piacevole discussione sui temi della qualità e delle produzioni ortofrutticole regionali.

IL MONDO AGRICOLO SI MOBILITA: FRUTTA E VERDURA FANNO BENE ALLA SALUTE E ALLA SPESA SANITARIA

Fonte: Confagricoltura

Cesena, 26 settembre 2012 - “Incentivare il consumo di frutta e verdura dà forza all’economia nazionale, riduce i costi della spesa sanitaria pubblica e ha un impatto importante sull’occupazione e sulla bilancia commerciale”. Lo affermano Confagricoltura, Cia, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, nel giorno di apertura del Macfrut 2012 di Cesena. L’ortofrutta è una risorsa importantissima per il Paese, che non va sottovalutata. “Non è esagerato dire che aumentare il consumo di frutta e verdura è una priorità nazionale, ne beneficia anche la spesa sanitaria. Prevenire è meglio che curare. Corretti stili di vita e alimentari permettono di ridurre la spesa sanitaria. Una dieta quotidiana sbagliata, povera di frutta e verdura, crea un problema diretto alla Sanità pubblica”. L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda un consumo giornaliero di frutta e ortaggi di 400 grammi a persona per ridurre i rischi connessi alle patologie del benessere (obesità, malattie cardiovascolari e alcuni tumori). Oggi, in Italia si consuma circa il 25 per cento in meno di frutta e verdura rispetto a dieci anni fa. Un dato preoccupante per l’economia del settore, ma ancor più impressionante se si pensa alla ricaduta sulla salute pubblica. Nello stesso periodo i costi del Servizio sanitario nazionale sono lievitati del 40,9% passando da 81,0 a 114,1 miliardi di euro e, secondo l’Osservatorio nazionale sulla salute, questa spesa è destinata addirittura a crescere, raggiungendo i 17 miliardi di euro nel 2015. Una dieta corretta, che preveda il costante consumo di frutta e verdura ha effetti positivi per la salute, ad esempio riduce il rischio dell’ipertensione e quindi delle malattie cardiovascolari. I quasi 5 milioni di obesi italiani costano 1.700 euro a persona e hanno un impatto sulla spesa sanitaria pubblica del 6,7%, con un costo sociale annuo pari a 8,5 miliardi di euro. Insomma, una spesa che grava su tutti gli italiani per 138 euro l’anno. Secondo una ricerca Bocconi-Sant’Anna un cittadino obeso costerebbe al Servizio sanitario nazionale più del doppio di una persona normopeso. Il costo complessivo simulato, per il periodo 2010-2050, è pari a 347,5 miliardi di euro che vengono spesi per assistere milioni di cittadini che soffrono di obesità, ipertensione e di tutte quelle patologie generate da una cattiva alimentazione. Il miglior investimento sulla salute resta la prevenzione. È sotto gli occhi di tutti, tuttavia, come la spesa degli italiani si sia purtroppo profondamente modificata, dal momento che si scelgono gli alimenti sempre più in base alle disponibilità del portafoglio. Il calo maggiore è attribuibile proprio alla frutta. Per contrastare tale tendenza occorrono misure intelligenti e straordinarie per attivare un processo virtuoso che riporti sulle tavole degli italiani e degli europei le giuste quantità di alimenti sani, necessari per il benessere fisico delle persone.

martedì 25 settembre 2012

PESCA, CATANIA: GARANTIRE FLESSIBILITA’ AGLI STATI, FERMO BIOLOGICO MISURA IMPORTANTE

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

“Confermo la mia valutazione positiva sulla proposta della Commissione, sia per quanto riguarda il budget previsto, che mi sembra soddisfacente, sia per quanto riguarda in generale il ventaglio delle misure contenute”. Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, partecipando ai lavori del Consiglio europeo dei Ministri dell’agricoltura e della pesca, a Bruxelles. Nella seconda giornata di lavori, il Consiglio si è occupato della proposta di regolamento per la riforma del Fondo europeo per la pesca e gli affari marittimi. “Credo – ha aggiunto Catania – che sia importante assicurare agli Stati membri la più grande flessibilità nella scelta delle misure, anche nel corso del tempo. Intendo dire che dobbiamo essere flessibili relativamente alle modifiche di programma che lo Stato vorrà richiedere nell’arco dei 7 anni di durata del Fondo. Per quanto riguarda specificamente la richiesta fatta in merito alle percentuali riguardanti la raccolta dei dati e il controllo, rispettivamente del 6 e dell’8 per cento dell’intera dotazione del Fondo, posso dire che sono pienamente d’accordo e quindi le accetto”. “Per l’Italia – ha sottolineato il Ministro Catania – è particolarmente importante la misura del fermo temporaneo della pesca. In base all’accordo di giugno sulla PCP, questa misura è prevista nel pacchetto di misure che risultano in linea con le misure di conservazione richieste. Chiedo, quindi, che anche nel regolamento relativo al Fondo sia mantenuto il finanziamento di questa misura”. “Infine – ha concluso Catania – voglio spendere una parola relativa all’aiuto per le demolizioni delle imbarcazioni. Alcuni dicono che si tratta di una misura legata al passato e questo in parte è vero. Ma credo che, tuttavia, in alcune situazioni può ancora svolgere un ruolo particolare. Stiamo varando un regolamento che durerà sette anni, sarebbe saggio prevedere che questa misura rimanga come una delle possibilità che possono essere utilizzate dagli Stati membri”.

CONSUMI, CONFAGRICOLTURA “EMERGE IL ‘CONSUMATORE.2’ CHE NON RINUNCIA A ESSERE CONNESSO ED ACQUISTA ONLINE”

Fonte: Confagricoltura

“Nei primi sei mesi dell’anno, in un clima di recessione, emerge quello che potremmo definire il “consumatore.2”, che riduce drasticamente le spese, ma non quelle per telefonia ed informatica. Per gli acquisti poi si orienta sempre più sui discount (+1,8%) e sull’e-commerce (+19%)”. Lo sottolinea Confagricoltura commentando i dati dell’Ufficio Studi sul commercio in Italia di Confcommercio diffusi oggi. “C’è la necessità di risparmiare – osserva Confagricoltura - da ciò la scelta di fare gli acquisti nella rete di distribuzione più a buon mercato, oppure online, dove riducendosi i passaggi i prezzi sono più bassi”. “Cambia nei consumatori la percezione dei bisogni, dei beni essenziali – sottolinea l’Organizzazione degli imprenditori agricoli -. Si preferisce diminuire in qualità anche i prodotti alimentari, ma non rinunciare al telefono o al computer e essere in rete è giudicato fondamentale”. D’altra parte si scopre come la tecnologia possa essere utile anche per gli acquisti. “Le aziende agricole più innovative – conclude Confagricoltura - già si stanno attrezzando per le vendite dirette, in azienda e online, individuando nuove opportunità che rispondano alle esigenze di oggi”.

AL VIA LE MANOVRE DI SVASO DEI CANALI DEL CONSORZIO DELLA BONIFICA BURANA

Fonte: Ufficio Stampa Consorzio della Bonifica Burana

A chiusura di una stagione difficile sotto diversi punti di vista, sisma e siccità in primis, volge al termine la campagna irrigua del Consorzio della Bonifica Burana per l’anno 2012: a ottobre inizieranno le manovre per lo svuotamento dei canali del reticolo idraulico artificiale del proprio comprensorio. Verranno messe in atto tutte le operazioni necessarie per far defluire le acque dalla rete di oltre 2.500 chilometri di canali del Consorzio di Burana: questi, quando non alimentati più artificialmente di acqua utilizzabile per usi plurimi – prevalentemente irrigui – accoglieranno solo acque di pioggia e acque reflue. Le operazioni si protrarranno per circa un mese, in relazione all'andamento stagionale e al fine di ridurre al minimo gli smottamenti di argini già colpiti dal terremoto. “L’acqua di pioggia che i canali ricevono dalla tarda primavera e per tutta l’estate non viene lasciata defluire nei fiumi, ma trattenuta e utilizzata per l’agricoltura e l’ambiente, al servizio principalmente delle colture agricole di pregio del nostro comprensorio - ricorda il presidente del Burana Francesco Vincenzi. Va precisato che, durante il periodo estivo, oltre ad adottare tutti gli accorgimenti tecnici atti al risparmio idrico, la bonifica non consuma acqua, ma la utilizza per distribuirla nei campi da cui, per la gran parte, fa ritorno in falda e nei fiumi. In autunno e inverno, invece, abbiamo il dovere di lasciare la rete dei canali svasata per fronteggiare gli importanti carichi d’acqua di pioggia e neve.” Il direttore del Consorzio Claudio Negrini aggiunge: “Il terremoto del 20 e 29 maggio ha colpito il cuore del Consorzio della Bonifica Burana abbattendosi sui nostri impianti di bassa pianura, vicini agli epicentri dei due eventi sismici. Ma non ha risparmiato nemmeno la nostra lunga rete di canali, danneggiandone lunghi tratti di arginature. Fortunatamente sono già stati stanziati oltre 4milioni e 300mila euro di finanziamenti per la messa in sicurezza dei canali e degli impianti, al fine di consentire l’accesso ai nostri operatori e per una prima sistemazione delle arginature compromesse.”


Terremoto: in scadenza la possibilità di accedere ai contributi a fondo perduto per la delocalizzazione anche temporanea delle attività commerciali, libero professionali e dei servizi.

FONTE: PROVINCIA DI FERRARA


Restano ancora pochi giorni alle imprese del settore commerciale, dei servizi, del piccolo artigianato e ai liberi professionisti dei Comuni colpiti dal sisma per presentare domanda in Provincia a valere sulla misura di agevolazione stanziata dalla Regione Emilia Romagna per la delocalizzazione anche temporanea delle proprie attività. L’ultimo giorno utile per la presentazione delle domande è il prossimo lunedì 1 ottobre.  Il contributo massimo erogabile è pari a 15.000 euro a fondo perduto con una percentuale massima erogabile dell’80% sulle spese sostenute.
Per poter essere ammessi al contributo è necessario effettuare un investimento minimo di 5.000 euro. Molto positivo il commento dell’Assessore Provinciale alle Attività Produttive Carlotta Gaiani:  “L’intervento regionale, che utilizza risorse europee per 10 milioni di Euro, è stato concertato con le Province colpite dal sisma. Un primo elenco di imprese hanno presentato domanda entro la prima scadenza fissata allo scorso 7 settembre. Contiamo sul finanziamento anche per le imprese che presenteranno domanda entro il 1 ottobre che potranno però contare su risorse più limitate. Invitiamo comunque le imprese interessate a presentare domanda in considerazione del fatto che la modulistica da compilare  è molto snella e che i richiedenti sono esentati dall’imposta di bollo. Il bando prevede una procedura di valutazione molto semplificata e tempi certi per l’erogazione delle risorse che avverrà già a novembre. Possono presentare domanda sia le imprese inagibili o inaccessibili sia, in subordine, le imprese agibili”.Il finanziamento copre le spese per l’affitto dei locali o il noleggio delle strutture adibite alla rilocalizzazione o le spese per l’acquisto di strutture temporanee, le spese per arredi e attrezzature anche informatiche, le spese per allacciamenti utenze e per traslochi, le spese impiantistiche per l’allestimento delle strutture e per le opere accessorie.
Per informazioni è possibile contattare il Servizio Turismo e Attività produttive della Provincia di Ferrara ai numeri 0532 299297/221 o visionare tutto il materiale nella home page del sito web della Provincia www.provincia.fe.it .

lunedì 24 settembre 2012

COLDIRETTI: MERCOLEDI’ 26 SETTEMBRE A CESENA CONVEGNO SULL’ORTOFRUTTA FIRMATA DAGLI AGRICOLTORI ITALIANI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

In occasione di ”Macfrut 2012” Coldiretti organizza un convegno alle 15 del 26 settembre prossimo per presentare il nuovo modo di commercializzare i prodotti italiani e fare il punto sull’annata frutticola 2012. Presente il presidente regionale Tonello ed il Ministro Catania.

Nel 2001 un chilogrammo di pesche veniva pagato al produttore emiliano romagnolo 40 centesimi al chilogrammo. Nel 2011 il prezzo era sceso a 22 centesimi. Nello stesso periodo il prezzo medio alla produzione delle nettarine è passato da 43 a 23 centesimi al chilogrammo, quello delle pere da 45 a 36, del kiwi da 62 a 40. E’ quanto risulta da un’analisi di Coldiretti Emilia Romagna sulla base dei dati dell’Osservatorio Agroalimentare dell’Emilia Romagna. Del calo dei prezzi alla produzione – rileva Coldiretti – non si sono però accorti i consumatori, perché i prezzi al consumo sono invece risultati in costante aumento. La forcella sempre più ampia tra prezzi alla produzione eprezzi al consumo – commenta Coldiretti – è un fenomeno ormai strutturale nell’ortofrutta e rendono ormai improrogabile affrontare l’organizzazione della filiera ortofrutticola. Per questo mercoledì 26 settembre, a Cesena, nell’ambito del Macfrut, Coldiretti presenterà “Fai – Firmato Agricoltori Italiani”, il nuovo modo di concepire la commercializzazione dei prodotti agricoli per ridurre la catena interminabile delle intermediazioni e recuperare reddito agli agricoltori. Con la regia della giornalista Rai, Lisa Bellocchi, interverranno l’economista Gian Luca Bagnara, che presenterà una relazione sul sistema ortofrutticolo, il presidente di Coop Reno, Mario Cifiello, il presidente di Consorzi Agrari d’Italia, Pierluigi Guarise, l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, il ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania.

AGRICOLTURA. L'ASSOCIAZIONE "GRAN SUINO ITALIANO" DIVENTA ORGANIZZAZIONE INTERPROFESSIONALE REGIONALE.

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione  

L'assessore Rabboni: "Una nuova tappa nel percorso di modernizzazione dei rapporti tra produttori e imprese di trasformazione".

Con l’iscrizione nell’elenco regionale si è concluso il percorso di riconoscimento dell’Associazione Gran Suino Italiano come Organizzazione interprofessionale regionale, effettuato ai sensi del Reg. CE 1234/07 e della L.R.24/2000. “Si tratta di un passaggio importante per il consolidamento di positive relazioni di filiera nel comparto suinicolo della nostra regione che, anche recentemente, ha dovuto affrontare ripetute crisi di mercato – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni - L’organizzazione interprofessionale può rappresentare uno strumento significativo per facilitare i rapporti tra le diverse componenti, in particolare tra produzione agricola e trasformazione industriale, con la possibilità di coinvolgere anche la distribuzione commerciale”. All’Associazione “Gran Suino Italiano” aderiscono organizzazioni di produttori del settore, industrie di macellazione e di trasformazione sia private che cooperative, le organizzazioni professionali agricole più rappresentative. Il piano di lavoro della nuova organizzazione prevede attività di studio sulla filiera per orientare la produzione al miglioramento della qualità e ai fabbisogni del mercato, ma anche l’elaborazione di contratti tipo per i propri aderenti, in linea con la normativa comunitaria e in grado di promuovere regole in materia di certificazione etica e di responsabilità sociale dell’impresa. “Il riconoscimento dell’Associazione Gran Suino Italiano, che segue quelle del “Distretto del pomodoro da industria – Nord Italia” e dell’Organizzazione interprofessionale della Pera – conclude Rabboni – rappresenta una ulteriore e positiva tappa del percorso di consolidamento delle principali filiere emiliano–romagnole. La nostra Regione è caratterizzata dalla presenza di numerosi prodotti di “alta salumeria”, quali Culatello di Zibello, Prosciutto di Parma, Prosciutto di Modena, Cotechino e Zampone di Modena, Mortadella Bologna, Salame Piacentino, Coppa di Parma, Coppa e Pancetta Piacentine. La decisione degli allevatori, dei macellatori e delle industrie di trasformazione di dar vita ad un organismo interprofessionale può certamente contribuire, grazie alla programmazione dell’offerta ed all’ulteriore miglioramento della qualità delle carni, a valorizzare le nostre produzioni ed a contenere le difficoltà di mercato che hanno ridotto in modo significativo i redditi degli allevatori”.

OLIO: ARRESTO FUNZIONARIO; COLDIRETTI, COPERTURE INQUIETANTI SU FRODI

Fonte: Coldiretti Ferrara  

L’Italia importa piu’ olio di quanto produce ma sul mercato sembra tutto Made in Italy

 Migliaia di aziende agricole hanno chiuso perché il prezzo pagato agli agricoltori per il vero olio di oliva italiano è crollato del 15 per cento ad agosto soprattutto per effetto delle importazioni di prodotto straniero che viene spacciato come italiano e che trova preoccupanti coperture, anche in funzionari dell’amministrazione pubblica che dovrebbero invece controllare le frodi. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’arresto di un funzionario della sede fiorentina dell'Ispettorato per la tutela della Qualita' e repressione frodi dei prodotti agroalimentari del ministero della Politiche agricole, che è stato arrestato dalla guardia di finanza di Siena nell'ambito dell'inchiesta su olio 'extravergine' tagliato con quello straniero, perché preannunciava i controlli dell'Ispettorato. “Un fatto inquietante che in un Paese normale dovrebbe spingere tutti ad accelerare l’attuazione delle leggi per la lotta alla contraffazione e la corretta informazione al consumatore che invece in Italia fanno “inspiegabilmente” un passo in avanti e due indietro”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare “che troppo spesso si prendono a pretesto i ritardi dell’Unione Europea quando invece il meccanismo è ben piu’ complesso e grave. Certo lo scoprire che gli interessi e le complicità possono trovarsi anche all’interno degli apparati pubblici è un doppio danno per i cittadini e per i tanti rappresentanti delle forze dell’ordine che - precisa Marini - con impegno e serietà che ogni giorno combattono la battaglia per la difesa del Made in Italy. L’inchiesta di Siena che ha portato al sequestro di oltre 8 milioni di chili di olio d'oliva ottenuto da illecita miscelazione con materie prime di categoria inferiore o con altra provenienza geografica svela il “mistero” - sostiene la Coldiretti - delle tante anomalie che si trovano sul mercato dove occorre diffidare di quegli olii che sono venduti a prezzi che non riescono a coprire neanche i costi di raccolta delle olive. L’arrivo di olio di oliva straniero in Italia ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. ll risultato del sorpasso è il fatto che oggi la maggioranza delle bottiglie di olio proviene da olive straniere senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori ma - ha precisato la Coldiretti - si assiste anche ad una forte riduzione della qualità dell’olio in vendita, oltre che a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio che per il 74 per cento - continua Coldiretti - viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia, proprio i Paesi coinvolti dalla truffa scoperta a Siena. Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011. Sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate, secondo una indagine della Coldiretti. E questo nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Per questo è importante - conclude la Coldiretti – approvare prima della fine della legislatura le norme sull’etichettatura trasparente contenute nella proposta di legge salva-olio Made in Italy sottoscritta da numerosi parlamentari e che vede come primi firmatari la senatrice Colomba Mongiello (pd) e il senatore Paolo Scarpa Buora (pdl), a dimostrazione di un vasto consenso parlamentare.

TORNANO A CASA LE CICOGNE TERREMOTATE.

Fonte: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

Saranno liberate venerdì prossimo 28 settembre alle ore 10,30, presso l’Oasi di Protezione della Fauna Anse di Porto-Bacino di Bando dove sono nate, le due Cicogne terremotate affidate in cura dalla Provincia alla LIPU. Sbalzati dal nido dalle scosse del maggio scorso, i due pulli sono stati presi in cura dapprima presso il Centro di Recupero della Fauna selvatica “Giardino delle Capinere” a Ferrara e successivamente in un apposito centro per Cicogne, sempre della LIPU a Silea di Treviso. Perfettamente ristabilite ed in ottima forma, le nostre Cicogne ritorneranno nel luogo d’origine, saranno inanellate e liberate presso le strutture allestite dalla Provincia nell’ambito del Progetto di reintroduzione della Cicogna bianca in corso nell’Oasi di Bando. “Un ulteriore segno di speranza e di ritorno alla normalità, dopo le sofferenze inferte dal terremoto non solo alle persone ma anche alla natura e agli animali” ha sottolineato l’Assessore Provinciale all’Agricoltura, Protezione Flora e Fauna e Protezione Civile Stefano Calderoni, che sarà presente venerdì prossimo alla liberazione delle Cicogne, finalmente di nuovo a casa.

DA UNIONCAMERE PRIMO CONSUNTIVO DEL TURISMO D’ESTATE: TRA LUGLIO E AGOSTO, TURISMO -3,6%, AGRITURISMO A -4,7%

Fonte: Confagricoltura  

Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura): “I primi dati ufficiali confermano le nostre previsioni ed evidenziano la necessità di una promozione molto incisiva delle località minori verso l’estero”.

 “Non è una crisi dell’agriturismo, ma di tutto il sistema turistico italiano, che per troppi anni è stato governato con scarsa competenza e logiche clientelari. Per non affondare, dobbiamo cominciare a lavorare seriamente e renderci conto che, per recuperare il terreno perduto, ci vorrà tanto tempo e tanto impegno”. Così Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura), commenta i dati, ormai definitivi, dell’Osservatorio Nazionale del Turismo (ONT), raccolti da un sondaggio a consuntivo di Unioncamere-ISNART ad alta significatività statistica (5000 interviste, margine di errore 1,9%), sull’occupazione delle camere nelle strutture ricettive, nei mesi di luglio ed agosto, con un provvisorio per settembre. L’agriturismo - rileva Agriturist elaborando i dati dell’ONT - è, rispetto al 2011, a -1,9% per luglio, -6,9% in agosto e -19,3% (dato provvisorio) per settembre; sommando luglio e agosto, la flessione è del 4,7%. Soffre un po’ meno il complesso del turismo, in quanto registra un -2,3% per luglio, -5,0% in agosto e (dato provvisorio) -12,5% per settembre; su luglio e agosto, -3,6%. “L’Italia ha un patrimonio turistico straordinario - prosegue la presidente di Agriturist - la cui valorizzazione incide su un indotto enorme: agricoltura, enogastronomia, artigianato, conservazione del patrimonio naturale e dei beni culturali, esercizi commerciali, “made in Italy”, servizi sul territorio. Sono in gioco migliaia di posti di lavoro, e quote di PIL che oggi sono intorno al 10% ma che potrebbero, in presenza di una iniziativa politica appropriata, salire al 15%”. La nota di Agriturist mette anche in evidenza che il risultato dell’agriturismo è migliore di quello rilevato per il complesso delle strutture ricettive della destinazione “campagna” che a luglio ha perduto il 4,9%, ad agosto l’11,7% e a settembre (dato provvisorio), il 10,8%. “E’ molto importante, a questo punto - conclude Vittoria Brancaccio - che nella messa a punto del Piano Strategico per il rilancio del turismo, recentemente discusso dal ministro Piero Gnudi con le regioni, si dedichi molta attenzione alla promozione verso l’estero delle località che noi consideriamo “minori”, fin qui ignorate dalla presentazione dell’offerta turistica italiana, dove si trova una quota rilevante del patrimonio culturale, enogastronomico e naturalistico italiano”. A tal proposito Agriturist rileva che gli ultimi dati pubblicati dalla Banca d’Italia mettono in evidenza che la spesa degli stranieri che hanno viaggiato in Italia a scopo di vacanza nei primi sei mesi del 2012 è cresciuta di 125 milioni di euro (+1,6%), ma i pernottamenti sono stati 1,9 milioni in meno (-2,6%). Un segnale preoccupante di incertezza sulla ripresa del turismo dall’estero, che pure le previsioni estive hanno dato in recupero.

sabato 22 settembre 2012

LA PRESIDENTE MARCELLA ZAPPATERRA INCONTRA RSU, PERSONALE E CONSIGLI COMUNALI SUL RIORDINO DELLE PROVINCE

Fonte: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

La presidente della Provincia e del Consiglio delle autonomie locali (Cal), Marcella Zappaterra, ha voluto convocare una serie di incontri con il personale dipendente dell’amministrazione provinciale, al fine di rendere precise informazioni sul riordino istituzionale in atto secondo quanto stabilito dai provvedimenti del Governo Monti ( il “Salva Italia” del dicembre scorso e la più recente “Spending Review”). Tale riordino ha attribuito ai Cal un diritto di proposta, attraverso l’assunzione di formali delibere poi trasmesse alle Regioni, dei nuovi confini geografici delle Province, disegnati in conformità ai criteri stabiliti dal Governo: un’estensione non inferiore a 2.500 chilometri quadrati e una popolazione di almeno 350mila abitanti. Ferrara possiede entrambi i requisiti e potrà quindi veder confermati i suoi confini., soprattutto alla luce del confronto tra amministrazioni locali e con la Regione Emilia Romagna che ha riconosciuto questa ipotesi come la migliore per il territorio ferrarese. Ma non bisogna dimenticare che, anche a fronte della “salvezza” della dimensione provinciale, l’ente Provincia non sarà più quello conosciuto in questi anni. Per evitare che si potesse sottovalutare questa inevitabile trasformazione, la presidente ha voluto condividere tutte le conoscenze e le informazioni in suo possesso con i dipendenti dell’amministrazione che ha sede in castello Estense. La nuova Provincia sarà un ente di secondo livello, il cui presidente non sarà quindi più eletto dai cittadini, e che avrà come soli organi di governo il presidente stesso e un Consiglio. Non esisterà più una Giunta provinciale che, stando alla serrata tabella di marcia decisa dal Governo, già dal prossimo gennaio cesserà dalla carica. Inoltre, solo pochissime competenze saranno attribuite al nuovo ente: Territorio e Ambiente, Edilizia scolastica, Viabilità e Trasporti. Quelle oggi attribuite alle Province saranno riportate al livello regionale, qualora siano state assunte per delega regionale, o ai Comuni, per tutte quelle delegate dallo Stato. Il personale della Provincia, in coerenza con questa redistribuzione di funzioni, sarà per la maggior parte trasferito ai Comuni. Stando così le cose e sulla base di alcune stime fatte, la nuova Provincia estense potrebbe funzionare con meno di 150 dipendenti rispetto agli attuali 460. Nessuno dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato rischia il posto. Allo stato attuale, però, non essendo ancora stato varato il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che stabilirà con precisione i passaggi di competenze e funzioni, non è possibile ipotizzare un compiuto percorso di ricollocazione del personale. Questa incertezza è indipendente dalla volontà degli amministratori provinciali, e Marcella Zappaterra ne ha discusso sia con i sindacati regionali, in sede di Cal, che con quelli provinciali e con le Rsu della Provincia. Con i dipendenti, con i quali concluderà gli incontri il prossimo 27 settembre, la presidente si è impegnata a fornire aggiornamenti puntuali. Analogo impegno si è assunta nei confronti dei Consigli comunali, che le hanno chiesto di partecipare alle loro sedute per approfondire i contenuti del riordino di responsabilità del Cal. Il primo di questi appuntamenti sarà con il Consiglio di Argenta, il prossimo lunedì 24 settembre. L’assemblea del Cal si riunirà il prossimo 1 ottobre per deliberare la proposta da trasmettere alla Regione. Nel quadro che si sta delineando, Ferrara potrà mantenere la sua attuale configurazione geografica, il suo capoluogo, e tutti i servizi territoriali.

venerdì 21 settembre 2012

VINO, CONFAGRICOLTURA: SI RAFFORZA LA POSIZIONE ITALIANA SUI DIRITTI DI IMPIANTO, MA LA COMMISSIONE RESTA FERMA SULLA GESTIONE DIFFERENZIATA

Fonte: Confagricoltura

 “Mantenere i diritti di impianto gestiti dagli Stati membri a livello nazionale o regionale, con un sistema di riserve, e con la facoltà di definire regole di gestione più restrittive nel principio della sussidiarietà”. E’ questa la posizione di 11 Stati membri (Italia, Francia e Spagna in primis) sulla gestione del potenziale vitivinicolo, ribadita oggi a Palermo, con un documento ufficiale presentato nel corso dei lavori del Gruppo di Alto livello. Posizione che Confagricoltura ha accolto con molto favore. Non altrettanto favorevole è il giudizio dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli sul documento presentato dalla Commissione europea, che conferma le proposte anticipate dal commissario Ciolos a Cipro su un sistema differenziato. Ad avviso di Confagricoltura la diversa regolamentazione delle superfici, affidata alle interprofessioni per i vini DOP e IGP e alle organizzazioni dei produttori per quelli comuni, sarebbe gravissima. “La gestione del potenziale – ribadisce Confagricoltura - deve rimanere a livello centrale e non può essere demandata alle organizzazioni dei produttori o alle organizzazioni professionali. E’ fondamentale avere strumenti omogenei”. “Il vino – ricorda Confagricoltura – è il fiore all’occhiello del commercio agroalimentare italiano (4,4 miliardi di euro) e che con un fatturato di 10,7 miliardi di euro e 1,2 milioni di addetti, riveste un ruolo strategico dal punto di vista economico ed occupazionale in molte aree del Paese. Il nostro territorio, storicamente vocato, il nostro patrimonio ampelografico e il loro sistema di gestione sono un valore aggiunto per i nostri vini e debbono essere assolutamente difesi.”

DIRITTI DI IMPIANTO, OGGI A PALERMO RIUNIONE DEL GRUPPO ALTO LIVELLO UE

Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

Si è tenuta oggi a Palermo la riunione del gruppo alto livello (HGL) sui diritti di impianto delle superfici a vigneto. L’HGL è stato voluto dal Commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, allo scopo di dibattere sulle problematiche e di fornire delle raccomandazioni alla Commissione sul controllo del potenziale vitivinicolo nella UE al termine dell'attuale sistema. All’incontro di Palermo hanno partecipato le delegazioni degli Stati membri, della Commissione europea e rappresentanti del mondo produttivo. Il dibattito è stato preceduto da una serie di presentazioni relative ai diversi scenari che si possono prospettare a seguito del mantenimento dell’attuale regime o di una possibile liberalizzazione. Le presentazioni sono state effettuate dall’Arev, dal Moisa, dall’Inea, dall’Inra, dal Cirve, dal DGagri. Al termine delle presentazioni sono stati tenuti dei gruppi di lavoro, animati dalla Commissione, che hanno trattato specifiche tematiche, quali la competitività e la ristrutturazione del settore vino in Europa e l’impatto sulla produzione del vino, dei prezzi e della produzione della terra. Un momento importante del dibattito ha riguardato la proposta avanzata da 11 Paesi produttori (Italia, Francia, Germania, Austria, Portogallo, Spagna, Grecia, Bulgaria, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria) relativa ad un sistema più flessibile rispetto all’attuale sistema ed ispirata ai seguenti principi: - mantenimento del quadro regolatorio per l'impianto di vigneti con nuovi elementi di flessibilità; - applicabilità del sistema a tutti i segmenti produttivi ( DO, IG e non IG) - armonizzazione di alcune regole di gestione a livello europeo prendendo a riferimento il principio di sussidiarietà degli Stati membri. Dal canto suo la Commissione ha ipotizzato, invece, una possibile soluzione alla problematica attraverso un sistema basato sulla gestione del controllo della produzione assegnato alle organizzazioni professionali dei produttori con la responsabilità complessiva in capo agli Stati membri. Resta, pertanto, aperto il dibattito e l'approfondimento delle proposte sul tavolo che presentano alcune marcate differenze. Le discussioni proseguiranno nel corso della prossima ed ultima riunione dell’HGL previsto a Bruxelles in novembre.

COLDIRETTI: A ROMA IL PRIMO FESTIVAL DEI CIBI D’ITALIA. ANCHE I SAPORI FERRARESI IN VETRINA NAZIONALE

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Cibi e storie, esperienze e modi di vivere che fanno bene: dal 28 al 30 settembre al Circo Massimo a Roma il più grande farmer market europeo. La Corte dei Sapori rappresenterà i prodotti tipici ferraresi con i suoi salumi.

Venerdì 28 Settembre 2012 dalle ore 10 per la prima volta coltivatori, allevatori e pastori provenienti dalle campagne di tutte le regioni italiane giungerannonella storica vallata del Circo Massimo a Roma per incontrare da vicino i cittadini, raccontare le proprie storie e quelle dei loro straordinari prodotti nell’ambito di “Cibi d’Italia” http://www.cibiditalia.eu/, il primo Festival all’aperto dei cibi, delle tradizioni, dell’innovazione, della cultura e del valore dello star bene insieme, organizzato da CampagnaAmica e Coldiretti per l’intero weekend. Dalle malghe ai tavolieri, dai pascoli alle vallate, i coltivatori italiani faranno assaporare da vicino la vita di campagna con i partecipanti che torneranno a casa con un profumo intenso tra le dita, un gusto piacevole sul palato, rapporti umani piu’ sani e con qualche conoscenza in piu’, per star bene nel fisico e nella mente. E sarà “La Corte dei Sapori” di Matteo Bassi e del fratello Danilo, l’azienda che rappresenterà la provincia di Ferrara all’evento romano di “Cibi d’Italia”, portando alla ribalta nazionale i tipici salumi ferraresi, dai salami all’aglio, alla salamina da sugo, alle pancette, alle salsicce, e qualche prodotto innovativo, come i salami di manzo. La specificità dell’azienda è quella di essere una compagine “giovane”, il cui titolare ha poco più di vent’anni e che si è insediato nell’azienda di famiglia applicando la filiera corta come opportunità di continuità dell’impresa, valorizzando le produzioni aziendali e mettendosi in gioco in prima persona sul mercato, nei mercati contadini, nel punto vendita aziendale di Via Belfiore a Volania, con le forniture a ristoranti e agriturismi. Un appuntamento per respirare aria nuova con oltre 200 stand ricchi di specialità rare ed introvabili, geniali innovazioni e rievocazioni storiche servite a tavola, che unisce momenti di svago a momenti di approfondimento, con incontri e dibattiti partecipati da esponenti istituzionali, ma anche da personaggi dello spettacolo e della cultura. Durante i tre giorni dell’evento si alterneranno curiosi laboratori del gusto, giardinaggio, agricosmetica e cucina regionale, ma anche le fattorie didattiche con gli animali e giochi di campagna per i più piccoli.

COLDIRETTI: SUGLI OGM LA CORTE DI GIUSTIZIA LEGITTIMA LE NORME REGIONALI CHE PREVEDONO LIMITI ALLA COLTIVAZIONE

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Garantire agli agricoltori la tutela delle proprie produzioni, specie se di qualità o biologiche e garantire la necessaria informazione ai consumatori.

La sentenza della Corte di Giustizia, che si è espressa sulla normativa italiana in materia di Ogm nella causa tra la multinazionale Pioneer e il Ministero delle Politiche Agricole, ha chiarito che gli Stati membri nell’adottare i provvedimenti opportuni per evitare la presenza involontaria di Organismi geneticamente modificati nelle coltivazioni convenzionali possono disporre restrizioni nonché divieti geograficamente delimitati attraverso l’adozione delle misure di coesistenza. Pertanto, viene riconosciuta la legittimità delle leggi regionali che hanno vietato la coltivazione di Ogm in considerazione delle caratteristiche del proprio territorio, con particolare riguardo alle produzioni di qualità che beneficiano di una denominazione di origine, alle specialità tradizionali garantite, alle specialità realizzate con metodi di produzione biologica nonché ai prodotti tradizionali. Infatti, bisogna garantire agli agricoltori la tutela delle proprie produzioni ed adottare idonee misure per evitare i gravi effetti che deriverebbero, laddove si verifichi la presenza accidentale di colture transgeniche in colture convenzionali o biologiche. Del resto, se in un dato prodotto agricolo la presenza accidentale di transgenico supera la tolleranza stabilita dalla normativa comunitaria, è obbligatorio indicare nell’etichetta che si tratta di un prodotto contenente Ogm, sicché da un’eventuale contaminazione ne deriverebbe per l’agricoltore un grave danno economico legato a prezzi di mercato inferiori e alla difficoltà di vendita. Inoltre, è necessario offrire ai consumatori, che in maggioranza ritengono che il cibo transgenico sia meno salutare, una scelta consapevole grazie a provvedimenti efficaci che mantengano le filiere di produzione separate per poter contare, di conseguenza, su un valido sistema di etichettatura e tracciabilità. Quindi, sono legittime le disposizioni adottate dalle Regioni a tutela delle proprie produzioni alla luce delle complesse problematiche connesse alla coesistenza, collegate al potenziale impatto economico della commistione tra colture Ogm e non Ogm e al costo delle misure che possano minimizzare tale rischio. E’ stato, comunque, osservato che la Corte, nel ritenere che non possa essere disposto il divieto di introdurre misure volte a prevenire l'impatto della commistione di Organismi geneticamente modificati con le colture derivate da prodotti tradizionali, non ha considerato che il divieto di coltivazione in Italia sia stato disposto da un provvedimento interministeriale nel rispetto della disciplina europea che riconosce agli Stati l'accertamento circa il carattere non pericoloso o dannoso della coltivazione transgenica secondo specifiche esigenze di separazione delle colture. D’altro canto, la sentenza è rilevante e apprezzabile nella parte in cui fa salve le leggi regionali che precludono la coltivazione di Ogm per effetto di misure di coesistenza realmente adottate.

COLDIRETTI: RINCARANO I COSTI DI PRODUZIONE. STANGATA RECORD PER L’ENERGIA

Fonte: Coldiretti Ferrara  

Preoccupante aumento dei costi agricoli con effetti devastanti per le imprese.

Aumentano ancora i costi agricoli. Neppure il tempo di rallegrarsi per i segnali di ripresa fatti registrare dai prezzi pagati agli agricoltori ed ecco arrivare la nuova stangata sui mezzi di produzione che a luglio sono rincarati del 3,1 per cento, secondo le ultime rilevazioni Ismea. Gliaumenti più evidenti riguardano i prodotti energetici, balzati alle stelle (+9,5 per cento) soprattutto a causa dell’energia elettrica, che oggi costa alle imprese il 26,2 per cento rispetto a dodici mesi prima. Segno positivoanche per i soliti carburanti, rincarati del 5,5 per cento. Boom dei prezzi pure per i capi da ristallo (+9,3 per cento) e per i concimi, le cui quotazioni sono più alte del 5 per cento nel confronto con il luglio 2011. “Merito” degli azotati, aumentati del 9,6 per cento, e dei fosfatici (+4 per cento), ma va sottolineato come il segno positivo riguardi praticamente tutte le voci, dai complessi binari e terziari ai fogliari. Rincarano pure i mangimi, con un +3,7 per cento generale e punte del 23,4 per cento per panelli-farine e del 12,8 per cento per i nuclei per bovini e vitelli. Anche qui i prezzi salgono comunque per tutti gli altri prodotti dell’indice Ismea. Non fanno eccezione le sementi, dove si spende il 2,5 per cento in più Aumenti più contenuti per le sostanze fitosanitarie (+1 per cento) e per le voci ricomprese nella categorie spese varie (+0,3 per cento); invariati i salari.

RIPRESA, GUIDI (CONFAGRICOLTURA): “L’AGRICOLTURA CREA LAVORO (+13%) ED EXPORT (+4,7%) ANCHE IN TEMPI DI CRISI”

Fonte: Confagricoltura

 “Mentre la crisi fa sentire i suoi effetti con il più alto numero di disoccupati, soprattutto giovani, degli ultimi 15 anni, e con il made in Italy che non decolla all’estero, dalla campagna arrivano segnali opposti”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi intervenendo a Genova ad una tavola rotonda sull’agricoltura come possibile risposta alla crisi, nell’ambito della Conferenza sull’Agricoltura della Regione Liguria. Guidi ha evidenziato i dati: nel secondo trimestre dell’anno l‘agricoltura ha registrato una sensibile crescita degli occupati: +10,1% i lavoratori dipendenti e +2,9% gli autonomi. L’export del nostro agroalimentare è cresciuto più del totale delle esportazioni nazionali, sia a luglio (con un aumento tendenziale a due cifre), sia nei primi sette mesi del 2012 (+4,7% contro +4,2%). “L’incremento dell’occupazione del settore dimostra che il settore primario non fornisce soltanto possibilità di lavoro temporanee, ma anche concrete opportunità di crescita professionale – ha proseguito Mario Guidi -. L’export agroalimentare ed anche quello agricolo si stanno consolidando ed è una strada obbligata per le imprese a fronte della diminuzione dei consumi interni”. “Il ruolo attivo che l’agricoltura può dare come volano per la ripresa di tutta l’economia non ha ancora ottenuto l’attenzione politica che merita – ha concluso il presidente di Confagricoltura -. Le misure che si stanno ponendo in atto sulla crescita non possono trascurare l’agricoltura per le sue risposte, ma anche per il suo ruolo ‘centrale’ per l’economia, l’occupazione ed il progresso sociale. Il settore può dare risposte concrete a patto che sia posto nelle condizioni di farlo, prevedendo adeguate misure per ridurre il costo del lavoro e semplificare gli adempimenti burocratici, come si è fatto con la dichiarazione unica ambientale”.

UN CONTO CORRENTE PER AIUTARE LE FAMIGLIE DEI VOLONTARI COINVOLTI NELL’INCIDENTE DEL 4 SETTEMBRE SCORSO ROBERTO PUVIANI E ALBERTO FINOTTI

Fonte: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

Il coordinamento delle associazioni di volontariato della Protezione civile ha aperto un conto corrente bancario. Lo scopo è di aiutare le famiglie dei volontari rimasti coinvolti nel drammatico incidente del 4 settembre scorso, nel quale ha perso la vita Roberto Puviani, mentre l’altro volontario della Protezione civile, Alberto Finotti, impegnato nelle operazioni di trasporto di un modulo abitativo è rimasto ferito in modo grave. La raccolta fondi si concluderà il 31 dicembre 2012 e fino a quella data è possibile fare donazioni sul conto corrente aperto alla Cassa di Risparmio di Ferrara numero: IT41U 06155 13007 000000013460, intestato a “Coordinamento associazioni di volontariato di Protezione civile”, con la causale: “versamento a favore delle famiglie Puviani e Finotti”.

APO CONERPO: BUONE PROSPETTIVE PER LE PERE ITALIANE



Fonte: Apo Conerpo

La campagna 2012 si presenta favorevole grazie alla scarsità dell’offerta e all’elevato livello qualitativo dei frutti

Dopo un’annata decisamente difficile, con domanda e quotazioni in sensibile diminuzione, sono buone le aspettative per la campagna 2012 delle pere italiane. È quanto afferma Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, organizzazione leader nell’ortofrutta fresca con una produzione di pere superiore alle 200.000 tonnellate, pari al 25% dell’intero raccolto nazionale.
“Tra le principali ragioni di questo cauto ottimismo – prosegue Vernocchi – il buon livello qualitativo del prodotto e la forte contrazione dell’offerta rispetto al 2011, che raggiunge addirittura il 30% per varietà come le Williams la cui raccolta si è conclusa da alcune settimane”. La grande siccità che ha caratterizzato l’estate 2012 ha infatti provocato una diminuzione delle rese ed anche dei calibri medi dei frutti. “Il livello qualitativo del prodotto – dichiara Danilo Pirani, direttore generale della cooperativa Patfrut – si presenta comunque decisamente buono ed appare in grado di soddisfare pienamente le aspettative dei consumatori più esigenti”.
“Anche per quanto riguarda l’Abate, vera e propria ‘regina’ della pericoltura italiana – ricorda Pirani – la produzione 2012 mostra una sensibile contrazione. Giunti ormai alle battute conclusive della raccolta, le stime indicano  per questa varietà una produzione di oltre il 40% più bassa rispetto a quella estremamente abbondante del 2011, attestatasi sulle 400.000 tonnellate, ma anche leggermente inferiore (-5%) a quella del 2010, collocatasi sulle 240.000 tonnellate”.
Per la pericoltura italiana il 2012 si conferma quindi come una annata di scarsa produzione non solo rispetto al 2011, ma anche nel confronto con la media produttiva delle stagioni precedenti.
Se questa è la situazione sul mercato italiano, anche gli altri principali produttori europei mostrano un andamento simile: a causa delle basse temperature che hanno caratterizzato l’inverno 2011/2012, infatti, in Francia e nei Paesi Bassi la produzione di pere sarà decisamente inferiore rispetto all’anno scorso.
“L’auspicio – conclude Vernocchi – è che nei prossimi mesi il mercato sappia rispondere positivamente assorbendo buoni quantitativi di pere così da poter garantire ai produttori una remunerazione soddisfacente”.

giovedì 20 settembre 2012

VENDEMMIA IN ROMAGNA, RABBONI A IMOLA VISITA LA CANTINA TRE MONTI: BUONA LA QUALITÀ, CONTENUTA LA RIDUZIONE DELLE QUANTITÀ.

Fonte: Giunta Regionale - Agenzia di Informazione e Comunicazione  

Sangiovese e Trebbiano i vitigni regionali più diffusi; cresce il Pignoletto. Nuovi riconoscimenti alla qualità del Sangiovese. Dal 2007 a oggi oltre 190 milioni di euro per il rinnovo dei vigneti, la modernizzazione delle cantine, la promozione. Per il 2013: 23,8 milioni dall'OCM vino e un bando da 3,4 milioni di euro per l'acquisto di attrezzature per le cantine

Uve in generale molto sane e con grappoli ben formati, soprattutto nei casi in cui è stato possibile ricorrere all’irrigazione; gradazioni zuccherine abbastanza elevate e rese di trasformazione dell’uva in vino inferiori alla media. In Romagna si profila una vendemmia caratterizzata da una buona qualità e, stando ai sondaggi fino ad ora effettuati tra cantine e produttori, da una riduzione della quantità più contenuta di quella prevista in Emilia, quantificabile in pochi punti percentuali. E’ stato l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni a fare il punto oggi a Imola sull’andamento della vendemmia in regione, con particolare riguardo alla Romagna, durante una visita alla Cantina Tre Monti, una realtà tra le più prestigiose del territorio come testimoniano i numerosi riconoscimenti delle guide del vino, compreso quello recentissimo della rivista americana Wine Spectator. Rabboni ha sottolineato in particolare “la crescita qualitativa in atto ormai da alcuni anni dei vini regionali, oggi in grado di competere anche con produzioni tradizionalmente più blasonate. Una crescita frutto della capacità dei produttori di investire e di innovare, ma anche dell’impegno della Regione che ha saputo sostenere questo impegno. Dal 2007 a oggi le risorse pubbliche per il settore vitivinicolo sono state superiori ai 190 milioni di euro e sono andate essenzialmente al rinnovo dei vigneti, alla modernizzazione delle cantine e alla promozione. Per il 2013 sono previsti nell’ambito dell’ OCM vino ulteriori 23,8 milioni e un bando regionale per oltre 3,4 milioni per acquisto di attrezzature per le cantine”. Anche l’andamento dell’export conferma il buono stato di saluto del vino emiliano-romagnolo. I dati 2011 parlano di una crescita del 15,8% e anche i primi mesi del 2012 confermano il trend. A fronte di un costante calo dei consumi interni, acuito anche dalla difficile congiuntura economica nazionale, quello estero costituisce oggi un canale fondamentale per un fatturato di oltre 306 milioni di euro, Lambrusco e Sangiovese in testa. I due vini continuano a rappresentare, anche dal punto di vista qualitativo, i vitigni più importanti della vitivinicoltura emiliano – romagnola. L’elevata qualità del Sangiovese di Romagna, in particolare, è confermata anche dalla Guida del Gambero Rosso 2013, attualmente in uscita. Su 12 “Tre bicchieri” assegnati a vini emiliano-romagnoli ben 8 sono ottenuti con uve di Sangiovese vinificate in purezza o unitamente ad altri rossi, 3 derivano da Lambruschi, ed uno da Albana, presentata nella versione “passito”.

Calo di produzione contenuto. La situazione per Chardonnay, Albana, Sangiovese, Trebbiano
 La vendemmia 2012 in Romagna è partita quest’anno con notevole anticipo a causa di un’estate particolarmente calda e povera di acqua. Dal 13 agosto è iniziata la raccolta delle varietà precoci, come Chardonnay e Pinot Bianco, caratterizzate comunque da una buona qualità delle uve. Secondo le stime di Assoenologi la produzione di vino in Emilia-Romagna dovrebbe attestarsi nel 2012 intorno ai 6 milioni 130 mila ettolitri, con una riduzione dunque del 5% rispetto all’anno precedente. Va tuttavia detto che la situazione si presenta piuttosto differenziata sul territorio. A fronte di una leggera riduzione in collina per Albana e Sangiovese, il vitigno che presenta una maturazione più regolare anche dal punto di vista del calendario di raccolta è il Trebbiano, localizzato prevalentemente in pianura. La vendemmia del più diffuso bianco regionale è iniziata nella prima metà di settembre, periodo nel quale le piogge di inizio mese, sommate alle irrigazioni di soccorso, dovrebbero consentire un recupero di produzione rispetto a quella inizialmente preventivata.  

La superficie vitata in Emilia-Romagna. Trebbiano e Sangiovese le varietà più coltivate. E’ Ravenna la provincia leader
Al 31 agosto 2012 erano presenti in regione 23.238 aziende con vigneto. Dall’analisi dei dati dello schedario viticolo del 2008 e del 2012 si evidenzia che, a fronte della diminuzione della superficie vitata regionale - passata da oltre 57.000 ettari a circa 52.000 ettari principalmente per effetto del programma di estirpazione – le varietà principalmente coltivate restano Trebbiano romagnolo – 15.065,05 ettari pari al 29,17% del totale regionale – e Sangiovese – 7.693,25 ettari pari al 14,89 per cento. In riduzione risultano Albana (-21% nell’arco degli ultimi 4 anni) e Ancellotta ( -13,85% nel quadriennio). In crescita invece Pignoletto (+6,25). I nuovi impianti in Romagna sono soprattutto effettuati con vitigni bianchi tra i quali Pignoletto, Trebbiano e Chardonnay in linea con un mercato che richiede vini bianchi, facili, frizzanti con profumi giovani e ben definiti. Ravenna si conferma la provincia con la maggiore estensione di superficie vitata.  

Muove i primi passi la Dop Romagna. Buone le prospettive
La nuova Dop Romagna è nata nell’ottobre 2011. Recentemente Il Consorzio Vini di Romagna ha ricevuto dal Ministero delle politiche agricole il riconoscimento “erga omnes”, vale a dire la possibilità di agire nell’interesse di tutti coloro che producono vini a Denominazione d’Origine (DO) in Romagna, diventando di conseguenza, il punto di snodo nella definizione e nel coordinamento esclusivo di tutte le politiche di valorizzazione, oltre che di tutela, delle denominazioni d’origine controllata (DOC e DOCG) della Romagna dei vini. Un’opportunità importante per dare più forza e competitività all’intero comparto. Diverse le iniziative già avviate dal Consorzio, oltre al forte investimento per la partecipazione al Vinitaly 2012. Per il primo anno infatti i vini romagnoli sono stati presentati al London International Wine Fair nel mese di maggio, mentre si sta lavorando per la realizzazione della manifestazione “A week in Emilia – Romagna” che si svolgerà negli Stati Uniti, coinvolgendo le città di Boston, Providence e Cambridge dal 30 settembre al 6 ottobre prossimi con eventi organizzati nei principali ristoranti o in altre location significative.  

La Regione sostiene la richiesta di estendere a tutto il territorio regionale, compreso l’Imolese e le Province di Ravenna e di Forlì-Cesena l’area dell’IGT Emilia
La Regione Emilia – Romagna sostiene la proposta di modifica del disciplinare dell’IGT Emilia per allargare la zona di vinificazione anche alle Province di Ravenna e Forlì-Cesena e al territorio imolese.

In arrivo da Bruxelles tre buone notizie
Intanto sono in arrivo da Bruxelles nell’ambito della riforma della Pac tre buone notizie per il comparto vitivinicolo regionale. Si tratta della possibilità per i produttori di vino di usufruire per la prima volta dei pagamenti diretti; del raggiunto accordo sul “greening” che esonera i viticoltori dall’obbligo di destinare il 7% del loro territorio aziendale alle pratiche ambientali e dell’orientamento ormai prevalente tra i diversi stati di prorogare i diritti di impianto a dopo il 2015.

Nella foto: l'assessore Rabboni, con Sergio Navacchia e i figli David e Vittorio della Cantina Tre Monti